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Il disastro di Milano
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L’esito delle ultime elezioni amministrative a Milano è un evento degno di nota, insieme al crollo verticale, ovviamente minimizzato, a Napoli, del Partito che vi aveva governato negli ultimi venti anni.

Milano, da quasi due decenni, aveva cancellato il suo passato sinistro, cioè il governo, dal 1945 alla discesa in campo di Berlusconi, della sinistra-centro.

Per un periodo apparso interminabile (fine anni ‘60, prima metà anni ‘80) i milanesi subirono i circa 50.000 cosiddetti extraparlamentari di sinistra, figli perlopiù di una borghesia alta e medioalta, disturbati, mentalmente e ormonalmente, da spasmi di rivolta, soprattutto sessuale, contro la morale cattolica e i principi d’autorità che avevano retto la società fino al ‘68, in scontro violento permanente contro tutti [missini, cattolici, democristiani, liberali, socialdemocratici, repubblicani, socialisti, ogni tanto comunisti, ogni tanto frange di extrasinistra concorrenti, militari, poliziotti, carabinieri, vigili urbani, imprenditori grandi, medi e piccoli, liberi professionisti, commercianti, artigiani, clero, professori, genitori, uomini (le femministe), etc., etc.] e contro tutto [auto, moto (tranne le loro), negozi (soprattutto un odio di classe contro le vetrine), banche, scuole, università, chiese, bar, edifici, giardini, monumenti, cabine del telefono, etc., etc.].

Ho conosciuto personalmente molti di costoro ed indirettamente (amici comuni) Pisapia: ville a Santa Margherita, quando usava la riviera ligure, ville attorno a Milano (risalenti almeno all’Ottocento), ville sul lago di Como, bellissimi appartamenti a Milano (soprattutto nella zona Magenta-Fiera, quella dei benestanti, ma da poche generazioni); ricordo, a titolo paradigmatico, un pomeriggio in una villa sul lago di Como, i cui proprietari, appartenenti all’altissima borghesia, tutti cattivissimi e ferocissimi militanti nel Movimento Studentesco, esibirono, ad un certo punto, come una specie rara, con emozione, trasporto, commozione, addirittura un operaio, autentico; non aveva un bell’aspetto (ricordo una testa enorme, mento compreso); ovviamente costui se la faceva con una delle padrone di casa (affetta da forte voluttà di autodistruzione). Assieme all’operaio compariva poi, suscitando lo stesso visibilio, un altro ospite, in tuta mimetica (molto adatta, eravamo a luglio) presentato come un appartenente al MIR (1); aveva con sé un bambino, suo figlio, che aveva chiamato, con grande originalità, Santiago (sai che sorpresa e che bella assonanza, dopo la vittoria di Pinochet!).

Poi, nella prima metà degli anni ‘80, da un giorno all’altro (la solita parola d’ordine, tutti a casa, già vista a proposito dell’URSS?) smobilitazione e scomparsa di questa massa di squilibrati, un po’ in analisi ed un po’ in libera uscita, violenti e prevaricatori, come sanno essere quelli che sono agitati dal vizio, che diventa ideologia, più che dalla fame.

I milanesi ripresero a vivere. Il clima cambiò del tutto; alcuni ritengono a seguito dell’onda lunga del reaganismo che aveva raggiunto l’Italia: di certo ritornò un diffuso ed innegabile benessere economico, molti iniziavano ad intraprendere attività in proprio, la gente ricomiciava ad uscire di sera e di sabato pomeriggio (giorno, poco prima, canonicamente riservato alle manifestazioni); i sindaci erano sempre di sinistra, Tognoli, Pilitteri, Borghini, però tranquilli; poi il ciclone Berlusconi spazzava tutto e Milano diventava politicamente una sorta di Bolzano per quasi vent’anni.

Perché il centro-destra ha perso?

Innanzitutto un’astensione del 32,44%, che ha certamente colpito soprattutto i moderati; la novità Pisapia pare abbia compattato la sinistra come non mai; ed anche il centro, a giudicare dall’entusiamo suscitato da Pisapia nella dirigenza della Margherita (vedi la raggiante Patrizia Toia in televisione).

E perché gli elettori si sono astenuti?

1)
Perché sono delusi da Berlusconi, non per le sue frequentazioni sessuali, delle quali non importa niente a nessuno, ma perché non ha fatto quasi niente di ciò che avrebbe potuto e dovuto fare:

- Siamo più che mai servi politicamente degli Stati Uniti e dei poteri forti internazionali che li controllano (2);

- siamo servi della Banca Centrale Europea, che impone al governo italiano la politica economica e sociale;

- non avendo sovranità monetaria (lo Stato che emette la moneta) non abbiamo rimesso in moto l’occupazione con la ripresa, per esempio, della costruzione di infrastrutture e di opere pubbliche;

- non è stato disarticolato l’attuale sistema usurario delle banche creando una Banca Nazionale (vera) che eroghi mutui, a tasso zero, agli italiani che non hanno la casa di proprietà e finanziamenti, a tasso zero, agli italiani indigenti o a chi voglia iniziare o voglia potenziare attività imprenditoriali che creino lavoro e benessere;

- non è stato intaccato il sistema della persecuzione fiscale;

- non è stata toccata la casta (presidenza della repubblica, Corte Costituzionale, Parlamento, Regioni, Province, Comuni); così come non è stata toccata la magistratura (separazione delle carriere, niente automatismi di carriera, punibilità del giudice che sbaglia);

- il problema dell’immigrazione e dell’espulsione degli elementi delinquenziali non è stato risolto, così come quello della lotta alla delinquenza, organizzata e non;

- continua la devastazione morale della società grazie anche a Mediaset ed alla corte dei miracoli che vi lavora.

2)
Perché sono delusi dai leghisti, che sono interessati solo all’inutile federalismo, principale strumento dei mondialisti per dissolvere quello che resta degli Stati nazionali, quando oggi sarebbe necessario un forte centralismo; per quanto riguarda poi la lotta all’immigrazione e alla delinquenza hanno mostrato di produrre solo chiacchiere; ma non sono al governo da anni? Non hanno ministeri importanti? Al partito di lotta e di governo la gente credeva negli anni ‘60.

3)
Perché sono delusi da una inesistente Destra, sempre più divisa, sempre più frequentata da macchiette, da personaggi squalificati, che ormai rappresentano, a Milano, percentuali risibili di elettorato.

4)
Perché è stata sbagliata la propaganda elettorale:

a) Sbagliato demonizzare Pisapia per il suo passato di barricadero, come erroneamente urla il centro-destra; è vero che proviene dall’ambiente sopra descritto ma, passata la febbre ideologica, costoro sono rimasti borghesi, e non vogliono perdere, né socializzare, le loro ricchezze, che difendono con grinta da padrone delle ferriere. Con ciò non si vuole sottovalutare la pericolosità del soggetto; se vince, Pisapia non instaurerà i Soviet, la Ghepeù e farà eliminare o deportare (dove? L’italia è tutta bellissima, a parte i comuni vesuviani) gli avversari. Rimane comunque il politico che ha proposto la depenalizzazione dello spaccio di droga, la creazione della stanza del buco (dove i drogati si possono drogare tranquillamente), la creazione del registro comunale per le coppie gay, il potenziamento dei campi rom. Tutti obiettivi però realizzabili solo se permessi legislativamente dal governo di Roma.

b) Sbagliato dare potere e spazio enormi a La Russa, di fatto il coordinatore lombardo del Pdl, soprattutto perché del tutto inviso al suo stesso ex partito, miracolosamente confluito nel PdL e quindi sottrattosi ai risultati elettorali (3), e non riconosciuto come leader dai dirigenti provenienti da Forza Italia.

c) Sbagliato, come si sta facendo in questi giorni, mettere Bossi in primo piano; la Lega a Milano conta a malapena il 10% e le sue uscite, tipo la scemenza dei due ministeri al nord, non portano a niente e fanno perdere voti da altre parti, dando inoltre fiato alla propaganda avversaria che dipinge Berlusconi come subalterno a Bossi. La Lega poi, per quanto scritto al punto 2) non è più credibile.

d) Sbagliato, come si sta facendo in questi giorni, metterla sul piano localistico («parliamo di Milano e dei suoi problemi»); Milano non è Zelo Buon Persico, ma una città come Parigi, Londra, New York. I problemi di Milano si risolvono a livello nazionale; al milanese importa poco che i vespasiani siano grigi o verde scuro. I problemi che interessano i milanesi sono quelli elencati al punto 1) e quindi risolvibili da un governo nazionale (4).

e) Sbagliato dare troppa visibilità alla Moratti; durante il suo governo risulta si sia comportata con supponenza, presunzione, trascurando ogni aspetto relazionale - ed ora paga con l’astensione -, confidando, come era fino a pochi anni fa, che chiunque avesse presentato Berlusconi, anche il suo cavallo, a mo’ di Caligola, sarebbe stato eletto.

Come rimediare, a pochi giorni dal voto? Come far uscire dall’astensione questa massa enorme di astenuti? (5)

Far presente il grande significato politico, e non locale, del risultato; nonostante gli enormi fallimenti del governo la maggioranza degli italiani preferisce sempre il male minore, la banana invece del palo della luce (non diciamo dove…).

Berlusconi deve cercare assolutamente di scomparire in questi giorni pre-elettorali, magari sollecitando un incontro con Putin, anche solo per una festa in una dacia; gli darebbe grande lustro e ne farebbe risaltare la sua dimensione di statista.

Mettere a La Russa un elmetto in testa e mandarlo a combattere le guerre che gli piacciono tanto (Afghanistan, Iraq). Non è il ministro della Difesa?

Eclissare Bossi, Calderoli, la Lega in generale.

Far organizzare alla Moratti una festa in onore del Milan, per sottolineare la sua sportività ed il suo ruolo super partes. Poi eclissare anche lei, mandandola magari in Russia con Berlusconi, ad incontrare il sindaco di Mosca, sempre per sottolineare una dimensione internazionale.

Martellare con lo slogan: «Votateci, promettiamo di non fare niente» (6).

Fabio de Fina




1
) Il Movimento di Sinistra Rivoluzionaria (Movimiento de Izquierda Revolucionaria, MIR) fu un movimento politico di estrema sinistra, attivo in Cile 
dal 1965  fino agli anni '80 . Nel II Congresso del 1967 il MIR legittimò il ricorso alla lotta armata. Nel 1970, quando al governo del Cile giunse la coalizione di sinistra Unidad Popular di Allende, il MIR sospese questa sua strategia di lotta.
2
) Addirittura catastrofica l’aggressione alla Libia; a parte il badogliano voltafaccia nei confronti di Gheddafi, presentato il giorno prima come un amico (che credibilità ha un leader che tradisce la parola data?) i buoni rapporti con la Libia rappresentano un nostro primario interesse nazionale, che andava tutelato. Siccome neanche il più scemo degli italiani crede all’aiuto umanitario tanto valeva, se questo è stato l’esito, aggredire la Libia da soli (ma non saremmo in grado di aggredire il Liechtenstein; oltretutto le nostre migliori truppe, seppur scarse, sono impiegate nelle inutili, per noi, guerre scatenate in giro per il mondo dagli usraeliani); mentalità guerrafondaia? E cosa stiamo facendo di diverso?
3
) Persa ogni idealità, nell’ex Alleanza Nazionale sono rimasti solo quelli che vivono la politica come un’opportunità di lavoro; siccome non si possono accontentare tutti, o meglio sono cooptati in modo clientelare solo i servitori fedeli, ecco che gli esclusi, la stragrande maggioranza, covano odio, risentimento, rancori, polemiche e paralizzano ogni credibile proiezione esterna, muovendosi solo a seguito di un costante e sfibrante do ut des.
4
) Come si fa a tirar fuori uno slogan demenziale come «perché Milano non diventi una città islamica»? La fa diventare città islamica Pisapia o la non-politica sull’immigrazione del governo?
5
) Che oltretutto non ha premiato il cosiddetto Terzo Polo nei confronti del quale c’è stata la stessa reazione di rifiuto che ha colpito il PdL. Avevo modestamente suggerito a Berlusconi, in un mio altrettanto modesto pezzo del 2005, che sarebbe stato per lui opportuno liberarsi degli infidi Fini e Casini, due nullità politiche, perché prima o poi l’avrebbero tradito, a cominciare da Casini che, da democristiano, ha il tradimento nel dna, creando, nell’ambito di Forza Italia, una componente di destra (quella di centro e di sinistra c’erano già), così come faceva la vecchia DC; per inciso, nel 1994, avrebbe potuto facilmente eliminare la Lega, avendone raccolto, con più credibilità e su scala nazionale, tutte le istanze. Non è stato necessario; se ne sono andati loro. Sia l’ormai patetico Vinavil/ (per l’attaccamento alla sedia) Fini/Tulliani, che probabilmente, visto che ha fallito il suo compito, sarà scaricato dai poteri che lo hanno elevato per contrastare Berlusconi, sia Casini, quello le cui affermazioni, per banalità, fanno spietata concorrenza ai cartigli dei Baci Perugina (non abbiamo la presunzione che Berlusconi ci legga; la nota era stata consegnata a Gianni Letta da un amico, con preghiera di inoltro).
6
) Non è una boutade; scusate l’ultima autocitazione; avevo scritto tempo fa: «Dicono che Berlusconi non abbia realizzato niente. Egià tanto, se fosse vero; quelli che operano in politica, la casta, saccheggiano e distruggono il Paese. Meglio non disturbare la società, lasciarla vivere in pace».


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