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L’Europa dei Farisei
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La parola fariseo è di derivazione ebraica: peroushim, che letteralmente significa separato. In effetti i farisei nella società ebraica antica amavano molto distinguersi da coloro i quali, nella loro impostazione mentale, sembravano essere «impuri».

Loro soltanto seguivano alla lettera la Legge, ne conoscevano perfettamente ogni precetto (613 per l’esattezza) e scrupolosamente li osservavano, non cercando di nasconderlo o di rimproverare, anche aspramente, coloro i quali quei precetti li disattendevano.

Gesù più di una volta li prende di mira e li sferza con veemenza: li chiama «sepolcri imbiancati», li accusa di protagonismo e di esibizionismo, gli rimprovera di far portare alla gente some pesantissime che loro non toccano nemmeno con un dito.

Questo tipo di atteggiamento perbenistico, ma sostanzialmente falso ed ipocrita, non è certo finito con la scomparsa dei farisei, anzi si è perpetrato e continua ad avere moltissimi proseliti, anche ai giorni nostri. In politica poi, questi atteggiamenti equivoci, subdoli, verbosi e vuoti sono sempre all’ordine del giorno: molte persone «per bene» davanti a questi atteggiamenti farisaici assunti della casta politica ad ogni latitudine, ha cominciato a prendere in odio la politica che, secondo il volere divino, sarebbe l’arte di Dio!

Seguendo le linee di tendenza, guidate o meglio soffocate dal politically correct, oggi vengono considerati «impuri» i populisti, i nazionalisti, gli identitari e, lato sensu, tutti coloro i quali sono accusati di difendere i propri interessi nazionali minacciando addirittura i sacrosanti Diritti dell’Uomo. Gli imbonitori farisei sono abilissimi nel marchiare a fuoco queste persone con argomenti capziosi e seguaci del filone liberistico e mondialistico.

Andiamo a fare un approfondimento più serio.



Nell’accezione che abbiamo appena enunciato i «Diritti dell’Uomo» non hanno più niente a che vedere con le libertà fondamentali come era nell’etimo originario e che, da un punto di vista politico si estrinsecavano nei diritti concreti accordati e riconosciuti ai cittadini di uno stato. In un’ottica egualitarista, la quale considera gli uomini alla stregua di materie prime fungibili ed intercambiabili, i «Diritti dell’Uomo» diventano un’arma giuridica e politica per impedire alle singole nazioni di salvaguardare la loro specifica identità e le libertà che sono ad essa connaturate e legate. Sotto questo profilo i «Diritti dell’Uomo» finiscono per ritorcersi contro quelle stesse libertà che ne erano alla base. I farisei politici sono sempre all’erta!

Qualche anno fa il Consiglio d’Europa si è coperto di ridicolo creando una commissione d’inchiesta contro il Liechtenstein sospettato di minacciare i Diritti dell’Uomo in quanto era stata apportata una riforma costituzionale, tramite referendum d’iniziativa popolare, cosa non consentita ai cittadini dei paesi democratici. Altro tipo di esempio è il cosiddetto «caso Lautsi». In seguito ad un ricorso intentato dalla signora Soile Tuulikki Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, davanti alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, la Corte proibì all’Italia l’esposizione del Crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche. La sentenza causò una vera e propria levata di scudi da parte di ben venti Stati dell’Unione. Addirittura, il Governo lituano paragonò questo atto ignominioso alla persecuzione religiosa che era stata posta in essere nella nazione baltica da parte del regime sovietico e che proibiva l’esposizione di qualsiasi simbolo di carattere religioso in ambito pubblico. È sintomatico notare come nel numero dei venti Stati schieratesi a fianco dell’Italia la maggior parte di essi era costituito da Paesi che subirono la ferrea dittatura comunista atea.

Al coro di sdegno si unì anche la voce di Monsignor Hilarion del Patriarcato ortodosso di  Mosca: «Il secolarismo che oggi impera in Europa è esso stesso una pseudo forma di religione che ha i suoi dogmi, le sue normative, il proprio culto e simbolismo. Come il comunismo russo del secolo scorso, tende al monopolio e non sopporta alcuna altra forma di concorrenza». (1)

I farisei europidi impartiscono lezioni agli altri senza tener conto minimamente delle loro turpitudini, con il nobile fine di sanare quel «vulnus di democrazia» insito nelle istituzioni europee — si chiamino esse Unione Europea, Consiglio d’Europa o Corte europea dei confusi Diritti dell’Uomo. Tutti questi organi, indistintamente, assumono degli atteggiamenti caricaturalmente gerarchici e, sia nelle proprie strutturazioni interne, sia nel modo di agire dei propri funzionari stuprano continuamente i «Sacri ed immortali princìpi» della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino del 1789.

Tutto ciò assume un tono tragicomico anche se estremamente serioso.

Tale Dichiarazione all’articolo 2 non ha niente a che vedere con la deriva egualitaria e decisamente antidiscriminatoria che informa tutte le politiche dell’Unione la quale, come scopo primo, ha la trasformazione dei cittadini in soggetti passivi intercambiabili, i quali diventino la materia prima  del sistema tecnocratico ed economicistico diretto e  teleguidato da una schiera ristretta di menager tutti fedeli seguaci delle teorie fabiane. Tutto assolutamente in contraddizione anche con l’articolo 16 della stessa Dichiarazione che senza ombra di dubbio afferma:

«Qualsiasi società nella quale la garanzia dei diritti non è assicurata in maniera assoluta oppure la divisione dei poteri non sia garantita non ha alcun fondamento né sussistenza sotto nessun punto di vista».

Stesso identico discorso anche per la Commissione Europea che, nell’ambito della struttura dell’Unione, rappresenta l’Organo esecutivo: essa ha il completo monopolio dell’iniziativa legislativa, ovvero promuove la creazioni di nuove leggi sovranazionali e a norma dei Trattati, le impone alle parti contraenti e così facendo non solo questo tipo specifico d’iniziativa viene sottratta al legittimo destinatario, cioè il Parlamento europeo, ma contemporaneamente espropria anche i singoli Parlamenti nazionali e li spoglia di questa loro fondamentale prerogativa escludendo definitivamente i cittadini, titolari della sovranità popolare, da qualsiasi possibilità di manifestazione di dissenso. In questo modo le oligarchie ed i burosauri di Bruxelles diventano i depositari di qualsiasi forma di sovranità, ovviamente, senza controlli o possibilità di cassazioni delle loro decisioni più o meno occulte o farisaicamente imposte con l’inganno.

Ma la cosa ancora più assurda ed assolutamente antipodica di qualsiasi  forma di contratto sociale è che il Consiglio dei Ministri ed il Parlamento europeo possono promulgare delle leggi in coodecisione: cioè in condominio, in unità d’intenti (con un termine religioso diremmo in concelebrazione).

Ditemi voi, articolo 16 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino del 1789 a parte, che razza di sistema è mai questo: su che poggiano certe assurdità, su quale tipo di legislazione trovino avallo queste forme evolute di de(mo)nocrazia. Come possono sussistere ed essere garantite le forme autonome di tripartizione dei poteri all’interno di un struttura statuale?

Eppure tutto ciò, in maniera serpentesca e strisciante, è stato imposto a 400 milioni di europei dal Baltico al Mediterraneo.

C’è da rimarcare la posizione della Gran Bretagna davanti al caos normativo, costituzionale e burocratico che tiene in piedi questa forma super nuova di legislazione sovranazionale. L’atteggiamento inglese è quello classico di chi tiene il piede in due scarpe.

Dice di aderire all’Unione, ma non ne adotta le moneta; dice di far parte dell’Europa, ma domanda sostanziali revisioni dei Trattati di Costituzione e in maniera assolutamente farisaica non spende una sola parola per denunciare l’ircocervo democratico europeo e si guarda bene dal denunciare il sostanziale tradimento di questa forma di governo, come del resto non si azzarda di contestare le porcate legislative e di «neo diritto» che gli USA stanno imponendo con l’uso massiccio della violenza  e della forza ad ogni latitudine. È palese che il Regno Unito rimane all’interno della struttura e la tollera in quanto sa bene che presto crollerà e verrà distrutta – o peggio inglobata e fagocitata – in una struttura ancora più mostruosa ed aberrante, che potrebbe essere l’Unione Transatlantica in cui certamente l’Unione Europea non conterà una cicca, sopraffatta dall’abbraccio mortale con gli USA.

Ovviamente anche i giudici della Corte Suprema dei Diritti dell’Uomo vengono nominati e scelti sulla base di una terna di nominativi suggeriti da ognuno dei singoli Stati aderenti all’Unione e poi eletti dal Consiglio d’Europa — confusione totale in cui l’oligarchia esce sempre vincente e rafforzata nella sua estrinsecazione di potere. Questa oligarchia giudiziaria è completamente irresponsabile nei confronti del popolo, manca inoltre di una procedura di appello di seconda istanza o appello che dir si voglia, costituendo una novità assoluta in ogni legislazione mondiale: cosa che invece, almeno, hanno ancora gli USA, nei confronti dei componenti delle varie Corti Supreme dei singoli Stati. È il cosiddetto «recall», strumento di democrazia diretta  americana, il quale permette ad una petizione di cittadini di poter ricorrere allo strumento del referendum popolare per rimuovere dall’incarico un giudice di una qualsiasi Corte Suprema di un qualsivoglia Stato. Tale procedura ha come scopo ultimo, di evitare la confisca del potere di sovranità da parte di un’oligarchia giudiziaria irresponsabile. Appunto la fattispecie giuridica in questione!

Torniamo ancora per un attimo al dettato dell’articolo 2 della «luminosa dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino» del 1789 la quale afferma:

«Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescindibili dell’Uomo. Questi diritti sono la libertà, il diritto alla proprietà, la sicurezza e l’opposizione con ogni mezzo contro l’oppressione tirannica».

Balza subito all’occhio come concetti quali la nozione di uguaglianza, di egualitarismo e di lotta contro le discriminazioni di qualsiasi genere non trovino nessun tipo di menzione nel dettato dell’articolo 2 sopracitato. Per esempio, il concetto di egualitarismo non può assolutamente prevaricare o sorpassare quello di libertà (molto più importante e fondamentale). Oppure, il concetto di diritto alla proprietà non può essere svuotato della sua sostanza in nome della lotta contro la discriminazione; quindi l’egualitarismo, contenuto nella nuova e recente interpretazione dei Diritti dell’Uomo, fa effettivamente da base per un nuovo e strisciante totalitarismo che va a cozzare e che svilisce il concetto di libertà fondamentali.

A questo va aggiunto che se, a norma della suddetta Carta dei Diritti dell’Uomo, la sovranità è essenzialmente una specifica peculiarità della Nazione, ciò, in ambito europeo, è tranquillamente sbeffeggiato e messo sotto i piedi in quanto –con la solita tecnica del farisaismo – da una parte si riconosce la sovranità formale dei singoli Stati dell’Unione, ma dall’altra si inocula e si prepara la massa – anzi la si costringe – all’accettazione di una permanente e militante ideologia anti nazionale che pervade e domina ogni istituzione europea.

Napolitano, il nostro attuale Presidente della Repubblica, ligio a questa “deriva” – meglio la chiamerei direttiva lobbistica lato sensu – non perde mai occasione per ribadire che l’Europa non può essere soltanto un’unione monetaria, ma che i singoli Stati dovrebbero cedere altre consistenti porzioni di sovranità nazionale a favore delle oligarchie e delle burocrazie europidi: tutto ciò, come abbiamo visto, contro ogni tipo di affermazione di Diritti dei Cittadini dei singoli Stati.

Più oltre l’articolo citato prosegue:

«La legge non ha il diritto di difendere  le azioni nocive contro la società da qualsiasi parte provengano».

Di grazia: ci viene spontaneo domandarci in cosa  il rafforzamento del potere del Principe del Liechtenstein, concesso attraverso una forma di democrazia diretta, risulti nociva per la società? Oppure il divieto di erezione di minareti sia nocivo alla società svizzera? Ma se il trattato di Lisbona sancisce che solo una petizione di cittadini europei può essere ammessa… allora dove sta lo scandalo?

Ma di più, l’articolo 10 della Dichiarazione del 1789 recita:

«Nessuno può essere inquisito per le sue opinioni anche di carattere religioso, purchè queste non creino turbativa dell’ordine pubblico».

In che cosa l’esposizione del Crocifisso nelle aule delle scuole italiane creerebbe perturbativa dell’ordine pubblico? Ma se si tratta di cancellare le radici cristiane dell’Europa allora le istituzioni europee possono disattendere e calpestare qualsiasi tipo di diritto o di dichiarazione di diritti, senza che nessuno possa trovare da ridire o dissentire dalla linea «ultra-laica» e «repubblicana» dell’Europa.

Ed inoltre, per proseguire la nostra disamina della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, troviamo il dettato dell’articolo 11 della medesima che così recita alla lettera:

«La libertà di comunicazione del pensiero è uno dei diritti fondamentali e più preziosi di cui l’uomo possa disporre. Ogni cittadino può parlare, esprimersi, scrivere, o dare alle stampe ciò che vuole liberamente, fatto salvo il principio di dover rispondere di ogni abuso di questa libertà nell’ambito di ciò che è stabilito dalla legge».

Troviamo qui riaffermato, ancora una volta, il principio della sottomissione e dell’individuo alla norma giuridica ed alla sua ratio. Senza questo tipo di principio il contratto sociale risulterebbe un patto leonino: la convivenza all’interno del corpo sociale sarebbe pregiudicata e compromessa. Si stabilirebbe, in pratica, l’attuazione della legge del più forte, o del più potente, o peggio ancora del più ricco.

Quindi la norma giuridica deve, al momento della sua formulazione, contenere delle precise istanze fondamentali: innanzitutto deve essere generale, astratta e rivolta in maniera univoca ai consociati che la devono accettare e rispettare: mancando questa basilare condicio sine qua non, la norma perde completamente il suo scopo esiziale. Più la norma è infarcita di declaratorie, di puntualizzazioni, di specifici rimandi a casi particolari, meno risulta essere efficace e perde la sua valenza normativa nei confronti dei soggetti ad essa sottoposti; in più, così facendo, si dà il destro ad una forte spinta ad escludere tutto quello che non sia menzionato in essa.

Ed è proprio questo che nell’attuale situazione storica si sta verificando e crea un clima di forte alea nei confronti del diritto; in altre parole essa non è più garanzia d’imparzialità e di unicità applicativa, e così facendo rinnega uno dei princìpi fondamentali dello jus, appunto la sicurezza dell’imparzialità e dell’univocità di applicazione in ogni grado di giudizio ed erga omnes. Sempre di più il potere giudiziario, tramutatosi in casta, applica il principio negatorio della norma e impone de facto il deleterio opinio iuris seu necessitatis: in coerenza con l’inversione del momento edonistico che sovverte la prima e fondamentalissima legge delle leggi quella morale. Essa stabilisce che «conviene fare ciò che è giusto», mentre quanto sopra detto, la sovverte e impone il suo rovescio e la sua negazione quando alla base di tutto il vivere civile si pone il brocardo: «è giusto fare ciò che conviene». Così di seguito, ogni abuso, ogni prevaricazione diventa legittimo ed accettabile ed il male diventa bene ed il bene male: in un affermare, accettare e sancire il principio luciferino che sta alla base di tutto ciò.

Stante questa premessa, vediamo che sistematicamente le legislazioni interne dei vari Paesi violano continuamente la ratio dell’articolo 11 e questo senza che il Consiglio d’Europa ed i suoi satelliti giudiziari vengano minimamente impensieriti.

In pratica, passo dopo passo, si sta affermando un nuovo tipo di diritto che tale più non è.

Spinti soprattutto dalla grande preoccupazione di poter tassare impunemente e senza alcuna via di scampo il cittadino, in modo feroce ed assolutamente arbitrario (ponendo questi interventi, al riparo dalla tutela di qualsiasi tipo di legislazione e di normativa) l’Uomo, in definitiva, non DEVE più avere scampo od alcun diritto che lo tuteli!!

Pensate che anche il Premio Nobel  per l’Economia Milton Friedman, ebreo americano ed assolutamente progressista,  è insorto, a ragione, contro l’aberrazione della legge  francese Gayssot, che sotto il pretesto di riaffermazione dell’antirazzismo limita pesantemente la libertà d’espressione e, nel solco di quanto dicevamo più sopra, crea  delle categorie di cittadini privilegiati, negando il principio della parità dei medesimi davanti alla legge.

A questo va aggiunto il recentissimo pronunciamento del Corte Costituzionale Federale tedesca che ha stabilito, appunto violando i princìpi fondamentali della Costituzione tedesca, la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Monaco di Baviera che inibiva, per la durata di cinque anni, una pubblicazione definita di «estrema destra». Nella sentenza la Corte Costituzionale riteneva che la qualifica di «estrema destra» appartiene solo alla sfera della polemica usuale del campo politico. Essa, come il suo contrario «estrema sinistra», non può essere il criterio giuridico che impedisca, in uno Stato di Diritto, la proibizione della pubblicazione della libera circolazione delle idee, sotto qualsiasi forma. Ciò dimostra come esista un contrasto ed una divaricazione fortissima all’interno dei vari ordinamenti nazionali europei su ceri temi e, quel che è peggio, spesso questa forbice viene ampliata dalle pressioni lobbistiche esercitate sugli Organi legislativi nazionali, con il chiaro intento di creare una zona franca per queste forze centripete.

Immaginate per un solo istante se questo pronunciamento fosse stato emesso dalla Corte Costituzionale italiana: l’ordine pubblico sarebbe stato compromesso e la sentenza sarebbe stata o nullificata o costretta ad esser ribaltata dalla violenza della piazza. Quindi una minoranza, da noi, riesce a sovvertire qualsiasi cosa non sia di proprio gradimento: e notate come siano a far ciò le stesse forze che si riempiono la bocca di libertà, di diritti e che si dichiarano assolutamente fedeli agli immortali principi del1789!

Siamo all’orgia ideologica.

Ma la cosa diventa addirittura esilarante se prendiamo in considerazione l’articolo 14 della  Dichiarazione:

«TUTTI i cittadini hanno il diritto di verificare o da parte loro, o attraverso i loro legali rappresentanti la NECESSITÀ dell’imposizione fiscale e di conseguenza di consentire LIBERAMENTE che ciò avvenga, ma di seguirne l’impiego, di determinarne le quote (o aliquote n.d.s.), la struttura e la durata delle tasse».

C’è da sbellicarsi dalle risate: nessuno Stato tranne pochissimi – Svizzera, Liechtenstein e 27 Stati federali americani su 50 tutti applicano i princìpi di una democrazia diretta a garanzia dei cittadini – rispetta questo articolo!

Nella normalità l’applicazione delle imposte è decisa da un meccanismo assolutamente élitario e totalmente oligarchico, davanti a questo anche il potere dei «rappresentanti del popolo» viene posto in seconda linea e diventa strumento di ratifica puramente formale; sono le Amministrazioni dello Stato «preposte» che decidono tutto: noi abbiamo solo l’obbligo di PAGARE o di essere marchiati d’infamia davanti alla collettività che eventualmente tentassimo di «DEFRAUDARE».

Vorrei sapere cosa di diverso ci sia tra questo meccanismo e quello in vigore nella vecchia Unione Sovietica. E dov’è finito il principio affermato nell’articolo 15:

«La società ha il DIRITTO di chiedere CONTO a tutti gli organi pubblici della loro amministrazione».

Ci risulta che qualcuno possa obiettare qualcosa sulle spese folli della «Casta politica» italiana, o che questo diritto sia sancito, formalizzato, riconosciuto in una qualsiasi delle leggi, leggine, regolamenti, circolari ministeriali, decreti attuativi che vengono sfornati a tonnellate durante una legislatura?

Gli Stati nazionali sono la base su cui è stata creata, da una ristretta oligarchia di tecnocrati, la struttura dell’Unione Europea modellata a loro totale ed assoluta immagine e somiglianza; il tutto ad esclusivo danno e detrimento dei poveri fessi che ne compongono la base.

Allora a cosa è servito abbattere la cortina di ferro se poi attraverso una deriva farisaica, ipocrita, lenta ed inesorabile, questa è stata poi rialzata minando le libertà dei popoli europei e che grazie alla quale le nazioni sono consumate ed asservite da un potere oscuro, oppressivo e inesorabilmente soffocante?

Noi Europei rischiamo di trasformarci da liberi soggetti di diritto a materia prima informe ed intercambiabile in completa balìa di una casta di super-burocrati pubblici completamente irresponsabili e intoccabili.

La cosa più assurda è che durante tutta la mia vita ho sempre criticato aspramente le varie Carte che da essa hanno preso vita: dalle Costituzioni, alle Dichiarazioni di princìpi generali  e quella dei Diritti dell’Uomo in particolare. Ed ora, ironia della sorte e destino cinico e baro, mi ritrovo a dover affermare il loro tradimento perpetrato proprio da coloro che avevano sempre aderito a tutto questo corpus pseudo-legislativo, e che difendevano e difendono a parole queste costruzioni innaturali e sovversive.

Ma in fondo quello che succede è la naturale evoluzione necessaria all’istituzione di un nuovo ordine gerarchico selettivo, prettamente luciferino.

Luciano Garofoli




1) Grégor Puppinck:  L’affaire Lautsi, La Nouvelle Revue Universelle n°22 del 2010.



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