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La Malaysia: è stata Kiev
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L’accusa è apparsa sul New Straits Times, il maggior giornale malaysiano in inglese, il principale giornale del Sud-Est asiatico, e (come si dice) «molto vicino al Governo»: è stata l’aviazione di Kiev ad abbattere l’aereo MH17 e ad assassinare i 298 passeggeri. Il giornale scrive: «Analisti dell’intelligence degli Stati Uniti hanno già concluso che il volo MH17 è stato abbattuto da un missile aria-aria, e finito con il cannone di bordo di un caccia che gli stava dietro».

È la conferma della versione fornita da Mosca fin dai primi giorni, e sostenuta con dati radar e satellitari, che mostrava un Sukhoi 25 attaccato alla coda del Boeing malaysiano prima che precipitasse. Il giornale di Singapore cita un monitor dell’OSCE fra i primi a giungere sul luogo del disastro. Costui, un canadese-ucraino di nome Michael Bociurkiw, parlando alla tv canadese CBC il 29 luglio, già aveva dichiarato: «Ci sono due o tre pezzi della fusoliera che appaiono crivellate da qual che sembra un fuoco di mitragliatrice, un fuoco molto nutrito». Anche un pilota della Lufthansa a riposo, Peter Haisenko, dalle foto dei resti dell’aereo, ha dichiarato che parte della fusoliera era crivellata da colpi di mitragliatrice; aggiungendo – è stato il primo a notarlo – che i proiettili avevano colpito i pannelli sia a destra sia a sinistra, ciò che esclude un missile lanciato da terra e fa pensare a un accanito inseguimento di un caccia.

Il giornale ha anche ricordato che il Governo di Kiev ha sequestrato le registrazioni della torre di controllo del momento dell’incidente, e intervistato l’Ambasciatore ucraino in Malaysia, Igor Humennyi, il quale ha balbettato: «Non ci sono prove che i nastri siano stati confiscati dallo SBU (i servizi di Kiev). L’ho letto sul giornale». Ha detto anche di non sapere se i nastri sono stati consegnati al gruppo d’indagine tecnica sul disastro.

Ma le peggiori rivelazioni incriminanti per il regime ucraino sono tratte da un articolo di Robert Parry, giornalista d’inchiesta di lungo corso (fu lui a rivelare lo scandalo Iran-Contra, ai tempi di Reagan) da lui postato sul sito ConsortiumNews fin dal 22 luglio, e – chissà perché – del tutto ignorato dai liberi media occidentali. In questo articolo Parry cita la «intelligence community» americana (IC): «È possibile che il Malaysia Airlines 17 sia stato abbattuto in un fallito tentativo di assassinare il presidente russo Vladimir Putin, il cui aereo sta va tornando dal Sudamerica lo stesso giorno». Reduce dagli incontri coi BRICS a Belo Horizonte, l’aereo presidenziale russo «ha gli stessi colori rosso-bianco blu della compagnia malaysiana». L’iniziativa di abbatterlo non sarebbe venuta dal Governo di Kiev nel suo complesso, ma dall’iniziativa privata e improvvisata di «certi estremisti ucraini»: «Evidentemente costoro, nella loro idea di fare un agguato all’aereo di Putin, hanno avuto solo pochi minuti per identificare l’aereo e decidere di sparargli; è possibile che abbiano preso una decisione affrettata, prima di accorgersi di aver commesso un tragico errore».

Andriy Parubiy
  Andriy Parubiy
Se vi sembra una storia incredibile – «estremisti ucraini» che prendono la cloche di un Sukhoi 25, e ubriachi si mettono a mitragliare un Boeing credendolo l’aereo di Putin – tenete almeno presente questo fatto: sùbito dopo l’incidente, a Kiev s’è dimesso dalla poltrona della Sicurezza Nazionale (ossia da Ministro, di fatto, del settore militare) Andriy Parubiy. «Grosso leader neonazista – racconta Parry, imbeccato dall’Intelligence Community statunitense – Parubiy è quello che ha organizzato e diretto le forze paramilitari che hanno fatto il putsch del 22 febbraio, obbligando Yanukovitch e il suo Governo alla fuga». Ora, costui, a capo della sicurezza nazionale, era non solo il tipo giusto, ma anche nella posizione di tentare la bravata criminale di ammazzare Putin abbattendo il suo aereo, lanciandogli dietro un Su-25. Quasi certamente – almeno così afferma la IC – Parubiy non ha avvertito il presidente Poroshenko né il capo del Governo Yatsenyuk: anche questo è nello stile dei caporioni del Pravi Sektor, che il la componente «rispettabile» del regime s’è dovuta associare al Governo, ma che fanno di testa loro e mantengono verso i «rispettabili» un atteggiamento di sfida.

Effettivamente, il 24 luglio è avvenuto uno scontro violento ed oscuro ai vertici del Governo. Arseni Yatsenyuk, il Primo Ministro, l’uomo di Scientology, il preferito dal Dipartimento di Stato, la faccia pulita della giunta, ha annunciato le dimissioni; invece poi a dare le dimissioni è stato il teppista Parubiy, senza alcuna spiegazione. È facile immaginare che la faccia pulita non volesse condividere col teppista la responsabilità del criminale eccidio del volo MH17; alla fine, il Governo ha accettato di coprire il crimine, goffamente e malamente, confiscano i nastri della torre di controllo ed accusando una postazione missilistica dei russofoni del Donbass di avere abbattuto il volo malaysiano: insomma la versione ufficiale strombazzata da tutti i «grandi media», all’unisono, in Europa.

Il punto è capire cosa sia l’Intelligence Community (IC) degli Stati Uniti, e perché faccia filtrare a Robert Parry la vera versione dei fatti, in questo modo insieme anonimo ed autorevole. Lo adombra lo stesso Parry: il fatto è, scrive, «che solo tre giorni dopo l’abbattimento, il segretario di Stato Kerry faceva il giro dei talk-show domenicali sostenendo di avere “straordinarie e precise” prove che erano stati i ribelli ad abbattere l’aereo con missili forniti dalla Russia; e già io (Parry) era stato avvertito che l’Intelligence Commmunity mancava di qualunque immagine satellitare che confermasse le accuse di Kerry, e che il solo sistema missilistico BUK nell’area era sotto il controllo dei militari ucraini».

Oggi, mentre le prove in contrario si accumulano, Kerry non demorde: e «i potenti sono notoriamente restii ad ammettere gli errori», sospira Parry.

Dunque la Intelligence Community nel suo complesso sta facendo arrivare un messaggio a Kerry. Forse quel messaggio è: stavolta, non contate su di noi per sostenere la vostra menzogna. Forse è: dateci ascolto, evitare di fare una figura ripugnante da idioti e complici di delinquenti, ormai la verità è venuta a galla. scrive Parry: «Già un giudizio affrettato portò gli USA, un anno fa, quando il gas Sarin uccise centinaia di persone a Damasco il 21 agosto, a puntare il dito accusatore contro il presidente Bashar al-Assad... nei mesi seguenti l’accusa di Kerry è caduta in pezzi, essendo molti analisti convinti che sono stati gli estremisti siriani a lanciare il gas come provocazione, per trascinare le forze armate USA al loro fianco nella guerra civile».



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