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Qualche risposta
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«Io brinderei per il Papa. Ma prima per la mia coscienza e poi per il Papa».

Non è una frase mia, ma del cardinale John H. Newman.

Non solo: è una frase che Ratzinger ha sempre amato citare, da seminarista a cardinale. Ciò secondo Gianni Valente, un giornalista di CL che ha scritto un’interessante biografia dell’attuale Pontefice, «Ratzinger professore» (Edizioni San Paolo, 1997).

Come possono vedere i più polemici dei miei lettori, sono in sintonia col Papa più di quanto credano. Se mettere la propria coscienza prima del Papa va bene per un cardinale anzi due, se va bene al Papa regnante (sarebbe strano avesse cambiato idea), perchè dovrebbe essere una colpa per me, semplice laico? Perchè non dovrei dichiarare il mio sgomento per il fatto che il Papa non visita Gaza, astensione che – in coscienza – mi pare contro la carità e la giustizia?

Quando la Chiesa sancisce un nuovo dogma, come l’Immacolata Concezione, è ovvio che il fedele obbedisca e chini la fronte a terra. Ma quando un Papa riceve Bush e rifiuta di ricevere Ahmadinejad, quando evita di visitare Gaza bombardata e assediata mentre visita il museo-santuario dell’olocausto ebraico, questo è un campo in cui non vale l’argomento dell’autorità. E’ un campo di scelte opinabili (che significa discutibili), a cui la mia coscienza cristiana si ribella, e che ha il diritto di discutere e criticare.

Se una bolla pontificia ci ingiungesse di credere nell’evoluzionismo darwiniano, non siamo tenuti ad obbedire, perchè non è dall’autorità dogmatica, ma dalla scienza sperimentale che ci aspettiamo risposta; anche se Giovanni Paolo II disse una volta che «l’evoluzione è un fatto», questo è un parere privato e non vincolante. Ci mancherebbe che un’ideologia diventasse un dogma, e l’evoluzionismo è ideologia.

Monsignor Ratzinger ha esercitato più volte la sua libertà di coscienza prima dell’obbedienza al Papa, e senza sensi di colpa.

Nel libro di Valente sopra citato, Alfred Laepple, che fu prefetto al seminario di Frisinga dove Ratzinger divenne sacerdote, attesta che il seminarista mostrava «una precoce insofferenza per l’impostazione neo-scolastica» che tendeva «a rinchiudere la verità in definizioni astratte e impersonali» (pagina 29). E la neoscolastica era la dottrina ufficiale della Chiesa, almeno prima del concilio.

Durante il concilio, fu lui come perito, insieme a Rahner e a Martelet, a scrivere il testo – stampato in duemila copie e diffuso ai padri conciliari – dal titolo «Il primato e il collegio dei vescovi nel governo di tutta la Chiesa». Un documento che propugnava la «collegialità» esautorando il primato di Pietro, così allarmante che Paolo VI vi dovette far seguire una «nota explicativa praevia» in cui, usando della sua autorità pontificale, chiariva che la collegialità dei vescovi andava intesa «cum Petro e sub Petro». Si tratta di un campo molto più delicato di quello a cui si rivolgono le mie critiche.

Nella sua tesi di laurea in teologia, ci informa sempre il Valente, «Ratzinger (...) aveva dimostrato che che San Bonaventura (...) non aveva rifiutato in blocco le speculazioni visionarie dell’abate calabrese Giachino da Fiore (secondo le quali) al Regno del Padre (Antico Testamento) e a quello del Figlio (il tempo della Chiesa, inaugurato con la venuta di Gesù), sarebbe seguito il regno dello Spirito, (...) connotato come superamento della Chiesa come strumento sacramentale stabilito da Cristo, nonchè dall’ingresso in una condizione carismatica», e si precisa: «una trasformazione della Chiesa che avvenga nella storia».

Lungi da me mettermi a discutere con uno straordinario teologo di un simile tema, che tocca delicati punti dogmatici.

Solo che la teoria millenaristica gioachimita, l’attesa della Terza Età, mi consta essere un terreno scivoloso. Anzitutto perchè se dobbiamo aspettare un Alter Christus, vorrà dire che la salvezza che Cristo ci ha guadagnato con la croce non è definitiva nè compiuta. Una tesi simile elabora da qualche parte Massimo Cacciari, quando assevera che nel tempo di Cristo «non siamo ancora figli», ma siamo tuttora «sudditi», perchè siamo ancora soggetti alla legge, ossia ai dieci comandamenti. L’attesa della terza «liberazione», che ha percorso per secoli le eresie gnostiche, e insidiato la Chiesa in modo ricorrente, ha mirato a lungo a dichiarare o a suggerire che la Chiesa «di Pietro» (disciplinare, autoritaria, sacramentale) avrebbe ceduto il passo alla «Chiesa di Giovanni», tutta incentrata sull’immediata e spontanea adesione all’Amore, appunto «carismatica».

Altrove (1) ho raccontato dove questo ordine di pensieri ha condotto Lèon Bloy, grazie alle «comunicazioni sovrannaturali» ricevute da Anne Marie Roulè, la bellissima prostituta che il «cattolico» trasse dalla strada per convertirla, e con cui invece (ovvio) fu trascinato in una «abominevole avventura» fatta di incoercibili slanci carnali e di mistica follia. Anche  Bloy aspettava il terzo Signore, il Paraclito da lui chiamato «il Liberatore». E – dice – come gli ebrei (religione dell’età del Padre) non riconobbero Gesù come Messia, così anche i fedeli della Chiesa attuale «saranno prodighi verso il Paracleto di ciò che è al di là dell’odio».

E perchè? Perchè, dice Bloy, «Egli è talmente il Nemico, talmente l’identico a quel LUCIFERO (maiuscole sue, ndr) che fu chiamato Principe delle Tenebre, che è quasi impossibile separarli (...) In vista dello scatenamento dellAbisso, sarà necessario che questa Chiesa dei martiri e dei confessori, in ginocchio e ai piedi di Maria, rinnovicontro’ lo Spirito Creatore, con pacifica ferocia, lo scatenamento della Sinagoga».

Spero si capisca. La Chiesa d’oggi non accoglierà lo Spirito Santo, lo bollerà come Principe delle Tenebre, perchè – per Bloy – lo è. La rivelazione del Paraclito sarà la rivelazione che la salvezza si compie in Lucifero, giustamente detto il Liberatore, perchè s’è liberato lui stesso da ogni sudditanza («Non serviam») e ha promesso di liberare noi uomini, «Voi sarete come dèi». Non ci saranno più comandamenti, sarà consentito fare tutto; antica illusione delle gnosi nere, secondo cui «la salvezza si lucra attraverso il peccato».

Il libro in cui Bloy  proclama questa gnosi antinomiana si intitola «Dagli ebrei la salvezza»: esso entusiasmò Jacques Maritan e la sua sua moglie ebrea Raissa, tanto che ne curarono l’edizione del 1905. E’ noto l’influsso che Maritain ha esercitato sulle alte gerarchie ecclesiastiche in tutto il ‘900, Pontefici compresi.

Se  ricordo queste cose, è per ricordare agli scandalizzati per le «libertà» che mi prenderei verso il Papa, con quanta libertà di coscienza il teologo Ratzinger, e non lui solo, trattavano temi rischiosi, al limite dell’eresia, e sicuramente tesi a minare l’autorità del Papa (la Chiesa di Pietro, che deve tramontare) come il millenarismo gioachimita.

Quindi calma: nella Chiesa si discute liberamente, più liberamente di quanto credano tanti cattolici fedeli. E non succede nulla nè a Martini nè a Kung o a Mancuso, cardinali e teologi tendenzialmente eretici.

Un lettore obietta: «Non è successo niente nemmeno a Blondet». Ma Blondet non è un cardinale e non insegna nelle università teologiche!; è stato espulso da Avvenire, e non certo per affermazioni eretiche, ma per molto meno! Che cosa auspica il lettore per farmi tacere? I roghi dei laici non sembrano in consonanza con il post-concilio.

Voglio ancora rispondere a quanti obiettano alla mia asserzione che il Papa è ben informato della situazione di oppressione e di morte che i giudei fanno pesare su Gaza.

I lettori non sanno che in Israele la Chiesa ha un ambasciatore, delegato apostolico, che certo fa rapporti regolari sulla situazione? A Natale, a questo delegato apostolico (monsignor Antonio Franco) i giudei hanno negato il visto di entrata a Gaza per celebrarvi la Messa natalizia: una lesione delle norme diplomatiche di cui certo il Papa è stato informato. Stesse lagnanze devono essere arrivate dal patriarca latino, dai religiosi e dai loro capi degli ordini.

Perchè, come dice padre Musalllam, il solo parroco di Gaza, in un’intervista a «30 Giorni» (2), «Israele tratta i preti come fossero terroristi, inclusi il Patriarca latino e il delegato apostolico... Ai sacerdoti di Gaza e della Cisgiordania non vengono concessi i visti, è impedito loro di viaggiare, dire Messa, non possono recarsi a Gerusalemme e a Betlemme».

Così vengono trattati gli arabi cristiani, palestinesi; che il Papa non lo sappia è semplicemente da escludere.

Per questo dico che i ripetuti atti di ostilità papale verso i musulmani, e persino verso gli arabi cristiani, sono «deliberati», conseguenza di un partito preso ideologico.

Si sa che il Papa, come disse a Verona nel 2006, si sente vicino agli «importanti uomini di cultura» che, «anche se non condividono o non praticano la nostra fede», sono preoccupati della perdita delle radici cristiane.

Il riferimento è, fra altri, al nostro italiano Marcello Pera, di cui il Papa ha scritto una lettera di lode che appare nell’ultimo saggio dello stesso Pera, «Perchè dobbiamo dirci cristiani». In questa lettera, datata 4 settembre 2008, Ratzinger scrive: «Ella (Pera) analizza lessenza del liberalismo (...) mostrando che allessenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nellimmagine cristiana di Dio».

Altro degli importanti uomini di cultura è Giuliano Ferrara, che ha salutato con Ratzinger la nascita anche qui da noi della «religione civile» americana, e subito ha dedicato pagine fittissime a gloria di Leo Strauss (l'adorato guru dei neocon), che «vede nella religione un sostegno alla moralità della vita civile», e dunque è l'ideale compagno di strada di un Papa che resiste alla «nuova ondata di illuminismo e di laicismo». Non senza aggiungere, Il Foglio, che per Strauss «il sapere filosofico, essendo ricerca della verità e messa in discussione radicale delle opinioni comuni, è per sua essenza nichilistico e nessuna società può sopportarlo» (3).

Ho già reso noto che dal 1999 il cardinal Ratzinger partecipò a una «Foundation for Inter-religious and Intercultural Research and dialogue», di cui faceva parte, con qualche rabbino un principe giordano, un luterano, anche... Neil Bush, fratello del presidente testè decaduto, e figlio dell’ex presidente USA, ex capo della CIA e attuale padrone della Carlyle. Si tratta di una delle tante operazioni dell’intelligence USA per influenzare, e rendere favorevoli alle politiche americane, prelati ed altri personaggi influenti, e Neil Bush ha partecipato a diverse di queste operazioni.

Ci si può cascare per ingenuità politica. Ma ora, sulla base del libro di Valente, si può intuire che Ratzinger aderisce per convinzione deliberata ad un certo ordine di idee.

E lo dimostra la sua palese simpatia, il suo incoraggiamento e le Messe che ha celebrato per un movimento cattolico tedesco, «Katholische Integrierte Gemeinde» e in italiano «Comunità Cattolica d’Integrazione» (CCI). E’ un movimento fondato da una signora Traudl Weiss, che nel '45 fu traumatizzata dalla vista dei sopravvissuti di Dachau. La Weiss radunò dei fedeli attorno all’idea che «quel che era successo ad Auschwitz esigeva dalla Chiesa una conversione alle sue radici ebraiche»; in cui «i cristiani comprendessero la loro corresponsabilità nell’Olocausto, e che tale corresponsabilità consistesse nel loro estraniamento teologico dell’Antico Testamento».

Nel testo di presentazione del CCI (4) si legge ad esempio che «Pensatori ebrei, come Elie Wiesel, hanno indicato Auschwitz non come la fine dell’ebraismo ma come la fine del cristianesimo.Tali discorsi “profetici”, desunti dalla storia contemporanea, si collegano alle parole dei profeti biblici e ricordano alla Comunità l’incarico permanente della critica alla religione, anche all’interno della Chiesa cattolica».

Dunque, cari lettori che mi criticate perchè sono critico verso certi atti del «dolce Cristo in terra», come vedete c’è qui un gruppo cattolico che si fa un dovere cristiano di criticare in modo permanente la religione, all’interno stesso della Chiesa.

Nel testo sopra citato si legge anche: «I sacramenti sono segni dell’era messianica che sta spuntando, e in questo segno diventano efficaci per i fedeli».

Chiedo: c’è qui una corrente gioachimita, visto che i sacramenti di Cristo sono soltanto «segni» di un futuro che attende il suo compimento, e che sta spuntando?

La comunità si dichiara inoltre «stimolata dalla sfida socialista di cambiare questo mondo e di non fuggire in un “aldilà” dopo la morte». Ed è pure stimolata da una domanda di von Balthasar: «Com’è possibile appartenere nello stesso tempo completamente al mondo e completamente a Dio?».

Dunque, si tratta di costruire integralmente il Regno di Dio nell’aldiquà.

Da qui l’incontro con l’ebraismo sionista: infatti, secondo la CCI, «Israele accetta con passione il mondo come dono di Dio. Israele sa che se non sottomettesse il suo mondo esteriore, e quindi la società al Regno di Dio, la sua fede sarebbe ristretta e fuori della realtà».

Ciò è esatto, ed è il motivo per cui gli ebrei hanno ucciso Gesù: perchè la loro Alleanza con Dio contemplava che Dio desse «in dono» agli ebrei il mondo, perchè «lo sottomettesse». Come fanno in Palestina e altrove, con la loro nota lobby.

Anche con le armi, e le bombe al fosforo? Con l’astuzia, la violenza e l’inganno?

Evidentemente sì. Infatti «nei loro viaggi in Israele i membri della Comunità stringeranno rapporti di collaborazione e amicizia con la rete dei kibbutzim», il che significa con il Gush Emunim (una entità cui aderisce il 50% della popolazione israeliana), il cui motto è: «L’integralità della terra per l’integralità dell’ebraismo».

La religione ebraica mira infatti al dominio integrale sul mondo di quà.

Dopo il matrimonio della Weiss con un ricco avvocato, Herbert Walbrechter, la CCI comincia a santificare il mondo di quaggiù comprando aziende in fallimento, fabbriche, una banca, ospedali. Ciò per «riguadagnare alla fede tutti i settori, tutti i mondi». Una «imprenditorialità economica» che,- domando – non somiglierà un po’ troppo al protestantesimo e al suo «spirito del capitalismo», che vede nel successo economico una prova della predilezione di Dio verso l’uomo di successo?

Domando soltanto, visti gli esiti ultimi del capitalismo terminale.

«L’archetipo di tutto» il dominio economico della CCI è, scrive Valente, «la Torah che realizza il progetto gigantesco di porre tutta la vita sotto il regno di Dio» (anche le banche? E Wall Street?).

Naturalmente, ciò va all’unisono con il dogma che «l’elezione di Israele da parte di Dio non è mai venuta meno».

A me, modestissimamente, sembra che questo speciale filo-sionismo millenarista sia ancora peggiore di quello dei «cristiani rinati» fanta-protestanti americani:quelli, almeno, favoriscono Israele e ne appoggiano le conquiste e le violenze anti-arabe, con la speranza di «accelerare il secondo Avvento» di Cristo, e con ciò la conversione finale degli ebrei.

Questi cattolici tedeschi invece appoggiano i sionisti e gli occupanti di terreni palestinesi, come compimento dell’ebraismo quale «vera religione». Quell’ebraismo che fu condannato da Cristo, vale la pena di ricordare: «Che ti vale conquistare il mondo, se poi perdi l’anima tua?».

In ogni caso, sarà monsignor Ratzinger, come vescovo di Monaco, ad approvare gli statuti della CCI, e da allora «è ospite d’onore alle loro ricorrenze»... mentre permane l’ostilità di ampi settori della chiesa tedesca, sulle pubblicazioni della Comunità appaiono spesso foto e interventi del cardinale (Valente, pagina 165).

Ora, forse, si intuisce perchè il Papa si rifiuti di visitare lo scempio di Gaza, preferendo la liturgia dell’Olocausto, come se le sole vittime del mondo fossero ancora gli ebrei.

Ma se tanta libertà è consentita al CCI, perchè non a noi?

Si consenta a noi, modesti peccatori, almeno di alzare la voce contro questa deriva, in cui sospettiamo l’attesa non già dell’avvento di Cristo, ma del «Liberatore» di Bloy.

Siamo convinti di non rompere, con questa protesta dettata dalla carità verso gli oppressi, gli affamati e i bombardati, la comunione col Pontefice, nella sua funzione di vicario di Gesù in terra.

Anzi, la nostra è una difesa di Pietro e della sua Chiesa; se poi ne verrà una prossima, migliore e più completa, l’attendiamo non nell’aldiquà, ma con «cieli nuovi e terra nuova», quando «non vi sarà più morte, nè lutto nè grida e dolore», perchè «le cose di prima sono passate», come vide Giovanni nell’Apocalisse (21, 4).

Personalmente, mantengo la fedeltà al Papa, anche se ne critico le private propensioni ideologiche. Del resto, per Ratzinger «la Chiesa santa, Ecclesia Sancta, e la Chiesa cattolica non sono identiche», sostiene Valente (pagina 43). Più d’accordo di così.



1) Maurizio Blondet, «Gli Adelphi della dissoluzione», Ares, 1994, capitolo «Da Leon Bloy la salvezza?».
2) Giovanni Cubeddu, «La guerra di Natale», 30 Giorni, numero 12, 2008, pagina 30.
3) Maurizio Blondet, «L'impolitico fa politica. Senza saperlo», Effedieffe, 24/10/2006.
4) Si veda in  http://www.giz-online.de/kig/Comunita_Cattolica_dIntegrazione.pdf.


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