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Suor Faustina Kowalska e il Sant’Uffizio
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Rispondo al lettore Emanuele che, rifacendosi ad uno scritto di don Villa, nutre forrti perplessità a proposito della canonizzazione di suor Faustina Kowalska. Il problema di don Villa e di molti altri, anche teologi apprezzati ed apprezzabili come Gherardini (insuperabile quando mette a nudo gli errori di Lutero) è nella loro difficoltà a leggere gli eventi della storia della Chiesa secondo la prospettiva provvidenzialista. Il Culto della Divina Misericordia non fu mai condannato con sentenza definitiva dal Sant'Uffizio, prima del Concilio Vaticano II. Vi fu solo un ammonimento prudenziale, una cautelativa sospensione di giudizio, con avviso ai fedeli di essere prudenti, mossa da una iniziale diffidenza, come succede spesso in queste faccende e secondo la prassi pastorale tipica della Chiesa che mira ad evitare pericolosi entusiasmi millenaristici ed eterodossi nel popolo.

Santa Maria Faustina Kowalska
  Santa Maria Faustina Kowalska
Questo atteggiamento inizialmente prudenziale la Chiesa lo ha tenuto persino per le apparizioni mariane, comprese Lourdes e Fatima. Ora, il Sant’Uffizio non è mica il Papa infallibile, tanto e vero che i suoi decreti sono sempre soggetti all’approvazione o meno del Papa. Voglio ricordare – e ricordare ai farisei del tradizionalismo e che riducono la giusta difesa della Tradizione ad una macchietta – che se i decreti di circospezione del Sant’Uffizio, ante Concilio Vaticano II, fossero infallibili, allora dovremmo ritenere condannato definitivamente anche padre Pio da Pietrelcina che dal Sant’Uffizio ebbe molti stop, fino alla carcerazione (nel senso del divieto comminatogli di non avere contatti con i fedeli e di celebrare in privato).

Padre Pio è stato canonizzato dopo il Concilio Vaticano II, da Giovanni Paolo II. Per fare questo si è dovuto rivedere il primo giudizio del Sant’Uffizio. Eppure gli stessi farisei del tradizionalismo – mi pare – non mettono affatto in discussione la canonizzazione, né l’effettiva santità, di padre Pio (o anche di Pio IX, anch’egli canonizzato dopo il Concilio Vaticano II e da Giovanni Paolo II, superando la diffidenza, questa psotconciliare, di vasti settori della Chiesa che cercarono di fare pressioni anche sul Sant’Uffizio dell’allora cardinal Ratzinger per impedire tale canonizzazione).

Quindi non si capisce con quale logica quel che va bene per padre Pio (e Pio IX) non dovrebbe andare bene per suor Faustina Kowalska. In realtà – chi conosce anche un poco la storia della Chiesa (e molti presunti tradizionalisti non la conoscono) – di iniziali presunte condanne poi riviste essa è piena. Pensiamo a Santa Giovanna d’Arco, bruciata come strega ed eretica (per motivi politici ammantati però di pretesti religiosi con la collaborazione del cardinale parigino Chauchon) e poi riabilitata e canonizzata dalla Chiesa prima – si badi bene – del Concilio Vaticano II: dunque ripensamenti e riabilitazioni avvenivano anche prima del 1960!

Persino l’Aquinate fu inizialmente accolto, dal vescovo di Parigi, con diffidenza e fu condannato. Il problema era che la nuova filosofia aristotelica non piaceva ad una gerarchia da secoli culturalmente educata secondo la filosofia platonica filtrata dai Padri e da Agostino. Come si vede, ripensamenti anche eclatanti non sono una novità nella Chiesa. Il Culto della Divina Misericordia fu inizialmente accolto con diffidenza perché si sospettava, a Roma, che i colori bianco e rosso del Sangue di Gesù sgorgante dal Suo Cuore, nell’immagine suggerita a suor Faustina dallo stesso Gesù, alludessero ad una sorta di patriottismo nazional-cristiano tipicamente polacco. Poi la cosa si chiarì. Comunque invito a leggere il diario di suor Faustina per scoprirvi molte cose davvero notevoli per santificarsi.

Si comprenderà, ad esempio, che il richiamo della Divina Misericordia si concilia del tutto con gli altri analoghi richiami alla penitenza, accompagnati da minacce ed ammonimenti, di altre rivelazioni private. Non solo, in tal senso il messaggio della Divina Misericordia è assolutamente biblico. Lo stile del Dio cristiano era anche nel Vecchio Testamento esattamente il medesimo che si appalesa nella rivelazione a suor Faustina. Dio, nell’Antico Testamento, implorava il suo popolo di ritornare a Lui e contemporaneamente lo minacciava di gravi mali imminenti. Israele non ascoltava e passato il tempo della pazienza ecco che immancabilmente giungeva il castigo. Così anche nell’epoca neotestamentaria.

Un solo esempio storico che fa comprendere, alla Luce della Sapienza Divina, il senso profodamente apocalittico di un accadimento epocale come la Rivoluzione Francese. Il lettore Emanuele ha ricordato, sulla scorta della citazione di don Villa, il culto del Sacro Cuore di Paray Le Monial (di inciso: estrapolare un passaggio di Papa Giovanni Paolo II dal un suo discorso, facendo credere che quel Papa, in quell’occasione, abbia dichiarato estinto un Culto canonicamente approvato da secoli, è metodologicamente scorretto). Si deve sapere che anche Santa Margherita Maria Alacoque incontrò diffidenze, ostacoli, sospetti di misticismo impuro e condanne iniziali. Come accade quasi sempre a tutti i mistici ed ai santi, prima che l’Autorità massima, ossia il Papa, si esprima su di loro.

Francesco d’Assisi era sospettato di essere un eretico ed un cataro e dovette recarsi a Roma, su consiglio del suo vescovo, per ottenere il placet dal Papa. Esattamente un secolo prima della Rivoluzione Francese, nel 1689 Gesù Cristo, in una della Sue apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque (che sarebbe nata al Cielo solo un anno dopo) finalizzate alla diffusione universale nella Cristianità del Culto al Suo Sacro Cuore (una devozione che era già da secoli presente nella Chiesa ma non ancora canonizzata), mise in guardia il Re di Francia chiedendogli la consacrazione del regno al Sacro Cuore. Altrimenti, disse Cristo a Santa Margherita, gravi sciagure sarebbero cadute sul regno.

Il Re, all’epoca, era Luigi XIV, il Re Sole, quello che soleva affermare «lEtat cest moi». Egli era all’apogeo della sua potenza politica. L’Europa era ai suoi piedi. Aveva fatto della Francia una monarchia assoluta ed aveva persino piegato la Chiesa francese ai suoi voleri imponendo il gallicanesimo. Luigi XIV aveva una concezione pagana e statolatrica della monarchia, nella quale il Re assurgeva ad una sorta di divinità: come il sole, al centro del cosmo, intorno al quale girano tutti i pianeti. Ecco perché si faceva chiamare Re Sole. Egli esprimeva perfettamente l’esprit geometrique al quale, sulla scorta della filosofia cartesiana e meccanicista, si ispirava la politica del XVII secolo. Non a caso nella sua corte uno dei divertimenti preferiti era l’automa, un pupazzo meccanico e semovente che animava le sontuose feste a Versailles (si trattava dell’antesignano dei nostri robot). Quindi al di là del cattolicesimo di facciata, concepito come utile instrumentum regni, il cristianissimo Re Sole era riuscito a dar corpo alla visione filosofico-politica di Thomas Hobbes che nello Stato vedeva il «Grande Leviatano», il «dio mortale», il quale tutto assorbe e sottomette alla sua sovranità e potenza.

Ebbene, le parole di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque potevano sembrare, in quel momento, un assurdo tanto era florido e potente il regno di Francia. Gesù ricorreva nei confronti di Luigi XIV e della Francia alla medicina della carità richiamando sia il Re che il regno al Suo Amore e preannunziando future sciagure laddove fossero rimasti sordi ai richiami misericordiosi ed agli ammonimenti. Ma il Re e la Francia rimasero sordi. Quando, nel 1790, Luigi XVI, successore del Re Sole, ormai prigionierio dei rivoluzionari, si ricordò della profezia di Santa Margherita e tentò di far consacrare la Francia al Sacro Cuore di Gesù, era troppo tardi e se tale tentativo forse ha salvato l’anima del povero Luigi XVI non salvò la Francia e l’Europa dalla devastazione giacobina e napoleonica.

Questo per dire che sbagliano coloro che non aprono il cuore ad una visione provvidenzialista della storia. E sopratutto non la studiano seriamente ma usano i propri schemi precostituiti ed in fondo egocentrici, quindi privi di umiltà e gonfi di orgoglio, assurgendo a fasulle certezze esegetiche quasi volessero loro piegare il disegno di Dio ai propri desiderata terreni ossia alla propria cultura ed alle proprie convinzioni più o meno autentiche. Invece bisogna disporsi con umiltà di fronte a Dio e cercare, senza pretendere di comprenderne tutto, di intuire il disegno provvidenziale del Signore. Ma ci vogliono, appunto, carità, umiltà e misericordia.

Esse hanno bisogno della Verità, custodita e trasmessa dalla Chiesa, altrimenti rischiano di diventare scialbo umanitarismo, ma la Verità di Cristo senza di esse non può operare nella storia perché «Dio è Amore» (I Giovanni 4,8). Il metro di misura, l’unico metro di misura, sicuro per un cristiano resta il Magistero (che a sua volta non è un fossile ma Parola di Dio Vivo) nella Tradizione apostolica. Se pertanto il Magistero, la Chiesa, approva e dichiara attendibile una rivelazione privata, come nel caso del Culto alla Divina Misericordia di suor Faustina Kowalska, non c’è fariseismo tradizionalista che tenga.

Luigi Copertino


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