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Grave decisione della Corte Costituzionale
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E’ di queste ore la notizia che la Corte Costituzionale, in accordo con la Corte Europea dei diritti dell'uomo, bocciando nuovamente il pacchetto sicurezza del governo (2009), ha ritenuto che chi è accusato di omicidio volontario, con gravi indizi di colpevolezza a carico, potrà attendere il processo a casa, agli arresti domiciliari, anzichè obbligatoriamente in carcere.

Tale grave decisione segue analoga decisione della Corte Costituzionale per reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile, rispetto ai quali il pacchetto sicurezza aveva operato una stretta prevedendo l’obbligo di custodia cautelare in carcere e non anche la possibilità di misure alternative.

La norma del pacchetto sicurezza è stata bocciata per «ingiustificata parificazione» (violazione dell’articolo 3 della Costituzione) dell’omicidio volontario ai delitti di mafia, gli unici per i quali la Consulta e la Corte Europea dei diritti dell’uomo hanno ritenuto giustificabile la «presunzione assoluta» di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere. Obbligo, questo, che secondo i giudici costituzionali vìola anche la presunzione di non colpevolezza (articolo 27 della Costituzione), oltre che le riserve di legge e di giurisdizione (articolo 13) (1).

«La norma prevedeva che chi commette un omicidio deve rimanere in carcere e non possono essere concessi carceri domiciliari o misure alternative» osserva in una nota il ministro dell’Interno Maroni.

«Mi sembrava e mi sembra una misura efficace, perchè chi commette un delitto così grave non merita i benefici. La Corte ha dichiarato che anche chi commette un omicidio volontario può invece tornare libero a casa, e magari commettere un altro omicidio. Sono francamente allibito da questa decisione che non condivido e che mina le misure che abbiamo preso a tutela della sicurezza dei cittadini. È un grandissimo errore».

Ciò annulla decisioni e Leggi dello Stato in ordine ai più gravi crimini e contravviene persino le leggi naturali, indebolendo così ogni percezione del male e della colpa. Se a ciò si aggiungono le ormai generalizzate scarcerazioni dei condannati per omicidio, protagonisti di casi oscuri, ma anche di rilevanza mediatica nazionale, in tempi brevissimi, si deve convenire che la strada per la minimizzazione dei più gravi reati e dell’omicidio volontario e la progressiva ed inesorabile depenalizzazione è intrapresa.

Ma le considerazioni che possiamo trarre sono ancora più inquietanti se dal versante penale passiamo al versante civile. Il D.L. del 20 marzo del 2010, ora in vigore, denominato Conciliazione obbligatoria, varato nel silenzio più assoluto, con grande fretta, senza attendere i pareri delle Associazioni delle Categorie maggiormente coinvolte e soprattutto senza una sola voce di dissenso dell’opposizione, vanno in tal senso. Ciò fa supporre pacchetti di Legge già confezionati e imposti da poteri esteri in base a decisioni esterne e potenti. In questo ambito la Conciliazione mostra, ad un attento esame, tratti che contraddicono le caratteristiche giuridiche nazionali, avvicinandosi come personalità, impianto generale e modalità, maggiormente al mondo anglosassone. La fine del diritto, la privatizzazione della giustizia, la penalizzazione della parte lesa saranno le conseguenze di tali disposizioni.

Ora Diritto Civile e Diritto Penale paiono saldarsi in un medesimo destino, il loro progressivo indebolimento. Andremo verso l’abolizione della Legge? Una nuova barbarie ci attende. Il mondo vagheggiato da Nietzsche, da Bataille e descritto dalle più inquietanti tragedie greche, come le Baccanti, l’Agamennone, l’Edipo, si sta forse avvicinando? E quando si consumerà l’immane tragedia finanziaria incombente, a quali appigli ci aggrapperemo, orfani di valori, comunità, persino forse di Leggi?

C. L.




1) La sentenza (numero 164, depositata in cancelleria) è stata scritta dal giudice costituzionale Giuseppe Frigo.

 

 
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