Grillo e i baffi di Gurdijeff
Stampa
  Text size
Mi chiede un’amica, cattolica, elettrice del PD:

«Ma perché Grillo ha insistito tanto su Rodotà? Non poteva votare Prodi? Capisco Marini, ma Prodi perché no?».

Partiamo dall’inizio, da tre personaggi (Ezra Pound, Giano Accame e Giacinto Auriti) che sono stati fino a qualche anno fa tre vere e proprie icone della Destra italiana, non quella demo-liberale, che ha occupato la scena politica dell’ultimo ventennio, ma quella sociale, fascista o post-fascista, che in Italia per anni è ruotata attorno al Movimento Sociale Italiano.

Ezra Pound
  Ezra Pound
Il primo, Ezra Pound, è l’Omero americano del Novecento, lo straordinario autore dei «Cantos» di «Lavoro e usura», ammiratore del regime mussoliniano in cui ritrovò significativi punti in comune con il sistema sociale da lui vagheggiato, ispirato al «socialismo corporativo» di C.H. Douglas.

Eppure Pound non era fascista (non si iscrisse mai né al partito né ad organizzazioni collaterali) e non era nemmeno anticomunista. Nel 1931 dichiarò: «Il partito comunista in Russia e il partito fascista in Italia sono degli esempi di una aristocrazia attiva. Vi sono i migliori elementi, pragmatici, coscienti, gli elementi più riflessivi e volitivi delle loro nazioni».

Quando scoppiò la guerra, Pound scrisse: «Questa guerra non è stata cagionata da un capriccio di Mussolini, né di Hitler. Questa guerra fa parte della guerra millenaria tra usurai e contadini, fra lusurocrazia e chiunque fa una giornata di lavoro onesto con le braccia o con lintelletto».

Accusato di tradimento dagli USA già nel luglio 1943, fu arrestato il 3 maggio del 1945 e portato a Coltano, presso Pisa, presso il Disciplinary Training Center, dove fu rinchiuso in una gabbia per gorilla e trattato peggio di una bestia per tre settimane. Dovette combattere contro se stesso per non impazzire.

Il 18 novembre, dopo aver scritto in infermeria i “Canti Pisani”, che sono il meglio della sua opera poetica, fu trasferito in America, dove senza processo fu dichiarato infermo di mente e chiuso per dodici anni nel manicomio criminale di St. Elizabeths. Molte personalità americane e molti altri scrittori e poeti italiani, tra cui Giovanni Papini, Riccardo Bacchelli, Piero Bigongiari, Giorgio Caproni, Libero de Libero, Carlo Bo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Alberto Moravia, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Alessandro Parronchi, Clemente Rebora, Umberto Saba, Ignazio Silone, Giuseppe Ungaretti e Cesare Zavattini, chiesero a più riprese la sua liberazione. La stessa cosa fece anche la Radio Vaticana.

Uscì dal manicomio il 7 maggio 1958 e si imbarcò per l’Italia con la moglie Dorothy e l’amica Marcella. All’arrivo fece il saluto romano e disse che l’America era tutta un manicomio. Morì il 1° novembre del 1972. Pasolini volle intervistarlo.

Giano Accame
  Giano Accame
Il secondo personaggio, Giano Accame, è stato uno degli intellettuali di punta di punta della c.d. Destra italiana, un «eretico» vero, arruolatosi a tutti i costi nell’RSI a 17 anni, l’ultimo giorno di guerra, scappando di casa. Arrestato la sera stessa e rilasciato anche a causa della giovane età, iscritto al MSI fino al 1956, poi aderente al gruppo pacciardiano di Nuova Repubblica, filoisraeliano, fu relatore nel 1965 all’Hotel Parco dei principi di Roma nello storico «Convegno sulla guerra rivoluzionaria», organizzato dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio, con una relazione dal titolo “La controrivoluzione degli ufficiali greci”.

Secondo taluni da quel convegno (e particolarmente dalla relazione di Guido Giannettini) sarebbe uscita la teorizzazione della strategia della tensione. Coinvolto nel «golpe bianco» di Edgardo Sogno, Accame smentirà che si trattasse di un colpo di Stato (ed in effetti era vero, Sogno era tra il resto Medaglia d’oro della resistenza), ma puntualizzerà: «Non mi dava fastidio essere indicato come golpista. Semmai mi seccò essere indicato come ministro della Pubblica Istruzione e non degli Interni», per proseguire: «Pacciardi sosteneva sempre che non ci si può sedere sulle baionette. E quindi offriva a uneventuale iniziativa militare una soluzione politica. Tipo De Gaulle, e non come Praga o il Cile».

Giano Accame fu uno dei maggiori divulgatori delle idee monetarie ed economiche di Ezra Pound. È riduttivo definirlo fascista e sbagliato definirlo di Destra. Casomai anarchico di destra, fascista di sinistra, difficilmente inquadrabile nelle solite gabbie fatte di parole, un uomo di frontiera, un ossimoro tanto creativo, quanto irregolare: «Sono stato balilla e avanguardista, ma non mi sentivo molto fascista fino all8 settembre 1943, quando ho visto il tradimento, la gente che si rallegrava per la sconfitta», disse in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti, pubblicata su Sette, il magazine del Corriere della Sera il 26 febbraio 2004.

 Giacinto Auriti
   Giacinto Auriti
Giacinto Auriti è dei tre il personaggio meno conosciuto. Ha cominciato ad acquistare una certa notorietà in tempi relativamente recenti, ma fino a due o tre lustri fa il suo nome era conosciuto tra i circoli rautiani del MSI, in quelli dei gruppi della Destra radicale e tra i tradizionalisti cattolici. Peraltro da giovane Auriti aveva aderito a «Raggruppamento Italico», un movimento di estrema destra guidata da Alberto Ottavio De Stefani, deputato fascista fin dal 1921 e poi ministro fascista tra il 1922 e il 1925 e di cui facevano parte altri due onorevoli del MSI, Ottavio Gorgini e Giuseppe Gonella oltre a tre reggenti: Alberto Milani, il Conte Paolo Sella di Monteluce e, appunto, Giacinto Auriti. (In un giornale i progetti per un governo fascista)

Il gruppo di reggenza di Raggruppamento Italico denunciava «lillegittimità delle clausole del trattato di pace» e rivendicava «lintangibilità della sovranità nazionale, vulnerata dalla cessazione della sovranità monetaria", dichiarando di voler "additare alla nazione i responsabili di ogni rinuncia di sovranità come traditori del mandato politico o burocratico e come complici dello straniero per le punizioni conseguenti alle leggi di guerra che dovranno essere ripristinate».

In effetti la sovranità monetaria era parte di un’idea nazionale che si era sviluppata sotto il fascismo e che è stata ed è ancora una bandiera di tutti i movimenti della c.d. estrema Destra.

Negli anni che seguono – come ricorda la figlia Michela – Auriti sarà candidato nelle liste del Movimento sociale: «Da giovane girava su una Seicento col megafono e faceva proseliti per il suo partito».

Auriti – avete letto il pezzo come sempre pregevole di Copertino – è un bel personaggio: professore nelle Università di Roma e di Teramo, insegna Filosofia del Diritto, Diritto internazionale, Diritto della Navigazione. Partendo anche lui dalle riflessioni di Pound, elabora una nuova teoria filosofica sul giudizio di valore «come rapporto tra fasi di tempo» che lo condurrà alla scoperta del «valore indotto» della moneta.

I due personaggi, Pound e Auriti – secondo il giudizio che ne dà Marino Solfanelli, storico editore della Destra italiana – «sono uniti da una profezia contenuta nei versi 101-102 dellInferno, ove il poeta, dopo aver parlato della lupa che gli impediva il cammino, annunciava la venuta di un Veltro che la farà morir con doglia. La lupa per Pound è lusurocrazia, contro la quale lotta per una nuova concezione di vita. […] Pound ha capito che la moneta non è una merce ma lespressione di un accordo, di una convenzione, per cui il credito deve essere affidato non già alle banche ma allo Stato, che lo garantisce con lonestà e il lavoro dei suoi cittadini. “Il tesoro di una nazione è la sua onestà”. E nei Cantos esprime il pensiero sullusura: “Con usura nessuno ha una solida casa / di pietra squadrata e liscia / per istoriarne la facciata, / (…) / Carogne crapulano / ospiti dusura”» (Contro l’usura, Canto XLV)

Ezra Pound pone cinque domande su moneta, credito, interesse, usura e circolazione. Giacinto Auriti dà risposte precise: «Chi crea il valore della moneta non è chi la stampa ma il popolo che laccetta come mezzo di pagamento»; sono però i banchieri, i grandi usurai che si appropriano del valore monetario, usandolo come mezzo di dominazione ed imponendo all’umanità il signoraggio del debito. Ed ecco l’idea della proprietà popolare della moneta, che restituisca al popolo il maltolto dei valori monetari che esso crea.

Auriti denuncia in tal modo la grande truffa dei signori della moneta, che si sono appropriati del diritto di stampare moneta a costo zero, lucrando del corrispettivo valore creato dai cittadini che l’accettano come mezzo convenzionale di pagamento. La sua fama supera i ristretti confini del mondo culturale cui apparteneva quando realizzò nel suo paese natale, Guardiagrele, cittadina dell’Abruzzo, il SIMEC (SIMbolo EConometrico), ovvero la «moneta locale». con lo scopo di provare le sue teorie sulla creazione di valore della moneta da parte della cittadinanza. L’esperimento in seguito ad un intervento della Guardia di Finanza su disposizione della Procura di Chieti venne sospeso e i SIMEC in circolazione confiscati.

È lui, tra i primi a parlare di «reddito di cittadinanza».



Sono idee che Auriti continua a propagandare fin dagli anni ’60 e poi lungo tutto il burrascoso decennio degli anni ’70, quando pubblica per conto del «Centro Studi Politici e costituzionali» i «Quaderni dellAlternativa», di cui uno si intitola appunto «La proprietà di Popolo», corredato di tanto di proposta di legge di iniziativa popolare per ripartire tra i cittadini il reddito monetario del capitale amministrato dallo Stato.

Auriti morirà nel 2006, ma fino alla fine resterà fedele alle sue idee, candidandosi nel 2004 alle elezioni del Parlamento europeo nella lista “Alternativa Sociale”, il raggruppamento di estrema Destra in cui confluiranno Forza Nuova, il Fronte sociale Nazionale di Tilgher, l’MS-Fiamma Tricolore fondato da Rauti e la lista Alessandra Mussolini-Libertà d’Azione.

Marcello De Angelis
   Marcello De Angelis
Nel nostro discorso dopo Pound, Accame e Auriti, interviene a questo punto un quarto personaggio, anche lui riconducibile a quella comunità politica che abbiamo voluto definire come «Destra eretica»: stiamo parlando di Marcello De Angelis, anzi dell’ex Senatore Marcello De Angelis, parlamentare prima di Alleanza Nazionale, poi del PDL, membro di Terza Posizione, il gruppo extraparlamentare che, nato come «Lotta studentesca», con lo scopo di «combattere limperialismo russo-americano, rifiutare e sabotare i due fronti politici, commerciali, militari legati al Cremlino ed alla Casa Bianca», riuscirà a coalizzare molti ex-militanti di gruppi già disciolti per apologia del fascismo, come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Lotta di Popolo e Fronte Studentesco.

Tra i militanti di Lotta Studentesca (e poi di Terza posizione) ci sono anche i fratelli Nazareno (Nanni) e Marcello De Angelis. Il primo morirà in carcere in circostanze misteriose, il secondo verrà arrestato, condannato a 5 anni per associazione sovversiva e banda armata: nel frattempo è fuggito all’estero. Rientra, si costituisce, sconta tre anni di carcere ed esce.

Riprende dapprima a fare il grafico, poi si dà al giornalismo. Dirige con l’ex leader di Prima Linea Maurice Bignami La spina nel fianco, che vuole aiutare il superamento degli opposti estremismi. Collabora poi con LItalia settimanale, il periodico diretto da Marcello Veneziani e dal 1993 è anche leader del Gruppo rock-alternativo «270bis» (che trae il nome dall’articolo del Codice Penale che punisce le associazioni con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico). Nel 1996 entra in Alleanza Nazionale e dieci anni dopo diventa senatore. Nel frattempo è divenuto anche Direttore del mensile AREA, la rivista della destra sociale di Alemanno e Storace. Nel 1998 i lettori di AREA trovano nel numero di novembre una sorpresa.

A chiosa di un intervento di Giano Accame sulla sovranità monetaria, c’è un articolo firmato da Beppe Grillo. Un articolo che potrebbe benissimo essere postato oggi sul suo blog, un articolo di straordinaria profezia e sbalorditiva attualità.  Pensate che in quel lontano 1998 Presidente della Repubblica è Scalfaro, della Camera Violante, del Senato Mancino, il Governo da ottobre è guidato da D’Alema che ha appena fatto fuori Prodi, il ministro dell’interno è Giorgio Napoletano, il ministro della Difesa è Nino Andreatta (cui non è ancora venuto l’ictus che lo costringerà in coma per anni, prima di morire). Siamo ai tempi del sequestro Soffiantini, del disastro della funivia del Cermis, il Presidente della Fiat è Romiti e quello di Confindustria Fossa, il Papa Giovanni Paolo II. In America c’è Clinton alle prese con Monica Levinsky e in Russia – pensate – c’è ancora Eltsin alle prese con la vodka, la Francia è guidata da Chirac, la Germania da Kohl. L’Italia sembra quella balcanizzata dei nostri giorni.

A sinistra il PDS avrà il suo solito tormentato travaglio per confluire in un nuovo soggetto politico (i DS) il cui gruppo dirigente, segretario incluso, proveniva al 75% dal PDS, mentre gli altri venivano da realtà che non riusciranno ad entrare neppure nella cronaca: Movimento dei Comunisti Unitari, Federazione Laburista e associazione Riformatori per l’Europa, Sinistra Repubblicana e Cristiano Sociali. Il Segretario è ovviamente D’Alema e il dato più rilevante dell’ «evento» è la sostituzione nel vecchio simbolo del PDS della falce e martello con la rosa del socialismo europeo: come dire… tanto rumore per nulla.  Nel PDL, invece, che celebra il suo primo Congresso oltre al «mago dei Sondaggi» Gianni Pilo, a Marcello Pera, a Giuliano Urbani, ad Alfredo Biondi, a don Gianni Baget Bozzo, ci sono nomi che arriveranno fino al Governo Monti: Giulio Tremonti; Beppe Pisanu, Enrico La Loggia, Giancarlo Galan, Claudio Scajola, Paolo Bonaiuti, Renato Brunetta. Era la fine del secolo scorso e sono ancora qui. Come allora non capiscono quello che sta accadendo…

In Italia c’era ancora la Lira, ma nell’estate di un anno prima il mondo aveva assistito al crollo delle Tigri asiatiche (Corea del Sud, Hong Kong, Singaporee Taiwan): le loro economie vengono colpite da una crisi finanziaria senza precedenti, originatasi in Thailandia, in seguito alla quale assistiamo al crollo delle loro valute, alla caduta vertiginosa del reddito e alla fuga all’estero dei capitali investiti. Avrebbe dovuto essere un segnale, invece niente. Nessuno in Italia sembra dargli molto peso.

Il Governo Prodi – caso straordinario – ha abbassato il deficit finanziario del 1997 a 52.500 miliardi, 16 miliardi al di sotto del limite fissato per l’anno: sembra raggiungibile con un certo margine di sicurezza il parametro per l’entrata nell’Unione monetaria europea. D’Alema pensa che quello sia il momento meno rischioso per tentare il colpaccio e fa fuori Prodi insieme a Bertinotti.

Mentre accade tutto ciò, quello che prende più seriamente la realtà è un comico genovese, vestito da monaco mendicante, che gira l’Italia con uno spettacolo esilarante dal titolo «Apocalisse morbida» (alla cui stesura pare abbia contribuito anche Giacinto Auriti):



Nello show sostiene il Prof. Di Bella e attacca i colossi farmaceutici, dichiara l’Europa che sta per nascere già morta, demolisce la sua stolta burocrazia, denuncia la pratica della delocalizzazione produttiva, esalta l’equità del sistema feudale rispetto a quello moderno in termini di ripartizione dei redditi, irride al sistema di distribuzione dei supermercati, definisce la Coop la più grande banca ad usura d’Europa, bolla il libero mercato come la possibilità di scegliere tra robe tutte identiche, denuncia le manipolazioni genetiche, accusa già allora i politici di essere cadaveri ed ectoplasmi e conclude (non prima di aver gridato contro l’ingerenza del Fondo monetario e della Banca Mondiale nelle politiche dei singoli Paesi) lanciando l’allarme contro lo strapotere delle banche, denunciando le alchimie finanziarie, il signoreggio bancario, la privatizzazione degli istituti di emissione.

Sembrava solo uno show… Poi a novembre pubblica il suo intervento su AREA.  Rileggiamolo:

«Cè una certa destra che mi incuriosisce molto. Tutto è cominciato quanto mi telefonò quel personaggio enigmatico che è il professor Giacinto Auriti: lui mi spiegava, con tono cattedratico, una quantità di cose sulla proprietà della moneta, che oggi lo Stato riceve in prestito dalla Banca e che ha smesso di esserne proprietario, citando dati, tabelle e leggi ... Mentre lo stavo ad ascoltare mi dicevo “ma questo è matto”... Poi, attaccato il telefono, ho cominciato a ragionarci sopra, ho riflettuto su quello che mi aveva detto, quindi sono andato a conoscerlo e mi sono convinto che in tutto quello che dice cè una logica, semplice e indiscutibile. E poi ho visto che queste cose che lui dice da anni sono diventate regole comuni a molti nuovi economisti. Non per niente nella prefazione di un libro di uno dei più grossi economisti di oggi, dove sulla moneta dice esattamente le stesse cose del professor Auriti. Quindi mi ha incuriosito un po tutto. E da lì abbiamo cominciato ad avere un contatto, sono andato ad un convegno dove si parlava della possibilità, da parte dei Comuni, di battere moneta propria e dove ho conosciuto anche Giano Accame e i libri di Ezra Pound. Ho poi trovato nuove conferme in questo senso: ci sono circa duecento piccole cittadine degli Stati Uniti dAmerica che stampano moneta, cui si dà un valore equiparato al dollaro; poi questi soldi vengono distribuiti in base a particolari parametri che non starò a precisare, ma che comunque tengono conto delle tasse che ognuno paga. Quindi dietro al pezzo di carta cè la persona che lavora. Sono soldi che non escono da quella cittadina e solo lì valgono come moneta corrente. Sarebbero misure utili a tutte le piccole comunità, se fosse possibile attuarle, nella prospettiva che da un momento allaltro 1economia possa disintegrarsi comè accaduto per le “tigri asiatiche”. Bisogna prepararsi a tutto, qui nessuno può essere più sicuro di niente. Parlavano dell economia asiatica come fosse qualcosa di fenomenale, come fosse la roccaforte del futuro... Adesso che le tigri sono diventate gattini bagnati, tutti lì a domandarsi quale fattore abbia potuto sconvolgere quei mercati ... beh, sono andati a intervistare i capitani dindustria locali e questi dicevano “guardate che noi non abbiamo cambiato niente, noi stavamo lavorando come sempre e in un minuto è cambiato tutto. Non abbiamo scoperto il perché”.

È 1
economia del caos. Davanti a tutto questo, al potere immenso che la finanza ha assunto oggi, parole come “democrazia” e “libertà” sono spogliate del loro significato. Quando parla del potere del denaro che svuota le democrazie, Accame ha perfettamente ragione: dice una cosa che dovrebbe essere chiara agli occhi di tutti, se solo si smettesse di fare demagogia. Per esempio quando è caduto il muro di Berlino, vi ricordate che clima cera?  La guerra fredda, la tensione, la guerra nucleare e tutte le grandi menti erano a guardare se partiva o no il missile ... Poi tutto la questione è crollata per aver sottovalutato il potere della ricchezza impersonale, per aver sottovalutato unantenna parabolica, un fax, un modem... Secondo voi lOnu e la Nato hanno più potere della Mtv, la tv musicale?  Attraverso i video trasmessi in tutto il mondo si trasmettono mode, si fa una pianificazione culturale globale ... oggi un ragazzo indiano si veste (o almeno ci prova) e ha gli stessi gusti di un ragazzo dellOklahorna. Non bisogna sottovalutarli come i fax o i modem di prima.  Ma sappiamo davvero chi è Murdoch? E Turner? Kirk? Il presidente della Sony? Che fa la Ranxerox? I veri centri di potere sono questi, mentre noi pensiamo ancora a Bertinotti. Da noi cè una geriatria politica ... uomini tenuti in vita da uno che gli mette lì un microfono, se no sarebbero come fantasmi ... non contano più assolutamente niente. Per questo mi son trovato assolutamente in sintonia col libro di Accame. Così dovrebbe essere la vera sinistra, invece questi discorsi li fa la destra ... Siamo in una fase di cambiamento in cui il Parlamento non ha più senso, votano meno della metà degli aventi diritto ... un parlamentare non è 1espressione più di nessuno. Ormai sono quei grandi gruppi di potere che, con il fatturato di una sola delle loro aziende, fanno la politica che vogliono in qualsiasi paese del mondo. Anche 1acqua che bevo non è mica più sotto la responsabilità del mio rappresentante al Parlamento, che combatte per . la purezza di quello che bevo e quello. che mangio, ma è proprietà di amministratori delegati di grandi aziende. Il grado di potabilità non lo determina più la USL, ma un organismo di cui non sospetto neanche 1esistenza. Ed è tutto così.

La politica dovrebbe servire a governare, ad arginare, a proteggere, ma così non è più. E invece non si può vivere senza una politica intesa come servizio, come sacrificio; altrimenti" non ci sarà più protezione per nessuno. Per capirci, bisognerebbe poter decretare la pena di morte per le aziende che procurano danni. Pochi giorni fa hanno trasmesso in televisione Trainspotting, quel film su droga e violenza, beh ... tempo fa in Germania hanno fatto una manifestazione contro la trasmissione di film di questo genere in tv: hanno fatto un dibattito tele, visivo a cui ha partecipato il ministro della Famiglia. A un certo punto il ministro (era una signora di cui non ricordo il nome), che fino a quel punto non aveva fiatato, ha mostrato un detersivo e una bottiglia di birra dicendo: “Queste due aziende finanziano i film di violenza che guardano i nostri ragazzi, quindi per cortesia comprate altri prodotti”, ha salutato ed è andata via. Un ministro! Proteste, minacce, casino ... dopo quindici giorni i film di violenza sono scomparsi da quell
emittente. Forse è questo lunico tipo di politica che potrebbe salvarci».

È incredibile: sono parole di 15 anni fa e c’è voluto un comico genovese per far capire agli italiani, anche a quelli di sinistra, ciò che Osvald Spengler (un altro autore su cui grava da sempre la «damnatio memoriae») diceva: “La sinistra fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo".

È il vero motivo per cui il popolo di sinistra non capisce l’approccio politico di Grillo, il suo ostinarsi – prima di distruggere la Destra – a voler distruggere questa Sinistra: non riescono a capire che, rispetto al progetto di Grillo, la Sinistra è un elemento di stabilizzazione del sistema molto maggiore della Destra e che da sempre la forza espansiva della globalizzazione è la Sinistra.

La sua cultura, infatti, è perfetta per far accettare la globalizzazione alle masse, condividendone tutte le premesse che la hanno prodotta: materialismo, multiculturalismo, internazionalismo, democraticismo, egualitarismo, secolarizzazione.

La Sinistra di oggi è la faccia povera del mondialismo, perché è l’erede dell’ internazionalismo proletario, che ha preteso di liberare i popoli dall’oppressione capitalista, paradossalmente proprio annientando ogni identità di popolo nell’omologazione di classe.

L’internazionalismo proletario è il brodo di cultura in cui le masse sono state preparate ad accettare, con lo sradicamento di ogni valore localistico, spirituale e tradizionale, il pensiero unico. La preoccupazione che talune organizzazioni c.d. «umanitarie» della Sinistra palesano verso le «identità», hanno la stessa funzione del WWF o di altre ONG a tutela di etnie o specie protette. La vita non può più riprodursi selvaggiamente nel suo spazio, ormai totalmente antropizzato secondo il modello globale: verrà conservata come testimonianza culturale residuale entro una riserva limitata ed in un contesto di circoscritta estensione.

Nel nome di una pretesa emancipazione la Sinistra ha contribuito in maniera decisiva a spezzare ogni legame che univa gli individui alle proprie radici ed alle proprie appartenenze: distrutto il tempio e il focolare, tutto è trivio, commercio.

È stata l’omologazione internazionalista il fondamento su cui si è potuta sviluppare la schiavitù della globalizzazione contemporanea. È stato con il dissolversi del socialismo reale che il liberismo ha potuto scatenare senza più alcun freno l’inferno della «liberazione forzata», nelle forme del liberalismo politico, del liberismo economico, del libertinismo culturale.

In nome della democrazia politica e degli «immortali principi», in un contesto ove era stata resa impossibile ogni resistenza, mediante l’imposizione del pensiero unico e politicamente corretto e la sterilizzazione di ogni sentimento religioso, il dogma della libera circolazione delle merci si è accompagnato a quello della libera circolazione della manodopera.

È stato così che l’esercito di riserva dei diseredati della Terra ha potuto vendere al prezzo più basso la propria forza-lavoro in competizione con le classi operaie dell’occidente, determinandone l’impoverimento o favorendo la dislocazione produttiva in quelle aree del pianeta ove la manodopera vive in condizioni di semi-schiavitù e senza alcuna tutela sociale.

È in questo contesto che la Sinistra liberal ha fatto credere ai suoi che la globalizzazione sarebbe stata un’opportunità per tutti e una stagione di diritti per tutti. È sempre in questo scenario che essa ha favorito l’immigrazione selvaggia, divenendo paladina del pensiero politicamente corretto, mercatista, liberista, multi-culturalista, in una parola della cultura del nuovo ordine mondiale,.

E non è un caso che «diritti» più propagandati, di cui essa vuole l’espansione, più che il lavoro e il pane, sono oggi i «diritti civili», propri delle battaglie del liberalismo radicale e giacobino: la privacy, il «matrimonio» gay, la cittadinanza, la «democrazia da esportare». La Sinistra è diventata liberal, un «Partito radicale di massa» ove la democrazia è il paravento dietro cui nascondere l’egualitarismo al ribasso e la nuova intolleranza della religione laicista.

Né d’altro canto potrebbe essere diversamente. La Sinistra, questa Sinistra, è figlia della ininterrotta cultura marxista, che si è sviluppata anche attraverso le contaminazioni con la scuola di Francoforte e l’apporto di Marcuse.

In tutto ciò la critica marxista alla borghesia è tutta interna all’elogio della rivoluzione borghese, al ruolo rivoluzionario che essa ha svolto nella storia. E la cultura della Sinistra non si è mai liberata di questa matrice.

Scrive Marx: «Nella storia la borghesia ha ricoperto un ruolo estremamente rivoluzionario. Dove è giunta al potere, la borghesia ha dissolto ogni condizione feudale, patriarcale, idillica. Ha distrutto spietatamente ogni piú disparato legame che univa gli uomini al loro superiore naturale, non lasciando tra uomo e uomo altro legame che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti. Ha fatto annegare nella gelida acqua del calcolo egoistico i sacri fremiti dellesaltazione religiosa, dellentusiasmo cavalleresco, del sentimentalismo piccolo-borghese. Ha risolto nel valore di scambio la dignità della persona e ha rimpiazzato le innumerevoli libertà riconosciute e acquisite con ununica libertà, quella di un commercio senza freni. In conclusione, al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche ha messo uno sfruttamento aperto, privo di scrupoli, diretto, arido. La borghesia ha tolto laureola a tutte le attività fino a quel momento rispettate e piamente considerate. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, luomo di scienza in salariati da lei dipendenti. La borghesia ha stracciato nel rapporto familiare il velo di commovente sentimentalismo riducendolo a un mero rapporto di denaro. La borghesia ha fatto vedere come la brutale manifestazione di forza, tipica del medioevo e ammirata dalla reazione, saccompagnasse intrinsecamente alla piú oziosa infingardaggine.  Per prima essa ha rivelato il potere dellattività umana. Ha creato opere ben piú mirabili che piramidi egizie, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha condotto ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate. La borghesia trascina verso la civiltà persino le nazioni  più barbariche, grazie al rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, grazie al continuo progresso delle comunicazioni. I prezzi ben calibrati delle sue merci sono lartiglieria pesante con cui essa atterra qualsiasi muraglia cinese, con cui essa costringe alla capitolazione financo la più ostinata xenofobia dei barbari. La borghesia costringe tutte le nazioni a far proprio il modo di produzione borghese, se non vogliono affondare; la borghesia le costringe a introdurre esse stesse la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola, la borghesia si costruisce un mondo a sua immagine e somiglianza».

La critica marxista alla borghesia si muove dunque all’interno di una concezione materialistica e progressiva della storia, dove dall’ordine borghese sorgerà – in virtù del destino che essa stessa sta preparando – la rivoluzione comunista e «il regno della libertà». La dissoluzione dell’ordine borghese va per Marx accelerato assecondandone il pieno sviluppo, fino alla maturazione del frutto, che sarà la Rivoluzione comunista.

La critica marxista al libero scambio non si fonda quindi sul protezionismo, allo stesso modo in cui la critica al sistema borghese parte dal ruolo rivoluzionario della borghesia: «Non crediate signori – scrive Marx che facendo la critica della libertà commerciale abbiamo lintenzione di difendere il sistema protezionista. Si può essere nemici del regime costituzionale senza essere per questo amici dellassolutismo».

Pur perfettamente convinto degli argomenti a favore della protezione dell’infant industry, Marx sostiene lo sviluppo capitalistico, per consentire alla borghesia di abbattere i residui feudali e l’assolutismo dei governi promuovendo la libera concorrenza all’interno di realtà in ritardo sulla via dell’industrializzazione: «In generale ai nostri giorni il sistema protezionista è conservatore, mentre il sistema del libero scambio è distruttivo. Esso dissolve le antiche nazionalità e spinge allestremo lantagonismo fra la borghesia e il proletariato. In una parola, il sistema della libertà di commercio affretta la rivoluzione sociale. È solamente in questo senso rivoluzionario, signori, che io voto in favore del libero scambio». (K. Marx, Discorso sulla questione del libero scambio, in K. Marx – F. Engels, Opere Complete, op. cit., pag. 482).

La Sinistra, dopo il crollo del Muro di Berlino e l’implosione dell’URSS, ha smesso di essere comunista, ma non di essere marxista, come non ha smesso di credere nella forza inarrestabile del Progresso e nella sua capacità redentiva.

Essa è dunque tutta dentro a quella cultura progressista da cui è scaturito il ciclo della globalizzazione e dunque non è in grado altro che di assecondarla, anche se magari criticamente.

La Storia è lì a dimostrare che in sé l’astuzia della «Ragione» è maggiore di chi crede di tirarla dalla sua parte: già incapace di combattere il dominio del capitale, la Sinistra si è resa schiava non solo di quello produttivo, ma anche ed ancor più oggi di quello finanziario. Tramontato il socialismo di stampo marxista, oggi essa ha fatto propria fino in fondo l’ideologia liberal del Fabianesimo.

È facile per Grillo già nel 1998 constatare: «E 1economia del caos. Davanti a tutto questo, al potere immenso che la finanza ha assunto oggi, parole come “democrazia” e “libertà” sono spogliate del loro significato. Quando parla del potere del denaro che svuota le democrazie, Accame ha perfettamente ragione: dice una cosa che dovrebbe essere chiara agli occhi di tutti, se solo si smettesse di fare demagogia. […] Così dovrebbe essere la vera sinistra, invece questi discorsi li fa la destra ... Siamo in una fase di cambiamento in cui il Parlamento non ha più senso, votano meno della metà degli aventi diritto ... un parlamentare non è 1espressione più di nessuno. Ormai sono quei grandi gruppi di potere che, con il fatturato di una sola delle loro aziende, fanno la politica che vogliono in qualsiasi paese del mondo».



Perché mai Grillo dovrebbe oggi dare fiducia a questa Sinistra, che a livello planetario è solo l’antitesi dialettica del liberismo, ma all’interno dell’unico modello di globalizzazione?

Decisamente poi gli esordi e l’approccio di Grillo hanno davvero tratti che con la Sinistra europea nulla hanno a che fare: anzi l’appello diretto al popolo, il ruolo carismatico che egli svolge nel M5S (al di là della sua definizione di semplice portavoce), la feroce polemica contro la degenerazione parlamentarista, la voglia di annientare i partiti, il rifiuto della democrazia delegata, una diversa idea di Europa, l’attacco alle banche, la cittadinanza come frutto dello ius sanguinis (e non dello ius soli), l’inutilità dei sindacati, la tutela dell’interesse nazionale, il superamento della distinzione tra Destra e Sinistra, la rivendicazione del populismo potrebbero farlo ascrivere d’ufficio alla Destra radicale. Che poi il suo elettorato provenga dalla Sinistra, poco importa.

Una parte dell’elettorato di Sinistra, quello di matrice più anarcoide, radicale e movimentista, quello meno ideologicizzato e più situazionista, ignora che nelle proprie vene scorre uno stato d’animo che già in passato partendo da Sinistra era finito a Destra

L’ala «rivoluzionaria» della sinistra finisce sempre inevitabilmente da qualche altra parte. Molti esponenti della Destra berlusconiana hanno trascorsi nella sinistra extraparlamentare, i teo-con americani erano per lo più trotzkisti, molti elementi socialisti o comunisti andarono ad ingrossare le fila delle S.A. di Hitler, dalla corrente del sindacalismo rivoluzionario nacque il Fascismo.

Le dighe ideologiche tengono sempre meno e, se le situazione economica non dovesse migliorare, la rabbia di vasti settori della Sinistra non potrebbe che trovare sfogo fuori di essa.

Ma Grillo allora è di Destra?

No, Grillo non è di Destra (anche se può sembrarlo), o almeno non lo è nel senso che abitualmente attribuiamo a questo termine, se gli diamo cioè un’accezione autoritaria, reazionaria, elitaria.

Diciamo che Grillo osserva la realtà senza il filtro di una visione del mondo predeterminata, dunque fa sue le analisi che gli sembrano giuste e costruisce senza progetto predefinito. Inoltre è pragmatico e realista: ad esempio oggi ha silenziato per ragioni tattiche la critica al signoraggio e si muove – tuttavia senza rinnegarlo – su di un terreno meno ardito di quello a suo tempo proposto da Auriti.

Di fronte alla crisi economica e finanziaria, ma più in generale di fronte alla problematicità della modernità non è colpa di Grillo l’insufficienza della Sinistra: se Grillo ne condividesse le analisi sarebbe nient’altro che uno dei molti personaggi no-global del mondo dello spettacolo.

Grillo non è un Jovanotti che fa ridere, non è una Litizzetto con la barba. Grillo è altro, Grillo vuole un sistema diverso.  La sua è un’opera ri-creatrice, maieutica: rispetto alla Sinistra riformista sta più a Sinistra, perché attinge all’utopia della Sinistra e predica un Uomo nuovo ed un rifiuto dalla democrazia delegata e delegante.

Ma sta anche a «Destra», attingendo dalla Destra radicale gli elementi di analisi de-costruttiva del sistema presente, unitamente ad un certo rimpianto per il sistema del passato.

È Rousseau, ma è anche un po’ Vandea, è rivoluzione, ma (per ora almeno) pacifica, è Nasser, ma anche Ghandi. Certo è populista (in accezione non spregiativa), ma la definizione più esatta mi sembra possa essere quella di populista-futurista.

Il futurismo non è di Destra e non è nemmeno fascista, anche se il Fascismo fu abilissimo ad inglobarlo. Il futurismo è una rivoluzione che vuole distruggere e ricreare il Mondo, «liberare lItalia, mercato di rigattieri, daglinnumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli».

Il futurismo canta di un mondo nuovo, in cui «la magnificenza del mondo che si è arricchita di una bellezza nuova. La bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dallalito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia».

Ovviamente in termini di contenuti siamo spesso agli antipodi, ma se paragoniamo queste parole dei futuristi con quelle di Grillo, è possibile trovare in quelle di quest’ultimo e nel suo elogio della Rete lo stesso furore che faceva cantare a Martinetti l’elogio della tecnica e le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa, le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne e la volontà di creare un mondo nuovo.

Comune al Futurismo è di Grillo anche il giovanilismo, l’idea cioè che questa generazione è vecchia, incapace di capire ciò che sta accadendo e che occorra con urgenza sostituirla. Scriveva Martinetti: «I più anziani fra noi, hanno trentanni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier lopera nostra. Quando avremo quarantanni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!»

Certo manca in Grillo la poetica veemente di allora, ma chi legga oggi il manifesto del Partito futurista troverà molti elementi di una Sinistra rivoluzionaria, anticlericale, nazionalista, laicista, dirigista, che si prepara a «mutare geneticamente». Non è ancora il Sansepolcrismo, ma è in divenire. E infatti il futurismo politico entrerà nel Fascismo sansepolcrista, salvo poi allontanarsene dopo la sterzata «reazionaria» di Mussolini.

Ecco, dunque, che certamente il M5S ha  in sé – a prescindere dalle intenzioni dei fondatori – molti elementi che sono stati propri del Socialismo rivoluzionario e del protofascismo sansepolcrista, si avvale di un’analisi economica-politica-finanziaria elaborata per lo più all’interno del pensiero della c.d. Destra sociale, unitamente ad un certo ecologismo e a certi temi spiritualisti in chiave misterica e new-age, anch’essi presenti trasversalmente in movimenti sia di destra che di sinistra.

E tuttavia sarebbe sbagliato definire Grillo come fascista.

Il M5S è invece un soggetto «rivoluzionario», perché portatore di una visione del mondo alternativa a quella comunemente condivisa: e non è una rivoluzione essenzialmente politica quella di Grillo, è anzitutto una rivoluzione metapolitica.

È una rivoluzione di conoscenza e relazione e a causa di questa Grillo profetizza la disintegrazione del sistema politico attuale: non servirà la presa del Palazzo d’Inverno, perché la gestione del potere non sarà più lì.

Il Palazzo è vuoto, il Potere altrove. Se il potere poteva sostenersi sull’ignoranza e la menzogna, oggi è disponibile per tutti una vasta conoscenza, che libera l’uomo e annienta il potere. Lo strumento di produzione della conoscenza – per Grillo – è la Rete e la Rete è disponibile per tutti. Bloccare la rete è impossibile. Il vecchio potere è morto, i politici sono zombie che non hanno capito di essere morti. Il mondo sta cambiando strutturalmente e il potere si arrocca nel Palazzo a difendere un mondo che non c’è più.

Nel blog di Grillo è comparsa recentissimamente un’intervista con Michel Serres, dal titolo significativo «Il potere della conoscenza» ed in cui, pur sottolineando i rischi dell’uso di Internet afferma a proposito delle relazioni virtuali che si creano attraverso la rete: «In un certo senso gli uomini sono virtuali, sono virtuali nella maggior parte delle loro azioni. Cè una nuova conoscenza, un nuovo modo di pensare, un nuovo mondo in generale. Non so se si possa parlare di progresso. Posso solo dire che cè stato un cambiamento completo, un cambiamento di mondo».

Serres è quello che ha dichiarato: «Senza che noi ce ne rendessimo conto, e in un breve intervallo di tempo, (quello che separa i nostri giorni dagli anni Settanta) è nato un nuovo tipo di essere umano. Questo ragazzo, o questa ragazza, non ha lo stesso corpo, né la stessa aspettativa di vita di chi lo ha preceduto, non comunica secondo le stesse modalità, non percepisce lo stesso mondo, non vive nella stessa natura, nè abita il medesimo spazio. nato con lepidurale e in data prestabilita, grazie alle cure palliative non teme più nemmeno la morte. E poiché la sua testa è diversa da quella dei suoi genitori, conosce diversamente (...)»

Evidentemente c’è dietro questa Rivoluzione un’antropologia nuova (nasce la generazione Pollicino dei «nativi digitali») e una teologia politica, che possono essere sintetizzate così: l’uomo è Dio (questo – come vedremo – pensa Casaleggio!!!) e dunque nessuno può rappresentare altri. Solo noi possiamo rappresentare tutti noi.

Il vecchio potere poteva in un qualche modo essere luogo di rappresentazione: prima il Re rappresentava Dio, cui apparteneva la sovranità.

Poi, quando la politica si è affrancata dalla Fede, i Deputati rappresentavano il popolo, cui appartiene la sovranità. Anche in questa seconda fase Dio e l’uomo sono differenti.

Anche nella fase moderna della politica, quella segnata dal secolarismo e dalla laicità, si presupponeva che Dio, casomai esistesse, se ne stesse per conto suo. La politica era cosa degli uomini, che si organizzavano in strutture rappresentative.

Oggi, invece, dietro l’idea che l’uomo è Dio, si pone il problema della non rappresentatività dei singoli rappresentanti, della inadeguatezza della democrazia rappresentativa e della necessità della democrazia diretta: nessun uomo può essere rappresentato altro che da sé.

Lo strumento della democrazia diretta è la Rete. La Rete dà a tutti la facoltà di conoscere direttamente, di formarsi una coscienza, di decidere senza delega. La vita dei soggetti e la storia dell’Uomo è un accumulo individuale e collettivo di conoscenza e consapevolezza, che deve consentire ad ognuno di vivere il massimo della propria libertà in vista della possibilità di espandere al massimo la sfera del proprio essere.  L’uomo non vuole delegare la «cura» del proprio Sé ad altri e la Rete glielo consente.

La politica per Grillo è solo funzione, funzionalità, funzionamento, non c’è altro, il fine è la trasformazione del Mondo. Ed è qui, su questo tema, che Beppe Grillo (e la sua denuncia del sistema attuale, delle sue molte forme di oppressione fino ad allora espresse attraverso il linguaggio e le denunce desunte dai vecchi «guru» della «destra sociale») incontra il nuovo «guru»: Roberto Casaleggio.

Scrive Grillo: «Lo incontrai per la prima volta a Livorno, una sera di aprile, durante il mio spettacolo Black Out. Venne in camerino e cominciò a parlarmi di Rete. Di come potesse cambiare il mondo. Non conoscendolo lo assecondai. Gli sorrisi. Cercai di non contrariarlo. Temevo di ritrovarmi una chiocciola o un puntocom in qualche posto sensibile. Era molto convinto di quello che diceva.  Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco che invece che ai lupi e agli uccellini parlasse a Internet.  Mi descrisse webcasting, democrazia diretta, chatterbot, wiki, downshifting, usability, oggetti di interazione digitale, social network, legge di Reed, intranet e copyleft. Chiese se capivo. Disse che era importante. Ebbi, lo confesso, un attimo di esitazione. Strinsi gli occhi. Casaleggio ne approfittò. Mi parlò allora, per spiegarsi meglio, di Calimero il pulcino nero, Gurdjieff, Giorgio Gaber, Galileo Galilei, Anna di York, Kipling, Jacques Carelman e degli adoratori del banano.  Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie alla Rete. Aziende democratiche, persone al centro di ogni processo, intermediazioni economiche e politiche soppresse, libera circolazione di idee, abolizione della proprietà intellettuale. Ce nè abbastanza per rinchiuderlo. È un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile».

Casaleggio fa capire al genio di Grillo non solo quello che Mc Luhan aveva insegnato e cioè che il mezzo è il messaggio, ma che il messaggio (cioè la conoscenza) è l’uomo. La Rete avrebbe antropologicamente cambiato l’uomo, facendogli assumere la consapevolezza della sua infinita capacità di conoscenza: la Rete è la Conoscenza cumulativa che il «Nuovo Prometeo» sta rubando agli Dei, per donarla agli uomini.

Proprio Prometeo è il titolo del video più importante della «Casaleggio associati», una sorta di «Rivelazione della Rivoluzione» che si sta compiendo e che si completerà in futuro.



Questo è il testo:

«LUomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la Rivoluzione dei media con Internet alla fine del secolo scorso. Ogni cosa collegata ai vecchi media svanisce: Gutemberg, diritti dautore, radio, televisione, pubblicità. Il vecchio mondo reagisce: più restrizioni al diritto dautore, nuove leggi contro le copie non autorizzate, Napster, la società di musica pear to pear viene incriminata. Allo stesso tempo nascono le radiop gratuite in internet TIVO la televisione di Internet, permette di evitare gli spot, il Wall Street Journal va in rete, Google lancia Google News, ogni giorno milioni di persone leggono Ohmynews, il più grande quotidiano on-line scritto da migliaia di giornalisti, Flickr diventa il maggior archivio di fotografie della storia, You tube per i filmati, il potere delle masse fa emergere una nuova figura, il prosumer, produttore e consumatore di informazioni, chiunque può diventare un prosumer. I canali di notizie diventano disponibili su Internet, i Blog diventano più influenti, dei vecchi media, i giornali sono distribuiti gratuitamente, Wikipedia è la più completa Enciclopedia mai esistita, nel 2007 il rotocalco Life chiude, il New York Times vende la propria televisione e dichiara che il futuro sarà digitale. La BBC lo segue. Nelle principali città del mondo le persone sono connesse gratuitamente. Agli angoli delle strade totem stampano pagine tratte da blogs e rotocalchi digitali. Milioni di persone si stanno ora abituando ai tanti mondi virtuali di Internet. Le persone possono avere molteplici identità on line, Second Life lancia lAvatar vocale, i vecchi media danno battaglia, è imposta una tassa su ogn i schermo, giornali, radio e televisioni sono finanziati dallo Stato, scaricare illegalmente dal Web è punito con anni di carcere. Intorno al 2011 è raggiunto il punto di non ritorno: gli investimenti pubblicitari si spostano sulla Rete. Il giornale elettronico è un prodotto di massa, chiunque può leggere qualunque cosa su carta di plastica. Nel 2015 giornali e televisioni spariscono, il digitale terrestre è abbandonato, la radio va su Internet. Larena dei media è sempre meno popolata, soltanto il Tyrannosaurus Rex sopravvive: la Rete include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dellinformazione assieme a BBC, CNN e CCTV… Il concetto di informazione statica, libri, articoli, immagini cambia e si trasforma in flusso di conoscenza. La pubblicità è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto, esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, lautore di «Cultura Libera» diventa Ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second Life. Chiunque ha un Agav (agente-avatar) che cerca informazioni, persone, luoghi nei mondi virtuali. Nel 2022 Google lancia Prometeus linterfaccia standard degli Agav. Amazon crea Place, unazienda che replica la realtà. Puoi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. E reale! Nel 2027 Second Life si evolve il Spirit. Le persone diventano chi desiderano e condividono la memoria, le esperienze, le sensazioni. La vendita di memoria diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta. Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri. Lesperienza è la nuova realtà.»

L’Io si è fatto Dio. L’uomo ha rubato a Dio non solo la conoscenza delle cose, ma la conoscenza stessa della vita, il suo segreto: essa non è essenzialmente Bios, ma conoscenza.

Sembra l’antica seduzione del Serpente (così cara agli gnostici): se ne mangerete i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio.  Il corpo è solo un punto d’appoggio della Vita. La Vita è Coscienza e Conoscenza ed è potenzialmente immortale, perché potrà trovare e troverà infiniti supporti, infiniti mondi e tempi infiniti di infinite conoscenze per espandersi.

La Vita non è Bios, è Conoscenza collettiva a disposizione delle individualità. Matrix, Avatar, il cervello di ricambio, l’intelligenza artificiale, il mondo futuro, un universo ologrammatico: questa è la «fisica-metafisica», la teologia politica cui allude Grillo, senza che ne capiamo un bel niente.

Non è solo un altro Sistema, è un altro Mondo. Anzi è l’Altro Mondo portato di qua.  Un’altra promessa di Paradiso, un Eden low cost, ma che sta arrivando.

È il crollo della mente, la sostituzione dell’interiorità dell’Essere con la Esternità. Come ha scritto Michele Mirabella «la nuova consapevolezza fluisce oggi in un ambiente cosciente che si può considerare una sorta di secondo mondo sorto su una esternità che cresce e sinnalza come un grattacielo in costruzione. In questa dimensione sempre nuova e cangiante, si muove un sentire pensante che ci svela che siamo parti di un grande corpo, che siamo cellule pensiero che pensano e sono pensati da un pensiero liquido. Ora dopo tremila anni siamo ancora noi la metafora del mondo? La verità è chiusa forse nei cellulari. Tutte le informazioni che circolano nella noosfera, prima o poi tornano giù da noi, ma molti di noi, pur agendole, non le comprendono. Quelle informazioni sono state pensate e percepite, sentite da occhi e orecchie elettronici. Sembra paradossale ma quel pensiero del sentire che pure era nostro e che ci torna dalletere, per noi è pressoché inutile perché incomprensibile a causa della complessità e intensità dei tanti fenomeni che ha colto. Per supplire allassenza di informazioni da parte della mente, si rende necessario un sentire artificiale, pilotato dallesterno dai cosiddetti organi di risonanza, (i social network) dai quali dipendiamo come individui. Siamo alla mercé degli imperativi collettivi che corrono sui sentieri dei social network. Procedere sulla scena di un sentiero fatto di consapevolezza (di risonanza) che si dispiega in uno spazio nuovo, mentre ci trasmette descrizioni fondamentali sulla nostra vita sconosciuta, costituisce unofferta allettante»

Mi domanda un amica del PD: «Ma Grillo non poteva votare Prodi!?».

Rispondete voi, date le premesse: poteva Grillo votare Marini o Prodi? Gliene può interessare di un’alleanza coi «giovani turchi» o con il Sindaco di Firenze?

Ha votato Rodotà sapendo di scompaginare i giochi in casa PD (l’architrave di questo sistema) e questo gli importava, impedire al sistema di ricomporsi.

Enrico Letta ha scritto un libro, che si intitola «Costruiamo una cattedrale». Non so se avete capito, ma Grillo vuole costruire un mondo, un altro mondo! Capite la differenza?

Non dice a caso che vuole il 100% dei consensi: è che il suo sarà il Mondo del futuro. Non lo sta creando Grillo, lo sta creando l’Uomo, lo sta plasmando la Rete e lui ne è solo il Profeta, anzi un Profeta: altri ne sorgeranno. Qualcuno pensa di fermarlo con le «larghe intese»?

Il fatto è che la gente non è pronta a questa Rivoluzione, ma è d’accordo. Tranne chi è cattolico, la gente è d’accordo. Ha paura, ma è d’accordo.

Ricordatevi che all’inizio anche il computer faceva paura, Grillo li distruggeva nei suoi show…

Ma poi tutti, anche Grillo, hanno accettato la Rivoluzione informatica. E la Rivoluzione informatica è anche rivoluzione antropologica.

Non è che se Grillo crollasse nei sondaggi lo «tsunami» si ferma e tornano buoni i «giovani turchi»!

La Rivoluzione proseguirebbe sotto altre bandiere. La tecnologia, a meno di catastrofi planetarie, non regredisce e per fare opinione una vasta maggioranza è perfino un lusso. Pannella non ha mai governato, ma le sue idee sono oggi matrice comune. Il Partito d’Azione è morto prima di nascere, ma la sua visione del mondo è dominante in cultura e politica. La gente in realtà (anche la gente di sinistra, soprattutto la gente di sinistra) è e sarà ancor più d’accordo con le idee di Grillo, anche se non lo voterà: la differenza è che Grillo è veloce, gli altri lenti.

L’Uomo è Dio, esordisce il filmato di Casaleggio. Domando: tranne i cristiani (e gli islamici), chi la pensa diversamente? La supponente autosufficienza della stragrande maggioranza delle persone, la rivendicazione della felicità a propria misura, la ribellione ad ogni sottomissione, costrizione, norma, regola, l’anomia come condizione di esistenza, il fatto di rivendicare l’ «equivalenza» in base alla propria conoscenza (uno vale uno, dicono nel M5S, ma tutti lo pensano e in tutti i campi) non è forse l’idea comune che l’uomo non ha altro Io al di fuori di Sé?

Interrogarsi se Grillo stia a Destra o a Sinistra è come discutere del sesso degli angeli.  Diciamo che, se vogliamo ricondurre il M5S a schemi del passato, possiamo ritrovare in lui elementi di Destra radicale, populista, futurista ed elementi di Sinistra new age ed ecologista. Se è vero poi che Casaleggio si è formato anche sui testi di Gurdijeff, allora diciamo che il M5S ha la stessa imprevedibilità di questo strano pensatore.

Per Gurdjieff ci sono quattro vie per giungere alla «liberazione» e cioè per «ottenere» un «io», ovvero per «morire con onore e non come cani»: quella del fachiro, quella del monaco, quella dello yogi e la «Quarta via», cioè la sua, secondo cui un vero «io» può essere «creato» solo tramite una disciplina, un «lavoro» su di sé, una serie di «shock» coscienti autoindotti o meglio indotti da un maestro.

A me pare che Grillo stia applicando questo metodo all’Italia e che il compito del M5S sia quello di indurre una serie di «shock», capaci di far fare un «salto di coscienza» non tanto al sistema politico, quanto alla società: quando dice che la sua è una Rivoluzione Francese senza ghigliottina, dice la verità.  La sua non vuole essere infatti né una riforma, né una razionalizzazione del sistema, ma proprio una Rivoluzione, che adegui la società al Mondo Nuovo che si sta generando tramite la Rete.

Questa Rivoluzione non è essenzialmente di Destra o di Sinistra nel senso usuale, semmai come il Futurismo, vuole essere un’Apocalisse (cioè una Rivelazione) del Mondo Nuovo.

A questo scopo il populismo neofuturista di Grillo adotta semplicemente una strategia, che ricorda proprio quella di Gurdjieff, l’ispiratore – pare – di Casaleggio.

Gurdjieff durante la Rivoluzione russa scappò dal suo Paese con un manipolo di allievi, inventando una spedizione scientifica al monte Induc. Scrive Fabrizio Pinzetta che vi riuscì attraversando le zone controllate dalle guardie bianche e da quelle rosse con due lasciapassare: uno ottenuto grazie ad alcuni discepoli di origine aristocratica, l’altro ottenuto inventando di essere parte di una associazione internazionalista ispirata ai principi del socialismo. In prossimità dei posti di blocco si toccava il baffo destro o quello sinistro affinché i discepoli capissero quale passaporto esibire e come comportarsi.

Il rischio maggiore per Grillo non è lo «scauting» del PD, ma l’insipienza dei suoi. Per sua fortuna gli avversari sono pure peggio.

Domenico Savino


Copyright Associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE