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Sul referendum: perchè Sì
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Una lettrice mi scrive:

«Potrebbe fare, per cortesia, un articolo sul referendum del 21 e 22 Giugno? Ringraziandola comunque, anche se non vorrà farlo... le porgo i miei più... Cordiali Saluti,
Silvia K.C.
»


Io sono a favore del referendum e del «sì», e provo a spiegare in breve il perchè. Oggi, l’opposizione non è più fuori dal governo, ma «dentro». Vedete il caso di Berlusconi: con una maggioranza mai vista, il suo PDL è condizionato dalla Lega. Di fatto, il programma effettivamente ed energicamente attuato non è quello voluto dal PDL, ma quello voluto dalla Lega: federalismo fiscale (che avrà conseguenze rovinose), respingimento degli immigrati come unico approccio (inutile, e in cui il governo si è giocato la reputazione), «ronde padane», aumento delle provincie anzichè loro abolizione, eccetera.

Il referendum mira a dare un premio di maggioranza non più alla «coalizione» di liste (nel caso, PDL più Lega), ma alla lista singola che ha ottenuto il maggior numero di seggi. Proprio allo scopo di ridurre il potere di ricatto dei partiti minori nella coalizione vincente.

Gli avversari del referendum oppongono che un partito (e pensano a quello di Berlusconi) con il 33% dei voti può avere il 50% dei seggi in parlamento, quindi governa essendo «in minoranza nel Paese». D’accordo. Ma il fatto è che oggi governa realmente un partito che ha il 10%.

Le cosiddette «sinistre» sono contro il referendum perchè non riescono a pensare ad altro se non che favorirà Berlusconi, la loro ossessione psichiatrica. Ma invece, se un giorno la «sinistra» cosiddetta riavrà la maggioranza, anche il suo governo sarà comunque sotto ricatto dei partito minori della coalizione. Come di fatto è già avvenuto col governo Prodi: dove a comandare davvero erano i micro-comunisti bertinottiani  e... Mastella. Che poi ne hanno determinato la caduta.

Ovviamente, sono contro il referendum i partiti minori, e si capisce perchè. Sono contro i radicali, che col 2%, sperano di condizionare le grandi coalizioni, e così i vari comunisti: non vogliono  sparire. Ferocemente contro è la Lega. E Berlusconi - che sarebbe favorito- non farà propaganda per il sì, perchè la Lega glielo vieta, altrimenti minaccia di far cadere il governo (il più votato dagli italiani). Già questo ci dovrebbe far capire qual è il potere di ricatto che, come cittadini, dobbiamo cercare di battere.

Molto importante è il terzo quesito: se vince il «Sì», viene abolito lo scandalo delle candidature multiple. Come vediamo continuamente, Berlusconi (o Di Pietro) si candidano in tutte le circoscrizioni. Vengono eletti, e sono loro a scegliere uno dei tanti seggi che ottengono. A loro arbitrio. In tal modo, sono loro a decidere quali, fra i «primi dei non eletti», mandare in Parlamento e a quali sbarrare il passo. Come dicono i promotori del referendum, «Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di dimensioni veramente patologiche, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. In altri termini: 1/3 dei parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di cooptazione!».

Insomma: oltre 300 persone che non abbiamo eletto siedono in parlamento solo perchè lo ha deciso il Capo. E il capo decide di privilegiare i suoi yes-men e le sue veline, o i suoi parenti. E i privilegiati subentranti sanno che devono la loro insperata fortuna al loro Capo; da qui i fenomeni di servilismo che «la sinistra» cosiddetta denuncia nel PDL, ma che avvengono nella stessa sinistra.

E’ la «democrazia» italiota, dei cacicchi e dei capi-bastone, dei Gheddafi in sedicesimo. E degli irresponsabili, che sanno di non dovere nulla all’elettorato, e tutto a quello che li ha messi nella lista al posto numero 2.

Detto questo, capisco che la formulazione del referendum non è ottimale. E’ in qualche modo un rimedio disperato ad una patologia gravissima; una scelta, per di più, offerta a un popolo italiano diviso in tifoserie demenziali-irrazionali (leghisti, dipietristi, berluscones... che giurano ciecamente sul loro Capo).

Del resto, quasi sicuramente non raggiungerà il quorum dei votanti. Allora sarà la vittoria di dipietristi, leghisti, micro-comunisti, pannelliani, truppe mastellate d’Irpinia. Poi non dite che non ve lo siete voluto.



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