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Abusi di potere
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Ho appreso molto dalle reazioni dei lettori al mio commento «La Sicilia, purtroppo». Particolarmente illuminanti due fatti. Uno è quello raccontato da «Davin» che non è avvenuto in Sicilia ma in Puglia.

Si tratta del gentilissimo professionista pugliese, beneducato, ospitale, che – quando deve accompagnare in auto il nostro «Davin» all’aeroporto, arriva con pesante ritardo, tanto da fargli sicuramente perdere l’aereo.

Lascio continuare il lettore:

«... Sicuro che avrei perso l'aereo. Al che sfoggia un sorriso di plastica, apre il telefono e contemporaneamente mi chiede il numero del mio volo. Sibilo la sigla, lui la ripete a chi sta dall'altra parte della conversazione (appresi dopo che era uno dei controllori di volo in servizio quella mattina all’aeroporto di  Palese, suo compare) e magicamente il mio volo accumula 40 minuti di ritardo alla partenza. Quelli che servivano a noi per arrivare all'aereoporto. Voglio precisare che tutto questo, oltre a costare svariate migliaia di euro ad Alitalia per lo "sforamento", fu secondo me organizzato ad arte, ritardo compreso, perchè potesse pavoneggiarsi di tanto potere...  a volte ho paura di prendere atto di come veramente va avanti questo Paese».

Anch’io provo questa paura, anche perchè spiega bene come «è andata avanti» per decenni Alitalia, a spese nostre.

E’ esattamente questa la causa della nostra inciviltà come popolo: che chiunque ha un po’ di potere, lo vuole esibire; e per esibirlo ne abusa, a danno della comunità. Il fenomeno è endemicamente disastroso al Sud, ma non solo. Il ligure ministro Scajola, come sappiamo, si è fatto creare per anni un volo Alitalia solo per lui, con partenza e arrivo a Imperia.

Un altro esempio ce l’ha fornito il lettore «Weston Loomis»:

«... Parlo del Lodo Alfano. Leggendo uno stralcio della "sentenza Mills" ho constatato che il giudice, per evitare la prescrizione del reato, ha detto che il reato di corruzione si perfeziona quando il corrotto spende i soldi, non quando li riceve. Questo perché Mills ha speso i soldi due anni dopo averli ricevuti. Come il giudice abbia fatto a capire che si trattasse proprio di quei soldi ricevuti da Berlusconi resta un mistero. Ora, al di là del fatto che Berlusconi abbia o meno effettivamente dato soldi a Mills per testimoniare il falso (cosa tutta da dimostrare), ciò che emerge è secondo me molto preoccupante: arrivare ad una così palese e puerile forzatura del diritto, implica una chiara volontà del giudice di arrivare ad una condanna purchessia. Il diritto diventa un intralcio da aggirare per raggiungere questo fine,  più che uno strumento per colpire un avversario. Scommetto un miliardo di euro che in secondo grado la sentenza sarà smontata, ma questo al giudice non interessa: basta emettere una condanna da strombazzare sui media. Con questi giudici allora non è un bene che la posizione di Berlusca sia stata stralciata dal processo Mills grazie al lodo Alfano? Chi decide chi deve governare? Il popolo o i giudici?».


Non potrei dir meglio di lei, caro lettore, anzi invidio la sua asciutta chiarezza. Assaporo il fatto (che, confesso, m’era sfuggito): «Il giudice del caso Mills decreta che il reato di corruzione si perfeziona quando il corrotto spende i soldi, e non quando li riceve», e questa incredibile forzatura del diritto, «per evitare la prescrizione del reato».

Sono d’accordo: per quel giudice, «il diritto diventa un intralcio da aggirare, uno strumento per colpire un avversario».

E’, ancora un abuso di potere. Assai più grave del gravissimo abuso del professionista pugliese che fa ritardare un volo Alitalia. Anzitutto – non dico nulla di originale – perchè a commetterlo non è un privato ma un magistrato, delegato dallo Stato per difendere e proteggere il diritto, anzichè violarlo.

Proprio per tutelare il diritto e la sua applicazione da intrusioni degli altri poteri, i magistrati italiani godono di carriera automatica (in 28 anni, anche se non fanno nulla, arrivano al grasso stipendio di presidente di Cassazione), e di autogoverno; non possono essere giudicati se non dal loro corpo, il Consiglio Superiore. Di fatto, sono impunibili e insindacabili. Ma questa impunità ha il senso di salvaguardare «l’indipendenza della magistratura» rispetto all’esecutivo; e invece loro li usano come privilegi personali. E del Consiglio Superiore ne hanno fatto la loro «cupola».

Specialmente loro sono i più colpevoli di questa inciviltà italiana di cui stiamo parlando: «Che gusto c’è ad avere potere, se non ne abuso? Solo abusando del mio potere posso dimostrare di averlo». Non c’è la minima idea che il potere vada «esercitato» entro i limiti di legge, come servizio e non come privilegio.

La cosa più grave è che un magistrato che sposta di suo arbitrio la data della prescrizione, con una motivazione così assurda, apposta per colpire «l’avversario politico» Berlusconi, «giustifica» Berlusconi. Sicchè anche Berlusconi, avendo potere, ne abusa facendo varare il lodo Alfano. Ed anche se è colpevole, fa bene: non c’è alcuna garanzia che sarà giudicato in modo oggettivo ed equanime.

E’ questa la gravissima responsabilità, ed è soprattutto dei magistrati prima che di «Papi»: perchè, abusando del loro potere, perdono ogni autorità e credibilità. E alla fine, perdono il diritto di giudicare: non solo Berlusconi e Dell’Utri, ma anche Totò Riina e Provenzano, che in fondo rischiano di persona. Non godono di immunità, impunità e insidacabilità «legali» come i giudici; si difendono anche loro con il potere che hanno, ovviamente abusandone.

Ma alla fine, non lo fa anhe Scajola? Non lo fanno le COOP in Emilia Romagna? Non lo fa Bossi, che fa promuovere il figlio scemo? Non lo fanno i giornalisti di grido, che avviano i figli e nipoti alla carriera di giornalisti grazie alle loro maniglie nell’ambiente?

Ognuno abusa del potere che ha, come può. Lo statale dell’ufficio imposte che allo sportello, dove c’è una fila incredibile di contribuenti, esorta il collega: «Falli soffrire», è un tipico esempio. Perchè «far soffrire» proprio loro, che le tasse stanno venendo a pagarle? Per mostrare il proprio potere. Attraverso l’abuso. Se non se ne abusa, che gusto c’è?

E’ questo che rende la vita in Italia così faticosa, costosa e sprecata. Da giovane, mi piaceva viaggiare nei Paesi dalla vita antica, tradizionale, tropicale: India, Africa... la vita era faticosa, anche per il viaggiatore, ma c’era tanto colore, e qualche grano di saggezza da scoprire. Confesso che ora, un po’ stanco per l’età e l’Italia, andrei in vacanza di preferenza nei luoghi della civiltà: a Parigi dove le librerie sono aperte a mezzanotte, a Londra dove si arriva in aeroporto con la metropolitana, come a Dusseldorf e a Francoforte; ed anche negli USA... dove per farsi valere non c’è bisogno di abusare del potere (che non hai), dove non sei alla mercè di un impiegato pubblico che ti vuol fare soffrire, ma di un «civil servant» che ti chiede cosa può fare per te, se ti vede consultare dubbioso un orario o una mappa.

E’ la civiltà occidentale. Da non sopravvalutare, ovvio: quelli che la mandano avanti sono persone modeste, persino mediocri, di poche idee e limitate. Ma ciascuna sa di dover fare la sua piccola parte, e la fa, con competenza e senso di responsabilità.

Non è molto. Proprio per questo diventa sempre più intollerabile che gente come noi, come i siciliani, con qualità, circondati da esempi di grandezza archeologica ed artistica che testimoniano cosa può fare il genio italiano, non ci vogliamo sforzare. Preferiamo «l’odore della tana»: la giustizia che è una roulette russa (per gli incensurati), l’ospedale dove una operazione di appendicite può ucciderti, il vicino che si fa la casa abusiva sulla spiaggia demaniale perchè «lui può», le tifoserie che spaccano i vagoni, gli «artisti» che bruttano i muri e danno di Stazione Termini l’immagine di un luogo pericoloso per lo straniero (a New York, i graffiti esistono solo nei quartieri pericolosi, in qualche modo li segnalano), eccetera, eccetera.

Ogni giorno diventiamo più incivili, apposta per questo. Ognuno dà il suo contributo.

Per mostrare che non salvo i giornalisti e non ce l’ho coi siciliani, cito i commenti recenti a questo fatto: un mafioso, da tre anni in carcere col 41bis, viene mandato dal giudice del riesame agli arresti domiciliari, «perchè è depresso», scrivono i giornali. Scandalo! Orrore!, sono i commenti indignati dei media. Pochi riportano il commento (sicilianamente laconico) dell’avvocato difensore, che ha ottenuto i domiciliari: «In Inghilterra, non si resta in carcere in attesa di giudizio più di 14 giorni».

Questo personaggio «depresso» stava in carcere da tre anni in attesa di giudizio. Tre anni. Al 41bis, ossia carcere duro per condannati di mafia. I giudici, in tre anni, non trovano il tempo di occuparsi di lui, di organizzare un processo facile e rapido – che so, per porto abusivo d’armi, per guida senza patente.

No, lo chiudono in galera e gettano via la chiave. Non vogliono ammazzarsi di lavoro... è per questo che in Italia i detenuti in attesa di giudizio sono oltre il 55% del totale, il doppio della media europea. Perchè quelli che hanno il dovere di lavorare per la giustizia, si prendono i loro comodi. A danno di una vita rinchiusa. Chissenefrega.

Ebbene: dichiaro qui che simpatizzo con il detenuto, non m’importa se mafioso o recidivo. E ce l’ho coi giornalisti che mettono in ridicolo la sua «depressione», che ripetono che è una scusa comoda, anzichè chiamare in causa i magistrati che l’hanno tenuto dentro senza processo per tre anni. E mi vergogno di denunciare Guantanamo e Abu Ghraib, quando in Italia succedono cose come queste, del tutto «legalmente».

Dico che ha ragione l’avvocato del mafioso, e che ha ragione, a questo punto, anche Berlusconi a sottrarsi ad una simile magistratura con tutti i mezzi.

Adesso aspetto lettere: ecco, difendi Berlusconi. No, è il contrario: dico che in un Paese così, non si riesce nemmeno ad accusare seriamente Berlusconi, ad opporgli che le veline, le scopi quanto vuole ma non le faccia ministre coi soldi nostri, e che i voli con Apicella se li paghi lui.

A Londra sta cadendo un governo perchè alcuni ministri si sono fatti rimborsare, ossia hanno messo a carico del contribuente, spese personali per 10 o 100 sterline. Da noi, vedrete, Berlusconi avrà una serqua di voti. E li avrà perchè può dire con verità che i magistrati «lo perseguitano», che i giornalisti (figli di) «ce l’hanno con lui» ed è vero; e perchè la gente non è abbastanza civile da esigere il conto anche di 10 euro dei contribuenti.

Perchè quella degli inglesi è civiltà – quella civiltà piccina, non grandiosa, di gente modesta – che rende la vita meno difficile negli uffici pubblici, le strade meno sporche, i muri non imbrattati, i paesaggi ben curati. Ci sono Paesi dove la legge si applica, non si usa come randello contro un avversario politico – senza nemmeno capire che così si rende il randello inutilizzabile. Ottusità e stupidità, ecco quello che ci domina.

Trovo queste dubbie qualità nella lettera di «stefano mc». Secondo lui, ne faccio una questione genetica; e poi mi intima di «non tirare in ballo il concetto di cultura» sicula: «Quando o si tira in ballo il concetto di “cultura” lo si fa quasi sempre in mala fede, per mascherare e depistare».

Insomma, secondo lui, il siciliano non si può giudicare: se dici che lo ha reso così la sua «cultura», depisti in malafede; se dici che è così «geneticamente» (cosa che non ho detto), non lasci alcuna speranza, e sei come Lucifero. Che cosa si può rispondere?

Ma il personaggio intima:

«Gradirei una risposta, possibilmente non un presuntuoso “io sto educando”, o peggio un berlusconiano “lei non mi ha capito”. Sicuramente non avrò la sua stessa immensa cultura, non avrò capito niente, ma credo di essere in grado di riconoscere una sberla a fine educativo, da una sberla fine a se stessa».

Spero di non sembrare pedante, o d’immensa cultura, se mi limito a replicare alla frase: «Basta leggere i Promessi Sposi per capire quale fosse il livello di civiltà padana appena due secoli fa»: Le vicende dei Promessi Sposi sono di QUATTRO secoli fa (la peste è del 1629). E se volessi rispondere con la stessa bassezza da tifoseria, lo inviterei a leggere I Malavoglia «per vedere il livello  di civiltà siciliana di un secolo fa».

Ma naturalmente non giudico i siculi di oggi dai Malavoglia, come i milanesi d’oggi da quelli di quattro secoli fa. E non ho mai risparmiato critiche a Bossi e al leghismo, «terronismo del Nord». Del resto molti lettori dicono – ed a ragione – che il degrado esiste anche ad Aosta, anche a Novara.

E’ il male comune, con punte particolarmente patologiche in certe regioni. Ed è questo che – storicamente – ci ha resi un popolo occupato da altri, da stranieri. Perchè non vogliamo imparare ad autogovernarci, non c’interesa di tenerci in piedi con dignità nella storia.

Ma non posso lasciare senza risposta l’altra frase:

«... E’ disarmante la superficialità con cui lei si scandalizza per la villetta abusiva o l'ombrellone abbandonato sulla spiaggia. Sono bazzecole».

Non si chiamano bazzecole. Si chiamano «inciviltà». Abusi minimi di potere a danno degli altri, di tutti. E chi le chiama bazzecole, non fa che confermarsi incivile. Mentalmente chiuso e ottuso.

Non si può continuare a dire che è colpa dei Savoia. Le colpe dei Savoia le conosciamo, ma la Sicilia non si «autogoverna» ormai da generazioni? Le colpe dei Savoia non c’entrano con la costruzione di centomila bicocche abusive sulle spiagge più belle d’Europa.

Un saluto finale a «CSSparta» e agli altri amici di Catania e Messina, che mi scrivono:

«Un saluto caloroso e spero che questa mentalità “nostrale” non le impedisca di apprezzare le cose che indubbiamente restano buone della Sicilia. Se verrà a Messina spero di poter di nuovo fare quattro chiacchiere con lei. Ci conoscemmo nel corso di una conferenza ad Acireale».

Lo so, mi ricordo sempre di voi. E pensando a voi, dolorosamente, ho scritto l’articolo «Sicilia purtroppo».


 

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