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I due Stati-canaglia rimasti
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«Avevano dei coltelli...delle spade»:  così sento dire a Simona Katz (sorella di Fiamma Nirenstein) a Radio Radicale. Questa è la versione israeliana che emerge nelle prime ore per giustificare la strage di attivisti non-violenti che cercavano di raggiungere Gaza su sei navi con 10 mila tonnellate di aiuti umanitari.  E’ facile immaginare le telefonate frenetiche delle prime ore da parte di Radio Radicale e dei media italiani: diteci quali menzogne dobbiamo diffondere, dateci istruzioni.

«Hanno fatto resistenza... coltelli, spade... c’è stato un corpo a corpo...», farfuglia Simona Nirenstein in Katz. Dei commandos giudei addestrati per debellare nemici trincerati e armatissimi, calatisi da elicotteri Apaches super-armati, affiancati da due lanciasiluri d’assalto, stavano per essere sopraffatti da pacifisti con coltelli. Hanno «dovuto» sparare. 

Ebbene, questo vi basti: avete creduto ai 17 arabi che in USA hanno dirottato quattro aeri armati di taglierini per il cartone; vi siete bevuti le storie lacrimose sui razzetti di Hamas che rompevano le tegole di Sderot; potete bervi anche questa.

La menzogna ufficiale si evolve nelle ore. Verso le 10 e mezza, un giornalista di Al Jazeera riferisce che i comandi israeliani hanno detto: i nostri commando si sono trovati sotto il fuoco (under fire). I coltelli sono diventati mitragliatori. Pacifisti con mitragliatori, Israele è minacciata nella sua stessa esistenza.



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Pro-Palestinian activists, wearing life jackets, pray on board the Turkish ship Mavi Marmara as they sail in the international waters of the Mediterranean Sea as part of a humanitarian convoy late May 30, 2010. Picture taken May 30, 2010. Israeli commandos stormed Gaza-bound aid ships on Monday and at least 10 pro-Palestinian activists on board were killed, unleashing a diplomatic crisis and charges of a "massacre" from the Palestinian president



«Le nostre autorità  avevano intavolato trattative con gli attivisti», dice Simona Katz: «avevano proposto di consegnare gli aiuti a Israele, che li avrebbe distribuiti: si sono rifiutati».

Le famose, ben note trattative israeliane.

Avi Benayahu
   Avi Benayahu
La menzogna ufficiale tarda un poco a concretarsi. Secondo Le Monde, il generale Avi Benayahu, portavoce dell’esercito ebraico, ha detto: «Non so chi ha dato l’ordine di sparare, è ancora troppo presto». Aggiunge però: «La marina agisce secondo gli ordini e le consegne di fuoco sono chiare: i soldati erano stati avvertiti di non cedere a provocazioni. Avevamo pronti dei modelli per questa operazione, ma la vita è più complicata dei modelli. Eravamo preparati a una missione di polizia per contenere delle violenze, ma ci siamo trovati di fronte a una violenza di tipo terroristico».

La nota violenza terroristica, che mette in pericolo l’esistenza stessa dello stato nucleare.

Evidentemente il quadro della menzogna non è stato ancora completato e reso plausibile. Tanto che l’esercito delll’unica democrazia dle Medio Oriente vieta alle testate giornalistiche israeliane di parlare della strage.

In mancanza di istruzioni, le nostre tv parlano delle  manifestazioni scoppiate in Turchia dopo la notizia. Cattivi, questi turchi, si sono radunati attorno all’ambasciata israeliana, anzi minacciano persino l’abitazione privata del console israeliano a Istanbul.



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Palestinians carry a mock coffin draped with a Turkish flag during a protest at Gaza's seaport May 31, 2010, against Israel's interception of Gaza-bound ships



A Rai News (quella che diffonde i proclami della Nirenstein contro i siti «antisemiti») dà la parola al corrispontente RAI a Gerusalemme, quello che ci ha commosso mostrandoci le tegole rotte di Sderot mentre  avveniva il massacro di Gaza con bombe al fosforo, artiglieria pesante e armi proibite. Costui racconta che i rapporti di Israele con la Turchia erano già molto tesi, e si sono aggravati da quando il governo turco e quello brasiliano hanno raggiunto un accordo con Ahmadinejad per lo scambio di materiale nucleare iraniano: «Una  provocazione per Israele», dice il Pagliara. Del resto, anche Alfredo Mantica sottosegretario agli esteri, ha ricevuto istruzioni: la flottiglia della pace, dichiara all’Ansa, stava commettendo una «provocazione» contro Israele (1).

La diplomazia è, sì sa, una provocazione per Israele. Per Israele è una provocazione la semplice esistenza di altri Stati, altri esseri umani in società. Israele manda i suoi assassini ad ammazzare avversari politici – che non riconosce come tali, sono solo «terroristi» – con passaporti inglesi, australiani, neozelandesi, senza nemmeno scusarsi: evidentemente, anche gli Stati occidentali che emettono quei passaporti non hanno esistenza legittima, sono solo strumenti del potere israeliano. 

Alcune navi-carretta della flottiglia della pace battevano bandiera turca: stato che non merita di esistere, perchè è «provocatore».  Così si aggrediscono le navi fuori dalle acque territoriali israeliane: le acque territoriali israeliane sono estese a tutto il mondo, lambiscono tutte le coste,  dovunque Israele ha il diritto di colpire, affondare navi di qualunque bandiera, mandare i suoi assassini dentro qualunquer Stato sovrano per comprevi i loro crimini; dovunque c’è una lobby ebraica che – tanto – soffoca la verità, che intimidisce, che censura.

Israele lo fa direttamente, oppure attraverso il suo grosso servo, il golem che manovra, gli Stati Uniti.  Basta guardare la mappa del luogo dove un presunto siluro nord-coreano ha affondtao la corvetta sud-coreana; è a due o tre miglia dalla costa della Corea del Nord. Lì, nelle acque territoriali di  Pyongyang, avveniva una imponente esercitazione aeronavale congiunta, con scopi evidentemente di intimidazione; la Corea del Nord è nella lista degli Stati-canaglia, dunque non ha diritto ad  acque territoriali. Non ha diritto di esistere. Le sue navi possono essere intercettate da navi da guerra americane e perquisite. Quante «esercitazioni aeronavali» congiunte avvengano ogni giorno sotto le coste degli stati che USA e Israele non riconoscono, o si sa solo se e quando accade un incidente, quando c’è una reazione.

Del resto, l’aveva  dichiarato il governo americano nel settembre 2002, emanando la nuova strategia di sicurezza nazionale americana: lì Washington aveva proclamato il suo diritto storico ad usare la forza armata «contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualunque Stato» che l’America, a suo insindacabile giudizio, giudichi pericoloso «per la sua sicurezza nazionale».

Qualunque Stato, si noti. Non esclusi gli alleati,come segnalava il giornalista William Pfaff in un articolo di allora: ciò, diceva Pfaf, «liquida l’ordine che ha governato le relazioni internazionali fin dal trattato di Westfalia nel 1648».

Il trattato di Westfalia riconosceva la sovranità degli Stati, come fondamento della legittimità internazionale. Con la nuova dottrina, l’America dichiarava così illegittimo ogni Stato. Si arrogava l’uso unilaterale della forza contro qualunque Stato, e per di più in modo preventivo:  atto che configura un crimine di guerra secondo la Carta dell’ONU.

Allora, alla Casa Bianca c’era Bush. Con Obama, non è cambiato niente. L’America tortura  prigionieri (in Iraq con l’aiuto degli aguzzini del Mossad), non riconoscendo loro la dignità di combattenti. (Mossad Does Interrogations in Iraqi Jails: Human Rights Group)

L’America viola ogni giorno la sovranità del Pakistan, ammazzando gente dei villaggi pakistani coi droni e i commandos. L’America di Obama ha fatto fallire l’accordo stilato da Turchia e Brasile con l’Iran, e che avrebbe posto fine alla «questione nucleare iraniana»: segno che per Obama (o chi lo manovra), non solo l’Iran non ha diritto ad esistenza, ma nemmeno Turchia e Brasile.

Mentre scriviamo, tre dei sottomarini che la Germania ha regalato a Israele sono sotto le coste iraniane, armati di missili a testata nucleare.

USA e Israele continuano a minacciare l’Iran, Israele minaccia la guerra al Libano, minaccia la guerra alla Siria, ha una gran voglia di far la guerra – sono passati due anni dall’ultima, i grilletti giudaici fremono.

Gli USA occupano da dieci anni l’Afghanistan e tutt’ora vi danno la caccia a «terroristi». Da sette occupano l’Iraq, hanno provocato un milione di morti e due milioni di profughi, e non gli basta mai. 

II Pentagono ha lanciato un programma di «guerra non convenzionale», firmato da Obama, con cui si arroga il diritto di compiere operazioni  clandestine di guerriglia in paesi «con cui non è tecnicamente in stato di guerra».

L’America, bisogna cominciare a dirlo, sporca il mondo. Da settimane tonnellate di greggiosono vomitate nel Golfo del Messico. Bisogna dargliene atto, alla British Petroleum, aveva trovato un giacimento ricchissimo: dopo la prima frattura, se n’è aperta un’altra e poi una terza, che vomita milioni di litri di sporcizia nera e vischiosa. Ma chi aveva autorizzato la perforazione marina nel pieno del mare in cui nascono i cicloni tropicali,  in aque internazionali, a profondità di millecinquecento metri?

Barak Husssein Obama, esecutore dei voleri di Bush e dei molteplici padroni dell’America: giudei, petrolieri e finanzieri.

E adesso, scopriamo che i dissennati operatori, che gli Stati Uniti d’America, non hanno la tecnologia per tamponare la falla. Stanno facendo pietosi tentativi. Obama si fa riprendere sulle coste della Florida mentre raccoglie pensoso un briciolo di morchia, davanti ad un mare nero di petrolio. Sempre con quest’aria «cool», un po’ sprezzante, del negro saputo: la cosa finisce per irritare, diciamolo.



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Non sanno cosa dire, le cosiddette «autorità» americane. Diramano un comunicato  in cui dicono: «E’ la più grave catastrofe ecologica della storia americana»: già, chi l’avrebbe detto? Ma qui l’originalità non sta nella scoperta. Sta nella menzione di «Catastrofe» solo americana. Evidentemente,  gli altri Stati smerdatì dalla loro avidità di petrolio, non esistono, non sono degni di menzione, nè di scuse. Eppure il liquame sta uscendo tra Messico, Cuba e le isole francesi; sta uscendo nei pressi del luogo dove si forma la corrente del Golfo, il cuore termico del pianeta. Tra qualche mese o settimana, tifoni aiutando, non è improbabile che la macchia sporca e oleosa si stenda per tutto l’Atlantico, e finisca alle coste d’Inghilterra: ultimo dono della storica «special relationship». Gli inglesi se la sono voluta. Del resto, la Casa Bianbca non si scusa. Non ha fatto lo stesso anche con l’esportazione della crisi finanziaria? Ci ha sparso nel mondo titoli tossici, spazzatura del suo potere devastatore mondiale. Come avvelena i Paesi che occupa con l’uranio impoverito.

I nostri media aspettano la versione ufficiale dei fatti. In un paese normale, in un’Europa non serva noachica, sarebbero censurate quelle menzogne, sarebbe censurata la Katz, sarebbe censurata la Nirenstein. Invece, è la Nirenstein che vuol censurare noi e ci riuscirà: la verità è «antisemita», la verità è «una provocazione».

Alla radio, sento leggere i comunicati dell’armata israeliana, che finalmente cominciano ad arrivare: i pacifisti potentemente armati, terroristi...

Sì, c’è una striscia enorme di sporcizia che infetta il mondo, una marea di spazzatura e di lordume, e viene dall’America e da Israele.  Sì, ci sono due soli Stati-canaglia, nel mondo.




1)
Alfredo Mantica, di AN ossia del partito della Nirenstein, s’è affrettato a giustificare Israele nella sua veste di sottosegretario agli esteri: «Non ho ancora elementi sufficienti per capire cosa sia successo ma la questione era nota da giorni. Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico. ossiamo discutere sulla reazione israeliana  ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda». Mantica, con la sua anima di servo, ha addirittura prevenuto le giustificazioni del ministero degli esteri israeliano. «Lo scopo degli organizzatori della flottiglia di attivisti filopalestinesi non era di portare aiuti umanitari a Gaza ma di attuare una “premeditata provocazione” ai danni di Israele. Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri israeliano Dany Ayalon in una conferenza stampa stamane a Gerusalemme. A suo dire almeno due pistole, oltre a armi da taglio e contundenti, sono state trovate in possesso di passeggeri delle navi fermate dalla marina militare israeliana. Ayalon ha giustificato l'assedio israeliano della striscia di Gaza affermando che la libera apertura di un corridoio navale con Gaza permetterebbe l'afflusso di armi e terroristi nella Striscia con l'intento di colpire Israele. Ayalon ha esortato gli Stati i cui cittadini si trovano tra i passeggeri della flottiglia a collaborare assieme a Israele per calmare gli animi infuriati delle rispettive opinioni pubbliche e arrivare alla chiusura rapida e per quanto possibile pacifica dell'incidente, nel quale almeno una decina di attivisti filo-palestinesi sono stati uccisi.



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