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I comunisti al governo!
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Confesso che è la prima idea che m’è venuta quando ho appreso la notizia diramata da Bankitalia: nel solo mese di giugno, i depositanti italiani hanno ritirato dalle banche 23 miliardi di euro, e li hanno fatti sparire. Nel senso che non li hanno reimpiegati in qualche diverso investimento finanziario; li hanno ritirati e li tengono sotto il materasso, oppure li hanno messi al sicuro in Svizzera, in cassette di sicurezza.
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Stante un’inchiesta del Sole 24 Ore, infatti, le banche del Canton Ticino hanno esaurito tutte le cassette piccole (quelle che bastano per metterci banconote), richiestissime dagli italiani. E le banche del Ticino, per darti la cassetta, esigono che tu apra un conto corrente presso di loro, che costa e rende meno di nulla. Pessimo investimento. Ma si tratta di salvare i risparmi dall’esproprio del governo, e allora mica si bada a spese. (A Lugano già esaurite le cassette di sicurezza)

Quando accadono cose del genere, vuol dire che al governo sono arrivati i comunisti. Proprio come dice da sempre Berlusconi.

Per un milanese della mia non più verde età, è un riflesso condizionato. Capitali e risparmi scappavano in Svizzera negli anni di piombo, in cui infuriavano le Brigate Rosse, con i terroristi rossi stimatizzavano apertamente i grandi giornali della borghesia illuminata (da Agnelli a De Benedetti), il PCI di Berlinguer prendeva il 30% dei voti, la DC era pronta a fare il governo coi comunisti. La storia non si ripetè nel 1992, ma solo perchè Giuliano Amato, capo di un governo tecnico (ossia poteri forti e sinistre massoniche) eseguì un prelievo notturno e forzoso da 6 mila miliardi di lire, 3 miliardi di euro – sui conti correnti degli italiani. A sorpresa. L’italiano imparò allora che il governo poteva rubargli i soldi direttamente dalla banca, violando un diritto fondamentale, quello di proprietà; era l’esproprio proletario teorizzato ed applicato da Vladimir Ulianov Lenin.

Gatta scottata teme l’acqua fredda. Spulciando gli archivi vedo che anche nell’aprile 1999 Carlo Azeglio Ciampi, allora ministro del Tesoro di Prodi e tutt’ora venerato maestro per i giornali dei poteri forti e della borghesia illuminata, lanciava l’allarme: fuga di capitali all’estero! Era in atto la superstangata, la manovra lacrime-e-sangue di Prodi per farci entrare nell’euro riducendo in un solo anno di 4 punti il deficit pubblico; i capitali che uscirono allora erano sui 45 mila miliardi di lire, non lontani dai 23 miliardi di euro che i risparmiatori italiani hanno fatto sparire oggi dai loro depositi, e dagli avidi sguardi del governo.

Elementare prudenza. Poco conta che oggi al governo ci sia Berlusconi, il grande imprenditore liberista per natura, l’auto-definitosi anticomunista, il soi-disant uomo del fare e colui che ha promesso di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani»; e che suo ministro dell’economia, Tesoro e Finanze sia Tremonti , il cosiddetto colbertista, e che ci sia la Lega Nord, che si è autonominata protettrice del Nord; quel Nord che geme sotto la tassazione esorbitante e però continua a produrre ed esportare, e a pagare annualmente 50 miliardi al Sud.

È evidentemente proprio quel Nord lì, quella Padania con parecchi soldi risparmiati in banca e geograficamente vicina alla Svizzera, a portare i soldi nel Canton Ticino. Al di là delle etichette che si sono appiccicati Bunga e il Tremonti, Bossi e Calderoli, Maroni il Cerchio Magico e il Trota, i loro ex elettori hanno capito una realtà: quelli sono comunisti. Espropriatori. Distruttori della classe media. Nemici dell’impresa, e decisi – come fece Lenin fin dagli inizi del regime sovietico – a eliminarla a forza di tasse.

Da settimane, questi comunisti al governo stanno litigando sulla manovra finanziaria, che poi sono tre manovre di seguito da 110 miliardi complessivi, sul modo di toglierci tutti quei soldi. Un rissa ridicola e sinistra, dove tutti nella maggioranza si accusano e dicono quel che gli salta in mente, ripondendo ciascuno a qualche lobby anche minima e provinciale o comunale, con proposte e idee estemporanee, che dimostrano una sola cosa: quelli sono anche incompetenti, quando parlano di economia non sanno di cosa parlano; non conoscono nemmeno la società su cui governano, esattamente come i comunisti storici.

Abolire e provincie? Sì, ma solo quelle piccole. Devono essere più piccole della provincia di Sondrio, dove Tremonti ha la clientela. I Comuni? Accorparli, ma solo quelli piccoli... poi protestano i caporioni leghisti di provincie e comunelli, e allora: no, contrordine. Cerchiamo altrove: contributo di solidarietà (ossia aggravio IRPEF) sui redditi oltre i 90 mila annui (lo stipendio di un dirigente privato nel Nord, che non evade nè può), Robin Hood Tax, aumento del ticket, patrimoniale...

Ecco la parola: patrimoniale. Colpire i grandi patrimoni è da sempre il programma comunista, e si sa che in Italia si finisce nel tassare i BOT la prima casa. Solo che stavolta, a dirlo è stato il sindaco leghista di Verona, Tosi: invece di tagliare provincie e Cmuni, si colpiscano i patrimoni, ha detto. E li indica anche: far pagare i «capitali scudati». (Tosi: "Sì a patrimoniale e tassa grandi rendite")

Flavio Tosi
   Flavio Tosi
Si tratta dei capitali che sono rientrati in Italia, avendo creduto alla promessa di Tremonti, di sottoporli a tassazione del 5%. Una tassazione di favore: le sinistre hanno sempre detto che bisognava applicare una tassa punitiva (il che non avrebbe fatto rientrare nemmeno un euro), ma almeno le sinistre sono, come dice Berlusconi, comuniste. Adesso, Tosi il leghista propone di sottoporre, a tradimento e a sorpresa, un grave prelievo ai capitali fatti rientrare sulla promessa di non essere tassati di più. Ossia vuole che lo Stato infranga il proprio patto, la parola data, la certezza della legalità: come diceva Lenin, «la dittatura del proletariato» è la forma di governo «che non riconosce limiti legali».

La dittatura leghista, oltre che velleitaria, è anche ignorante: si scopre subito che non è possibile colpire i capitali scudati, perchè è stato concesso loro di rientrare anonimamente, e Tosi non lo sapeva. Tutta la faccenda è servita solo ad elevare la sfiducia nel governo a livelli estremi; e a dar ragione a quelli che i capitali (almeno 60 miliardi) non li hanno fatti rientrare: non si sono fidati, ed hanno fatto bene. Mai più si fideranno ancora, nè gli uni nè gli altri.

Prendiamo anche il contributo di solidarietà, ossia la supertassa sulla borghesia che guadagna alla luce del sole 90 mila euro lordi annui; Bunga e Tremonti la volevano fare retroattiva, a decorrere dal 2010: guarda caso, non si possono ancora fare leggi spoliatrici retroattive. Esiste ancora una parvenza di diritto a cui appellarsi. Come tutte le decisioni del governo Berlusconi, sono vacue, inefficaci e inapplicate. Ma la volontà di violare la legge contro i cittadini è reale, ed è stata manifestata.

Anche l’idea della patrimoniale, nel governo del gande imprenditore, rimane e fa strada. Il governo la medita davvero: tutto, pur di non tagliare le provincie nè gli emolumenti alle Caste inadempienti, pur di non riformare lo Stato parassitario e i costi della politica. Finirà con la tassa sui BOT e la prima casa, oppure con il prelievo forzoso e notturno, come in un qualsiasi governo comunista?

Il fatto è che, mentre il potere pubblico è stra-indebitato come sappiamo, le famiglie e i privati italiani hanno pochi debiti, meno di tutti gli europei, e quindi molti attivi, risparmi, beni mobili e immobili, liquidi e no. Qualunque governo delle caste occhieggia quei beni altrui, e sogna di arraffarli.

Qualche mese fa, l’immarcescibile e venerabile torchiatore Giuliano Amato ha proposto di ridurre il debito dal 115% all’80 % del PIL sottraendo ad ogni italiano 10 mila euro dei suoi beni; pari a un terzo del debito pubblico, 30 mila euro appunto, che pesa su ogni italiano. Un’idea da cretini avidi comunisti, perchè i 30 mila di debito pubblico stanno sul gobbo anche dei neonati, pensionati minimi e suore di clausura, che beni propri non hanno; una tipica idea da comunisti che non conoscono la società che vogliono disciplinare e punire, e per cui la proprietà privata non è un diritto inviolabile, anzi «la proprietà è un furto». Ma il governo di Bunga-Bossi-Tremonti non ha detto esplicitamente no alla proposta Amato: sta studiando, cerca di capire come si può fare.

La sola difesa del cittadino, oggi, sta nel fatto che il governo non sa come fare: vuole fare il federalismo e non sa da che parte cominciare, ridurre le provincie ma non sanno come si fa, super-tassare ma si sbagliano su qualche elemento importante. I leghisti dicono di volere «la Padania libera e indipendente», ma non hanno la minima idea di come si fa. In breve, il governo del fare non sa fare. Non sa governare, ed è in un certo senso una fortuna, perchè non riesce a spogliarci del tutto.

Ma è una fortuna che aumenta la paura. La paura di avere incapaci e incompetenti da comica finale al timone della più grande crisi degli ultimi due secoli.

Flavio Tosi
   Piero Stiffoni
Prova ulteriore della sua inconcludenza, il governo di destra lancia la caccia all’evasore fiscale, questo orwelliano nemico invisibile dei regimi comunisti: morte ai contadini ricchi! Stanno nascondendo il grano agli ammassi di Stato! Fucilateli sul posto! Kaganovic, braccio destro ebreo di Stalin, fu almeno competente nello sterminio dei kulaki. I leghisti, non hanno Kaganovic bensì Calderoli e il Trota. Dunque si limitano ad imitare quelli della Stella Rossa in truculenza verbale.
Per esempio, il senatore della Lega Piero Stiffoni. Incattivito dalle critiche che alla manovra ha elevato Famiglia Cristiana (una manovra ammazza-famiglie), ha replicato: «Unaltra volta che il giornale dei Paolini rigioca sporco, allora penseremo sul serio a tassare i patrimoni, in primis quelli ecclesiastici, così il giorno dopo la redazione di Famiglia Cristiana deve portare scrivanie e computer in mezzo alla strada».

In Lombardia, nel Nord Est e nella Padania, questo tipo di uscite hanno contribuito a confermare il vecchio timore: i comunisti sono al governo, salviamo i soldi.

Nei giorni scorsi, quando vari enti internazionali hanno segnalato l’allarmante riduzione in Italia della moneta M1 (contanti e conti correnti a vista), io ingenuo mi chiedevo che cosa significasse, ed elucubravo ipotesi monetariste e macro-economiche. Macchè, la verità è che milioni di forti risparmiatori hanno fatto sparire i loro 23 miliardi, prima che il governo glieli confiscasse. E questo nel solo mese di giugno. E a luglio, ad agosto, quanti miliardi sono scomparsi?

Il fatto poi che li avessero lì, 23 miliardi complessivi, pronti e liquidi sul conto, già di per sè la dice lunga sul sistema bancario italiota. Mentre gli speculatori esteri si vedono offrire tassi enormemente crescenti per i loro capitali (dalla povera Grecia pretendono adesso anche il 40%), ai risparmiatori italiani le banche non offrono alcun investimento credibile, nè un tasso d’interesse onesto e ragionevole. Cercano continuamente di rifilargli qualche patacca, qualche loro prodotto tipo Parmalat e Bond Argentini. Gli italiani, ormai, lo sanno, non ci cascano più. Hanno tenuto mobili e smobilitabili i soldi. E al primo segno di comunismo, li hanno portati via.

È stata una corsa agli sportelli, simile a quella che soffrirono le banche americane nel ‘29 e poi ancora nel 1933, quando Roosevelt ordinò la chiusura delle banche, ma silenziosa. Come se le decine di migliaia di italiani con qualche centinaio di migliaio di euro in risparmi si fossero dati il segnale, invece ognuno per conto suo hanno ritirato i soldi. Si son fatti fare assegni circolari. Hanno preso i contanti a poco a poco, senza suscitare sospetti. E li hanno messi in Svizzera.

A questo governo i borghesi (gli elettori del Pdl e Lega) avevano già mandato un segnale elettorale: il voto alle ultime elezioni locali diceva chiaramante: andatevene via, ci avete tradito. Macchè, Berlusconi dichiara: non me ne vado, e Bossi: niente elezioni adesso, perchè perderemmo. Il governo è inamovibile, se ne infischia del voto: ovvio, non facevano sempre così i regimi comunisti?

Allora, gli italiani che possono, votano con i piedi. O se preferite, con le ruote del Suv e della Bmw: un viaggetto a Chiasso e a Lugano, ad affittare cassette di sicurezza. Nemmeno cassette di sicurezza italiane in banche italiane: qui non c’è più il diritto, non ci sono diritti, la proprietà non è più inviolabile. Le banche stesse cercano di infinocchiarti, è la loro sola attività. Meglio non fidarsi.

E adesso, non venite a dirmi che quelli che portano i soldi nel Canton Ticino sono i ricchi egoisti, i nemici del popolo, evasori fiscali: chi tiene i soldi nei conti correnti lì da vedere non è un evasore, è uno che non ha nulla da nascondere perchè ha pagato le tasse, e crede di non aver nulla da temere in uno Stato di diritto. Risparmiate la solita solfa moralistico-comunista. Quelli, sono veri patrioti.

Stanno salvando i capitali dalle fauci di Equitalia e dalle grinfie di Tosi, del Trota padre e Trota-figlio, e di Calderoli. Li sottraggono allo spreco delle clientele, delle Caste e dai parassiti, perchè se ci mettessero sopra le mani costoro, anzichè ridurre il debito pubblico, li dissiperebbero e ruberebbero, e fra due anni ci darebbero un’altra stangata. Come è successo da sempre: ogni due anni una manovra perchè il debito cresce, perchè quelli non hanno voglia di riformare la spesa pubblica, e anche se volessero, non sanno come si fa.

Nelle cassette del Ticino non ci sono capitali ci sono i capitali salvati; che serviranno per un futuro libero dal comunismo. Grazie, patrioti.



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