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Il bel risultato della libertà di finanza
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Questo grafico del New York Times mostra le esposizioni incrociate dei cinque Paesi pericolanti della zona euro; ossia quanto le banche dell’uno hanno comprato di titoli pubblici dell’altro, e quanto rischiano di perdere se uno degli Stati fa default. Gli Stati sono i famigerati PIIGS, e le cifre dei rispettivi debiti e crediti sono state convertite da euro in dollari. Il grafico vorrebbe dimostrare la debolezza e l’irresponsabilità dei deboli. In realtà dimostra ben altro: ossia che a rischiare di più sono le banche e gli speculatori dei Paesi forti, in primo luogo la Germania.

La grossezza delle frecce è rivelatrice. Quelle che uniscono i PIIGS sono relativamente sottili. Ma osservate le frecce grosse e spesse che esprimo i debiti dei PIIGS verso Germania, Francia e Gran Bretagna. L’Italia, che ha un debito di 1.400 miliardi di dollari, ne deve 511 alla Francia: il che significa che le astute banche francesi hanno comprato titoli di debito italiani per una cifra pari al 20% del prodotto interno lordo francese. Un oculato investimento, non c’è che dire.

E le banche tedesche? Hanno in pancia 184 miliardi di dollari di Buoni del Tesoro irlandesi, 238 miliardi di titoli spagnoli, 190 di italiani, 45 miliardi di titoli greci e 47 di titoli di debito portoghesi.

Fatte le somme, le astutissime banche tedesche sono esposte per oltre 700 miliardi con i PIIGS: se fa bancarotta l’Irlanda, e se il contagio si espande al Portogallo – e poi irresistibilmente alla Spagna, e magari all’Italia – (perchè a tutti la speculazione chiederà interessi proibitivi, insostenibili) ossia se questi Paesi smettono di pagare gli interessi, ad andare a pallino sono prima di tutto le banche germaniche.

Il salvataggio della Grecia che Berlino non voleva fare, è essenzialmente un salvataggio delle banche tedesche. Adesso il salvataggio dell’Irlanda si impone, se no la Germania è risucchiata nel baratro; ma il salvataggio è stato reso più difficile dalla resistenza tedesca a salvare la Grecia. Il grafico illustra il momento in cui a rischiare di più non sono i debitori, ma i grandi creditori europei. Il che significa: il contagio non si ferma alle porte del Club Med, il crollo dei PIIGS trascinerà la Germania, ossia l’Europa intera.

Chi ha consentito alle banche francesi di accumulare BOT e titoli italiani fino al 20% del prodotto interno lordo francese? Di fare un investimento così folle?

La legge della libera circolazione di capitali vigente nella globalizzazione. Idem per le banche tedesche. Strapiene dei miliardi guadagnati duramente dagli esportatori tedeschi, non sapevano come impiegare quel ben di Dio; invece di investire nel loro Paese, hanno pensato bene di comprare Buoni del Tesoro dei Paesi più pericolanti, gonfiando – per esempio – la bolla immobiliare in Spagna. E nessun governo ha potuto vietare un così scemo investimento.

I controlli sui movimenti di capitale esistevano un tempo, oggi non più; l’economia politica (gestita dallo Stato) è ormai demonizzata. Il principale dogma della ideologia dominante recita che la libera circolazione dei capitali favorisce lo sviluppo, mentre il controllo pubblico lo frena; che i privati (le banche) sanno meglio dello Stato dove investire; che investono là dove la il capitale rende di più...

Il risultato è quello che si vede. Investimenti nei BOT (come un qualunque ottuso piccolo risparmiatore) e in case spagnole (che restano invendute), e in un Paese – l’Irlanda – di 4,5 milioni di abitanti, che adesso è beneficiato di un debito pari a più della metà di quello dell’Italia (60 milioni di abitanti e terzo esportatore industriale in Europa): ma in cui gli intelligentissimi speculatori hanno investito di tutto e di più, perchè leggevano sul Wall Street Journal e sul Fiunancial Times che l’Irlanda era il modello della nuova economia finanziarizzata, globalizzata, ultracompetitiva perchè c’erano tasse al 12 % sul business, servizi cosiddetti avanzati (anche i facchini parlano inglese), basso costo del lavoro, poca previdenza sociale...

Quando si giungerà alla conclusione che l’attività bancaria è una cosa troppo seria per essere lasciata ai banchieri, e ai loro complici (le Banche Centrali), sarà sempre troppo tardi.

Maurizio Blondet




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