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Enorme scandalo Goldman. Insabbiato.
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Il 3 luglio scorso Sergey Aleynikov, 39 anni, vicepresidente per la «equity strategy» a Goldman Sachs, russo naturalizzato americano, era all’aeroporto internazionale di Newark sul punto di salire su un volo per l’Europa.

Non ce l’ha fatta. E’ stato arrestato dall’FBI su richiesta della banca d’affari che lo accusa di aver rubato un software di proprietà esclusiva, segretissimo «black box» che la Goldman usa, come ha scritto il New York Times, «per fare fulminei scambi sui mercati finanziari molto lucrativi». Il valore del programma è definito «incalcolabile» (1).

Aleynikov, genio programmatore che a Goldman guadagnava 400 mila dollari annui, s’era appena licenziato, dicendo d’essere stato assunto da una trading company nuova, di Chicago, che gli dava tre volte di più. Ma prima di lasciare il suo ufficio a New York, aveva scaricato dal suo desktop una quantità di files che aveva spedito a un server in Germania (ma su un sito intestato a un individuo che vive a Londra), oltre che al suo computer di casa, al suo portatile e a un apparecchio di memoria flash. La Goldman dispone di un sistema di sorveglianza che segnala se i suoi addetti fanno dei downloads di volumi insoliti; da qui il sospetto e poi la denuncia e l’arresto.

Nella denuncia presentata al magistrato del Southern District di New York, Goldman Sachs ha dovuto spiegare qualcosa di quel programma segreto di sua esclusiva proprietà.

Ha scritto che esso «genera molti milioni di dollari di profitti allanno», e che il programma consente a Goldman di «compiere scambi sofisticati ad altissima velocità e a grandi volumi su vari mercati azionari e merci. Fra laltro, la piattaforma è in grado di ottenere rapidamente e di elaborare informazioni riguardanti veloci sviluppi in questi mercati».

Come si vede, l’accento è posto sulla fulminea velocità della misteriosa scatola nera algoritmica. Anche Aleynikov, nella sua biografia postata su Linkedin, sottolinea questa specialità. Dice di essere a Goldman dal maggio 2007 come responsabile «dello sviluppo di una piattaforma di scambi ad alta frequenza distribuiti in tempo reale co-localizzati», in pratica «un motore con latenza bassissima (microsecondi) nell’elaborare dati di mercato guidati da eventi, nella strategia e nel piazzamento di ordini».

Non sono sicuro che la traduzione sia esatta; dò quindi, per gli esperti, l’originale inglese: «Responsible for development of a distributed real-time co-located high-frequency trading platform». The  platform is «a very low latency (microseconds) event-driven market data processing, strategy and order submission engine».

La Goldman ha detto il meno possibile, ma abbastanza da sollevare i più vivi  sospetti.

Come funziona davvero questa scatola nera informatica? Perchè  ha bisogno di  scoprire dati e piazzare ordini di vendita o di acquisto nel giro di «micro-secondi»?  Deve arrivare prima degli «altri». Chi sono questi altri?

A rafforzare i sospetti è stato il vice-attorney del tribunale, Joseph Facciponti, che ha spiegato a Bloomberg: «La banca (Goldman) ha fatto presente il rischio che uno che sa usare questo programma può manipolare i mercati in modi disonesti».

Ora, è ovvio che a saper usare il programma è Goldman Sachs;  che Goldman Sachs stupisce costantemente il mondo e gli altri operatori per la sua capacità di fare profitti anche in tempi di crisi, al livello di 100 milioni di dollari al giorno con il trading computerizzato.

Conclusione logicamente necessaria: è Goldman Sachs che manipola i mercati in modo disonesto. E da anni.

Sicchè i siti specilizzati sulla Rete (ZeroHedhge, DailyKos) sono tutti un sussurro sul modo disonesto in cui Goldman  può usare la «scatola nera» (2). Gli interventi sono di esperti di reti finanziarie e motori di ricerca, il cui linguaggio supera di troppo la mia competenza. Mi limito a riportare la conclusione  di uno di loro:

«Goldman Sachs, grazie all’accesso al sistema che le deriva dalle sue entrature nel governo, era o è capace di leggere i dati di scambi prima che siano compiuti, e piazzare i suoi propri ordini di compravendita in relazione ad essi  in quel breve momento, ciò che le consente di rubare montagne di soldi ogni giorno al resto dei giocatori» (3).

Il mercato globale finanziario è essenzialmente un sistema di fornitori di liquidità, le cui transazioni avvengono in un flusso ad alta frequenza attraverso canali elettronici e camere di compensazione, in cui l’acquirente e il venditore si comunicano gli ordini.  Questi canali sono essenzialmente FIX (Financial Information Exchanghe), OCP (Open Core Protocol Partnership), e la rete di compensazione SWIFT (Society for Worlwide Interbank Financial  Telecommunications). FIX è il protocollo di comunicazione usato dalla Borsa di New York, Wall Street, e dal mercato delle opzioni; può essere usato anche per gli scambi nel settore del reddito fisso per i Buoni del Tesoro USA, per i BOT europei, per le obbligazioni delle imprese USA ed europee, per vari tipi di derivati cartolarizzati.

Il governo e il Tesoro USA, e la Federal Reserve, con la scusa di controllare il terrorismo globale e le sue transazioni, hanno un accesso privilegiato a questi canali, possono «vedere» quel che vi succede fra miriadi di privati (fra l’altro compiendo  azioni di spionaggio industriale). Le comunicazioni sono criptate, ma facili da decriptare.

Se un terzo – Goldman Sachs in ipotesi – è in grado di avere lo stesso accessso alle transazioni non ancora perfezionate (e vedere in anticipo la richiesta, l’offerta, il  messaggio di esecuzione dell’ordine) esso può anticipare ogni transazione ed ogni «evento», rubando denaro da ogni transazione che Goldman è in grado di anticipare, cioè di completareprima che le due parti in contatto fra loro lo facciano.

Se questo è vero, si tratta di una enorme frode, una forma gravissima di insider trading, anzi lo scandalo finanziario più titanico della storia, tale da far apparire Bernard Madoff un ladruncolo di mele al mercato rionale.

Se la pubblica autorità USA accerta il reato, per Goldman è finita e per i suoi dirigenti è l’ergastolo, con un conseguente immane crollo di fiducia nel «mercato» americano e nella sua «trasparenza».

Se la pubblica autorità fa finta di nulla, nessuno sano di mente punterà più un dollaro sui mercati USA, sapendo che il gioco della roulette avviene per giunta con la roulette truccata, a favore della sola Goldman.

E ci sono segni che la autorità cosiddetta di controllo sta appunto praticando la seconda via, quella dell’insabbiamento silenzioso dello scandalo.

Difatti, il New York Stock Exchange (NYSE), ossia la ditta che gestisce la borsa di Wall Street, dopo l’arresto di Aleynikov ha rapidamente alterato il metodo cui cui  riferisce gli scambi azionari. Quel programma in cui Goldman Sachs appariva spesso in testa alla lista, molto più avanti dei suoi competitori. La banca d’affari era ancora prima nella lista settimanale del 19 giugno emanata dal NYSE. Ma con la settimana che cominciava il 22 giugno, Goldman non appare più come prima. Anzi, non appare nemmeno fra le prime quindici agenzie di trading; e semplicemente scomparsa, senza spiegazioni. E subito dopo, il NYSE ha annunciato che stava cambiando alcuni dati per il calcolo del rapporto di trading.

Molti operatori hanno notato che la settimana prima del 4 luglio il mercato elettronico a Wall Street si è comportato in modo strano, con molti degli indicatori e delle normali correlazioni (fra tassi d’intereses a cambi valutari) che gli operatori usano nel loro scambio quotidiano erano andati in «tilt», e questi tilt si sono moltiplicati fino a rendere gli indicatori completamente inutilizzabili. Poi di colpo, prima del week-end del 4 luglio, tutto ha cominciato a funzionare normalmente. Forse il NYSE stava configurando a nuovo la sua infrastruttura di rete? Le date coincidono con quelle dell’incriminazione e dell’arresto di Aleynikov...

Persino Bloomberg sente puzza di bruciato. Ironizza sul fatto che la giustizia diventa rapidissima a perseguire un reato di Wall Street, non quando la querela viene da un investitore danneggiato, ma quando è Goldman Sachs a lagnarsi che qualcosa  non va (4).

Persino Reuters si chiede sarcasticamente se qualcuno «ha cercato di rubare la salsa segreta di Goldman», quel misterioso ingrediente che dà alla banca «una marcia in più rispetto a tutti i concorrenti quando si tratta di compravendite-lampo su azioni e merci» (5).

Solo sei mesi fa, Goldman Sachs era alle corde; s’è trasformata da banca d’affari in banca commerciale per ricorrere al salvataggio miliardario operato dalla Federal Reserve; ha dovuto farsi dare 10 miliardi di dollari dal Tesoro USA (dove ci sono suoi ex-dirigenti), e per emettere titoli di debito ha dovuto ricorrere alla garanzia del governo.

Oggi, si prevede che Goldman farà profitti per 26,45 miliardi di dollari nel 2009, superando i profitti del 2007 pre-crisi, quando già Goldman aveva polverizzato i record storici di profitti a Wall Street. Tant’è vero che potrà pagare ai suoi capi e dipendenti bonus per 17,9 miliardi di dollari (il 44% dei profitti annunciati), molto più dei 10,9 miliardi pagati in emolumenti e gratifiche l’anno scorso.

Ognuno dei 27898 dipendenti prenderà dunque un premio medio di oltre 642 mila dollari. E questo in pieno collasso finanziario, quando il credito è prosciugato, l’economia reale è a precipizio, la disoccupazione alle stelle e le fantasie della ingegneria finanziaria non attirano più tanti investitori.

«Goldman ha un management impareggiabile nella presa di rischio, in un mercato che lo ricompensa perchè nei competitori il desiderio di rischio è calato»: così spiega, politicamente corretto, l’analista di Bank of America Guy Moszkowski. Magari la scatola nera truffaldina può spiegare di più.

Ma i poteri pubblici americani non possono rischiare di portare alla luce lo scandalo:  sarebbe una batosta inaudita per un «mercato» già minato dalle truffe di Madoff e dei sub-prime, e dalle accuse di conflitto d’interesse dei capi del Tesoro che sono ex-capi di Goldman.

La via scelta pare essere quella dell’insabbiamento. Che comporta però un rischio anche maggiore: se la complicità viene scoperta, ciò significa trascinare nel discredito definitivo non solo Goldman, ma lo Stato e il sistema finanziario stesso, facendo del massimo debitore del mondo (gli USA) il complice della truffa del secolo. 




1) Graham Bowley, «Ex-Worker Said to Steal Goldman Code», New York Times, 6 luglio 2009.
2) Tyler Durden, «Is a case of quant trading sabotage about to destroy Goldman sachs?», ZeroHedge, 5 luglio 2009.
3) «Incredibly shrinking liquidity  as Goldman flushed quant trading»,  Daily Kos, 9 luglio 2009.
4) Jonathan Weil, «Goldman Sachs Loses Grip on Its Doomsday Machine», Bloomberg, 9 luglio 2009.
5) Matthew Goldstein, «a Goldman Sachs trading scandal?», Reuters, 5 luglio 2009.



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