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Le forze scatenate
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Cari lettori, per una serie di inconvenienti pratici, nei prossimi giorni non potrò essere nè puntuale nè assiduo a commentare gli eventi in corso. Il che è specialmente spiacevole, in quanto gli eventi in corso sono di carattere epocale. E’ la crisi – peraltro da noi con largo anticipo prevista – di ciò che possiamo chiamare l’Occidente (come s’è definito dal dopoguerra), del sistema-mondo che ha creato ed egemonizzato, del suo capitalismo terminale, e dello scacco del suo progetto ideologico.

La vampata popolare tunisina ha incendiato lEgitto: nei prossimi mesi (anzi, forse giorni) la vedremo dilagare, come in una prateria secca, in Marocco, Algeria, Libia, Giordania; è possibile che coinvolga anche l’Arabia Saudita e gli emirati petroliferi del Golfo? E’ il vastissimo contrafforte dei regimi moderati e clienti di Washington che sta crollando. E Washington (nè le capitali europee) hanno visto venire la catastrofe, perchè intellettualmente ingabbiati nel falso quadro interpretativo del pericolo islamista e dello scontro di civiltà voluto e imposto da Israele. Così, non abbiamo visto i problemi del mondo islamico per quel che realmente sono: l’esplosione di una gioventù demograficamente maggioritaria, disoccupata e repressa dal regime moderato, che non riconosce come suo governo. Commento di Eric Margolis: «Qualcosa è andato terribilmente male nei piani di Washington per i cambi di regime in Medio Oriente. Si supponeva una rivoluzione fabbricata da USA e britannici contro i mullah dellIran, seguita dallinsediamento di un governo collaborativo filo-occidentale e una fortuna per le petrolifere occidentali». E’ successo l’imprevisto contrario: le rivoluzioni che divampano lungo il Nordafrica non sono colorate dalla CIA.

Il discorso sullo stato dellUnione del presidente Obama: al di là della retorica, ha sancito l’abbandono, da parte di questo presidente, di ogni tentativo di riforma del Sistema, e dunque il trionfo del Sistema sulla politica: atto che i membri del Congresso, sedutisi l’uno accanto all’altro anzichè separati nei due schieramenti, ha reso simbolicamente evidente. Parlamentari bipartisan sotto il tallone.

La depressione economica occidentale si aggrava: nonostante i salvataggi e le iniezioni di liquidità ai grandi frodatori e usurai mondialisti. Le medicine non hanno funzionato, si sono rivelate veleni. Anche qui, nulla di particolarmente nuovo per i lettori del sito: è solo (solo...) giunto il momento in cui la trave del capitalismo globale voluto da Washington (e accettato dai servi europei), sottoposta a torsioni e tensioni intollerabili, si spacca. Ciò che prima era un fenomeno relativamente lento (il disastro è cominciato nell’agosto 2007: e periodicamente qualche lettore ci scriveva: «Ma quale disastro? Non è ancora successo niente di veramente grave»), diventa rapido – e perciò sempre più incontrollabile dalle elites finanziarie. Anche qui, per il motivo ideologico: le ricette non funzionano, perchè è il cancro che le prescrive, con lo scopo primario di garantire la propria sopravvivenza, anzi trionfanti bonus miliardari, sul corpo del malato. Cosa che si può credere possibile solo quando si pensa da cancri.

Così, lintegrazione fra Cina e USA sempre più stretta, lodata come risposta alla crisi (dalla finanza globalista), è in qualche modo l’unione dei due cancri che divorano il mondo. Fra qualche mese l’eccezionale crescita del PIL cinese si rivelerà per quello che è: una bolla. Il cancro cinese non può vendere all’infinito al cancro americano, ormai dissanguato. Il Baltic Dry Index continua a crollare da settimane: i fabbricanti cinesi richiedono sempre meno navi da carico per l’export delle loro merci, e quando sono affittate, queste navi sono usate per lo più come magazzini di invenduti giganteschi, naviganti nei mari a mezzo nodo, senza fretta alcuna di giungere a destinazione.

Ma non è solo la finanza che va chiamata in causa. Ricordo solo un caso: a Natale, centinaia di migliaia di giovani italiani si sono regalati, o fatti regalare, l’Ipod. Centinaia di migliaia di adulti, si sono regalati lo schermo piatto da 52 pollici. Come dicevano i notiziari, il Natale in Italia ha visto far man bassa soprattutto di elettronica di consumo.

Ebbene: nessuno di questi centinaia di migliaia di oggetti, spesso molto costosi (centinaia, migliaia di euro ciascuno) viene prodotto in Italia.

Li importiamo tutti dall’Asia. Tutti.

In altri tempi, una simile domanda avrebbe suscitato un’offerta nazionale: qualcuno si sarebbe messo a costruire gadget elettronici Made in Italy. Ciò oggi è vietato dalla globalizzazione, probabilmente impossibile a causa del ritardo tecnologico accumulato, ma anche dal fattore moda: un Ipod italiano non avrebbe il fascino che i nostri adolescenti esigono.

Che cosa fanno questi nostri giovani per guadagnarsi con esportazioni di pari lusso, moda e sofisticazione, gli oggetti che tanto desiderano? Niente. Venti giovani su 100 nè studiano nè lavorano; l’industria e l’artigianato non trovano lavoranti nè esperti nè apprendisti. 50 mila giovani d’eccellenza ogni anno si stabiliscono all’estero – accolti a braccia aperte – perchè qui non trovano lavoro adeguato alle loro qualifiche culturali, troppo alte. Questo Paese ha un futuro? Rispondetevi da soli.

Il capolinea politico italiano. I nostri lettori sono stati i primi a diventare coscienti che quello di Berlusconi è un problema psichiatrico, di personalità abnorme. Molti di voi non ci hanno creduto. Ora il quadro clinico è diventato, spero, evidente. Il che pone il problema: come interdire un presidente del Consiglio ormai in piena follia e mostruosità morale, che rappresenta un chiaro danno aggravante per il Paese?

La tragedia comica è che – salvo le improbabili dimissioni volontarie del premier – non esiste un modo per togliergli la carica di capo del governo. Non è possibile immaginare una qualsisasi procedura di deposizione del papi, che non si configuri come un colpo di Stato, atto di illegalità antidemocratica suprema. Forse che può il capo dello Stato deporre il capo del governo? Forse il presidente della Camera, che poi oggi è Fini, ossia uno che in piena illegittimità cumula la sua carica istituzionale con quella di capo-partito anti-Berlusconi? Forse la magistratura nei suoi più alti consessi? Forse un accordo occulto fra elementi della maggioranza e dell’opposizione? Forse un’opposizione che, nel momento che dovrebbe rappresentare il suo trionfo, non riesce a conquistare un voto in più? Forse il voltafaccia della Lega? In ogni caso, Berlusconi potrà urlare con ragione che i suoi nemici, incapaci di prendere il potere con libere elezioni, glielo hanno tolto con sistemi antidemocratici.

Notate: fu più facile al Gran Consiglio del Fascismo deporre il capo del fascismo Benito Mussolini il 24 luglio del ‘43. In questo organo supremo coordinatore di tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione, esisteva la procedura istituzionale per questo atto. Benchè dormiente per anni, il meccanismo era scritto nelle regole, e scattò: i membri del Gran Consiglio dimissionarono il duce con una votazione, atto democratico che più non si può. Anzi, atto legittimo per eccellenza.

Tale è la natura delle istituzioni, creare legittimità. E come? Attraverso misure oggettive, che superano il parteggiare delle parti.

Tutto questo non esiste – non esiste più – nella partitocrazia italiana. Essa ha occupato tutte le istituzioni, le ha affollate pro-quota di partitanti, a tal punto da distruggere tutte dall’interno – e precisamente come istituzioni, ossia cornici giuridiche oggettive e legittimanti. Si credeva di essere più liberi, storcendo la gabbia istituzionale a proprio vantaggio, politicizzandola e distruggendola; l’esito ultimo di questa illusione tutta italiota di poter vivere senza istituzioni, è l’impotenza.

Nell’Italia rinascimentale, non a caso, casi del genere si risolvevano col pugnale, i veleni e i sicarii, rimedi imperfetti ma necessari al vuoto istituzionale creato dal potere personale delle signorie. Oggi, si esita a ricorrere a tali metodi. Non si può mandar via dalla poltrona un ridicolo abnorme, che – se fosse un provato – sarebbe fatto interdire dai suoi stessi familiari.

E’ una impasse tragicomica, da cui non so come si possa uscire, e che paralizzerà per altri mesi l’attività della maggioranza più decisiva che l’Italia abbia mai avuto, con quel sovrappiù di fescennino osceno, di svergognatezza, bassezza e stupidità – metà commedia dell’arte, metà cinepanettone porno – che resta la vera cifra dell’Italia quando si abbandona alla sua profonda, inerente inciviltà.

Per mesi ne vedremo delle brutte, bruttissime; e nessuno sarà al timone, nella tempesta di forze mondiali del caos scatenate nel mondo, che hanno assunto il passo pauroso dell’accelerazione e della convergenza. Auguri a tutti noi, ne abbiamo bisogno.


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