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L’omo-golpe dei cattolici da cabaret
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Il 17 gennaio scorso, negli spazi della Regione Lombardia, è andato in onda l’atteso spettacolo pubblicizzato dappertutto come: cattolici vs attivisti gay. Chiuso il sipario, sui media mainstream è arrivato un profluvio di schiamazzi contro gli organizzatori omofobi.

Il convegno «Difendere la famiglia per difendere la comunità» è stato fatto controfirmare a Maroni dalla CLAC (= CL +AC, cioè Comunione e Liberazione + Alleanza Cattolica, ovvero il patto Molotov-Ribbentrop del nuovo cattolicesimo fintoresistente). La quale CLAC, bisognosa più che mai di una vera claque, ha a sua volta appaltato la scena ad una compagnia teatrale (il quartetto Miriano-Adinolfi-Botta-Scicchitano) che – in un’epoca di cabaret pervasivo ad ogni livello – «tira», ed attira il popolo sedicente cattolico.

Nella realtà – e forse qualcuno dovrebbe informarne i contestatori diversamente sessuali e la stampa di regime – nessuno era contro di loro. Anzi.

Massimo Introvigne
  Massimo Introvigne
Ad introdurre e coordinare i lavori, il professor Massimo Introvigne. Illuminante (più ancora: folgorante) la sua relazione di apertura. Tutta ispirata al pensiero e alle parole del Vescovo di Roma, essa può forse apparire a una veloce lettura un mero elogio della famiglia «naturale», oscillante tra considerazioni statistico-economiche e stacchi lirici, e condito da qualche frecciatina sarcastica rivolta a chi si ostina a non comprendere dati ed altre cose elementari. Invece, se ci si sofferma con più attenzione sulla relazione, si possono scoprire qua e là degli intarsi di notevole peso. Alcuni tutto sommato prevedibili in questa temperie di cedimento generalizzato sui princìpi, altri davvero inattesi, e dirompenti oltre ogni immaginazione. Vediamoli.

Introvigne ci dice testualmente che il cartello di associazioni che egli rappresenta, il «Sì alla famiglia», ha recentemente depositato un disegno di legge in 33 articoli, «un testo unico che mette insieme tutti i diritti di cui i conviventi già godono in Italia, coordinandoli con piccoli aggiustamenti ma senza introdurre nulla di nuovo rispetto alle leggi e alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Cassazione». E prosegue: «Sono elencati tutti i diritti dei conviventi relativi agli ospedali, alle carceri, ai contratti di locazione. Perfino i risarcimenti per le vittime della mafia defunte vanno al convivente, anche omosessuale. Ci sono già queste cose nelle leggi? Ci sono. Pochi le conoscono? È vero. Volete questi diritti – s’intende per tutte le convivenze stabili – perché non c’è nessuna ragione di discriminare chi convive con una persona di sesso diverso? Li vogliamo anche noi, ecco qui la nostra proposta di testo unico».

Bene. Ce la vogliono far passare come un’idea geniale, capace di accontentare tutti – a partire dai cattolici recalcitranti – che mostra come l’Italia non sia il Paese arretrato che si vuol far credere perché di fatto già tutela adeguatamente i conviventi di ogni risma, e in ispecie gli omosessuali. E che mostra pure come non manchi, ai presunti «omofobi», la comprensione e la buona volontà verso chi ha adottato stili di vita non esattamente consoni alla morale cristiana.

Ecco a voi, dunque, il testo unico. Nessuno ci aveva pensato. La soluzione potenzialmente «condivisa» da tutte le parti in causa in una società plurale. Una raccolta approntata a scopo compilativo di quanto preesisterebbe nell’ordinamento italiano vigente. Ma non è proprio esattamente così, se si leggono bene le parole del professore.

Una premessa. Il testo unico è una raccolta della disciplina che è stata dettata nel tempo su di una determinata materia. Ha la funzione, essenzialmente pratica, di razionalizzare questa disciplina in un testo organico dove la si possa ritrovare completa. Confluendo tutte in un corpo solo, le disposizioni sparse pre-vigenti vengono naturalmente mondate di eventuali contraddizioni o incongruenze e offrono all’interprete un sistema in sé chiuso e ordinato, ratione materiae. Il testo unico ha quasi sempre un valore non soltanto compilativo, ma in parte qua (e in diversa gradazione a seconda dei casi) anche innovativo (cioè autenticamente normativo), laddove abroga oppure inserisce ritocchi o integrazioni.

Ora, nel nostro caso, se anche il testo unico in questione riunisse in sé le norme già esistenti in materia di convivenze e relativi «diritti», già sarebbe comunque un passo più significativo di quanto si voglia far apparire. Perché si finisce pur sempre col riconoscere ufficialmente la categoria dei conviventi conferendole uno «status» giuridico prima evanescente. Con il precipitato per così dire «comunicativo» della novità: una tappa ulteriore nella marcia trionfale verso la normalizzazione delle unioni alternative (etero, omo, pluri, eccetera) nella pubblica piazza e nel comune sentire.

Ma non si tratta – solo – di questo. Riprendiamo il virgolettato di Introvigne: «un testo unico che mette insieme tutti i diritti...coordinandoli con piccoli aggiustamenti ma senza introdurre nulla di nuovo rispetto alle leggi e alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Cassazione».

Se qualcuno non avesse capito bene, il «Sì alla famiglia» fa tesoro delle nuove conquiste giurisprudenziali in tema di famiglie di tutti i colori, in omaggio al potere legislativo della magistratura militante. Nel «testo unico» di Introvigne convergono, oltre alle norme, anche la giurisprudenza. Dal che si evince che la trovata del testo unico è uno stratagemma per far slittare senza rumore sul piano normativo tutto il fantasmagorico repertorio delle sentenze creative, modellate sulla nuova etica omosessista.

Siamo in presenza di un uso strumentale di una particolare fonte normativa (il testo unico, appunto) la cui fisionomia riesce suggestiva e rassicurante - dà l'idea di mettere ordine e completezza in leggi sparse e per definizione caotiche e farraginose - oltre che sottratto alle insidie della improvvisazione.

Introvigne, quindi, con il suo testo unico, propone fischiettando che il golpe sistematico dei giudici che si fanno legislatori venga condonato una volta per tutte.

Dopo aver dichiarato a gran voce la propria volontà di riconoscere i diritti dei conviventi stabili, perché appunto «non c’è nessuna ragione di discriminare chi convive con una persona di sesso diverso», il nostro però avvisa baldanzosamente che: «se invece volete il «matrimonio» omosessuale, con le adozioni di bambini che avranno due mamme e due papà, anziché un papà e una mamma, allora non siamo d’accordo».

Ma pensa un po’. Su questo argomento – evidentemente ritiene Introvigne, non senza qualche ragione – la gente è ancora riottosa, meglio aspettare un pochino che si abitui all’idea. Nel frattempo, conviene limitarsi a preparare bene il terreno anche per questo traguardo, fingendo di ostacolarlo. E infatti le acrobazie continuano.

«Se volete chiamare «unioni civili» i matrimoni omosessuali non siamo d’accordo, e per questo noi parliamo di convivenze e non di unioni civili. Lo diciamo noi? No, lo dite voi, lo dice l’onorevole Scalfarotto intervistato da Repubblica il 16 ottobre 2014: «L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik»».

Strabiliante il gioco di prestigio (già peraltro sperimentato nel testo del manifesto «Sì alla famiglia») in cui si esibisce qui il professore, sfoderando ancora una volta doti da illusionista consumato: da un lato afferma la necessità di consolidare il corredo di «diritti» concessi ai conviventi come tali, dall’altro, e contestualmente, esclude la possibilità di creare la figura giuridica delle «unioni civili». Come se lo status giuridico dipendesse dal mero dato onomastico.

Egli simula di ignorare ciò che ormai è chiaro a tutti, e cioè come la questione della regolamentazione delle coppie di fatto interessi soltanto gli omosessuali, i quali l’hanno individuata come la via più rapida ed efficace per arrivare ad ottenere l’affidamento di bambini. Il principio di uguaglianza (sempre buono per tutti gli usi), fornisce il mezzo con cui, una volta promossa la convivenza a status giuridico, si arriva alla estensione indiscriminata del diritto di adozione.

Quindi – grazie ai presunti difensori della famiglia – la strada è spianata anche per il passaggio finale, quello che investe i bambini e le loro vite. Quello che, realisticamente, è ancora prematuro annunciare coram populo.

A questo punto – come si diceva – varrebbe la pena di avvertire i protestanti omofili che il professor Introvigne, lungi dal costituire un antagonista, ha servito loro su di un piatto d’argento l’accoglimento «cattolico» di ogni loro desiderio. Ponendo in essere un furto con destrezza della buona fede di tanti militanti cattolici accorsi a Milano per applaudire i paladini della famiglia e brandire il loro (dei paladini) neonato quotidiano La Croce come fosse il libretto di Mao.

Sì, perché è evidente che non si tratta nemmeno più di un negoziato per il compromesso. È la Caporetto programmata e inflitta sui temi legati al gender e alla famiglia; è l’alzabandiera, bianca, mentre il popolo viene distratto dai fuochi di artificio. Panem et circenses.

Un gruppo teatrale, reclutato da un lucido impresario, che a sua volta risponde al produttore episcopale. Tutti impegnati a drogare la percezione pubblica con una opposizione sintetica, accreditandosi pure – per paradosso – come depositari unici del dissenso «cattolico».

Anche alla fanteria di bravi cristiani, accorsa a fare un tifo da stadio, andrebbe spiegato qualcosa. Andrebbe spiegato che sono usati come carne da cannone per una guerra che, dall’alto, quelli che stanno in cabina di regia hanno già deciso di perdere, e di far perdere. Il giusto fervore di tante persone sarà sacrificato sull’altare del compromesso con il mondo, della resa incondizionata ai diktat delle lobby demoniache – massoniche od omosessualiste che siano – e dei loro rappresentanti dentro la gerarchia cattolica.

In fondo, nulla di nuovo sotto il sole. La solita mascherata democristianista, la stessa per cui chiamano «legge per la tutela della maternità» la 194 con i suoi 6 milioni di morti innocenti.

Elisabetta Frezza



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