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Per chi votare?
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Ricevo questa lettera:

«Gentile Direttore,

leggendo i vari articoli su Effedieffe, sono d’accordo con Lei riguardo il panorama politico altamente desolante. Cosa ne pensa del Movimento Io Amo l’Italia di MagdiCristiano Allam? A me sembra veramente un bel programma... difende la vita, la famiglia, la Patria... direi un cattolico autentico. Mi sembra una persona sincera, di buona volontà e pieno di sano realismo.
(http://ioamolitalia.it/)

Emiliano P.
»


Se vota Allam, fa un’opera di bene: il personaggio ha estremo bisogno di attovagliarsi e assicurarsi un reddito. Da gran tempo son finiti i 300 mila dollari del premio Dan David, che Israele gli ha tributato per meriti sionisti; non ha più il lucroso posto come «vicedirettore ad Personam» (sic) del Corriere della Sera, da cui è stato licenziato nel 2008 non essendo più utile alla disinformazione ebraica; esauriti i vantaggi della sua pubblica «conversione» battezzata dal Papa (padrino il ciellino del Pdl Maurizio Lupi). Non avrà più il posto di parlamentare europeo che gli è stato dato dall’UDC. I diritti d’autore dei suoi libri: «Viva Israele», «Grazie Gesù» e «Amo l’Italia», sono ormai poca cosa. Che cosa può fare? Tornare al giornalismo è escluso: è stato il giornalista forse più incapace che abbia mai conosciuto, uno screditato che quando non ha la notizia caccia qualche balla (vedi su Wikipedia)... Lo voti, lo voti. Ha bisogno di quei 15 mila mensili più benefit.

Spero avrà colto, caro Emiliano, un filo di ironia nella mia risposa. In breve, ritengo Magdi «israeliano» Allam un eccezionale opportunista e abilissimo arrampicatore; l’elenco delle sue virtù finisce qui, e infatti perde le poltrone che riesce a guadagnarsi perché qui occorre qualche qualità oltre l’opportunismo.

Il fatto è, caro lettore, che non basta votare chi dice le cose giuste; bisogna vedere chi le dice. E se ha la capacità e anche solo la volontà di attuarle. Quante cose giuste non ci ha detto Berlusconi?

Capisco e mi commuove la sua santa ingenuità: lei, vedo, è uno di quelli che leggono i «programmi» e sono alla ricerca del programma «ideale» secondo i suoi desideri e le più nobili aspirazioni. Per chi votare? Ma per chi proclama «Dio, Patria Famiglia», è così semplice... E tutto migliorerà.

Non consiglio certo «per chi votare». Dirò quello che forse farò io, ma prima le occorre un quadro reale della situazione politica italiana, al di fuori dei sogni.

Punto primo: Il PD governerà. Ha la maggioranza elettorale. Lo farà associandosi con Monti, per proseguire il programma di Monti, letale per l’Italia, ma «ce lo chiede l’Europa» e quindi con Casini, Fini, Rutelli. Recentemente i due compari si sono incontrati (all’alba, e lo hanno negato) e si sono accordati sulla spartizione: Bersani capo del governo, Monti super-ministro dell’Economia o degli Esteri (forse tutt’e due: «lo chiede l’Europa»), Draghi al Quirinale e Casini alla presidenza del Senato... Una spartizione democristo-comunista in piena regola, un classico della «politica» italiota.

Però attenzione: stando a certi sondaggi, nell’ultimo mese il PD ha perso il 6% dei consensi. Forse nell’elettorato di sinistra serpeggia qualche dubbio che un governo lacrime e sangue «che ci chiede l’Europa», asservito a Bruxelles e alla Merkel, con Monti che comanda in economia (completandone la rovina) e Bersani che farà finanziarie su finanziarie in piena recessione, sia qualcosa «di sinistra». Forse là si provano mal di pancia ad essere costretti a ingoiare Casini, e si è tentati da Ingoia & Finocchio. Ma forse, più banalmente, il motivo è un altro.

Berlusconi sta rimontando. Il vecchio guitto puttaniere, esagerando con la sue datate gag comiche e le apparizioni in TV rispolverando senza vergogna vecchie promesse già tradite, sta recuperando una parte consistente del vecchio elettorato. Incredibile, ma è inutile ripetersi ancora una volta la superficialità abietta, mentalmente e moralmente, della maggioranza dell’elettorato italiano. Lo sappiamo già. Dobbiamo prenderne atto. Intendiamoci:

Berlusconi perderà. Quello a cui punta, è avere abbastanza seggi al Senato (grazie all’orrido Porcellum e all’alleanza con Bobo) da togliere al PD la maggioranza nella seconda Camera, e quindi da rendere instabile Bersani, e trarre dalla situazione qualche vantaggio per sè, aggravando il caos generale. E in questo può riuscire. Come mostra il sondaggio qui sotto:

Coalizione di Centrodestra:
31,8 % Lega Nord: 6,4; La Destra: 2,7%; PDL 20,1; FDI 2,0%; Grande Sud + altri (0,6)

Coalizione di Centrosinistra:
32,0% entro Dem. + altri CSX (0,5%); PD 27,2%; SEL 4,1%; PSI 0,2%;

Coalizione di Centro:
15,6% FLI 0,9%; UDC 3,2%; Scelta Civica 8,1%

M5Stelle: 0,7%;
Rivoluzione Civile: 5,6%
Amnistia Giustizia e Libertà: 1.3% ;
Fermare il declino: 4,5%;
Altri: 1,9%


Non importa chi è il sondaggista, e i dati possono cambiare un poco. Ma la situazione è sostanzialmente questa. I caos è assicurato, e lo spread schizzerà alle stelle, le tasse nuove ci dissangueranno, Befera impazzerà, l’abisso greco ci attende. Per chi può votare un benintenzionato che non appoggia Monti, Bersani e Casini, né Vendola?

Mi limito ad elencare le opzioni realiste, senza preferirne l’una o l’altra. Tenga presente il lettore che andare a votare, oggi, è operazione sconsigliata a chi non ha lo stomaco forte. Per decenni, Indro Montanelli esortava a «turarsi il naso» e votare DC; oggi chi si decide a votare deve turarsi oltre il naso, tutti gli altri orifizi naturali, e in più indossare uno scafandro contro le contaminazioni ABC (atomiche-batteriologiche-chimiche) acquistabile nelle botteghe di surplus militare, che si avrà cura di smaltire poi come rifiuto speciale, a 2.000 gradi centigradi, per dissipare tutta la cacca, il marciume e le spirochete in cui bisognerà affondare fino al ginocchio per arrivare al seggio.

Detto questo, ecco le opzioni:

Votare per il movimento di Grillo. Ha ancora una buona percentuale, anche se la sua funzione come sturacessi (ossia sciacquone dei parlamentari che oggi incrostano le Camere) si sta indebolendo. Ma almeno è il solo che ha proposto un referendum sull’euro. E sarà, se non un ostacolo, un impiccio alla «strana maggioranza», ossia all’ammucchiata Pd-Casini-Berlusconi che può benissimo riproporsi come «ultima salvezza», dando di nuovo pieni poteri a Monti di devastarci, e che avranno la faccia tosta di chiamare «grande coalizione» giustificandola col fatto che (ha indovinato!) «ce lo chiede l’Europa». Il voto per Grillo, inoltre, non richiede il turarsi di troppi orifizi. È già qualcosa.

Accodarsi al vecchio guitto e al suo successo. Suggerirei di non votare per lui ma di preferire i gruppuscoli nati da frammenti del Pdl, e che comunque sono apparentati con lui. Ciò nella speranza che, essendo in quei gruppuscoli anche persone ragionevoli e pulite, dando loro forza nella galassia, possano controllare e magari condizionare il Cavaliere. Che, tanto, presto dovrà darsi alla latitanza, inseguito da sentenze definitive, mandati di cattura e interdizione da pubblici uffici, e ridotto in miseria dalla ex-moglie, lasciando il partito a se stesso. Speriamo.

In questo campo, c’è una scelta abbastanza alta. Con gradi diversi di vomitevolezza.

Si può votare Crosetto e (se proprio vi piace) la Meloni. Certo, con loro vi beccate anche La Russa. E Bobo Maroni, magari, alla Regione Lombardia. Fortuna che in farmacia dispongono di medicinali anti-emetici, molto utili per reprimere il vomito.

Potete votare Tremonti e il suo movimento. È quello che personalmente appoggerei. È una sorta di terzo incomodo fra Bobo e Silvio e le sue mattane, è contrario a Monti e sa spiegare perché, mi spiacerebbe se la sua posizione sparisse dalla tribuna politica.

Oppure Storace: incredibilmente, questo rovinoso ex governatore del Lazio è dato dai sondaggi, come nuovo governatore del Lazio, al 33%. L’Incredibile Hulk. È notoriamente un tipo rozzo e senza scrupoli. Lo dimostra l’ultima sua uscita: l’offerta ai radicali di apparentarsi alla sua lista (Destra, ricordiamo), subito accettata da Pannella. (Cominciate a sentire lo sciacquio di liquame sotto le scarpe? Vi avevo avvertiti). Del resto, Pannella non ha tutti i torti: stava con la «sinistra» cosiddetta in Regione, ma il PD non ha voluto ricandidare i due consiglieri radicali uscenti, Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo: che sono i due soli che hanno scoperchiato il marciume di spese e sprechi folli di cui godevano tutti nella Regione Lazio, da Fiorito alle «sinistre» (zitte zitte), dando la stura alla necessaria «moralizzazione» e provocando l’attenzione dell’opinione pubblica sullo scempio. È una colpa che il PD, coi suoi attovagliati presenti e futuri, non perdona: fuori i disturbatori del truogolo! Storace dava la possibilità ai radicali di ripresentarsi nella sua lista, facendo a meno del quorum necessario. Vedete dove è andata a finire la «democrazia»... Come che sia, Hulk ha fatto un passo indietro, ma è riuscito probabilmente ad innescare una scissione nel Partito Radicale – siamo nel regno delle particelle subatomiche – che può finire anche nel rovesciamento di Pannella: era ora, è l’ultimo dittatore sopravvissuto, sta al suo posto da più tempo di Gheddafi e di Fidel Castro. Ma forse invece è Pannella che vuol uccidere il suo partitino, perché non sopporta che gli sopravviva: come il reverendo Jones, ha ordinato a tutti i suoi adepti di bere il cianuro, e molti lo stanno facendo. Una grandiosa tragedia in una goccia d’acqua.

L’altra possibilità è votare per Oscar Giannino. Non credevo né credo che possa toccare davvero il 4,5% dei consensi. Ma se è così, varrebbe la pena di rafforzarlo, e di avere la sua presenza tra gli attovagliati di destra-sinistra-centro. È intellettualmente onesto, competente di economia, brava persona. Naturalmente si può obiettare che è un fanatico del liberismo globale, un adepto provinciale della scuola di Chicago, un predicatore di privatizzazioni e dismissioni, un fautore dell’abolizione del contante; propone di restare nell’euro e di pagare il debito, come vuole la Merkel a nome dei creditori. Tutto vero: ma obiettare così, è come dire: “non vado in quel ristorante perché il cuoco è ateo”. Non importa se sia ateo, ma se sa cucinare. Giannino, con 4,5% se va bene, non ha alcuna voce in capitolo sulla nostra permanenza nell’euro (lo vogliono già Monti, Casini e Bersani che insieme fanno il 48%, e pure il Pdl: una maggioranza pro-euro dell’80%, in parlamento). Ma quando urla allo «Stato ladro e super-tassatore che uccide imprese e suicida imprenditori», Giannino ha ragione. Ed identifica esattamente i colpevoli nell’alta burocrazia che ha interesse allo status quo, a cominciare dalla onnipotente Ragioneria di Stato.

Spieghiamoci: abbiamo contro due nemici opposti. Il liberismo globale finanziario e speculativo scatenato è il nemico esterno. Ma lo «statalismo dei parassiti» divoranti, insaziabili e soffocanti è il nemico interno. La nostra battaglia è più difficile appunto perché è su due fronti. Ma il nemico interno è il più vicino, il più dannoso, il più urgente da battere affamando la bestia, e lì Giannino è un alleato.

E l’Italia ha fortemente bisogno di ricette liberalizzatrici, dato che è l’ultimo Paese rimasto dove impera il socialismo realizzato. È il Pese dove il settore pubblico è il massimo colossale datore di lavoro, il più gigantesco spenditore e la azienda più titanica sequestrando il 52% della ricchezza nazionale, l’unico dispensatore di commesse e posti, con 800 miliardi che ci prende dalle tasche per sé. Dunque una serqua di imprese nominalmente private lavorano non perché «mercato» (che non esiste) bensì per Stato, regioni, Comuni, ASL, municipalizzate pseudo-privatizzate, eccetera, e non vincendo aste e concorsi: facendo scambi di favori a pagando mazzette. È la spesa pubblica enorme e schiacciante, che è l’origine della corruzione dilagante. È lo statalismo per i miliardari pubblici e parassiti strapagati come Befera (il doppio del presidente USA Napolitano (il quintuplo della Regina Elisabetta), dei milioni di burocrati piccoli e grandi che mettono ostacoli, depredano, riducono alla fame, alla chiusura di aziende produttive, di partite IVA di artigiani. E tutti coloro che poppano alla greppia di noi contribuenti sono ovviamente tutti per l’aumento delle tasse che decreterà Bersani, perché altrimenti dovrebbero ridurre i loro porci emolumenti e grassi benefici, e non vogliono.

Ha ragione Giannino ad urlare che non bisogna tassare più, che per fermare il declino bisogna tagliare anzitutto la spesa pubblica. E che la ricetta di Monti-Bersani porta alla sicura rovina.

Riporto da un sito suo, o filo-Giannino, elementi per capire che altri governi hanno usato la ricetta contraria a quella di Monti, tagliando le spese pubbliche e tagliando pubblici dipendenti.

«...Oggi, le tasse in Svezia sono inferiori a quelle italiane e la spesa pubblica è stata tagliata per un importo pari al 18% del PIL. In Italia il 18% del PIL corrisponde a oltre 300 miliardi di euro. Il Paese si è ripreso, ha ridotto la disoccupazione e il debito, nel 2012 il PIL è cresciuto di circa 1,5%.

L’Irlanda ha ridotto la spesa pubblica di un importo che in Italia corrisponderebbe ad un taglio di circa 180 miliardi di euro. L’Irlanda nel 2012 ha superato tutte le previsioni indicate dalla troika con un avanzo di bilancio del 10%.

Anche l’Inghilterra non ha scelto la strada del professore. Taglio imponente della spesa pubblica, in media del 20% per ogni ministero, licenziamenti programmati di 500.000 dipendenti pubblici. Entro il 2015 il taglio sarà di 100 miliardi di sterline. Cameron, inoltre, ha diminuito le aliquote fiscali fino al 26% con l’obiettivo di raggiungere il 22% nel 2014. Ha stanziato importi da destinare esclusivamente agli investimenti delle imprese affinché potessero innovare.

Ma se l’unica soluzione per un Paese che ha 800 miliardi di spesa pubblica e che arrivi anche al 60% di tassazione è aumentare ancora le tasse, non c'è dubbio, questo Monti non è un economista né un liberista».

Tutto sommato, a pensarci bene, forse finirò per votare Giannino. Se trovo il modo di superare lo schifo. Qualcuno può prestarmi la maschera antigas e gli stivali ascellari di gomma da spurgatori di pozzi neri?

Lo so, nessuna scelta è soddisfacente. Ma la sconfitta consiste proprio in questo: che non si hanno più opzioni se non schifose, e noi – noi non di sinistra siamo stati sconfitti per il tradimento e il vergognoso comportamento di Berlusconi e suoi compari arraffoni alla Fiorito, Minetti, Polverini, Bossi, Calderoli, ecc. (la lista è chilometrica): come ho già detto, è il fallimento di un ceto che non ha saputo né voluto essere classe dirigente nazionale. D’altra parte, come si dice, la politica è l’arte del possibile: ed io ho indicato le possibilità concrete rimasteci.

Naturalmente lei può votare Magdi Arrampicato Allam. Faccia pure. E resta l’ultima opzione la più pulita: restarsene a casa. Però ha uno svantaggio, che chi non vota non conta, e non viene conteggiato. Chi non c’è ha sempre torto.

È la demokràzia, ragazzi.

Maurizio Blondet

(articolo pubblicato il 21 gennaio)


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