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Bossi, il terrone del Nord
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Un lettore dall’Africa manda la seguente lettera:

«Gentilissimo Direttore, sono, da anni, un lettore assiduo di EFFEDIEFFE, trovo i suoi articoli interessantissimi anche se non concordo, a volte, al 100%. Vivo e lavoro in Africa subsahariana da due decenni, sono medico e docente universitario. Negli ultimi tempi leggo sempre piu’ spesso su questo Bossi che minaccia di prendere i fucili, di fare le marce sui Rom ed ultimo, intollerabile atto, mostrare il dito al nostro Inno Nazionale. Mi chiedo: ma tutto questo non e’ contro la legge? Se si, perche’ nessuno denuncia questo delinquente. Dal punto di vista professionale credo sia un caso psichiatrico molto piu’ che conclamato... se vi mancano letti in psichiatria ve ne riservo uno gratis da me... con moto piacere. E’ finita in una battuta ma la tristezza mi e’ rimasta dentro...
Alberto
»

Benchè la sua proposta sia tentatrice - Bossi internato fra psicolabili negri, sarebbe quel che merita - mi permetto di dissentire dalla sua diagnosi, pur non priva di indizi sintomatici.

Bossi non è pazzo, è solo di una rozzezza, maleducazione e ignoranza enormi: in ciò, il perfetto modello dell’italiota o, come direbbe lui, del «terrone»; e difatti è molto votato dai «terroni del Nord», che abitano vallate alpine e subalpine, e nelle cui case non si trova un libro, anche se nel garage hanno un paio di BMW.

In questo, Bossi dà un suo decisivo contributo alla nostra comune inciviltà, quella di chi piscia sui sagrati, di chi graffita i muri e di chi passa col rosso, di chi lascia in strada i preservativi che ha usato in auto con il travestito (una specialità nordica), di chi  brucia la monnezza o fa i blocchi stradali per qualche interesse marginale (e di solito indebito).

Bossi rappresenta un certo tipo di settentrionale, che fu l’oggetto delle macchiette di Tino Scotti: il «baùscia».

In italiano, sta per vanaglorioso, spacca-montagne inconcludente. Spesso il bauscia è un piccolo malavitoso marginale, per palese incapacità di successo: come il personaggio cantato da Giorgio Gaber, («Lo chiamavan drago», i compagni all’osteria) o il «palo della banda dell’Ortica» immortalato da Jannacci.

Tipico del bauscia lombardo è quello di far uscire la sua forza dalla bocca, a forza di parole, «fucili», «pallottole», «federalismo», sono tutte cose che non ci sono e non ci saranno, per incapacità realizzativa. Anche questo non è molto «settentrionale», secondo il mito del nordico laconico, pratico e fattivo. Mito che penso si riferisca agli svedesi, non ai «lumbard» che votano un simile energumeno, oltretutto inefficace.

Il consumare la forza con le parole è un sintomo di anima debole. Tutte le ascetiche, di ogni religione, consigliano infatti il silenzio.

L’ultima uscita di Bossi contro gli insegnanti meridionali è dovuta al fatto che un insegnante di nome Caracciolo ha bocciato suo figlio (quasi certamente un semi-analfabeta come lui), a dire del papà perchè la bestia da lui generata ha presentato «una tesina sul Cattaneo», anzichè su «Sciascia o Pirandello».

Insomma, anche questo molto «terrone»: i figli so’ piezz’e core. E l’interesse privato viene prima di ogni interesse pubblico.

La Lega di governo ha appena cercato di salvare le aziende locali del gas e della luce, chiaro esempio di clientelismo e chiara fonte di mazzette nei comuni leghisti, per il partito. Il che dice tutto sulla superiore onestà dei nordici.

Bossi vuole che gli insegnanti al nord siano solo nati del Nord, perchè i professori «terroni» portano via il lavoro «ai nostri»: ignaro che non ci sono abbastanza laureati al Nord, specialmente nel suo nord valligiano, capaci di coprire i ruoli. Quel nord, da generazioni, manda i figli a lavorare a 14 anni, nella fabbrichetta di famiglia; poi la fabbrichetta viene schiacciata dalla concorrenza internazionale, perchè padri e figli non parlano altra lingua che il bergamasco o il veneto, convinti che la cultura non serva, e che l’ignoranza sgobbona basti a se stessa…

Sì, anch’io voglio il governo del Nord: proporrei l’arruolamento di podestà norvegesi, presidiati da fucilieri lettoni in uniforme SS e da amministratori finlandesi. Gente di poche parole, mi dicono. Ma forse persino dei catalani andrebbero bene, come governanti di questo Paese.


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