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Cercherò, se possibile, di condividere con i lettori alcuni spunti di riflessione, per me utili in questa Settimana Santa per cercare di vivere con maggior profondità e coscienza la bellezza e la meraviglia del Mistero in cui siamo immersi e che siamo chiamati a vivere. Riporto un passo della Regola di San Benedetto, che forse ebbi già modo di citare, affinché possa essere luce al nostro intelletto e mozione d’amore per la nostra anima.

1  Prima di tutto amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze;
2  poi il prossimo come se stesso.
3  Quindi non uccidere,
4  non commettere adulterio,
5  non rubare,
6  non avere desideri illeciti,
7  non mentire;
8  onorare tutti gli uomini,
9  e non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi.


La fonte del nostro amore viene dallo Spirito Santo; è Lui che riversa l’Amore di Dio nel nostro cuore. Se si partecipa dello Spirito, si è arrivati all’apice della vita spirituale e si è raggiunta ogni perfezione. L’amore al prossimo, l’osservanza dei comandamenti discendono da questa unica legge: l’operatività dell’amore di Dio in noi, il respiro dello Spirito Santo nel cuore.

10 Rinnegare completamente se stesso, per seguire Cristo;
11 mortificare il proprio corpo,
12 non cercare le comodità,
13 amare il digiuno,
14 soccorrere i poveri,
15 vestire gli ignudi,
16 visitare gli infermi,
17 seppellire i morti,
18 alleviare tutte le sofferenze,
19 consolare quelli che sono nell’afflizione.


Il principio dell’amore è nel rinnegamento di sé. E’ sequela autentica di Cristo. Questa, tuttavia, non si opera senza mortificazione, senza ascesi spirituale e fisica. La vita di penitenza apre all’essenzialità, che è presupposto alla comprensione dell’altro, perché ci consente di vedere con nitidezza i reali bisogni della vita.

20 Rendersi estraneo alla mentalità del mondo;
21 non anteporre nulla all’amore di Cristo.
22 Non dare sfogo all’ira,
23 non serbare rancore,
24 non covare inganni nel cuore,
25 non dare un falso saluto di pace,
26 non abbandonare la carità.
27 Non giurare per evitare spergiuri,
28 dire la verità con il cuore e con la bocca,
29 non rendere male per male,
30 non fare torti a nessuno, ma sopportare pazientemente quelli che vengono fatti a noi;
31 amare i nemici,
32 non ricambiare le ingiurie e le calunnie, ma piuttosto rispondere con la benevolenza verso i nostri offensori,
33 sopportare persecuzioni per la giustizia.
34 Non essere superbo,
35 non dedito al vino,
36 né vorace,
37 non dormiglione,
38 né pigro;
39 non mormoratore,
40 né maldicente.


Nulla anteporre a Gesù; vivere per Lui, nutrirsi di un’intimità forte ed autentica con il Signore; questa sarà la leva che sarà in grado di sollevare la nostra fiacchezza e precarietà fisica e spirituale.
Di coloro che si sforzano è il Regno di Dio; preghiera e sacrificio, fonte di ogni bene spirituale per sé e per gli altri, strumento sublime per ottenere veri miracoli.

41 Riporre in Dio la propria speranza,
42 attribuire a Lui e non a sé quanto di buono scopriamo in noi,
43 ma essere consapevoli che il male viene da noi e accettarne la responsabilità.


In Dio confidare sempre; Gesù, confido in te: la preghiera sublime di Santa Faustina; fiducia sconfinata che sa aprire il Cielo e far piovere grazie impossibili ed inimmaginabili. Capire da questo quel che noi siamo e quel che Lui è. Il male non viene mai da Dio. Egli lo permette, soltanto perché da quel male può ottenere un bene ancora più grande; un bene eterno, che non perisce e non sfuma.
Non attacchiamo Dio per le calamità naturali, i terremoti o le disgrazie; preghiamo per coloro che ne sono colpiti, aiutiamoli come possiamo, ma non dimentichiamoci mai che è il peccato dell’uomo a far ribellare la natura e che Dio la lascia sfogare solo quando questo costituisce il male minore ed il bene maggiore per l’uomo stesso; non dimentichiamolo mai; anche se non comprendiamo.

44 Temere il giorno del giudizio,
45 tremare al pensiero dell’inferno,
46 anelare con tutta l’anima alla vita eterna,
47 prospettarsi sempre la possibilità della morte.
48 Vigilare continuamente sulle proprie azioni,
49 essere convinti che Dio ci guarda dovunque.

Per questo ogni considerazione sulla nostra precarietà ci può aiutare a trovare la giusta dimensione, il giusto approccio alla verità, alla realtà; occorre avere il cuore in Cielo, ma i piedi ancorati
saldamente in terra. Ricordarsi del giudizio, della morte, dell’inferno, del fatto che Dio ci guarda e che anche per questo dobbiamo noi vigilare su noi stessi e sulle nostre azioni.

50 Spezzare subito in Cristo tutti i cattivi pensieri che ci sorgono in cuore e manifestarli al padre spirituale.
51 Guardarsi dai discorsi cattivi o sconvenienti,
52 non amare di parlar molto,
53 non dire parole leggere o ridicole,
54 non ridere spesso e smodatamente.
55 Ascoltare volentieri la lettura della parola di Dio,
56 dedicarsi con frequenza alla preghiera;
57 in questa confessare ogni giorno a Dio con profondo dolore le colpe passate
58 e cercare di emendarsene per l’avvenire.


Spezzare in Cristo ogni tentazione è principio esicastico; la preghiera del cuore, che invoca incessantemente il dolcissimo Nome di Gesù, mezzo potente per ottenere la Divina Presenza nello spirito; unione con Cristo; identificazione coi suoi sentimenti, accesso al Mistero; segreto sublime di autentico progresso spirituale nel piccolo procedere del quotidiano, in ogni istante della nostra vita.

59 Non appagare i desideri della natura corrotta,
60 odiare la volontà propria,
61 obbedire in tutto agli ordini dell’abate, anche se - Dio non voglia! - questi agisse diversamente da come parla, ricordando quel precetto del Signore: “Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno”.
62 Non voler esser detto santo prima di esserlo, ma diventare veramente tale, in modo che poi si possa dirlo con più fondamento.
63 Adempiere quotidianamente i comandamenti di Dio.
64 Amare la castità,
65 non odiare nessuno,
66 non essere geloso,
67 non coltivare l’invidia,
68 non amare le contese,
69 fuggire l’alterigia
70 e rispettare gli anziani,
71 amare i giovani,
72 pregare per i nemici nell’amore di Cristo,
73 nell’eventualità di un contrasto con un fratello, stabilire la pace prima del tramonto del sole.
74 E non disperare mai della misericordia di Dio.


Aspirare alla santità vera, quella anonima, priva del nostro “io”, che non si può riconoscere tale;
la santità viene da Dio che è santo e non dalle opere dell’uomo, che invece sono fallaci ed imperfette. L’uomo deve soltanto aprire la porta del cuore, affinché si compiano per suo mezzo (anche se attivamente) le opere di bene, predisposte da Dio.

Non disperare mai della misericordia di Dio! Davanti alla manifestazione cruenta d’amore della Passione di Cristo, disperare non è soltanto un atto irriverente ed autolesionista, ma altamente irrazionale.

Stefano Maria Chiari


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