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Papa Ratzinger e la Tradizione viva
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Pubblichiamo, a seguito di un fitto scambio di opinioni tra il lettore Lemmy e Copertino le due mail conclusive.

«Gentile Copertino,

1. I documenti conciliari laddove non sono esplicitamente contro la dottrina cattolica di anni 2000, sono invece estremamente generici ed ambigui. Ciò perchè come disse De Lubac a Suenens Dopo il Concilio ne trarremo le conseguenze da noi auspicate’.

2. Il Concilio fu - solo lei mostra di ignorarlo - ampiamente manipolato fin dallinizio da personaggi come il massone ebreo cardinale Bea, che concordò (a New York) con il Bnai Brith alcuni suoi contenuti.

3. Lei cita i Concili di Nicea, di Trento. Bravo ma dovrebbe sapere che essi furono esplicitamente dogmatici mentre il Vaticano II fu dichiaratamente pastorale (e questo proprio come escamotage che rendeva possibile redigere documenti molto generici e dunque ampiamente interpretabili:

‘... questo Concilio non intende definire nulla...’ per la gioia di De Lubac, Bea e Frings). Guardi un po il caso proprio un concilio che non intendeva definire nulla, riuscì a sovvertire tutti i contenuti fondanti della fede nella maniera più incisiva e radicale che si potesse immaginare; e qui ci sono i fatti di 50 anni a darmi ragione, contra facta non valet argumentum.

Dal tono del suo discorso comunque evinco anche la sua totale aderenza al concetto di
Tradizione viventetipico della curia modernista e liberale che con questa formula - in se stessa contradditoria - impone qualunque cambiamento come legittimo ma in base ad un meccanismo retroattivosemplicemente assurdo.

Lei mi insegna che lo Spirito Santo assiste il Papa e la curia. Grazie. Mi permetto però di puntualizzare che lo Spirito Santo non impone nulla
, ma assiste e consiglia. Se linteressato rifiuta lispirazione dello Spirito, beh allora è anche possibile che un Papa faccia cose per nulla cattoliche tipo (mi ripeto ma vista la sua dura cervice...) baciare il Corano, partecipare a riti voodoo, chiedere scusa a nome della Chiesa dellopera da essa compiuta e sopratutto vietare la Santa Messa ed imporre un rito protestantizzato per mezzo di un monsignore - Bugnini - che si rivelò essere affiliato alla massoneria e che aveva continui contatti con il gran maestro della sua loggia durante la preparazione del novus ordo missae. Se invece lispirazione dello Spirito Santo fosse ineludibile allora dovremmo trarre la conclusione che Dio Padre Figlio Spirito Santo ha voluto ed imposto Assisi 1 e 2. Con ciò smentendo se Stesso ed il Figlio per i precedenti 20 secoli.

Eppoi - caro Copertino - i fatti
, i frutti, gli eventi, i libri scritti da Pontefici in incognito, le chiese svuotate, i seminari deserti, i preti di tipo conciliare e la loro opera, tutto attesta che la situazione non è come lei ama vederla e dipingerla (va tutto bene madama la marchesa!).

Guardi Copertino
, una situazione così apocalittica già si vide una volta in passato (IV secolo), quando larianesimo aveva contagiato la curia, il Papa, i preti. Una minoranza di cattolici si batteva coraggiosamente per contrastarne le menzogne compattandosi dietro SantAtanasio, SantOrso e altri eroi della Verità che non accettavano di allinearsi: ‘loro hanno le chiese, noi abbiamo la fede!’ disse San Atanasio. Eppure allora sembrava che lo Spirito Santo non potesse non ispirare il Papa e sembrava che il non praevalebunt non fosse più operante, invece...

Infine
, mi scusi, se davvero io fossi un protestante come dice lei (e se lo fossero i lefebvriani), creda, sarei e saremmo tenuti su un palmo di mano dai vari Kasper, Shoenbrunn, Martini, Kung, Ratzingher, Ravasi, Forte. Ed avremmo un posto in prima fila in Vaticano. Invece tocca andare a Messa nei granai trasformati in cappelle, farsi sfottere, a volte farsi scomunicare per non aver obbedito allordine di abbandonare la Messa in favore della cena-memoriale alla Cranmer.

Cordialmente, Lemmy
».



Benedetto XVI
   Benedetto XVI
Mi scuso per non aver risposto immediatamente ma il lettore deve sapere che questo sospetto, ai suoi occhi inquisitori, di «mentalità modernista e liberale», perché si permette di richiamare al fatto che la Tradizione non è un museo ma è viva (perché vivo è Lui che ne è il Fondamento!), è stato, sabato 26 e domenica 27 marzo, a Civitella del Tronto per un convegno revisionista sulla storia del Regno della Due Sicilie, organizzato da associazioni tradizionaliste. Nella mattinata di domenica ha, così, potuto assistere alla celebrazione della Santa Messa tradizionale, in latino. A differenza di una precedente occasione capitatami, nello stesso luogo, diversi anni fa, regnante ancora Giovanni Paolo II, nella quale, pur consapevole che il rito tridentino non era stato affatto abrogato, mi limitai ad assistere alla Messa tradizionale senza comunicarmi, perché non avevo certezza di coscienza né sulla liceità del comunicarmi dal momento che il sacerdote celebrante, lefreviano, era in rapporti problematici con Roma, né se era stato chiesto per quella celebrazione l’indulto come era regola all’epoca, nella mattina di domenica 27 marzo non solo ho assistito, ma mi sono anche comunicato. E non solo lo scrivente ma anche mia moglie ed i miei due figli, 14 e 10 anni. Per loro, come per me, è stato davvero un bel momento, benché - me ne rendo conto - un momento che non è quello ordinario di ogni domenica. L’evento è stata anche l’occasione per rispondere ad una serie di domande di mio figlio maggiore, molto curioso di cose storiche, sui motivi della riforma liturgica, sul perché nel rito tridentino la consacrazione (come ancora oggi per gli ortodossi) avviene nel silenzio e nel nascondimento a significare il Mistero di quanto avviene in quell’istante, sulla differenza tra i santi che per amore della Chiesa flagellavano l’immoralità del clero e Lutero che invece approfittava di tale immoralità per il ben più bieco fine di demolire (se gli fosse stato possibile) la Chiesa di Nostro Signore.

Ora, se tutto questo è stato oggi possibile, lo scrivente deve ringraziare Benedetto XVI il quale, ricordando ai vescovi che il rito tridentino non è mai stato abrogato e che perciò i fedeli non abbisognano di alcuna autorizzazione per legittimamente assistere e comunicarsi con detto rito, mi ha permesso di partecipare sacramentalmente, ossia comunicandomi, alla Messa Tradizionale. Senza Benedetto XVI, come anni fa, avrei solo assistito senza comunicarmi. Fosse solo per questo, caro lettore, lo scrivente è immensamente grato al regnante Pontefice e si indigna degli insulti farisaici che gli vengono, tra l’altro maleducatamente, rivolti. Chiunque glieli rivolga. Non capire quanto importante sia quel che questo Papa ha fatto per la Tradizione è solo estremismo infantile: quello dei bambini capricciosi che gridano voglio tutto e subito e se non accontentati si gettano per terra urlando.

Detto questo vengo ora a rispondere alla osservazioni del lettore, preavvertendo che, dopo questa risposta, la discussione per quanto mi riguarda, non avendo tempo ulteriore da dedicare ad essa, si chiude qui. Premetto anche che l’amore per la Tradizione non mi impedisce, anzi mi impone, di usare quel gran dono che Dio ci ha fatto, ossia l’intelligenza e di non chiudere le ragioni della Tradizioni nel ghetto di angusti schemi mentali o di apodittiche affermazioni espresse, come capita sovente ai tradizionalisti privi di approfondimenti anche culturali, con sicumera certezza ma senza serie basi storico-teologiche.

1
. Proprio perché i documenti conciliari sono ambigui, in quanto pastorali e non dogmatici, essi possono e devono essere interpretati. Se, fino a Benedetto XVI, l’interpretazione dilagante è stata quella della discontinuità con la Tradizione ed ora, invece, dalla Cattedra di Pietro giunge l’ammonizione ad una interpretazione in continuità con i 20 precedenti Concili della Chiesa - cosa che significa, con buona pace dei modernisti, che ogni lettura di quei documenti che confligga con la Tradizione non è approvata dal Vicario di Cristo - cosa deve pensare un cristiano qualunque se non che lo Spirito Santo non ha mai cessato di soffiare nella Chiesa e che adesso il suo fragore torna ad essere sentito da tutti? E, quindi, sperare e gioire? Proprio De Lubac ha affermato, anni dopo il Vaticano II, che il problema di quel Concilio è il non essere stato diretto dai santi o dai vescovi ma dagli intellettuali (il riferimento era ai teologi ed esperti, tra i quali vi erano anche lui e Ratzinger). Pentimento, graduale risveglio da troppo eccessive ed illusorie aperture? Queste domande riguardano certo anche Ratzinger che ha molto rielaborato certe giovanili convincimenti personali, benché proprio durante i lavori del Concilio si segnalò per i suoi avvertimenti su certe tendenze eterodosse che vedeva emergere. Cosa che gli procurò la stima del cardinale Giuseppe Siri. Nostro Signore disse a Pietro sconvolto e confuso da quanto accadeva nei giorni della Passione: «Quando ti sarai ripreso, conferma i tuoi fratelli».

2
. Il Vaticano II non è stato l’unico Concilio nel quale pressioni e tentativi di infiltrazione esterna si sono manifestati. E’ praticamente successo in tutti i Concili. Succedeva nei primi Concili quando le pressioni dell’Imperatore Romano, che tendeva ad usare la fede per legittimarsi politicamente in un impero divenuto ormai cristiano, producevano scismi ed eresie. Come appunto, visto che il lettore cita Sant’Atanasio, l’eresia ariana sostenuta dalla corte di Bisanzio. E’ successo durante il Tridentino dove la fazione filo-protestante stava quasi per far deviare il Concilio in senso filo-luterano, anche facendo leva su certi interventi di Carlo V che, lungi dal voler canonizzare Lutero, chiedeva ai padri conciliari solo il ritorno della Pace religiosa nella Cristianità, per meglio affrontare i turchi. In ogni caso queste devianze, interne o esterne, non hanno mai trionfato, per quanto forti ed a viste umane invincibili. A dimostrazione che la Chiesa non è né dei padri conciliari né dei Papi, ma solo del Signore. Se anche durante il Vaticano II pressioni esterne vi sono state e se anche possono aver avuto un certo influsso, è però evidente che non hanno mai definitivamente e completamente prevalso. Come nel caso della prima riforma liturgica elaborata dal Bugnini e che Paolo VI, su segnalazione di Oddi, bloccò. O nel caso della nota praevia, benché apposta alla fine del relativo documento conciliare, a chiarificazione del concetto di collegialità per evitarne interpretazioni di tipo conciliarista. O ancora nel caso di documenti post-conciliari come la Dominus Jesus che ha ribadito l’Unicità universale della Mediazione salvifica di Cristo. Nonostante ogni pur forte pressione ed ogni tendenza teologica eterodossa, la Chiesa, anche nel caso del Vaticano II, non ha mai ceduto sui dogmi fondamentali della fede.

3
. Per quanto riguarda la prima parte del punto 3) del lettore rinvio alle precedenti risposte. Per quanto riguarda l’accusa di ragionare come un modernista liberale, ricordo quanto già accennato. La Tradizione non è un museo di cose passate e morte. Essa è viva perché vivo è Cristo che ne è il Fondamento. Il termine Tradizione vivente non ha il significato, abusivo, che gli hanno dato i modernisti, ossia di evoluzione dei contenuti di fede, ma solo quello di approfondimento nel corso dei secoli di quei contenuti. Contenuti della fede che sono sempre gli stessi e non cambiano. Ma sono qualcosa di vivo perché Vivo è Cristo! Questo è il significato del tutto tradizionale, che già i Padri della Chiesa ben conoscevano, della realtà vivente della Tradizione. Ed è questo il senso che anch’io faccio mio.

4
. Per quanto riguarda i gesti che il lettore rimprovera a Giovanni Paolo II, condivido il fatto che quel Papa avrebbe fatto cosa buona a risparmiarseli, perché si prestavano ad equivoci. Tuttavia, pur nella consapevolezza del fatto che essi devono essere ben spiegati alla gente perché i media ci hanno ricavato su vere e proprie leggende, non vengo meno all’uso del predetto dono, l’intelligenza, che Dio ci ha fatto e mi chiedo: in un’epoca nella quale forze innominabili spingono al conflitto tra le religioni ed allo scontro di civiltà, per poter così meglio propagandare l’ateismo che, vestendosi da pacifista (secondo Solovev l’Anticristo sarà pacifista ed umanitario), asserisce essere nelle religioni la causa del male atavico della guerra e che pertanto basta eliminare le religioni per assicurare la Pace Perpetua e Globale, forse quel Papa, anche rischiando di essere frainteso, ha voluto chiamare ad un gesto che smentisse quella tesi ateistica? Certo, tutto questo ha comportato il rischio del sincretismo e del dare l’impressione di un cedimento al relativismo del tutte le fedi sono eguali ed indifferenti vie di salvezza. Ora, però, chi ha redarguito i frati di Assisi per aver permesso ai buddisti di mettere una statua del Buddha sull’altare? Chi ha preparato le dichiarazioni ufficiali di Giovanni Paolo II circa il fatto che ad Assisi non si faceva una preghiera comune ma solo si pregava nello stesso momento e luogo ma separatamente, senza sincretismi liturgici o teologici? Chi ha precisato in via ufficiale che con le religioni resta per il Cristianesimo un invalicabile steccato, pur apprezzando, sulla scorta - si badi bene! - dei Padri della Chiesa, i semina Verbi presenti nelle altre culture come germi da sfruttare per l’evangelizzazione? Chi fece tutto questo se non un certo Joseph Ratzinger, all’epoca Prefetto della Fede? Anche se nel clamore mediatico queste cose non sono state debitamente messe in evidenza ed urlate come si sarebbe dovuto. Ed infatti, a quanto pare, non sono purtroppo giunte neanche al lettore. Per quanto riguarda il bacio al Corano, anch’esso gesto che poteva evitarsi, mi pone comunque meno problemi di un eventuale bacio al Talmud. Dal momento che nel Talmud Cristo e Maria sono bestemmiati, mentre nel Corano Nostro Signore è chiamato «Verbo di Dio» (per quanto, lo so benissimo, questo per i mussulmani non implica la Divino-umanità) e Maria è difesa nella Sua Verginità e Purezza ed è dichiarata Prima Donna del Paradiso. L’islam, per quanto incompleta, è comunque una fede abramitica e non è affatto un caso se i mussulmani che si convertono a Cristo (perché questo - che si convertano - è il mio desiderio, anche per gli ebrei) lo fanno ragionando proprio su quei versetti coranici su Gesù e Maria sopra ricordati.

5
. Non ho mai negato che la Chiesa viva oggi in un momento di grave crisi. Ma ricordo che Essa di crisi, altrettanto gravi, ne ha già superato altre. Le ha superate, per quanto gravi, perché, come detto, la Chiesa è di Cristo e non dei vescovi né dei teologi alla moda. Quando Sant’Atanasio resisteva all’eresia ariana, che sembrava vincente anche perché appoggiata dall’imperatore (per tornare agli influssi esterni alla Chiesa che ci hanno sempre provato...), appoggiava la sua resistenza sull’autorità del Papa che era dalla sua parte. Roma sosteneva Sant’Atanasio ed il Papa quando cedette lo fece solo per coartazione del potere imperiale. Dunque in stato di non libera volontà. Sicché tale cedimento non nessun valore sotto il profilo dogmatico e magisteriale. Questo per dire che la Roccia petrina è sempre stata salda anche quando, in apparenza o per stato di necessità, sembra che tale non sia. E questo vale anche oggi. Pensare il contrario non solo porta a contraddire la promessa di Nostro Signore (non praevalebunt) ma porta anche al settarismo.

Spero che il lettore vorrà riflettere, ossia usare il dono di Dio.

Luigi Copertino



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