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L’invenzione dell’omofobia
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La proposta di legge sulla cosiddetta omofobia era prevista nel programma elettorale di PD + IdV e non era prevista nel programma di PdL + Lega. PdL e Lega però non l’hanno voluta fermare in sede di Commissione, e così il 12 ottobre la proposta di legge (relatrice la PD Anna Paola Concia) è andata in discussione in Parlamento. Stoppata grazie alla pregiudiziale di incostituzionalità proposta dall’UdC e approvata a maggioranza, la proposta di legge tornerà, stavolta con un disegno di legge presentato dal Governo.

Tutto questo «volerla approvare a tutti i costi» è già una prima vittoria per la lobby gay, che ha inventato l’omofobia per zittire il dissenso.

Mia moglie e io nel 1980 formammo una famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, i cui diritti sono riconosciuti dalla Costituzione. Desideravamo dei figli, e questo veniva incontro alle necessità della società, che ha bisogno di 2,1 figli per donna per sussistere. I figli nacquero attraverso rapporti sessuali matrimoniali. Vedete qualcosa di anormale in questo percorso? Niente di anormale, è un percorso normale.

Eppure la lobby gay ci ribattezzò «eterosessuali», e nessuno ha reagito. Io rifiuto la neolingua gay e riaffermo che il mio percorso non è «eterosessuale», è semplicemente un percorso «normale», non avendo in sé niente di anormale.

La distinzione da fare è tra rapporti sessuali e rapporti omosessuali: questi ultimi sono scelte personali (sottolineo «scelte»: una persona può avere tendenze omosessuali e scegliere di NON avere rapporti), sono infecondi e privi di rilevanza sociale. Ma la neolingua gay parlò di rapporti «eterosessuali ed omosessuali», come se fossero due opzioni sullo stesso piano. Io rifiuto la neolingua gay e continuo ad affermare la distinzione tra rapporti sessuali, potenzialmente fecondi e rilevanti per la società, e rapporti omosessuali, scelte personali infeconde e irrilevanti per la società.

Poi qualcuno cominciò a sostituire la parola «omosessuale» con la parola «gay». Più spiccio, dicevano. Spiccio e falso: omosessuale e gay non sono sinonimi. Gli omosessuali non gay sono la maggioranza: sono persone riservate, che non amano il chiasso, che non vanno in TV e non sfilano in piazza, che non rivendicano diritti particolari. Ognuno di noi ne conosce qualcuno.

Nelle nostre menti però tutti gli omosessuali si sono trasformati in militanti gay, e questo falsa completamente il dibattito. Io rifiuto la neolingua gay e riaffermo che la maggioranza degli omosessuali sono «omosessuali non gay».

Poi la lobby gay inventò il «genere». Solo una parola elegante da usare al posto di «sesso»? No, un’invenzione ideologica che sostituisce i due sessi, reali e constatabili alla nascita di ognuno, con 5 o 7 opzioni di «genere», di carattere culturale. Io rifiuto la neolingua gay e continuo ad affermare che i sessi sono due e sono un dato genetico constatabile da chiunque in natura; il resto sono opzioni personali, irrilevanti per la società.

Poi la lobby gay inventò l’omofobia. Ha un «suono» simile a una malattia (claustrofobia, aracnofobia,…), ma è una malattia inesistente, inventata dall’ideologia gay per i suoi scopi. Conoscete casi di persone rifiutate sul lavoro perché omosessuali? Conosco invece casi di ragazze rifiutate perché giovani spose a rischio di maternità.

Persone omosessuali siedono in Parlamento, sono ai vertici di diverse regioni, sono presenti nel mondo dell’arte, del teatro, della TV, del cinema, della letteratura, della moda, nelle università e nelle scuole di ogni ordine e grado, hanno una disponibilità di reddito ben superiore alla media, hanno organizzazioni nazionali a loro disposizione: la discriminazione non esiste, anzi qualche illustre personaggio afferma che l’essere gay l’ha aiutato nella carriera.

La finta malattia detta «omofobia» serve solo a zittire coloro che contestano l’ideologia gay (si dà dell’omofobo un po’ come un tempo si dava del fascista). Io rifiuto la neolingua gay e affermo che non esiste discriminazione basata «sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» (che sono libere opzioni personali modificabili nel tempo), mentre c’è una chiara discriminazione per la famiglia «costituzionale», società naturale fondata sul matrimonio.

«Ma ci sono le aggressioni ai gay!», dirà qualcuno. A parte che la fumosità delle statistiche su queste aggressioni è totale (ad esempio: nessuno ci comunica quante aggressioni a gay sono fatte da altri gay; nessuno fa una statistica sull’ambientazione di queste aggressioni), le aggressioni ai gay vanno perseguite e punite come ogni altra aggressione. Col passaggio di questa legge, accadrà che un’aggressione a me o a voi verrà punita con meno rigore rispetto all’aggressione a un gay.

Io rifiuto l’ideologia gay e sostengo che un’aggressione alla mia persona debba essere punita con lo stesso rigore dell’aggressione a un gay. Viene già usata la parola «omocrazia»? Prima o poi bisognerà usarla. In un’Italia in cui si può satireggiare chiunque fino all’insulto, con l’approvazione di questa proposta di legge un militante gay non potrà nemmeno essere contraddetto. Se passa la legge in Parlamento, nasce una nuova «casta» intoccabile.

Giovanni Lazzaretti



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