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Cristo ed il Re del Mondo (parte IV)
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L’Asgard e l’Agartha

La dimora delle divinità scandinave, gli Asi, si chiama Asgard cioè recinto degli Asi: città situata al Centro del Mondo. I sapienti pretenderebbero di avere buone ragioni per affermare che si troverebbe posizionata in Asia; infatti essi situano, sempre in Asia Centrale, la culla della razza ariana. «Ma noi abbiamo cambiato tutto questo…». Comunque sia, la somiglianza fonetica tra Asgard ed Agartha o Agarthi appare evidente: as è uguale ad a, d è una dentale come la t consonante finale; la i presso i mongoli, come la a presso gli indù non sembrano far parte della radice. Lasciando da parte ogni tipo di competenza filologica sappiamo solo che questa tra tutte le scienze è quella in cui un profano rischia più facilmente di perdersi (basta ricordare solo le distratte etimologie di Fabre d’Olivet) (50). Dunque è possibile che tale similitudine di forma altro non sia che un’identità innata residuale. Nessuno sembra più adatto a risolvere tale problema se non Guenon. La questione ci sembra interessante.

Effettivamente nei Dialogues philosophiques, che Renan dice di aver scritto nel maggio del 1871, Theoctiste sogna «unaristocrazia che serva intellettualmente lumanità» (qualcosa di simile a dei superuomini, a dei Figli del Fuoco; i quali metterebbero un terrore illimitato al servizio della verità (pagina 112 dell’edizione del 1885); «Sarebbero una specie di dei che si servirebbero delluomo come questo si serve degli animali» «Una fabbrica (di tali esseri), gli Asi, quindi unAsgard,  potrebbe essere ricostituita al Centro dellAsia» (51). Tutto ciò è talmente sconvolgente, che sembra assai difficile, in qualsiasi maniera, riconoscere la qualifica di occultista a Renan. Un personaggio folkloristico in cerca di «leggende in via di formazione» potrebbe sostenere una tesi come questa: «Saint Yves dAlveydre, nella Mission de lInde, mischia i dati che trova in Renan e in Jacoillot. Ossendowski si serve di questopera per stilare il suo falso racconto di viaggio; alla fine, poi, Guenon, coordina tutto scrivendo il suo Re del Mondo dal quale una marea di orecchianti occultisti ha tratto informazioni». Una tale teoria è assolutamente difforme dallo spirito che regna negli ambienti ufficiali degli storici delle religioni. Sebbene sia più plausibile di molte altre che circolano, incorre a nostro modo di vedere in tre difetti: quello di basarsi su una serie di presupposti, di presumere l’ignoranza e la mala fede delle parti in causa e di vedere il problema solo attraverso un ristretto angolo visuale.

È vero che la malafede e l’ignoranza di Jacoillot non possono costituire materia di discussione, ma tuttavia entrano comunque in campo. Siamo molto male informati per quanto concerne Saint Yves d’Alveydre, grazie al quale la leggenda si arricchisce e si espande negli ambienti occultisti. Tutto quello che possiamo dire è che le sue opere, ed in particolare la Mission des Indes, respirano la buona fede di un candore immacolato, il che naturalmente non resta senza conseguenze. Non pensiamo affatto che abbia voluto ingannare il suo mondo. Ma forse potrebbe essere lui stesso rimasto abbindolato e fuorviato. Lui stesso dice che deve le sue illuminazioni sinarchiche più al passato che al presente, a certe indicazioni fornitegli da un illustre scomparso, di cui ha già fatto menzione nella Mission des Juifs. Sembra evidente che la sua fonte d’informazione sia antecedente a Renan. Per quanto riguarda Ossendowski possiamo darvi una nostra opinione personale: da saggio quale è, se avesse immaginato il suo viaggio, avrebbe seguìto un itinerario costruito con carta e compasso: avrebbe quindi evitato gli errori che Montandon gli addebita e che sono, ai suoi occhi, la miglior testimonianza della sua sincerità (52). Sarebbe anche difficilmente spiegabile in quale modo potesse aver modificato l’ortografia indù di Agartha secondo le regole della fonetica mongola, come fa notare Guenon.

Per quanto riguarda Guenon, la sua vasta conoscenza e scienza non possono considerarsi una sorpresa. Quanto a ritenerlo capace di diventare un seguace di ciò che lui sa bene essere una menzogna bisogna ipotizzare un motivo talmente valido che per spiegarsene il mistero si finirebbe per cadere in un altro (mistero) maggiore del primo. Del resto non bisogna mai perdere di vista che la documentazione che Guenon ha a disposizione supera assai i limitati orizzonti delle opere di Ossendowski e di Saint Yves d’Alveydre. I raffronti che fa sono davvero molto numerosi, le sue fonti abbondantissime; francamente non è possibile metterle in discussione; possiamo solo mettere in discussione le conclusioni a cui arriva. Se ci siamo permessi di assumere qualche posizione sgradita nel nostro scritto, che per la maggior parte si rifà al suo libro, riteniamo di aver confermato certe nostre divergenze con una base di ricerca seria e cioè che il nocciolo del problema travalica la questione dell’esistenza dell’Agartha circoscrivendola soltanto al campo filologico. Per approfondire questo punto, che sembra essere di capitale importanza, posso affermare che la maggior parte degli occultisti che fanno riferimento ad un centro del mondo non hanno giustamente notato che i termini che impiegano sono sinonimi.

Shurawedi stesso, quando parla del polo, ignora il significato della swastika; Bô Yin Râ non ha ancora sentito parlare di Ossendowski; quando viene editato il suo libro, Dieu Vivant; Les Initiés du Thibet, afferma giustamente che i messaggi ricevuti non arrivano direttamente da Lasha, sembrerebbe ignorare l’Agartha, situando questo preminente centro iniziatico sotto una montagna che sarebbe, simbolicamente o meno, la più alta del mondo (53). Tutto ciò è sconvolgente; siamo ancora lontani dall’aver esaurito e sviscerato il problema ed i ricercatori che si rifanno ai cicli di leggende Kibbhaűser (gli eroi addormentati sotto una montagna che aspettano la loro resurrezione) e Bergmäulin (gli gnomi che popolano le profondità delle montagne) farebbero un lavoro molto interessante.

Mundus Subterraneus
(di P. A. Kircher)

In questa vasta ed anche composita enciclopedia, il cui estensore, un gesuita sapiente ed originale, ha riversato una gran parte delle sue conoscenze, troviamo trattati sia la questione degli uomini, sia quella dei demoni sotterranei (lib. VIII, Sett. 4-T.II., pagina 119, Amsterdam, edizione del 1678).

A) Capitolo III De hominibus Subterraneis

Kircher parla soprattutto dei trogloditi che ha avuto la possibilità di vedere e sull’esistenza dei quali la sua attenzione era stata attirata da Jacques Gaffarel (De cryptis toto orbe celebribus). Ma cita una strana storia riportata da Guilielmus Nebrissensis, che ricorda quella dei popoli dell’Agartha; si tratta non più di trogloditi, ma di due uomini scappati da un mondo sotterraneo dove non si vede mai il sole. Kircher ammette l’esistenza di tali popolazioni la cui origine si fa risalire ai popoli della terra. Secondo i rapporti dei due uomini sotterranei la loro razza praticherebbe un cristianesimo anomalo: Kircher dice che non avrebbero un clero per conservare intatto il depositum fidei.

B) Capitolo IV De Doemonibus subterraneis

Poco interessante dal nostro punto di vista: Kircher prende per demoni sotterranei i pigmei che non si incontrano più. Sfiora anche la questione degli gnomi e dei Lerojmäulin. Facciamo notare che per Kircher, che cita Epitro di Giuda, il mondo sotterraneo è specificamente infernale.

G. Mariani

Traduzione di Luciano Garofoli



Qua e là


Profezie

Il monaco buddista del monastero di Karanchire avrebbe raccontato ad Ossendowski che il Re del Mondo, quando apparve nel suo monastero nel 1880, aveva lasciato queste profezie: «… Le corone dei re, grandi o piccoli che siano, cadranno: una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto…» (Bestie uomini e Dei, pagina 261). Contiamo i sovrani indipendenti detronizzati dopo la data della profezia: Portogallo, Cina, Russia, Germania, Austria, Turchia, Grecia e ottava la Spagna. Faccio notare che la pubblicazione del libro di Ossendowski è successiva alla guerra e bisogna stare attenti a non confondersi riguardo a ciò; la fine del mondo è la fine di un mondo. Tale errore, molto comune presso i primi cristiani, è stato commesso da San Vincenzo Ferreri: profetizzando la fine del Medio Evo, credette di profetizzare la fine dei tempi. E ciò in maniera giusta in quanto la concordanza dei segni, non solo mistici, ma anche sociologici, sembravano annunciare la fine di ciò che gli storici chiamano comunemente l’Epoca Moderna. Rimarrei molto sorpreso che l’avvento di Colui che deve venire sicut fur et latro fosse prossima… Dobbiamo invece semplicemente apprestarci a vedere «grandi cose» come diceva giustamente monsignor Arouet.

Controllo

Sono stato indotto a rileggere l’articolo Re del Mondo ed i Misteri dellAgartha, scritto da Le Cour, apparso nel dicembre del 1924 sul Mercure de France (Chronique de la quinzaine). Fu tra i primi ad avvicinare gli scritti di Ossendowski con quelli di Saint Yves d’Alveydre (54). Quest’ultimo autore ci ricorda che, a suo modo di vedere, il Re del Mondo discendeva dal ramo autentico dei re d’Etiopia. Leggendo la Mission de lInde, la cosa non mi aveva particolarmente colpito. È comunque interessante se ci si vuol ricordare della leggenda di Hiram, per come la racconta De Nerval: il Figlio della vedova per eccellenza sarebbe il frutto dell’unione di Belkis, regina di Saba, con Hiram e non, come comunemente si crede, da quella con Salomone; sarebbe quindi il solo discendente diretto della dinastia etiope. Ma c’è di più: De Nerval contrappone, in una discussione tra il narratore della storia ed un abissino tra i presenti, tale discendenza autentica a quella dei sovrani che siedono sul trono dell’Etiopia. Essi infatti vantano la loro discendenza diretta dall’unione di Belkis con Salomone. Decisamente sono sempre più portato a credere che tale racconto sia il frutto della fervida e fantasiosa immaginazione di De Nerval. Voglio anche ricordare, affinché non si cavilli troppo intorno alla precisa collocazione geografica dell’Etiopia, che Prete Gianni, il cui regno Rubrukis collocava in Tartaria, da altri autori era ritenuto il sovrano dell’Abissinia. Guenon, non a torto, identifica la figura del Prete Gianni con il Re del Mondo.

I problemi da risolvere nel modo più inequivocabile ed i documenti storici che bisogna risolvere con la massima attenzione e perizia spesso risultano oscuri ideologicamente, ma se si riesce a trovare la fonte che li rischiara essi diventano improvvisamente luminosi e splendenti.

Guilleberty

Traduzione di Luciano Garofoli



Il potere occulto che dirige il mondo


Inquire Within sotto tale titolo espone, nel Patriot del 24 luglio 1930, il contenuto di un’opera di Alice A. Bailey, direttrice di una scuola di Teosofia a New York. Purtroppo non ho a mia disposizione l’opera e pertanto mi devo limitare soltanto a riferire dell’articolo; io, come del resto anche i nostri lettori, sappiamo che la competenza in materia di Inquire Within è davvero considerevole. L’opera presa in analisi è Initiation Human and Solar, edita a New York nel 1922 dalle edizioni Lucifer Publishing, cio in contemporanea con l’edizione inglese di Bestie Uomini e Dei di Ossendowski. Voglio segnalare questo punto all’attenzione del lettore il quale una volta di più potrà constatare come le pubblicazioni che trattano del Re del Mondo si siano moltiplicate, in maniera strana, proprio dopo quella di Saint Yves d’Alveydre. A giudicare poi da quanto scrive Inquire Within, la Bailey non cita assolutamente né Saint Yves, né tanto meno Ossendowski e adopera un frasario del tutto differente dal loro. La Bailey descrive la Gerarchia della Luce, composta dai Fratelli Maggiori (vedi anche la testimonianza di Bo Yin Râ). All’inizio troviamo: «Il Re Sanat Kumara si dice viva a Shamballa, nel deserto dei Gobi (senza esagerare su di lui, ha chiaramente mostrato il rapporto tra Shamballa e lAgartha); Sanat Kumara è il Signore del Mondo e lIniziatore (rappresenta cioè il principio creatore): La luce o energia del mondo è rappresentata al disotto, da una triade di potenze»:

Manu
, preposto alla direzione delle razze, agisce attraverso intermediari ai quali comunica l’energia creativa o distruttrice necessaria. Risiederebbe a Shigatse, sulla strada di Lasha in India.

Maitreya
, che vivendo nell’Himalaya, sarebbe incaricato dei movimenti religiosi: lo si identifica con il Cristo Istruttore del Mondo.

Manachohan
che dirige le forze della natura e la civiltà.

Non c’è bisogno che insista sulla identità intrinseca che sembra esistere tra questa triade e quella evidenziata da Guenon nella sua ben nota opera sul Re del Mondo. Al disotto di questi grandi esseri, operano i maestri della Grande Loggia Bianca «Che tengono nelle loro mani le redini del governo dei continenti e delle nazioni, guidando i loro destini, ispirando i loro dirigenti, o esercitando uninfluenza su di essi, o sui gruppi che partecipano al potere». Essi sono:

Il Maestro Giove
, il quale dai monti Nilgherry guida l’India, di cui fonderà i diversi popoli in un’unica nazione;

Il Maestro Morya
, principe Radjpoute, specializzato ed incaricato delle utopie internazionaliste.

Koot Humi
, del Kashmir, come il precedente residente a Shigatze, ex allievo di una università inglese, è specificamente incaricato di orientare alcune correnti della filosofia moderna, ma si interessa anche di opere filantropiche, predica la fraternità, il tutto per preparare l’avvento dell’Istruttore della Sesta Razza.

Maestro Gesù
, siriano, che dalla Palestina lavora di più sulle masse che sugli individui; anch’egli prepara in Europa ed in America la venuta del Grande Istruttore. «Certi grandi prelati della chiesa anglicana e di quella cattolica, dice la Bailey, sono tra i suoi agenti più zelanti». Se Inquire Within (in Light-bearers of Darkness) indica alla nostra attenzione la penetrazione dell’occultismo nella chiesa anglicana niente, grazie a Dio, ci fa intravvedere che si verifichi la stessa cosa anche nella nostra Chiesa.

Maestro Djwal Khal
, tibetano, vive a Shigatze, che sembra decisamente un gran centro direzionale. Questo Messaggero dei Maestri, così bravo nell’influenzare il pianeta, è in contatto con i medici e . noi ci permettiamo di aggiungere, con la Croce Rossa. Lo si può definire il Mercurio dell’associazione.

Maestro Ra Koczi
, ungherese, domiciliato nei Carpazi, fu successivamente Ruggero Bacon, il monaco inquietante, Francis Bacon il cancelliere truffatore (ricordo che entrambi, ma quest’ultimo in particolare più direttamente, furono gli iniziatori della filosofia moderna) poi anche il Conte di Saint Germain, il misterioso illuminato del XVIII secolo. Membro a tempo pieno del movimento occultista occidentale è, in America ed in Europa, l’agente di questi maestri raggruppati intorno ai tre Signori che costituiscono il Consiglio Esecutivo della Grande Loggia Bianca.

Maestro Hilarion
, cretese, ma residente prevalentemente in Egitto, specialista di spiritismo e di quello che da noi chiamiamo metapsichica.

Due maestri inglesi: uno dei quali residente in Inghilterra, operanti dietro il Labour Party, guidano l’ascesa della democrazia.

Maestro Séraphis
, egiziano è l’Apollo della Fraternità.

Maestro P
., irlandese, che sotto la direzione di Rakoczi, lavora in America del Nord, dove attraverso la New Thought e la Cristian Science, prepara la venuta di Cristo per la fine dei secoli.

In quest’epoca, alcuni di questi maestri si manifesteranno all’umanità. Si metteranno alla testa delle società segrete e delle diverse chiese dove piazzeranno dei loro rappresentanti.

Nel numero successivo di Patriot, Inquire Within prende in esame le Lettere in occulta meditazione, un’altra delle opere della Bailey; questo libro, uscito nel 1920, le sarebbe stato dettato dal suo istruttore tibetano. Tratterò dell’interessante analisi che ne fa Inquire Within, che può essere d’aiuto a chiarire i rapporti tra il Re del Mondo, o dei membri di quelli che chiamiamo convenzionalmente membri della Grande Loggia Bianca, ed i loro fiancheggiatori umani. Si ricorderà che questa questione ha già suscitato la mia attenzione; ed il passo seguente conferma la soluzione che avevo  proposto, la possessione assoluta cioè da parte del maestro nei confronti dell’adepto; costui sostituisce la sua personalità a quella dell’altro: in sostanza è come quando l’ipnotizzato agisce su comando dell’ipnotizzatore; in questo caso il maestro sostituisce la sua personalità integralmente a quella dell’umano che ha penetrato spiritualmente (secondo noi sarà questo il mezzo usato nella manifestazione finale dell’Anticristo), né più né meno la stessa cosa che concepivano i Nestoriani per quanto riguarda la doppia natura umana e divina di Cristo. «Attraverso lo pseudo Yoga la personalità dellallievo viene cacciata dai corpi fisico, etereo, astrale e mentale fino a quando luomo si riconosce come parte stessa della coscienza del maestro… Il Maestro daltro canto ritiene un uomo importante soltanto nella misura in cui costui presenti una forte grado di utilità».

Il procedimento a distanza adoperato dal maestro sul suo discepolo è abbastanza analogo a quello ordinariamente impiegato per il maleficio a distanza attraverso immagini, voglio cioè dire che il maestro avrebbe a disposizione delle figurine raffiguranti i suoi agenti e che agirebbe su costoro in maniera indiretta. Tali immagini, conservate in certi centri sotterranei dell’Himalaya, sarebbero in grado di essere dotate di ogni sfumatura e cambiamento della natura del soggetto. In questo modo il maestro, con un solo colpo d’occhio, avrebbe sotto controllo la situazione dei suoi agenti alla stessa maniera in cui un ingegnere del canale di Panama si vede istantaneamente riprodotta, su un canale in miniatura che ha a sua disposizione, tutti i movimenti di questa via di comunicazione. In questo modo, tramite le figurine, riuscirà a influenzare per via ipnotica i suoi agenti. Non scordiamoci che in tutto ciò ci può essere del simbolismo; tuttavia resta il fatto che l’agente è uno strumento passivo in balìa del potere ipnotico del maestro. L’ipnosi, è bene precisarlo, può andare dalla semplice suggestione del pensiero (e questo spiegherebbe bene il senso di certe pubblicazioni che presentano degli aspetti di occultismo, sebbene fatte da non iniziati, come ad esempio quella scritta da Renan sull’Asgard), per arrivare fino alla possessione temporanea, che sembra ogni tanto essere adoperata dal Re del Mondo per manifestarsi adesso, o in maniera permanente, pensiamo, se sarà necessario, alla fine dei tempi. Purtroppo non abbiamo nessun mezzo né immediato né reale per controllare la veridicità delle affermazioni riportate da Inquire Within. Tutto quello che possiamo fare è mettere a confronto una volta ancora tutti i dati provenienti da fonti differenti e relativi allo stesso soggetto, Re del Mondo e Grande Loggia Bianca che sia. La terminologia può cambiare, variare la forma a seconda della mentalità o della personalità differente del pubblico che si cerca di raggiungere: ma la sostanza di fondo resta sempre la stessa. Il meno che si possa dire è che esiste una concordanza sconcertante e di cui, nel caso di un plagiato, o meglio in innumerevoli casi di plagiati, non sembra trovarsi un riscontro sufficiente.

Luci sospette


Mi sono già occupato della nascita dei Polari. De Guillebert, con la sua grande competenza in materia, si è sforzato di spiegare la filosofia del loro sistema di pensiero, se così lo vogliamo definire. C’è ancora spazio per abbozzare la storia del movimento. Non sono assolutamente xenofobo per principio; ma l’esperienza, in materia di occultismo, mi ha reso tale. Spesso ho notato che le società segrete che provengono o che abbiano una direzione che viene dall’estero, erano delle cellule di spionaggio. Ma al di fuori di questo, anche nelle divagazioni, lo spirito francese resta sicuramente più sano (55). Peladan, che spesso ha messo il suo rosicrucianesimo al servizio di buone fortune, resta un simpatico uomo del sud (della Francia): Sedir, presso il quale non tutto è limpido, ha finito per raggruppare una banda di bravi illuminati da cui traeva il proprio sostentamento, orientandosi verso una carità attiva. Barlet fu senza dubbi un uomo onesto. In ogni caso ogni movimento che nasce in Francia, non determinando squilibri, se non altro dal punto di vista intellettuale, si adatta meglio alla nostra razza. Il primo rimprovero che mi sento di rivolgere al gruppo dei Polari è quello di avere alla sua testa, come Grande Gerarca uno straniero, Cesare A., alias Zam Bothiva. Mi dispiace molto che sia un commerciante; mi è capitato di conoscere un altro capo di una setta (niente meno che San Giovanni reincarnato) (56) che vendeva una tisana lassativa: egli la smerciava ai suoi discepoli e, quel che è peggio, gliela faceva ingurgitare in nome del principio mens sana in corpore sano. Non gli perdonerò mai di aver tentato di convertirmi: il suo prodotto tra le altre cose spiacevoli aveva anche quella di essere amarissimo. Di certo il commercio di Zam Bothiva era sicuramente più piacevole quando sfruttava i vantaggi derivanti dal seguire gli oracoli delle Piccole Luci, servendogli ciò per esaltare i pregi delle macchine da scrivere che vendeva. L’occultismo commerciale diventa particolarmente difficile se per caso la ruota della fortuna non gira bene: successe che il mio San Giovanni, non molto tempo fa, fece fallimento con delle pillole, sempre lassative, nonostante fossero una specialità! Zam Bothiva è più eclettico; al di fuori delle macchine da scrivere, a suo dire, aveva fallito nel tentativo di entrare all’Opera. Anche nella sua patria, non parlo certo del Tibet, tutti sono più o meno degli artisti. Ha lasciato questo bel Paese ed in maniera precipitosa, verso il 1927; la sua partenza fu molto rimpianta dalla maggior parte delle sue relazioni commerciali.

Zam Bothiva

Per parlarne un po’, altri non era che il manager dell’Oracolo delle Piccole Luci: questa cosa era stata affidata non a lui ma ad un suo vecchio associato ed amico particolarmente intimo, tale Mario F.. Il sistema dell’oracolo si basa su un procedimento di trasformazione da parte di quest’ultimo di domande a lui rivolte sotto forma di telegramma cifrato. La risposta arriva sotto la stessa forma e Mario F. decripta la risposta medesima, che gli viene inviata dal Tibet, allo stesso modo, dalle Piccole Luci che altro non sono che i membri della Grande Loggia Bianca! Tuttavia credo di poter dire, per quel tanto di competenza che ho acquisito in materia, che non ci si trova di fronte ad un vero sistema crittografico. Sarei invece più propenso a credere che il procedimento, a meno che non ci si trovi di fronte ad una mistificazione, cosa che invece non ho alcuna ragione di credere, è soprattutto un interprete di cui si serve il medium polare, un po’ come l’indovina si serve dei fondi del caffè.

Zam Bothiva, non fa che presentare il procedimento senza lasciar intravedere che esso sia parte integrante di una setta. Il metodo era abile: moltissima gente, di cui gran parte avrebbero rifiutato di lasciarsi affiliare ad una setta, si interessa, come costateremo poi, al procedimento. Ma vedremo il vantaggio che da tale operazione se ne ricava. Un’esperienza del genere ebbe luogo presso l’Intransigente davanti ad un pubblico di giornalisti. I risultati furono molto brillanti. Sudre aveva chiesto: «Chi è la persona che oggi riconoscerò?». L’oracolo rispose: «Il saggio senza amore. Perché mi poni questa domanda?» Il saggio senza amore era Chacot, dottore, capitano di vascello, Commendatore della Legion d’Onore, membro dell’istituto… non c’era nessun tipo di riferimento all’amore, né al mare... Ma gli entusiasti assicuravano che la risposta palesava come Sudre avesse posto la domanda solo per curiosità e senza fede. Se, come credo, le buone risposte provengono dalla trasmissione del pensiero, la spiegazione diventa plausibile, ma in questo caso l’oracolo è ben poca cosa. I fedeli tengono molto in considerazione una risposta come questa: Domanda: «Il mio male è grave?». Risposta: «Lo può diventare se lei non cercherà di modificarlo. E modificarlo significa prendersi cura di se stessi ed elevare lo spirito pensando a cose belle e buone, in modo da acquistare quella serenità che è lessenza stessa della vita. Linfluenza di Nettuno vi può dare una buona mano. Dunque mare, mare ed ancora mare!» (Asia Mysteriosa, pagina 66). Certamente, se questa è una beffa, la si può anche trovare gradevole: … grazie alla presenza di un’alta quantità di iodio! Tre mesi dopo la dimostrazione compiuta nei locali dell’Intransigente una comunicazione ordinò la formazione di un nuovo gruppo che doveva prender il nome di Polari. Apparve un bollettino d’informazioni decorato con una stella a sei punte, mentre Zam Bothiva pubblicava il manifesto della nuova setta in un volume intitolato Asia Mysteriosa (57).

Ed è grazie a questo tipo di escamotage che l’astuto commerciante Cesare A., celato sotto lo pseudonimo di Zam Bothiva, raccolse il frutto della sua pazienza. M. F. Divoire, che aveva reso possibile che Cesare A. facesse, nei saloni dell’Intransigente, una dimostrazione pratica, per questo favore si trovò nella situazione di non poter rifiutare una cortesia. Ritenne, infatti, da persona squisita quale era, di non poter rifiutare a Zam Bothiva di scrivere una prefazione per la sua opera, anche se la fece nella maniera più breve possibile. «Non ho mai pensato minimamente di dubitare della storia di P. Julien più di quanto non dubiti delle favole. È sufficiente capire… che le risposte sono state... palesemente oscure». Non importa quanto scriveva: sulla copertina del libro era messo bene in evidenza che la prefazione era stata scritta da F. Divoire. E questo era un nome che dava dei vantaggi in quanto abbastanza conosciuto sia nel mondo giornalistico che in quello occultistico e la sua attenzione o curiosità per un evento faceva crescere il grado di attenzione intorno al medesimo. In annesso al libro venivano anche aggiunti degli studi di Magre, di Marquès-Riviere e, addirittura, anche una conclusione di Guenon. Magre, desideroso di estendere il suo campo di indagine letteraria, aggiungeva una freccia al suo arco: occultismo ed erotismo, mischiati insieme e ben dosati, si vendono molto bene. Marquès-Riviere, era molto desideroso di mettersi in mostra e di farsi conoscere. A Guenon, poi, era stata posta la domanda se non ritenesse che il Re del Mondo avesse o no un rapporto con P. Julien e le Piccole Luci. Il che, naturalmente, era più che sufficiente per far cedere Guenon. Ma il grande esoterista era anche troppo filosofo per non accorgersi presto che l’occultismo di cui i Polari si saziavano era di mediocre qualità. Il Voile dIsis non tardò molto a trattenere gli echi della sua «collera olimpica» nei confronti di Zam Bothiva. Tutto ciò per quest’ultimo non era un fatto imprevisto. Caso mai la cosa eccezionale era che l’ira funesta di Guenon fosse più che fondata: Zam Bothiva si era approfittato del suo nome e della sua fama. Con meno clamore, ma con altrettanta irascibilità gli autori delle varie prefazioni, si eclissarono: che si parlasse di loro era una cosa ben gradita, ma che si parlasse di loro dappertutto no! Delle voci malevole e delle strane dicerie non tardarono a circolare nei confronti delle Piccole Luci.

Un altro esempio del metodo forzato di reclutamento messo in essere da Zam Bothiva è quello perpetrato ai danni di monsignor XY. Si viene a sapere che questo alto prelato romano s’interessa di fenomeni paranormali. Lo invitano ad assistere alle comunicazioni, presentandole come curiosi fenomeni da cui ci si astiene di precisare la natura: «Ciò, monsignore, non ha altro significato se non quello di una semplice esperienza!». Per mera curiosità il nostro monsignore accetta ed esordisce dicendo che è «una bella combinazione»; ma non si accorge che tutto ciò costituisce un peccato mortale. I Polari, naturalmente, strombazzarono la vicenda presso certi loro amici cattolici dicendo loro: «Voi potete aderire tranquillamente al nostro gruppo, di cui lo stesso monsignore XY è nostro Grande Elemosiniere’» Ed i cattolici furono tratti in inganno: non erano stati ben informati dei rapporti piuttosto freddi che intercorrevano tra quel prelato e le autorità ecclesiastiche superiori, in quanto queste ultime nutrivano diffidenza nei suoi riguardi (58). Il risultato non sarebbe dispiaciuto affatto a chi guida i Polari. A discolpa di monsignor XY è necessario far presente che le smentite sono difficili da fare: ne sono la prova tangibile le polemiche che seguirono la pubblicazione dei reportages di Heuzé, di cui ancora troviamo delle eco nei numeri più recenti di alcune riviste metapsichiche. «Non si vuol ammettere per timore del ridicolo, o addirittura di sanzioni». In un caso del genere un minimo di saggezza esigerebbe, certamente, non la mancanza assoluta di qualsiasi tipo di sperimentazione, ma sicuramente ci si dovrebbe astenere dal partecipare ad esperimenti ed esperienze fatti da gruppi stranieri. E questo è anche l’atteggiamento seguito dal nostro clero migliore.

I Polari, hanno nella loro struttura, membri di entrambi i sessi: per entrare a farne parte basta versare una modica quota. Portano un distintivo d’argento: una stella a sei punte. L’uniforme da campo, che viene indossata soprattutto quando ci si sposta in gruppo, è blu e molto simile a quella degli scouts. Tra tutti gli aderenti vengono scelti i Polari Segreti che sono 63. Al di sopra di questi troviamo i capi: il Segretario Generale ed una Bianca Luce, che possono anche essere molteplici ed al vertice della piramide c’è il Grande Gerarca: cioè il più volte menzionato Zam Bothiva.

L’iniziazione viene fatta, in forma solenne, davanti ai capi, circondati da un piccolo gruppo: tutti sono incappucciati. Il giuramento è pronunciato accompagnato da terribili minacce, come sempre rivolte agli spergiuri; ma nonostante tutto ciò le dimissioni sono abbastanza frequenti: lo spirito francese è generalmente troppo sano per accettare la mentalità di tali strutture. Restano soltanto sempre gli sciocchi o gli approfittatori ed è proprio su ciò che si basa la coesione della setta.

Il piano terrestre o se volete materiale è separato, da nove livelli intermedi, da quello divino o spirituale. L’ideale che viene perseguito consiste nell’adesione alla setta e nell’osservanza dei suoi precetti e fin da qui su questa terra poter superare il maggior numero possibile di livelli: il Polare 9 aspetta di raggiungere il piano divino dopo la morte. L’organizzazione come è concepita adesso è del tutto provvisoria: infatti nel 1931 si manifesterà «Colui che aspetta». Egli arriverà a piedi dal Tibet, ma il suo arrivo è stato ritardato, non tanto, come si potrebbe pensare, a causa della lunghezza del viaggio, bensì a causa di una donna (?). Quindi arriverà soltanto nel 1933, ma questa volta senza ritardi di orario.

In Asia Mysteriosa a pagina 48 si legge: «Un ruolo molto importante, da un punto di vista esoterico, è riservato alla donna». Zam Bothiva è stato maldestro nel non averlo precisato: ma il personaggio è fatto così e su di lui vengono raccontate  molte cose e non tutte benevole. Le donne scartate dalla gerarchia sono sottomesse ad una Stella dArgento. Gli adepti praticherebbero, con quelle «sorelle», per le quali sentono delle «affinità spirituali», dei «matrimoni polari» che non terrebbero assolutamente conto delle unioni legali o religiose già contratte precedentemente. I matrimoni polari sarebbero anche unioni carnali e per gli eventuali loro frutti è prevista l’adozione da parte dei polari. Si tratta di quei soggetti ai quali in diritto civile e canonico si applica il brocardo «hic est filius (colmo della sfortuna coniugale) quem nuptiae demostrant»; ma è anche vero che essi acquisiscono i meriti necessari per diventare dei Polari 9. Alcuni possono considerare ciò come una consolazione… Il matrimonio polare sarebbe assolutamente idilliaco: si possono vedere in un registro due colonne di piccole stelle di carta argentata legate due a due da un nastro: su una colonna si trova il nome del fratello, sull’altra quello della sorella da lui polarizzata: «Due scintille per formare una stella». È veramente toccante… e certamente un simile libro, se esistesse davvero, dovrebbe essere chiamato libro doro in quanto si comprende bene quale meraviglioso strumento di ricatto potrebbe essere in mani spregiudicate. Abbiamo già avuto occasione di segnalare che tali dicerie sono frequentemente messe in conto dalle sette segrete… Le sorelle servono anche i medium impegnati a comunicare con «quelli di laggiù, tutto secondo loracolo delle Piccole Luci». Si dice anche che il Grande Gerarca spinga la coscienza professionale fino al punto di pregare alcune di loro di andarlo a trovare, di sera, vestite soltanto di una maglia nera. In seguito sperimenterà «se i loro fluidi sono buoni». Alcuni Polari dalla mente particolarmente ristretta si sono dimostrati scioccamente inquieti…

I nostri lettori sanno che è molto raro che tutte queste sette non siano ammesse alla Massoneria.

E questo è uno di quei casi. Cesare A. (il Gran Gerarca Zam Bothiva) non è massone, benché un anno fa tenne una conferenza, in tenuta bianca, presso la Loggia Theba (59). In effetti Cesare A. è soltanto un carbonaro. Altri Polari di primissimo piano appartengono alla Loggia Etoile Flamboyante, il cui Venerabile ed il cui Aeropago sono delle figure di primissimo piano dei Polari. (60).

G. Mariani

Traduzione di Luciano Garofoli


(FINE)


Parte I
Parte II
Parte III




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) La più originale, senza ombra di dubbio, è quella che vorrebbe far derivare renard dal tedesco rennen; anche un qualunque maturando sa, quanto meno, che renard è il soprannome che la volpe ha ricevuto nel Roman du Renard e che un tale soprannome deriva da reginhard, che non ha proprio niente in comune con rennen; ma tutto ciò è sfuggito al saggio occultista autore di LHomme.

 

51) Se una tale situazione si dovesse verificare in un modo qualsiasi sul pianeta terra, questo succederà in Germania.

52) Non bisogna dimenticare che la grave ferita che Ossendowski ha subìto alla testa può aver confuso i suoi ricordi.

53) Razionalmente si può spiegare la concordanza relativa al centro del mondo come una sorta di orgoglio di razza; ma l’universalità del simbolo della montagna è, a suo modo, inesplicabile.

54) Sicuramente uno dei primi, anche se ritengo non sia stato proprio il primo. Le Voil dIsis già nel novembre del 1924 faceva questo tipo di approccio. È sufficiente controllare questa data per costatare che Le Cour non era al corrente dell’argomento nel momento in cui veniva proposto: quindi la sua capacità intuitiva non può certamente essere messa in discussione. Lo stesso Guenon parla per la prima volta della questione negli Appels de lOrient (Les Cahiers du Mois, marzo 1925, pagina 208). Guenon data il suo articolo novembre 1924 e cita la Voile dIsis: quindi all’epoca non conosceva affatto, quando scriveva per Les Cahiers du Mois, l’articolo di Le Cour. Personalmente non ritengo affatto che sia stato l’articolo pubblicato dal Voile che abbia messo in luce questo argomento,in quanto esso era già all’ordine del giorno degli ambienti degli iniziati già da dopo il 1905. Furono proprio questi circoli esclusivi che indussero Saint Yves a scrivere la Mission de lInde. Il libro ora citato, fu pubblicato prematuramente, subito dopo la morte del suo autore, mentre la definitiva rivelazione dell’esistenza dell’Agartha è possibile sia stata ritardata dallo scoppio della guerra, che forse scoppiò prima di quanto previsto e la cui durata non poteva di certo essere prevista. Senza ombra di dubbio, ad ogni modo, a partire dal 1919, la questione della rivelazione cominciò nuovamente ad essere studiata negli ambienti dirigenziali dell’occultismo occidentale.

55) Bisogna comunque fare un’eccezione per quanto riguarda il Vintrasismo e le sue derivazioni. E quando parlava o scriveva si lasciava guidare dalle sette inglesi, dalle quali traeva ispirazione.

56) Siriano d’origine, aveva dovuto far correggere, da un mio amico, gli errori di francese e l’ortografia del suo nuovo Vangelo ed attraverso di lui lo avevo conosciuto. Il redivivo San Giovanni, nella sua reincarnazione, sfortunatamente aveva perduto il dono dell’uso delle lingue.

57) Presso la casa editrice Dorbon-Ainé, 1930.

58) La cosa poi non è nemmeno tanto originale: mi ricordo che una rivista dell’ambito spiritico si vantava del fatto che alle loro sedute partecipasse un certo monsignore, vescovo lèttone. Dopo aver assunto maggiori e più precise informazioni, risultò che si trattava di un vescovo vetero cattolico.

59) Tale Loggia ha una tendenza illuministica molto accentuata come è dimostrato dal senso della parola Theba. Vedasi, anche, quanto il Fratello Guénon scrive nel suo Re del Mondo, con molta cognizione di causa essendo lui stesso iscritto a tale loggia.

60) Vedi Bulletins Hebdomadaires, numeri 773 e 775.


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