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Segni della fine del tempo delle nazioni?
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Il «dilagare dell’iniquità e la fatale disaffezione dalla carità» sono due dei grandi segni della fine dei tempi indicati dal Signore stesso.
Non si può forse ravvisare questo in modo allarmante nel presente massacro iniquo a Gaza, che può ben rappresentare l’ora culminante di questo dilagare?
Non solo è evidente la disparità di forze in campo, quanto quello delle ragioni.
Da una parte un popolo affamato all’estremo a cui manca tutto, ma la cui prigionia nella propria terra suscita solo impotente indignazione.
Dall’altro un potere che rivendicando un diritto risalente al Vecchio Testamento espropria ed espelle dalle loro terre popoli che vi hanno abitato per secoli.
E in ciò sono giustificati dai potenti di un mondo opulento che arma tale operazione, giustificata come lotta al terrorismo.
Nel buio della disinformazione, la carità dei più si raffredda e prevale l’indifferenza verso quelle moltitudini che muoiono e subiscono lontano.

Nei nostri tempi in cui la mentalità agnostica, scientista e conciliare imperversano, si diffonde la risibile congettura che il destino umano dipenda dal grado di sovranità democratica, o dal riscaldamento globale o dal progresso ecumenista.
Niente di più deviante!
Il destino dell’uomo può sì dipendere da una mentalità, ma di quella centrata sulla verità dell’uomo stesso. E poiché non è in nessuna scienza umana la conoscenza dell’origine, dello stato e del fine ultimo dell’uomo, parimenti nessuna può indicare il suo bene durevole.
Tale conoscenza è nella verità religiosa che lega la creatura al Creatore.
Ecco allora che la visione sul destino umano riguarda certamente l’Ordine rivelato.
In esso è la causa seconda d’ogni altro ordine, anche - sarebbe meglio dire specialmente - per chi non crede.
Ciò perché la miscredenza ha scritto e scrive pagine buie della vita attuale.
Si pensi al comunismo, ma pure all’edonismo e al conciliarismo ora dilagante.
Neppure la religiosità vaporosa di certi credenti è immersa oggi in simili traviamenti poiché segue la predica di falsi cristi e di falsi profeti che predicano giustizia e pace mentre il delitto e la guerra sono rampanti.
Tale religiosità implica l’apertura a idee che paiono compassionevoli, venendo da gente consacrata, ma si dimostrano travolgenti perché giustificano il profetismo rivoluzionario mirato allo stravolgimento delle sacre verità della Chiesa.
Sono i falsi cristi da sempre profetizzati in vista dei tradimenti alla Verità per amore degli applausi del mondo.

Quante volte si cercano i segni dei tempi nell’interpretazione di profeti o di Malachia sui Papi o attraverso veggenti o di Nostradamus.
Ma i cristiani possono ignorare che i veri grandi segni sono nei Vangeli, dati da Gesù Cristo stesso e applicabili ai tempi storici?

Leggiamo in San Matteo (24) come i discepoli si avvicinarono a Gesù uscito dal tempio perché notasse la solidità di quella costruzione che a quel tempo rappresentava la sede della Parola di Dio; della Verità: «Ma Egli disse loro: ‘Vedete tutte queste cose? In verità vi dico: non rimarrà qui pietra su pietra, che non sarà diroccata’».

Infatti, non è passata una generazione che il Tempio era ridotto a un muro di pianto.

Quando giunse sul monte degli Ulivi, Gesù si sedette; allora gli si avvicinarono i suoi discepoli e in disparte gli dissero: «Dicci: quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?».

Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Poiché molti verranno nel mio nome dicendo: ‘Io sono il Cristo’, e molta gente sarà tratta in inganno. Quando sentirete esservi guerre o voci di guerre, non vi turbate; è necessario che tutte queste cose avvengano; ma non è la fine. Insorgerà infatti popolo contro popolo e regno contro regno: e vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi; ma tutto ciò non è che l’inizio delle sofferenze. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno; sarete odiati da tutte le genti a causa del mio Nome».

Che la religione cristiana sia quella più perseguitata in questo frangente storico è fatto palese nella grande informazione. Lo ha descritto nei particolari Antonio Socci nel suo libro «I Nuovi Perseguitati» (Piemme, 2002)  che ha sorpreso molti, come Paolo Mieli (Il Corriere della Sera, 3aprile 2002).
Nella prefazione, Ernesto Galli della Loggia racconta di essere rimasto senza fiato nell’apprendere che nel Novecento sono stati oltre quaranta milioni i cristiani uccisi per la loro fede.
Uccisi in quelle che Socci definisce «persecuzioni mai viste in duemila anni per ferocia, vastità, durata e quantità di vittime». I media se ne occupano poco o niente.
Ma già Olga Mattera, due anni fa, su Limes, aveva scritto che «il Cristianesimo è la religione oggi più perseguitata nel mondo». Tant’è che ancora adesso, secondo la World Christian Encyclopedia; «circa centosessantamila persone ogni anno trovano la morte a causa della loro fede in Gesù».
Sostiene Paul Marshall («Their Blood cries out», World Publishing, 1997) che ci sono almeno sessanta Paesi in cui i cristiani subiscono a tutt’oggi persecuzioni: «In generale», scrive, «possiamo dire che, attualmente, dai duecento ai duecentocinquanta milioni di cristiani sono perseguitati a causa della loro fede in Cristo e altri quattrocento milioni subiscono restrizioni non lievi delle loro libertà religiose».
 
«Allora molti si scandalizzeranno e si tradiranno l’un l’altro odiandosi a vicenda»

Questa conflittualità e insopportabili disgregazioni sono ormai una costante della vita politica e sociale ed è interna nella vita religiosa.
Nella Chiesa cattolica, la figura del Romano Pontefice, Vicario di Cristo, che era il termine stesso dell’unità cattolica, oggi appare come simbolo di divisioni profonde e giustificate dall’implementazione degli ambigui documenti conciliari, portatori di subdole eresie e rotture con la dottrina di 260 Papi e venti Concili ecumenici.
Lo scandalo solo non è più clamoroso a causa di una smorta ubbidienza passiva radicata in un’indifferenza generale e crescente che prelude all’apostasia.
Per questo la fedeltà di una volta si tramuta in rancore e odio che portano a continui tradimenti e spaccature in grande scala nell’interno delle famiglie, delle comunità e delle chiese.
Infatti, non vi sono tradimenti più gravi e dilaceranti di questi.

«Sorgeranno molti falsi profeti, i quali trarranno molti in inganno»

Quale profetismo è peggiore di quello che porta all’abbandono della verità rivelata e affidata agli apostoli fedeli, a favore dell’esperimento delle sette dello spiritualismo e esoterismo spurio e ingannevole?
Forse questo non si è aggravato enormemente nei giorni in cui Giovanni XXIII apriva porte e finestre a un mondo nemico della Fede, mentre invitava i fedeli a guardare la luna?
Il grave guasto del suo aggiornamento sta nell’apertura alla stessa libertà religiosa voluta dalle logge e dall’ONU.
Falsa libertà di fronte a Dio, poiché come il vero corrispettivo della libertà è l’autorità che la contiene nei limiti del bene, si pone il terribile dubbio: come può qualcuno in nome dell’autorità del Signore stesso proclamare la libertà da essa?

La questione dilacerante è quindi: libertà o autorità?
Perché se prevale una, l’altra le è sottoposta.
Potrebbe accadere ciò con l’autorità divina della parola del Vicario di Cristo?
Impossibile.
Eppure tale inganno assoluto, che richiede il discernimento cattolico per suscitare una reazione di resistenza verso i falsi profeti religiosi è tutt’ora ignorato.

«Per il dilagare dell’iniquità, la carità dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine, questi si salverà»


Perseveranza sempre più difficile a causa dell’iniquità dei falsi profeti e poiché la testimonianza fedele trova l’indignazione di quanti non negano la falsa «libertà religiosa», ma la libertà di resistere all’«autorità» che dichiara tale diritto religioso pure di negare Cristo.

Ecco il mistero dell’iniquità; un inaudito abuso dell’Autorità divina nella Chiesa che rappresenta il Suo potere - non solo sui cristiani, ma in cielo e in terra (Matteo 28, 18-20) - perpetrato da prelati.
La libertà vera è condizionata dalla verità, ma ne sarebbe superiore secondo questi deviati.
Ecco il «diritto» all’errore cui segue l’orrore al vero diritto, idea che raffredda la carità al punto di scatenare il suo contrario, cioè la caccia a chi mette in causa la rivoluzione del Vaticano II, che dichiara la dignità umana di negare la Verità; persecuzione profetizzata dal Signore: «Chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio».
Ne consegue «il dilagare dell’iniquità» in campo anche religioso e conseguente, «raffreddamento della carità», clamorosamente riconoscibili nel mondo con i suoi spaventosi e iniqui massacri, di cui questo di Gaza può ben rappresentare un momento culminante di un dilagare oltre ogni controllo.

«Quando questo Vangelo del regno sarà predicato in tutta la terra, quale testimonianza a tutte le genti, allora verrà la fine»

Oggi, in nome della Chiesa, si opera un’inversione nel senso del Mandato divino di diffusione del Vangelo in tutta la terra e ciò evoca questa precisa Profezia divina sulla fine dei tempi.
Perché si può credere che il Vangelo sia già stato predicato e diffuso in tutto il mondo?
Perché non solo ciò può essere verificato a livello geografico, ma siamo al suo riflusso, sia nel campo della dottrina, come si è visto prima riguardo agli stessi uomini nella Chiesa, sia nello spazio planetario, dove i cristiani sono perseguitati come nessun’altra religione al mondo; basta leggere i quotidiani.
Inoltre, nel campo dottrinale, per adattare il Vangelo a ogni fede c’è l’operazione ecumenista, la stessa voluta dalle logge e dai poteri mondiali, per stabilire la fraternità globale, che opera il riflusso terminale della Fede cristiana predicata in tutta la terra.
    
Il segno decisivo sarà...

«Quando vedrete stare nel Luogo santo l’abominio della desolazione, di cui parla il profeta Daniele - chi legge intenda!»

Nella più ampia interpretazione biblica del «Luogo santo» e del «Sacrificio perpetuo» in Daniele, essi riguardano la Chiesa.
Il Sacrificio di amore di Gesù Cristo è per la vita spirituale e per il pensiero diretto alla Verità, quel che è «il sole per la vita naturale della terra».
Una volta offuscato, insieme alla missione della Chiesa, si ha una rottura nella spiritualità umana che conduce alle peggiori empietà.
Se poi tale rottura occorre in nome della stessa Chiesa, si opera un’inversione nel senso della stessa Religione. E tale cessazione del Mandato divino di diffusione del Bene e della Verità nel mondo - della predicazione del Vangelo in terra - prevale il suo contrario di male e di menzogna, il che evoca la Profezia divina sulla fine dei tempi.

E’ l’ora buia dell’uccisione dell’Autorità divina nelle coscienze, come figurato nella visione drammatica del Terzo Segreto di Fatima.

«Allora quelli che stanno in Giudea fuggano sui monti... Infatti, vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai c’è stata dall’origine del mondo fino ad ora, né mai vi sarà. Se non fossero abbreviati quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Tuttavia, a causa degli eletti saranno abbreviati quei giorni».

«Allora se uno vi dirà: ‘Ecco, il Cristo è qui!’, oppure: ‘E’ là’, non ci credete. Sorgeranno, infatti, falsi messia e falsi profeti, che faranno grandi prodigi, tanto da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco ve l’ho predetto».

Il Signore ci ha predetto che la fine avviene all’insegna dell’inganno massimo. Di falsi cristi e di falsi profeti che invocano pace e libertà, quando proprio le premesse di guerre e d’oppressioni sono alle porte.

Nell’ora presente si rende sempre più evidente la natura soprannaturale della storia umana e perciò che il pensiero religioso è inevitabilmente causa d’ogni altro, anche per chi non crede; profezie bibliche e le parole evangeliche divengono realtà.

Dopo un lungo periodo in cui sono prevalse le deturpate credenze moderniste che, d’accordo con le perverse credenze rivoluzionarie, miravano al radicale aggiornamento della Dottrina e Liturgia della Chiesa nel senso evoluzionistico, oggi essi non possono negare l’esito rovinoso di tale rivoluzione che si dimostra causa della fine dei tempi delle nazioni; tempi di elevazione e progresso nella coscienza della vera natura umana.
Si tratta del compimento dei tempi della Città cristiana che, già in rovina, è asservita a quell’altro potere ribelle al Figlio di Dio: «Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili finché i tempi delle nazioni siano compiuti» (Luca 21, 24).

Di quale tempo parla il Redentore degli uomini?
Certamente del tempo della Fede.
Ebbene, questo tempo storico è ora segnato di certo da un sommo evento che riguarda le nazioni; la resa spirituale e mentale cui è avviato l’Occidente.
Prima dalla «religione» materialista, poi da quella demo-edonista e finalmente dal regime ecumenista derivato dal crollo cattolico operato dal Vaticano II e sorretto dal braccio armato di un regime planetario: l’americanismo militante, idea apertamente di marchio «religioso» poiché lettura di un messianismo allucinato, controllato da un messianismo assassino.
E il compimento della profezia diviene un fatto.

La Rivelazione, negata dagli ebrei e consegnata alle nazioni gentili, che iniziarono il tempo nuovo - della Cristianità che ha civilizzato il mondo fino a tempi recenti - ora è negata in modi diversi dalle moltitudini.
Infatti nell’anno 1917 avvengono fatti di grande incidenza negli sviluppi futuri delle nazioni.
Nel campo internazionale, i princìpi massonici, in veste di diritti umani, si affermavano con la formazione della «Società delle Nazioni», precorritrice dell’attuale ONU.
E il Sionismo ottenne una vittoria importante per la formazione dello Stato di Israele, auspicato dai sionisti, con l’avallo interessato della dichiarazione del ministro inglese Balfour.
E ricordiamoci che il ritorno del dominio ebraico in Gerusalemme, che avvenne 50 anni dopo con la guerra dei sei giorni (1967) rievoca la fine del tempo delle nazioni, predetta da Gesù in San Luca (21, 24).

Dopo la descrizione di questi eventi politici e sociali, decisivi per la vita del mondo - e oggi vediamo quanto pesano nella vita dei cattolici - si deve domandare a che punto essi sono legati ad altrettanti eventi, invisibili e silenziosi, nella vita della Chiesa e del Pontificato Romano, ormai sfigurati e irriconoscibili.
La conferma di ciò la potremo trovare nell’atteggiamento ecclesiastico verso la Profezia della Madonna di Fatima e verso i suo messaggio di pace del 1917, che anticipò gli eventi storici descritti.
Era un aiuto inestimabile del Cielo, ma gli uomini della Chiesa non l’hanno accolto e oggi nemmeno lo considerano.
Perché?

Qui, si deve ricordare come l’anno 1917 fosse cruciale per la storia del mondo, e, come la «Chiesa celeste» tempestivamente avvertisse la «Chiesa militante» con dei segnali proporzionali agli immensi pericoli che incombevano.
La difficoltà ad avvalersi di questi aiuti può essere la riprova di quanto le trame massoniche già avessero intaccato la fede nella Chiesa e di quanto tali aiuti fossero divenuti necessari ed urgenti.

Non vi è comunanza tra la Città di Dio Uno e Trino e il villaggio globale in cui tutte le religioni del mondo sono pronte a diluirsi, nella nuova era dell’acquario, per rivendicare pari dignità e diritti nella spartizione delle coscienze.
Le coscienze così illuse sono alla deriva di fronte alla Rivelazione unica che, negata una volta dagli ebrei, fu consegnata ai popoli gentili, iniziando il tempo delle nazioni.
D’allora, la vecchia sinagoga si trasformava in centro di una rivoluzione religiosa, talmudica e giudaizzante, che usava tutti i suoi poteri e intrighi per combattere Cristo e perseguitare i suoi fedeli.
Così, nell’era cristiana, il germe della Rivoluzione che fu diffusa nel mondo e estese sempre i suoi tentacoli contro la Chiesa del Verbo di Dio, Uno e Trino, contaminò il mondo di un odio implacabile che si riversa su ogni popolo.

Insorgono, infatti, popolo contro popolo e regno contro regno: e vi sono carestie e pestilenze... ma «tutto ciò non è che l’inizio dei dolori» (San Matteo 24, 8), non solo per palestinesi e israeliani, ma per il mondo che non riconosce il Suo Salvatore.

Arai Daniele


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