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Thyssen: l’assassino è l’ASL. Cioè la Casta
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Lacrime di coccodrillo della soi-disant «sinistra» per i nuovi morti sul lavoro; ed esultanza per i sei dirigenti della Thyssen, accusati, per i sette morti nello stabilimento di Torino, di omicidio volontario.

«Finalmente! E’ la prima volta che succede!», strillano Manifesto, Liberazione, Repubblica.
Esiste evidentemente anche un’esultanza di coccodrillo.

Tra i dirigenti imputati non c’è - salvo errori - il dipendente della locale ASL che avvisava in anticipo delle ispezioni. In aula hanno proiettato una mail del 12 settembre 2006 dove Cosimo Cafueri, il dirigente Thyssen, per la sicurezza, avvisava i capireparto: «Vi informo che venerdì 15 vi sarà un’ispezione da parte dei funzionari dell’ASL». Questo Cafueri è fra gli imputati. Il funzionario della ASL-1 che lo informava prima, non c’è.

Quello resta nel suo ufficio, tranquillo, a godersi lo stipendio da noi pagatogli, insieme ai suoi colleghi, cosiddetti «ispettori» della Spresal, che è poi la «struttura» della ASL1 di Torino che doveva fare le ispezioni. Tranquilli anche i dirigenti e dipendenti del Comitato Tecnico Regionale, che sapevano tutto e facevano ispezioni definite «morbide».

Di questi non-imputati, i giornali esultanti non fanno nemmeno i nomi, come non li hanno fatti i giudici. Infinita delicatezza fra Caste, delicato scambio di immunità e impunità.

Ora, un ingenuo vede - crede di vedere - che il vero assassino è l’anonimo funzionario della Sanità locale che avvisava la Thyssen delle ispezioni, in modo che gli ispettori non trovassero niente di irregolare.  Un dipendente pubblico della Regione, che sicuramente, per questo suo «servizio» ripugnante, riceveva mazzette.

Se c’è un omicida volontario, è lui. Se c’è qualcuno che ha tradito nel modo più profondo il compito per cui viene stipendiato, è questo anonimo mascalzone.

I dirigenti Thyssen, dopotutto, devono rispondere a un padrone, ad interessi privati; quello è stato messo alla ASL-1 nell’interesse dei cittadini, del bene pubblico. Questo non ha la minima attenuante; almeno si contentasse di esercitare il fancazzismo endemico della categoria, invece no: opera attivamente, deliberatamente, per denaro, all’omicidio di operai. Questo è il traditore di tutti noi contribuenti che lo paghiamo. E quanto lo paghiamo.

Possiamo essere sicuri che l’anonimo assassino della ASL-1 di Torino, negli ultimi tre anni, ha avuto una promozione, un avanzamento di carriera, con relativo aumento di stipendio. E’ stato persino premiato.

Lo sappiamo da un’inchiesta pubblicata su 24Ore di domenica: negli ultimi tre anni, il 93,8% dei dipendenti di Regioni e autonomie (enti locali varii) ha ricevuto la promozione. In tutto, 483.652 promossi e con l’aumento in busta-paga (c’è quasi da compatire quel 6% di non-promossi: cos’avranno fatto per rendersi così invisi ai superiori? Magari avranno, Dio non voglia,  lavorato?).

Nelle Regioni e Comuni, i promossi risultano quasi il doppio persino di tutti gli altri dipendenti pubblici, che pure non scherzano: un dipendente su due (il 50%) è stato promosso e premiato; o meglio la Casta si è promossa e premiata da sè, magari dopo «concertazione» coi sindacati.

Posto sicuro, al contrario della maggioranza dei lavoratori privati. Aumenti di stipendio superiori a tutti: in media, il dipendente pubblico ha visto aumentare la sua busta paga di quasi il 4% l’anno, contro il 2,9% del dipendente dell’industria privata, e il 2% dell’addetto agricolo. E non basta; è possibile strappare qualche allegro guadagno aggiuntivo ed eventuale, una telefonata ben pagata alla Thyssen per avvisare.

Se muore un operaio, chi se ne frega. Non c’è rischio. Responsabilità, zero. Nessun timore che i magistrati ti perseguano. E’ la Casta.

Lo stipendio medio nelle Regioni è di 25.741 euro l’anno. Ma è la media di Trilussa; i direttori generali possono prendere anche 200-300 mila euro, ogni Regione si regola come crede. Ma che dire degli altri enti pubblici?

Si scopre che i Monopòli di Stato hanno cinque dirigenti che si beccano 250 mila euro l’anno. Scusate, ma quali Monopòli di Stato? Esistono ancora?

Le sigarette in vendita nelle tabaccherie sono note marche estere su licenza: Marlboro, Pall Mall, Benson... Trovare le Nazionali è letteralmente impossibile. Ne fabbricano solo qualche decina di pacchetti per metterle nel paniere ISTAT sull’inflazione. I Monopoli di Stato non esistono più di fatto.

No, non è esatto. Non fanno più nulla - questo sì - ma hanno 1.330 dipendenti, con stipendio medio di 31.152 euro l’anno; e il 40% di loro è stato recentemente promosso con relativo aumento. Promosso a fare che? Non certo le Pall Mall.

Certo, hanno motivo di invidiare gli impiegati del Fisco: 55.661 dipendenti, stipendio di 33 mila e passa l’anno, e il 90% di loro è stato promosso (il loro merito va riconosciuto: sono quelli che dissanguano chi lavora per sfamare la Casta).

E ci sono ancora più motivi per invidiare i dipendenti della presidenza del consiglio. Ricordo un tempo, non troppo lontano, in cui il capo del governo aveva a sua disposizione 200 dipendenti; non ne servono di più, dato che chi presiede il governo può appoggiarsi a tutti i ministeri con tutto il loro personale. Oggi, quanti credete che siano diventati?

2.707. Ciascuno con una paga media di 37.500 euro, e il 65% con promozione fresca fresca. Ma tutti i 2,3 milioni di dipendenti dei vari settori pubblici hanno comunque avuto aumenti ben superiori all’inflazione, hanno più che conservato il loro potere d’acquisto, al contrario dei dipendenti del privato.

Ma forse, questo, dopotutto, non interessa noi italiani. Ne ho avuto il sospetto quando, seguendo la scia di lacrime di coccodrillo del Manifesto e del TG3, mi sono messo a leggere della tragedia nella fabbrica della gomma di Sasso Marconi.

Il padrone, morto, era italiano. Ma l’operaio specializzato morto con lui era indiano. Il TG3 intervista, lacrimando da coccodrillo, il capo-squadra della fabbrica: è albanese. Poco dopo, in auto, sento un sindacalista dire per radio che a Treviso ci sono 150 mila extracomunitari che lavorano nelle fabbriche (al 60%: qualcuno ha famiglia e bambini), e che esistono in Italia 600-900 mila badanti senza permesso che però compensano le falle dell’assistenza ai vecchi, di cui le ASL non si occupano...

Mi domando: cosa fanno, in Italia, gli italiani? Come si procurano i soldi che palesemente sono ancora in grado di spendere? Nelle fabbriche ci sono indiani, albanesi e senegalesi, a curare i vecchi le ucraine e le romene, sui campi i tunisini e i negri, nelle stalle i Sikh. E gli italiani?

Ipotizzo: spacciatori di coca, veline, parlamentari, mogli di parlamentari ex-veline (la «moglie» di Kippà, per esempio), amanti di parlamentari; membri di consigli di ASL, fancazzisti di Regioni, Provincie e Comuni; hostess Alitalia, ladri di bagagli (pardon: «personale di terra»), insegnanti tre per classe, precari di Stato che fanno il lavoro dei fissi di Stato assenteisti, teppisti di Stato e non di Stato, sindacalisti, analfabeti che sfilano per il diritto alla ricerca, baroni e figlie di baroni con cattedra in canna, direttrici generali mogli di Alemanni e di Follini, Mastelliani di complemento, trombati con gettoni di presenza, ruffiani, aggiustatori di partite di calcio, membri di fondazione «ItalianiEuropei», eccetera eccetera. Tutti a carico, insomma. Di chi?

Di quelli che rischiano nelle fabbrichette del Trevigiano, che saltano nel preparare le mescole di gomma, che bruciano nelle ultime acciaierie rimaste: chiaramente una minoranza di poveri disgraziati che hanno creduto bastasse imparare bene un mestiere per vivere decentemente, e ora si trovano a rischiare e a morire malpagati insieme agli albanesi, ai romeni e agli indiani, perchè uno delle ASL li fa morire evitando le ispezioni.

Nel lavoro produttivo, e in qualche modo utile, gli italiani sono pochissimi. Persino le prostitute sono tutte estere; dico quelle a prezzo abbordabile da chi non è ministro o presidente di Consiglio (per quelle, vedi alla voce Veline di Stato).

E allora non versate le vostre lacrime di coccodrillo per i «morti sul lavoro», giornali della sinistra con contributo pubblico miliardario; nè fate finta di esultare perchè i dirigenti della Thyssen dovranno rispondere di omicidio volontario (accusa ridicola, che sarà declassata in primo o in secondo grado).

Siate meno ipocriti, fancazzisti e difensori di fancazzisti, succhiatori di contribuenti. Voi, con quelli che sgobbano e muoiono, non c’entrate. Voi vi limitate a sfruttarli.
                                                                                            

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