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«Ebrei da perfezionare»
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Ann Coulter, 46 anni appena compiuti, capelli biondi e minigonne vertiginose, con la grinta di Oriana Fallaci e il fisico di Michela Brambilla, procuratore al Dipartimento di Stato americano e assistente al Senato, è divenuta una polemista conservatrice che nei talk show made in USA passa al tritacarne gli interlocutori liberal e fa impennare gli indici d'ascolto, oltrechè il testosterone dei cristiani «rinati», grazie a «decoltè» e gambe generosamente scoperte, che bucano il video: «Il mio aspetto - dichiara - mi incoraggia a dire cose che gli uomini repubblicani non osano dire».

«Time» le dedicò una copertina dove «Ms. Right» (come veniva definita in prima pagina) accavallava le lunghe gambe su di una poltrona, in una posa più simile alla locandina di «Basic Instinct», che a quella di una virtuosa donna puritana.
Quando i giornali diffusero nel mese di marzo 2005 la notizia che Michele Zipp, giornalista molto attraente, bruna, direttrice fino ad allora di «Playgirl» (il più noto mensile di uomini nudi per signore), aveva perso il posto, per aver dichiarato di aver votato per George W. Bush e di desiderare maschi repubblicani, Ann Coulter, in una dichiarazione di solidarietà alla collega, rilasciata al «New York Daily News», spiegava con allusiva chiarezza: «I repubblicani credono nei negoziati da una posizione di forza, i democratici credono che il primo passo sia abbassare la guardia. Da chi vorreste essere concupite?» (1)

«The beauty of conservatorism», come la definiscono i media, ha fatto dei suoi libri (2) una vera miniera d'oro e l'ultimo, appena uscito, ha un titolo che è tutto un programma «If Democrats Had Any Brains, They'd Be Republicans», ovvero «Se i Democratici avessero un briciolo di cervello sarebbero Repubblicani».

Nel presentare la sua ultima fatica spiega: «Invece di aspettare che la sinistra prendesse le mie frasi più irriverenti e le mettesse all'indice tirandole fuori dal contesto, ho deciso di tirarle fuori dal contesto da sola e ci ho fatto un libro».
Per esemplificare, a proposito delle proteste dei «liberal» per il carcere di Guantanamo, la Coulter scrive: «Guardiamo il lato positivo: alla fine, finalmente, i democratici hanno trovato un gruppo di persone a Cuba che ritengono degne di essere salvate».
Circa l'ossessione per il razzismo che turba i sogni dei democratici, spiega: «Con le loro leggi basate sulla razza, con le quote, con le leggi basate sul colore della pelle, i democratici condividono molte delle premesse del Ku Klux Klan. Il Klan vede il mondo in termini di razza e etnia. Anche i democratici».

La bionda «columnist» era amica di Barbara Olson, la giornalista che sarebbe morta in uno degli aerei che, secondo la versione ufficiale, sarebbero stato dirottati da terroristi islamici l'11 settembre 2001 e precipitato in Pennsylvania.
Nell'editoriale apparso il 13 settembre su «National Review Ondine», il primo sito conservatore d'America, la Coulter scriveva della collega: «Era una persona meravigliosa, una cara amica, lei e suo marito Ted una coppia straordinaria, altro che Bill e Hillary!»
Quando la sera la CNN disse che c'erano state delle esplosioni in Afghanistan, sperando che la rappresaglia fosse partita immediatamente, la pasionaria dell'ultradestra USA si rammaricava: «Dovevano essere nostre. Io voglio che siano nostre. Questo non è il momento di essere delicati e individuare esattamente gli individui coinvolti nell'attacco terroristico. Sono responsabili tutti quelli che hanno sorriso dopo che una patriota come Barbara Olson era stata annientata».
E poi giù, senza mezzi termini: «La nazione è occupata da un culto fanatico e assassino. E noi gli diamo il benvenuto. Vengono qui e usano i nostri aerei. E' come se durante la seconda guerra mondiale avessimo invitato la Wehrmacht a immigrare in America e lavorare per noi. Ma la Wehrmacht era meno sanguinaria».

E infine un proclama: «Noi sappiamo chi sono i maniaci omicidi. Sono quelli che festeggiano. Dovremmo invadere i loro Stati, uccidere i loro capi e convertirli al cristianesimo. Non siamo stati così pedanti quando si è trattato di punire Hitler e i suoi ufficiali. Abbiamo bombardato a tappeto la Germania, abbiamo ucciso i civili. E' la guerra».

Il giorno dopo la Coulter rincarava la dose e inviava un nuovo pezzo in cui chiedeva il controllo dei passaporti per i voli nazionali e accurati controlli in caso di «individui sospetti dalla carnagione scura».
La National Review lo rifiutava, sciogliendo la collaborazione: «Femminucce senza spina dorsale, non so che farmene di loro», fu il suo sprezzante commento.
Eppure nonostante queste premesse la Coulter non si definisce «neocon»: lei sa bene che i «neocon» hanno una matrice culturale diversa, alla quale i Protestanti conservatori americani si sono semplicemente accodati, travolti dal loro fanatico ed eretico fervore vetero-testamentario: «I neocons sono in maggioranza ebrei» - scrive Christian Rocca, giornalista del Foglio di Giuliano Ferrara e grande conoscitore del movimento neoconservatore.
«Gli avversari puntano molto su questo particolare, con toni che si credevano dimenticati nel mondo occidentale. Ma i neocon, da buoni ebrei, ci ridono sopra e ormai le battute non si contano più. La più famosa è questa: l'unica differenza tra un conservatore e un neoconservatore è la circoncisione. Quando ad Ann Coulter, la cattivissima autrice di destra che dopo l'11 settembre aveva chiesto a Bush di invadere i Paesi musulmani, uccidere i loro leader e convertire i loro popoli, hanno domandato se fosse una neoconservative ha risposto: 'no, io sono una Gentile' » (3).

Rispetto ai neocon, la Coulter è almeno coerente: in quella sua volontà di «convertire i popoli al cristianesimo», lei almeno non fa sconti.
Qualche giorno fa durante un talk show alla Cnbc, intervistata da Donny Deutsch, un giornalista ebreo che non riusciva a credere a ciò che stava sentendo, la Coulter rimproverava la religione giudaica di essere schiava della legge: «Noi crediamo al Vecchio Testamento, ma il nostro (cioè il Nuovo nda.) è più del Federal Express. Lei deve obbedire alla Legge. Noi sappiamo che siamo tutti peccatori».

Poi ha proseguito: «I cristiani considerano se stessi ebrei perfezionati. Noi crediamo nel Vecchio Testamento. Come sapete dal Vecchio Testamento, Dio è stato sempre continuamente stancato dall'uomo per non essere stato in grado di vivere fino in fondo tutte le leggi. Quello che credono i cristiani - che è appunto una esplicitazione di ciò che il Nuovo Testamento - è che in ciò sta il motivo per cui Cristo è venuto ed è morto per i nostri peccati. I cristiani credono nel Vecchio Testamento. Lei non crede nel nostro Testamento».
 Infine la stoccata: «We think - we just want Jews to be perfected, as they say», ovvero «Noi pensiamo - noi vogliamo esattamente che gli ebrei siano perfezionati, come loro sanno» (4).
Che dire?

Magari parlassero così i vescovi cattolici!
Non condividiamo le posizioni politiche filo-Bush della signora Coulder, ma in questo caso, complimenti: un bel coraggio!
Evidentemente - come si dice - «oltre le gambe c'è di più».
Dopo l'uscita del suo ultimo libro «If Democrats Had Any Brains, They'd Be Republicans», alcuni esponenti liberal avevano decretato: «La Coulter ha esagerato, sarà la fine della sua carriera».
Si racconta che «questo genere di recensione è quel che la pasionaria della destra americana aspetta con ansia: ormai è quasi una questione scaramantica» (5).

Temiamo che questa volta abbia alzato troppo il tiro.
Un conto è prendersela con i Clinton, un conto con «Chi comanda in America».
Sorge un dubbio: chissà se quando scriveva che «la nazione è occupata da un culto fanatico e assassino e noi gli diamo il benvenuto» la Coulter pensava davvero all'Islam o ad un'altra fede monoteista.

Domenico Savino


1) Il Corriere della Sera, 23 marzo 2005, «Meglio i repubblicani. E Playgirl la licenzia», di Maria Laura Rodotà
2) «Godless: The Church of Liberalism» (June 2006), «How to Talk to a Liberal (If You Must)» (October, 2004), «Treason: Liberal Treachery From the Cold War to the War on Terrorism» (June 2003); «Slander: Liberal Lies About the American Right» (June 2002); and «High Crimes and Misdemeanors: The Case Against Bill Clinton» (August 1998).
3) Christian Rocca «Esportare l'America. La rivoluzione democratica dei neoconservatori», I Libri del Foglio, 2003, pagine 62-66.
4) http://politicalticker.blogs.cnn.com/2007/10/12/
5) Il Giornale, martedì 09 ottobre 2007, «Ann Coulter 'Se solo i democratici potessero pensare'», di Cristina Missiroli.

 
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