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Tutto chiaro, è Al Qaeda in Mutanda
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Non l’avevano predetto Netanyahu e Gordon Brown? E’ prossimo un grande attentato terroristico islamico (se ne sente un gran bisogno). Ebbene, così è stato.

Ecco il nigeriano 23 enne che tenta di far saltare il volo Amsterdam-Detroit con un esplosivo nascosto vicino ai testicoli, anzi nell’ano, dove nemmeno la security più indiscreta va a palpare (occorrono guardie gay, presto, fortemente motivate a questo genere di ispezioni). Un esplosivo «potentissimo», che nelle prime ore sembrava un «fuoco d’artificio».

al_qaeda_mutanda_1.jpgIl catturato che ammette di essere di Al Qaeda. Per Guido Olimpio, l’inarrivabile complottista del Corriere della Sera, il nigeriano era influenzato dall’«imam Anwar Al Awlaki, sospettato di aver ispirato l’autore del massacro a Fort Hood, Texas», lo psichiatra militare diventato qaedista mentre era in servizio a curare i soldati che minacciavano sparatorie se venivano mandati un’altra volta in Afghanistan. Al Qaeda a Fort Hood.

Guido Olimpio sa tutto: il nigeriano è stato addestrato da Al Qaeda in Yemen: «Nel Paese arabo, è presente una sezione di Al Qaeda, molto attiva e forte di decine di elementi».

Strano che gli sia sfuggita l’informazione fornita da un passeggero dell’aereo preso di mira, l’avvocato Kurt Haskell che con la moglie Lori tornava nella sua casa di Newport, Michigan.

al_qaeda_mutanda.jpg«Abbiamo visto Mutallab avvicinarsi al cancello d’imbarco con un uomo non identificato», hanno raccontato i due. «Mentre Mutallab era malvestito, l’altro era elegantissimo in un completo d’ottimo taglio. Il tizio elegante ha chiesto alle persone che prendevano le carte d’imbarco se Mutallab poteva essere imbarcato senza passaporto: “E’ del Sudan e noi lo facciamo sempre”». (Flight 253 passenger: Sharp-dressed man aided terror suspect Umar Farouk Abdul Mutallab onto plane without passport)

Assaporiamo queste parole.

Suvvia, lasciate imbarcare questo ragazzo senza passaporto. (Provate a fare voi questa proposta all’imbarco di un qualunque volo intercontinentale, e vedete cosa vi rispondono). E perchè dovete lasciar imbarcare il negretto senza passaporto? Ma è ovvio: perchè è del Sudan. Se fosse uno svedese, se venisse dalla Svizzera, si capisce il sospetto: passaporto, prego! Ma viene
dal Sudan, un Paese nella lista degli Stati-canaglia, pullulante di Al Qaeda (Al Qaeda in Sudan); quindi è normale imbarcare sudanesi senza documenti diretti in USA.

«Noi lo facciamo sempre», dice gioviale lo sconosciuto, a modo di spiegazione. Difatti, gli addetti all’imbarco mica gli ridono in faccia, nè tantomeno chiamano la polizia. Secondo l’avvocato Haskell e signora, gli addetti dicono all’uomo elegante di andare a chiedere al loro direttore, che era «in fondo alla hall». I due vanno, e Haskell non li nota più fino al momento della piccola esplosione quando ormai sono a dieci minuti dall’atterraggio a Detroit.

Il terrorista anale Mutallab era dunque stato imbarcato senza passaporto? E a nome di chi l’elegante che lo accompagnava diceva «Noi»? Noi che lasciamo di continuo imbarcare sconosciuti senza documenti? Noi chi?

Noi CIA? Noi di Al Qaeda in Mossad?

Forse un giorno Guido Olimpio ce lo dirà. Certo è che l’attentato di Al Qaeda in Mutande, benchè sventato per miracolo, dimostra – come nota giudiziosamente il Telegraph – una «enorme falla nella sicurezza».

Infatti si domanda il giornale briannico: «Come può uno studente musulmano, il cui nome appare in una lista di polizia in USA, ottenere un visto (biennale) per viaggiare in America, procurarsi un ordigno esplosivo nello Yemen, Paese stracolmo di terroristi di Al Qaeda, e passare inosservato alle più astute agenzie di spionaggio del mondo?». (Analysis: Detroit terror attack is a major intelligence and security failure)

Già. Perché il giovane Mutallab è passato per diversi controlli di sicurezza, da Lagos in Nigeria all’aeroporto di Schipol in Olanda, senza parlare delle sue entrate e uscite da e per lo Yemen a farsi addestrare dai qaeis, senza suscitare il minimo sospetto. A meno che non avesse ogni volta un accompagnatore elegante che diceva agli addeti agli imbarchi: «Noi lo facciamo sempre, noi».

Ma forse una spiegazione c’è e la dice sempre il Telegraph: «Recentemente l’aeroporto di Lagos ha ottenuto il certificato ‘All clear’ allo US Transportation Security Administration, l’ente creato dopo l’11 settembre per accrescere la sicurezza degli aeroporti».

Dunque, da poco, gli americani hanno dichiarato «tutto regolare» (all clar) l’aeroporto di Lagos – capitale di un Paese dove infuria una guerriglia musulmana – «tutto regolare» quanto a sicurezza, anche più regolare di Francoforte o Fiumicino. Con controlli attenuati di conseguenza.

«Lasciate imbarcare i nostri ragazzi con la bomba nelle mutande, noi lo facciamo sempre».

«Noi». Chissà chi sono, questi noi.


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