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L’autogolpe
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«E’ un golpe», ha detto il Salame. Errore: l’Italia, eterno laboratorio politico di Pulcinella, ha dato alla storia un’altra originale invenzione politica: l’autogolpe. Il partito di maggioranza con la più solida maggioranza elettorale mai vista, il partito di governo, si è auto-eliminato dal Lazio e dalla Lombardia per carenza di scrupolo. Perderà elezioni che credeva già di avere in tasca, seppellito dal ridicolo.

Gli avversari del Salame vorrebbero che lo si chiamasse «un uomo senza scrupoli». Magari lo fosse.

In politica, «senza scrupoli» è denominazione che si attaglia a un Napoleone, a un Lenin, a un Cesare che attraversa il Rubicone con le sue legioni. In Berlusconi e i suoi berluscones, è invece l’atteggiamento di chi ti promette: «Ci vediamo alla 10», e arriva all’appuntamento alle 11 e mezzo,
senza nemmeno telefonarti per il ritardo.

E’ l’atteggiamento tipicamente italiota che guarda alle norme, agli impegni presi, agli orari, come a fastidiosi piccoli ostacoli di cui è stupido tener conto.

«Senza scrupoli» sono i grandi caratteri; qui si tratta di gentuccia con pochi scrupoli perchè non ha carattere. Si chiama più precisamente pelo sullo stomaco dovuto al fatto di essere mezze calzette, incapaci di darsi un minimo di rigore e di auto-disciplina. Si chiama pressapochismo.

Pressapochismo è la definizione del lodo Alfano, impallinato e impallinabile dai giudici; pressapochismo le storiacce con le escort e con le massaggiatrici di Bertolaso, quello che passa col rosso; pressapochismo è l’esercizio serale del «giornalismo» di Emilio Fede.

Siamo qui al disotto di ogni nozione, anche vaghissima, di cultura politica. Mai capace di violare apertamente la legalità in nome della legittimità che proclama essergli data dal popolo, Berlusconi e i suoi ministri avvocati cercano, stupidamente, di darsi una legalità elastica; a forza di abitudine al pressapochismo legale, hanno trascurato la necessità di arrivare in orario almeno per le liste elettorali.

La cosiddetta «sinistra», d’altra parte, insiste che «le norme si rispettano»; i suoi piccoli fanatici di mezza tacca della «legalità»: ripetono che ogni cittadino, se arriva tardi per un concorso pubblico, ne viene escluso. Così dimostrano di essere furbetti dello stesso stampo. Fanno finta di non capire che cos’è la legittimità, e in quale rapporto sta con la legalità.

Se ne accorgeranno se e quando «vinceranno» le elezioni regionali per assenza dell’avversario. La loro «vittoria» non avrà alcuna legittimità.

Per quanto salamesco, il partito del Salame ha espresso la chiara volontà di partecipare alle elezioni; è un partito di largo seguito, più volte votato dalla maggioranza dei cittadini; non c’è alcun dubbio che possa, se vuole, raccogliere tutte le firme autentiche che servono per qualunque iniziativa politica.

Ora, è questa volontà di partecipare che viene annullata da una «legalità» formale, che calpesta la volontà sostanziale di quella che si può ritenere la maggioranza dei cittadini. E questa volontà non sparisce dopo la «vittoria» by default delle sinistre.

Le sinistre stanno giocando col fuoco.



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