>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Recessione o secessione?
Stampa
  Text size
Gianfranco Morra è uno dei migliori intellettuali cattolici (e perciò dei meno ascoltati). Sociologo e saggista, ha scritto questo articolo profetico anni fa su LIndipendente

Maurizio Blondet



Vorrei dire anch’io la mia parola. Partirei, anzitutto, dalla realtà esistente, che mi sembra giustifichi l’accostamento congiuntivo: recessione e secessione. Perché? Perché la recessione, l’inflazione, il disavanzo, la svalutazione sono cose a tal punto reali, che solo per malafede si possono negare o minimizzare. La recessione nel nostro Paese, del resto, non è solo economica, ma anche morale e istituzionale. E quando in un Paese vi sono sottosviluppo economico, mancanza di un minimo denominatore comune morale e latitanza delle istituzioni, la via della disgregazione è già in gran parte percorsa. Recessione, dunque, e gravissima. Secessione? Anche. Non un compito da realizzare, solo giuridicamente non c’è, ma nella realtà esiste da sempre. Due Italie, solo apparentemente unite, in realtà profondamente diverse per costumi, attività economiche, coscienza etico-politica, stili di vita. Il trionfo della soluzione unitaria nel Risorgimento, paradossalmente incarnata dal rivoluzionario Mazzini e dallo statalista Cavour, riuscì a soffocare la prevalente proposta laica e cattolica della federazione, ma non riuscì a fare l’unificazione.

Massimo d’Azeglio osservò che l’Italia era stata fatta, ma non gli italiani; fu una pietosa menzogna. In realtà, neppure l’Italia fu fatta: fu occupata, non unita; statizzata, non solidarizzata; burocratizzata, non liberalizzata. La secessione del Sud data dalla proclamazione del Regno, negli anni successivi, lungi dall’essersi attenuata, s’è accentuata. Alle istanze autonomistiche lo Stato italiano ha risposto con l’assistenzialismo e il clientelismo, frenando così anche le tendenze verso lo sviluppo. È accaduto il contrario di quanto chiedeva il meridionale Sturzo: il problema del Mezzogiorno è, in realtà, il problema dei meridionali; solo essi possono risolverlo, con quel modello di sviluppo che la geografia e la tradizione della regione richiedono. Le cose sono andate diversamente. Soprattutto negli ultimi decenni, assistenzialismo e partitocrazia hanno distrutto le forze autonome dello sviluppo del Mezzogiorno, per farne un magazzino di voti da comprare. La difesa dello Stato assistenziale, fallito da tutti i punti di vista, altro non è che la difesa della prevaricazione, dell’intrallazzo, della tangente. Purtroppo, mentre il Nord lo sa e si ribella, il Sud pazienta e accetta. Più secessione di così... La secessione dal Sud non l’ha inventata la Lega Nord; l’ha solo trovata e ha invitato a pensarci sopra.

Dalla realtà (recessione e secessione) dobbiamo ora spostarci alla proposta (recessione o secessione) di Vittorio Feltri: «Le ipotesi sono due: – o lItalia si spacca, e il Nord ha qualche speranza di riagganciare il carro europeo, mentre il Sud con la forza della disperazione trova la strada per liberarsi dalla classe dirigente e politica che si è dato e alla quale non si ribella per paura di dover digiunare; – o lItalia resta una e indivisibile col risultato brillante di morire unita e di unità». Debbo osservare che le ipotesi enunciate in questa conclusione non sono due, ma tre. La prima è quella di mantenere le cose come sono: è quanto vorrebbe fare la partitocrazia per difendere con le unghie e con i denti i suoi privilegi. La seconda è quella della secessione. Che è ipotesi realistica e niente affatto improbabile. È accaduto anche altrove, in Slovenia e Croazia; sta accadendo in Cecoslovacchia (oggi è già accaduto da tempo).La terza ipotesi è l’emancipazione del Sud dai colonialisti partitocratici. Ipotesi ardua, ma non del tutto improbabile. Per favorirla bisogna seguire quella stessa via che consentirebbe al Nord di risorgere e di entrare nell’Europa. È la via del federalismo. I modelli europei esistenti ci indicano in qual modo: accorpare le regioni (come già prevede l’articolo 132 della Costituzione) e creare delle entità federative di notevoli dimensioni, cui affidare tutte le principali funzioni statuali ad eccezione dell’esercito, della giustizia, della politica estera, e poche altre. Se, poi, questo tentativo dovesse fallire, allora la via della secessione (della liberazione) diverrebbe inevitabile.

Gianfranco Morra




 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità