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Macrobiotica, ma non troppo
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La serie di articoli che stiamo proponendo su questo sito, aventi ad oggetto lo studio dell’alimentazione ed i relativi effetti sulla salute, devono essere compresi secondo le intenzioni cristiane di conoscere più a fondo il dono di Dio nel creato ed i mezzi che la Provvidenza mette a disposizione dell’uomo, affinché viva sano ed in salute, non soltanto fisica, s’intende, ma soprattutto spirituale.

È convinzione di chi scrive che la malattia non sia un evento inevitabile nel quale imbattersi necessariamente nel corso dell’esistenza e che Dio non voglia l’uomo malato, per redimerlo. No! lo sappiamo: il peccato originale ha causato il dolore, la morte, la malattia; queste, pertanto, sono cose non volute, ma permesse da Dio, affinché da esse l’uomo, con l’aiuto della Grazia, possa ottenerne un beneficio eterno. Gesù guarì molti malati; i santi, nel corso della storia della Chiesa, ne seguirono le orme.

Tra l’altro, uno dei mandati di Cristo ai suoi fu proprio questo: «guarite i malati» (vedi Matteo 10, 8). La guarigione non è soltanto assistenza, ma è concetto più ampio: la cura dal male! Ora, è evidente che se avessimo fede come un granello di senape non ci sarebbe impossibile guarire chiunque, semplicemente invocando il Nome di Gesù su di lui. Questa è una delle ragioni per cui viviamo in un mondo di malati; ma non è la sola! Dio non è obbligato a fare il miracolo ed ordinariamente non opera sconvolgendo l’ordine delle cose con eventi straordinari. Questo è un principio sempre valido nel corso del nostro arco vitale: Dio non cambia l’uomo, distruggendone la natura; come la Grazia suppone la natura e la divinizza, così Dio lascia che l’uomo si avvalga di ciò che Lui stesso ha donato a sua disposizione, affinché possa sanare il proprio corpo e così elevare l’anima e lo spirito all’adorazione perenne della sua Persona.

Detto ciò, cerchiamo di capire quale sia il corretto atteggiamento del cristiano di fronte al male.

L’infermità si genera sempre a causa di un peccato; questo vale nella maggior parte dei casi e, risalendo, fino al peccato originale. Non si applica questa verità ai grandi santi, i quali soffrono il male fisico (nonché quello spirituale) per identificazione a Cristo, vittimandosi, quindi e non espiando, come ciascuno di noi. Occorre tuttavia sapere che l’insorgere del malanno non segue la ruota karmica, spietata e vendicativa, ma la Provvidenza Divina che sa ciò che è meglio per una certa persona in un certo momento.

Ricordiamo le parole di Gesù: non dobbiamo pensare di poter giudicare qualcuno, solo perché subisce gli esiti di una patologia. Dio solo conosce i cuori e sa i perché e le ragioni ultime delle cose (spesso succede che, per volontà Divina o per permissione, non siamo noi direttamente a soffrire quanto meritiamo, ma altri, al nostro posto, vicari eletti da Dio per purificare le colpe di altri; vicari, che in cambio, ricevono, comunque, un altissimo corrispettivo. Dio non si lascia mai vincere in generosità). Noi possiamo sapere con certezza soltanto questo: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo»! Quindi il peccato porta la morte e con essa, ogni genere di entropica conseguenza.

Peccare espone il nostro essere alla fragilità degli eventi; la natura, dominata prima del peccato, diviene dominatrice e tiranna: un virus, inerme all’aria aperta, uccide un uomo. L’uomo può aiutare questo generarsi di eventi. Peccare significa rifiutare la volontà di Dio. Il rifiuto può riguardare qualsiasi cosa. Ogni moto di ribellione delle nostre intime fibre ci allontanano dalla Fonte della vita e ci espongono alla morte. L’igiene spirituale - espressione che ha destato qualche perplessità, ho notato - consiste nel vivere secondo le regole divine: i comandamenti, gli obblighi del buon senso e la vita di Grazia. Non si può prescindere da alcuno.

Dal momento che siamo corpo ed anima, dobbiamo tenere conto di tutta la nostra realtà; non si può soltanto pregare (cosa fondamentale ed assolutamente necessaria); occorre condurre una vita ascetica, che implica digiuni, astinenze (cioè scelta degli alimenti giusti e corretti e privazione di altri, guarda caso, scientificamente dimostratisi sempre più dannosi per la salute) ed esercizio fisico. Tutto questo ad un fine soltanto: rafforzare la volontà, abituarsi alla fatica e lottare contro se stessi (abnegarsi). La salute del corpo sarà consequenziale a questo e non rappresenterà mai lo scopo supremo; chi vive di preghiera ed ascesi, gode ordinariamente di buona salute.

Il fatto che la scienza confermi, oggi, ciò che la Tradizione della Chiesa crede da sempre è nuova prova, se ce ne fosse bisogno, della verità della Rivelazione divina. C’è da aggiungere inoltre: la salute del corpo è un dovere per il cristiano, perché lui deve essere in grado di donare tutte le sue forze per amare Dio ed il prossimo; godere di buona salute, in quest’ottica, deve essere sinonimo di donazione. La salute è per Dio e per gli altri; non per se stessi. Tutto questo è vero, salvo che Dio disponga diversamente. Lui sa ciò che conviene ad ognuno in ogni tempo. «Tutto concorre al bene di chi ama Dio»; e da ogni cosa che ci accade oggi, possiamo imparare a leggere il nostro passato ed i nostri errori; Dio è un grande pedagogo. L’essenziale consiste soltanto nell’aprirsi all’ascolto di questa lezione d’amore: in tutto ciò che ci succede (non in ciò che scegliamo (siamo liberi e Dio permette), ma, certamente nelle conseguenze di ciò che scegliamo!), in tutto, c’è il Signore!

Premesso questo, diamo un’occhiata alla cosiddetta dieta macrobiotica. È importante, da cristiani, saper distinguere il vero dal falso, usare quel discernimento di cui parla San Paolo. La macrobiotica è un tipo di alimentazione che trae la sua origine da alcune credenze tipiche della filosofia orientale (nella fattispecie, estremo-orientale), fondate sulla convinzione monista di una realtà unica, manifestatesi dualisticamente, il cui equilibristico bilanciamento di possibili categorie antitetiche (come yin e yang, per esempio), porterebbero ad uno stato di buona salute. Ogni alimento sarebbe rubricato con una maggiore o minore incidenza di yin o di yang (tenendo conto di struttura, sapore, colore, stadio di crescita, caratteristiche stagionali e altro).

La macrobiotica insiste molto nell’utilizzo di un regime vegetariano, quasi completamente, incentrato sul consumo di cereali integrali e carboidrati. Si cerca di escludere la carne. Questo tipo di alimentazione si abbina perfettamente con i presupposti filosofici sottesi all’agopuntura cinese.

Cosa ne pensiamo?

Che sia certamente utile aumentare il consumo di verdure, cereali e legumi è cosa evidente e per diverse ragioni: incremento delle fibre, miglioramento del transito intestinale, apporto (in caso di cibo crudo) di sali minerali e vitamine, polifenoli ed oligoelementi, utilissimi alla salute, alla prevenzione, nonché alla cura della malattia; alcalinizzazione dell’organismo ed ossigenazione dei tessuti. Quanto all’equilibrio energetico: possiamo supporre che esistano in natura abbinamenti più o meno efficaci per ottenere la sanità fisica, ma non fissiamoci con l’applicazione matematica delle leggi moniste, perché si basano su presupposti falsi; non ne otterremmo granchè.

Che dire, quindi? Non mi sento di incoraggiare nessuno a seguire un regime alimentare di macrobiotica, ma, certamente, potremmo avvalerci di qualcosa. In particolare, ritengo utilissimo incrementare il consumo dei cereali integrali: il riso nero, per esempio, è stato dimostrato essere efficacissimo contro ipertensione e colesterolo. Il riso è un alimento rinfrescante, disintossicante; noto l’effetto blandamente astringente (però, se brillato) oppure di stimolo all’evacuazione intestinale (se integrale e ricco di fibre, come detto); dotato di cosiddette proteine verdi (povere di tossine e prive di glutine), prive di controindicazioni anche per i malati di celiachia. Si tratta, tra l’altro, di un alimento altamente digeribile. I benefici della terra nei cereali sono, secondo noi, ancora lontani dall’essere completamente svelati dalla scienza moderna.

Insomma, non soltanto pasta o pizza… un buon risotto può far invidia al miglior piatto di pasta… Ok! Non esageriamo.

Stefano Maria Chiari



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