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Musica satanista disperante
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Vorrei occuparmi di un fenomeno – ahimè – molto diffuso (quanto noto ai lettori di questo giornale). Si tratta di una imperante diffusione di messaggi satanici a tutti i livelli; in particolare, nel mondo della musica, di produzione destinata per lo più al consumo di giovani adolescenti. Non è infrequente imbattersi infatti in incoscienti teenager dai tatuaggi bestiali o dai postumi di un evidente autolesionismo (piercing e varie) abbrutente il cuore e la gioia di vivere. Quello che costoro non si rendono conto di perseguire è il loro stesso destino mortale: come una calamita sono attratti dal nero vortice dell’orrore che domina il mondo.

San Paolo, nella Lettera agli ebrei, lo dice apertamente: la schiavitù dell’uomo nei confronti del demonio avviene per paura della morte; si tratta di un giogo autoalimentato dal peccare e dal sèguito del serpente antico. Chi gli appartiene ne fa infatti esperienza. L’inerranza della Sacra Scrittura trova ancora una volta conferma: i gruppi dediti al satanismo, alla musica nera si caratterizzano per un ossessionante richiamo di morte e di terrore, che pervade immagini, album, copertine, testi e melodie (se così possiamo definire quel rumore caotico di grida e ritmi assordanti).

Riporto di seguito una notizia colta dal web. Una semplice riflessione, ci porterà lontano:

Cronos
  Cronos
«Quel matto di Cronos e la sua fronte alta. Tanto brutto a vedersi quanto inossidabile e incorruttibile nella sua proposta musicale. Unico membro originale dei leggendari Venom, lui e il suo basso bulldozer portano avanti lo spirito più incontaminato del metallo sferragliante e caciarone in Fallen Angels. Niente tastierine, niente donne che cantano, niente elettronica… solo riff veloci, batteria che pesta e lui che sbraita HELL FUCKING YEAAAAAAAAAHHHH. Potrà sembrare limitato, ma di quel black’n roll che tanti gruppi più giovani hanno ricominciato a proporre negli ultimi anni (Satyricon e Darkthrone su tutti) Cronos è il maestro assoluto. Un po punk, un po Motorhead, tanto, ma tanto ignorante. Il nuovo Fallen Angels non è forse gustoso come il precedente Hell (2008) ma va giù che un piacere. Oltre alle divertenti cavalcate sassaiole come Nemesis’, Pedal To The Metal e Punks Not Dead ci sono… no, un attimo… sono tutte divertenti cavalcate sassaiole e cazzone! Un po di varietà la portano momenti datmosfera, di calma apparente, intermezzi acustici piazzati quasi a sorpresa per far rilassare un attimo le orecchie. Ci sono un paio di canonici mid-tempo, ma per il resto è ignorante NWOBHM fermo al 1984. Giusto una voce un po effettata (per qualche motivo ricorda il brano che Cronos fece assieme a Dave Grohl), per il resto puro metallo marcio primi anni 80» (Venom Fallen Angels).

Non è un caso che nel mondo del satanismo palese (o di quello subdolo, legato al neopaganesimo) si mutuino concetti e simbologie antiche. Il cristianesimo rappresenta la vera novità del pensiero mondiale; l’unica che venga a portare un’idea positiva ed ottimista nell’ambito della vita. Il riferimento a Cronos ne è esempio evidente. Nei racconti mitologici a carattere cosmologico, il tempo costituisce la radice del Tutto, un vuoto tenebroso, da cui sorgono e l’Uovo Cosmogonico e i quattro elementi fondamentali dell’universo. Il primato genetico è pertanto quello della tenebra. Non esiste un Dio Personale e Creatore, ma un indistinto oscuro nulla; la luce che ne sorge è successiva e rappresenta una caduta, una privazione della totalità, rispetto alla fonte tetra, unitaria ed onnicomprensiva. Le dinamiche del creato saranno vissute come conflitto; l’esito finale culminerà nel riassorbimento nella tenebra primaria. L’esistenza così come la percepiamo è interpretata come negatività metafisica, a causa dell’intrinseca ingiustizia del molteplice. Nascere e vivere è colpa e l’esistenza è caduta.

Questa modalità di pensiero è comune sia all’Occidente sia all’eterno e ciclico divenire dell’Oriente e deriva, con molta probabilità (anche se questa è una mia ipotesi), proprio dagli effetti della caduta dell’angelo ribelle. Egli, preposto al nostro creato, o, in certo modo ad esso collegato, trascina con sé un terzo delle stelle del cielo, marcando di sé e della manifestazione esterna della sua interiorità, la creazione, uscita perfetta dalle mani del Creatore. Il principio di entropia è generato proprio dalla corruzione del peccato, corruzione, che passa dallo spirito alla materia. Di tale pessimismo cosmico si ravvisa esistenza anche nell’illuminato, tanto decantato e pubblicizzato buddismo (di cui, tra l’altro nulla di certo in origine si conosce), che proietta la coscienza dell’uomo nel freddo assoluto di un nirvana totalizzante, fino all’estinzione dell’essere.

Eraclito, Pitagora, Parmenide e Zenone non saranno avulsi da queste note oscure di disperazione. Se non c’è una Persona, al di là del creato, la ruota stringente dell’eterno flusso temporale congiunge nel suo vortice ogni vivente, lasciandolo senza speranza né futuro. Il concetto di tempo, come quello di storia, sono infatti pienamente ragionevoli soltanto nell’ottica cristiana. Il tempo è misura del mutamento, di successione da un prima o poi, creazione, al pari di altre, quindi al di là dell’Eterno, che in esso vive e domina, sorreggendolo da dentro, con il suo sguardo di Sapienza infinita. Pur essendo, soggettivamente percepibile in maniera distinta, esso rappresenta il luogo dell’incontro del Dio santo che, come Provvidenza e come Evento-Incarnazione, viene a salvare, redimere, santificare e glorificare l’uomo e l’intero creato. Cusano e Bruno, Locke, Leibniz, Hume, Newton e soprattutto Kant svuoteranno il tempo dei suoi connotati di oggettività, riducendolo ad una mera condizione soggettiva di conoscenza fenomenica, aprioristica.

Questa visione, ripresa poi dai successivi pensatori (Hegel, Jacobi, Fiche, ecc.) sceglie di privare la conoscenza razionale di un suo possibile oggetto di investigazione, ideologicamente collocando il discorso nel mondo dei fenomeni ontologicamente non reali, fino a sprofondare, per forza di inerzia, ma anche per necessaria consequenzialità logica nel tempo come «porta del nulla», che proietta l’uomo in «essere-per-la-morte» (Heidegger), culminando nella coincidenza estrema dell’essere col non essere, memoria di un antico monismo (indù e cabalista), che richiama la tentazione di Eden, «essere come Dio», nel colpevole oblio dell’infinita dipendenza e differenza ontologica tra l’Essere ed il non essere o essere-creato.

Questo ritorna, forse e spesso incosciamente, nel satanismo commerciale propagandato dai media.

In un’ottica di tale prospettive, non può esistere gioia di vivere né propensione per il bello e per il giusto. La conoscenza piega se stessa – come accade nella stella a cinque punte rovesciata, dove il vertice, la razionalità e lo spirito umano sono destinati a sprofondare negli inferi, quindi ad umiliarsi verso il non-senso di se stesso – all’effimero piacere di un’autodistruzione annichilente; la volontà si distrugge in dipendenze estreme (droga, alcol, sesso), incapace di volere la felicità alla quale inevitabilmente e per volontà Divina viene chiamata. Tutto questo non mi sembra altro che una nuova e decisiva prova dell’unicità, bellezza e verità della Fede cristiana, dove un Dio, Padre e Creatore vuole l’uomo per la vita e la felicità, colmando ogni sua gioia e bisogno in un appagamento eterno e sempre nuovo.

Stefano Maria Chiari


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