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Arrestare il Papa in Gran Bretagna?
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Ieri Benedetto XVI è arrivato in Gran Bretagna, e ha potuto iniziare la sua visita senza essere arrestato all’aeroporto. La cosa non era così scontata, visto che la richiesta del suo arresto “per crimini contro l’umanità” era stata annunciata l’11 aprile scorso da Richard Dawkins e Christopher Hitchens, autori dei due best seller antireligiosi L’illusione di Dio (Mondadori, 2007) e Dio non è grande (Einaudi, 2007).

L’idea era di sfruttare lo stesso principio che aveva permesso di arrestare l’ex dittatore cileno Augusto Pinochet a Londra, nell’ottobre 1998, sulla base del principio generale della giurisdizione universale, e di una sentenza particolare emessa dal giudice spagnolo Baltasar Garzòn. Nel caso del dittatore, l’accusa era di violazione dei diritti umani. In quello del papa, la copertura della pedofilia ecclesiastica.

Ovviamente, mettere le mani sui potenti della terra non è facile. Pinochet rimase agli arresti domiciliari per sedici mesi, ma fu liberato nel marzo 2000. Tornato in Cile, dopo lunghe battaglie legali tornò agli arresti domiciliari nel dicembre 2004 e vi rimase fino alla morte, due anni dopo. Come si può immaginare, una delle obiezioni che i suoi avvocati avevano opposto al suo arresto era l’immunità dovuta ai capi di stato e ai senatori a vita.

Per chi non lo sapesse, questo stesso argomento è stato il motivo per cui il ministero della Giustizia statunitense chiese e ottenne, il 26 settembre 2005, di archiviare la pratica aperta contro l’allora cardinale Joseph Ratzinger dalla Corte distrettuale della contea di Harris in Texas, agli inizi di quello stesso anno, per connivenza nei reati di pedofilia e ostruzione alle indagini. La giustificazione del ministero fu che, essendo nel frattempo il cardinale diventato papa, il procedimento era “incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti”.

Come si vede, la pretesa immunità giudiziaria che Berlusconi rivendica per sé, ha altisonanti precedenti. Ma mentre delle sue beghe giudiziarie si è parlato fino alla nausea, su quelle della Chiesa e del papa si è taciuto fin che si è potuto. In Italia, almeno, non si sono sentiti che mormorii e sussurri, fino alla famosa puntata di Anno zero del 31 maggio 2007 sulla pedofilia ecclesiastica, la cui messa in onda si cercò in tutti i modi di impedire, e a cui ebbi anch’io la ventura di partecipare.

In realtà, lo scandalo era vecchio di decenni. Già nel 1995 aveva dovuto dimettersi il cardinale Hans Hermann Groër di Vienna, per ripetute accuse di molestia sessuale. Lo scorso maggio il cardinal Cristhoph Schönborn, successore di Groër e allievo prediletto di Ratzinger, ha cercato di addossare le colpe della copertura di questo caso al cardinal Angelo Sodano, Segretario di Stato sotto Giovanni Paolo II, invece che a Ratzinger stesso, all’epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma, in un bel volare di paramenti, è stato zittito da Sodano e dallo stesso Ratzinger.

Correttamente, perché è proprio quest’ultimo che, il 18 maggio 2001, indirizzò ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui confermava ufficialmente che la disposizione segreta Crimen sollicitationis, emessa nel 1962 dal suo predecessore in quella che allora si chiamava ancora Congregazione del Santo Uffizio, era tuttora in vigore. Questa disposizione ordinava di mantenere un segreto totale sugli abusi sessuali commessi dai preti, compresi i nomi delle vittime, pena la scomunica.

E’ grazie a questa lettera che Ratzinger fu indagato in Texas nel 2005, per la sua copertura dei crimini sessuali ecclesiastici. Ora che lo scandalo è scoppiato in tutto il mondo, e che ha già mandato in bancarotta varie diocesi statunitensi per i risarcimenti alle vittime, Benedetto XVI sta correndo tardivamente e timidamente ai ripari. Lui stesso ha confessato, appena arrivato in Gran Bretagna, che “sui preti pedofili non abbiamo vigilato”.

Queste parole saranno gradite agli inglesi, che adorano l’understatement. Ma la verità è che in Vaticano e nella Chiesa c’è stata una colossale operazione di copertura e di connivenza, in cui lo stesso Ratzinger ha giocato la sua bella (anzi, brutta) parte. Naturalmente, non c’è da sperare che verrà veramente arrestato. Ma sarebbe ora che i potenti della terra, e gli impotenti della nostra nazione, smettessero almeno di genufletterglisi di fronte, e di pendere dalle sue labbra quando pontifica di etica e di spiritualità.

PS.  A partire da questo post vengono permanentemente esclusi dal blog gli utenti che insistono a fare commenti non pertinenti all’argomento trattato.

Piergiorgio Odifreddi

Fonte >  La Repubblica


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