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Perfetta omologazione
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Il sindaco di Roma Veltroni sottolinea la necessità di un consiglio di sicurezza in seno all’Onu che si occupi della questione ambientale, garantendo una drastica riduzione dell’effetto serra.
«Durante la prima giornata del Festival delle scienze 2008, in corso allAuditorium parco della musica di Roma, il presidente del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc), Rajendra Pachauri, aveva evidenziato i rischi corsi anche dal nostro Paese ribadendo la necessità di un cambiamento di stile di vita importante’, da attuare entro i prossimi sette anni. Il mondo - ha spiegato Pachauri - deve cominciare a ridurre le emissioni di gas serra altrimenti in alcune zone assisteremo ad un declino delle precipitazioni con danni irreversibili alla flora, alla fauna e in generale all’economia. Tra queste zone lItalia e il Mediterraneo che subiranno uno stress idrico sempre più grave con perdita conseguente di terreni verdi, di prati e di terra emersa’. Ad accogliere il monito del presidente dellIpcc, Walter Veltroni, che ha avanzato la richiesta dun consiglio di sicurezza allinterno dellONU per la difesa dell’ambiente, ‘con forme vincolanti in cui i governi possano prendere decisioni a livello globale. Ora, ha detto il sindaco di Roma, dobbiamo trasformare un problema grande come quello dei cambiamenti climatici in un traino sia per far crescere leconomia, che per salvare la Terra. La politica - ha detto Veltroni - deve capire che in fatto di emergenze climatiche non cè più nulla che non sia un problema globale. La sfida di oggi è cambiare una traversia in unoccasione. Se necessario - ha proseguito - possiamo immaginare di fare uneconomia di guerra contro linquinamento. Una guerra nella quale nessuno si può sentire al sicuro in nessuna parte del mondo sia». (1)

Il sindaco di Roma non perde occasione per omologarsi al pensiero dominante, alle convincenti correnti mondialiste, che gridano dai tetti dei media l’allarme «serissimo» del problema ecologico. Nessuna sorpresa; condizione per una buona «patente» europea.
Non c’è da meravigliarsi quindi se in questo sponsorizzato contesto ideologico nascano o mutino, adattandosi a tali forti contingenze, interi movimenti religiosi, se ambientalisti, ecologisti, animalisti si battano fino a dare la vita per salvare la «madre terra»!
La divinità femminile, fortemente in auge presso il pensiero «alternativo», strisciante nel sottobosco culturale della mentalità più comunemente diffusa, subdola afferma i suoi principi ispiratori, di guerra all’uomo biblicamente inteso.
Esagerazione?
Non credo.
Vi è una stretta relazione tra fenomeni tra loro apparentemente distanti, ma in realtà connessi in profondità ad una medesima prevalente matrice gnostica.
La spinta incalzante della figura femminile che ne esalta il mascolino vigore (come accade spesso di riscontrare in numerosi spot pubblicitari) creano uno scenario di donna autosufficiente - quasi ermafrodita! - in grado di far fronte meglio di chiunque altro (leggi altro uomo) a qualsiasi eventuale difficoltà pòstale di fronte dall’impervia lotta della quotidianità.
La donna non solo deve volare verso ruoli apicali (apparenti)  ai quali l’uomo sia arrivato, senza che debba esserle nulla precluso (ed in questo, concediamo, nulla di male), ma (ed in questo è l’inganno!) deve a priori fare a meno della figura maschile, che in quest’ottica, per lei, rappresenta nulla o solo qualcosa, ma soltanto nei limiti strettamente necessari ad un biologico procreare (o nei casi estremi quale semplice oggetto di piacere).
La donna moderna difficilmente sentirà se stessa realizzata come domina e signora della propria famiglia e casa; difficilmente rinuncerà a tutto pur di ottenere la vita (sua e dei suoi); nessuno la esige tanto, neanche Dio!

Ma sappia che tutto dovrà subordinare alle scelte fondamentali della sua esistenza: se deciderà di avere famiglia, il resto deve venire dopo.
Perciò stesso dovrà accettare il marito come «capo» e dovrà non rassegnarsi, ma imparare ciò che a lei sia più connaturale, ossia dovrà apprendere come «pulsare come cuore» della famiglia.
Se la donna dovesse (coma la società vuole che sia) «portare i pantaloni» in casa, e se l’uomo abdicherà al suo ruolo fondante di perno della vita nascente e comunitaria - seguendo la corrente omosessualizzante (anch’essa subdolamente quanto efficacemente diffusa), che lo rende inerme e smidollato caratterialmente, del tutto sessodipendente, deviato spiritualmente, incapace di seria ascesi e consegna di sé - il timone della barca passerà in mano alle incentivate donne moderne, le quali di fatto senza marito (per scelta propria ingannevole o costrette dalla resa di costui), si approprieranno della «vacatio» creatasi in seno al nucleo famigliare, fagocitando gli affetti ed i sentimenti di eventuali figli, vittime estreme di un bisogno insoddisfatto d’amore.

Non ci obietti il lettore che questo nulla ha a che vedere con Veltroni e l’emergenza planetaria da lui lanciata; medesimo è il punto d’origine, identico il sistema di pensiero; la stessa idolatrica repulsione per il vero e per il bene, attraverso un’apparente ed ingenua difesa di nobili valori,si assiste al capovolgimento dei valori supremi.
L’ecologista di fondo che cosa crede?
«Lapproccio neoumanista allecologia si basa su un fondamentale principio: ‘il valore esistenziale degli esseri viventi dovrebbe avere precedenza sul valore di utilità’» (2).
Perfettamente condivisibile, se non significasse subordinare Dio ed i suoi diritti (e pertanto anche i veri diritti dell’uomo) alla tutela di Gea o di Gaia (3).Una prova di ciò?
Avete mai parlato con un ecologista che sia contro l’aborto?
La maggior parte di essi sosterrà sofisticamente la «prevalenza» del diritto della madre su quello che nella sua testa forse non è neppure un uomo.
La vera ecologia, appunto!Pulizia di sgraditi ingombri uterini, non programmati a tavolino.

Stefano Maria Chiari



Note

1) Da http://www.rinnovabili.it/veltroni-per-lambiente-serve-uneconomia-di-guerra-700261
2) Da http://www.unmondopossibile.net/articolo/art0344.htm
3) L’ipotesi Gaia è una teoria formulata per la prima volta dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979 in «Gaia. A New Look at Life on Earth». Nella sua prima formulazione l’ipotesi Gaia, che altro non è che il nome del pianeta vivente (derivato da quello dell’omonima divinità femminile greca, nota anche col nome di Gea), si basa sull’assunto che gli oceani, i mari, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento degli organismi viventi.

Da http://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_Gaia


 
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