>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Italiani, ancora uno sforzo per essere tedeschi
Stampa
  Text size
Come previsto, l’ultimo vertice europeo è fallito. Angela Merkel è dura nel non volere gli eurobond, e sotto un certo aspetto come darle torto? Significa che i tedeschi dovrebbero accollarsi in parte i debiti degli Stati dalla finanza allegra, non solo Grecia (vedi alla voce Italia). E poi, allentare il rigore darebbe ai Paesi-cicala il pretesto per non fare le riforme radicali dello Stato e della spesa pubblica di cui hanno bisogno; e noi che conosciamo i nostri politici, come possiamo non darle ragione. D’altra parte, la crisi del Sud e dei suoi debiti pubblici fa sì che la finanza corra a comprare i sicuri Bund tedeschi, a qualunque prezzo: ad un costo così basso, che le Germania sta risparmiando 20 miliardi di euro di interessi sul suo debito pubblico. In pratica, trae vantaggi dalla crisi del Sud europeo, e non lo vuole riconoscere.

Sia come sia, la Grecia è più vicina al ritorno caotico alla dracma. I contraccolpi sull’indebitatissima Italia e sulla Spagna saranno enormi; anzi perfino sull’economia britannica, che dall’euro è fuori: «L’uscita della Grecia dall’euro sarebbe un disastro per noi», ha detto Nick Clegg.

Come rimedio, i poteri massonici, bilderbergheriani ed americanisti (e i loro portavoce mediatici) implorano «più Europa», un vero Stato federale, insomma la dittatura definitiva dell’eurocrazia non-votata, secondo il disegno occulto e oligarchico del fondatore eurocratico, Jean Monnett. Costui voleva cancellare «le patrie» in un’amministrazione sovrannazionale ed anonima. L’evoluzione degli eventi mostra al contrario che l’euro ha aggravato, anzichè neutralizzarle, le tradizionali inimicizie, le antiche tensioni e i sospetti di sempre fra europei; e i caratteri nazionali, lungi dallo sbiadire, sono riapparsi più caratteristici, e più indomabili che mai.

È il progetto illuminista studiato a tavolino ad aver mostrato la sua vacuità. Quando non esiste il senso di una comunità di destino, è idiota contare di formarla con i metodi di «fusione e acquisizione» che le banche d’affari usano per fondere imprese e aziende (1). Quando la Grecia uscirà, stabilendo un precedente che a noi del Sud converrà seguire, avremo sicuramente «meno Europa». Se si volesse davvero più Europa, bisognerebbe partire dalla cruda, concreta realtà di fatto.

E la realtà è che Berlino comanda

Comanda sulla BCE, comanda le eurocrazie di Bruxelles (che sono finite sullo sfondo, incapaci di nulla); comanda gli Stati del Sud, come dimostra il fatto che ci ha imposto le regole di austerità nella Costituzione. Il fatto è che comanda secondo i desideri della finanza globale; e ciò in quanto non crede, e nemmeno vuole, «comandare». Il suo comando è ambiguo, surrettizio, e senza assunzione di responsabilità.

Fatto interessante, è allo stesso modo che la Prussia unificò la Germania: non voleva comandare, voleva una «politica di pace» (sic) che allontanasse i nemici potenziali (Francia e Russia) quanto più possibile da Berlino. Lo fece non come unione politica ma per via amministrativa, cominciando con una Unione Doganale (Zollverein): che la UE euroratica ha imitato su scala continentale. Anche quello della Prussia fu un comando «di fatto», surrettizio ossia senza quadro giuridico e intellettuale chiaro.

Heny Kissinger, ebreo tedesco diventato ministro degli Esteri USA sotto Nixon, l’ha notato con estrema lucidità metternichiana:

«Il Reick di Bismarck non fu uno Stato nazionale, fu un artificio, una Grande Prussia (...) lassenza di radici intellettuali fu la causa principale dellassenza di direzione della politica germanica... La Germania non è mai riuscita a sviluppare un proprio concetto di interesse nazionale... il Kaiser voleva condurre una Welpolitik (politica mondiale) senza definirne la relazione con linteresse nazionale tedesco» (2).

È per questo che il tedesco è  radicalmente «impolitico».

Effettivamente l’ultimo Kaiser Guglielmo, quello che fu detronizzato dalla repubblica di Weimar, tornato a vita privata divenne ammiratore di Hitler, che salutò con queste parole: «Stiamo diventando gli Stati Uniti dEuropa sotto guida tedesca!».

Vedete dunque come la storia si ripete, anzi come non passa mai. Ancor più: il «comando di fatto» (e non di diritto) di Berlino si basa, senza nemmeno saperlo, sull’idea di Stato prussiana: «Non già un corpo di leggi che permetta la libera azione dei cittadini, bensì una struttura di comando e di obbedienza».

Sono due concezioni della statualità radicalmente opposte (la prima è piuttosto «britannica» e liberista), e l’Europa s’è fatta e si sta facendo senza mai mettere in chiaro quale statualità si vuole; i cervelli europei vivono ormai al disotto del livello intellettuale in cui questo genere di problemi può essere non si dice risolti, ma anche solo compresi.

A modo suo, Berlino oggi impone anche a noi italiani di diventare «tedeschi», ossia di acquisire le loro virtù, le loro lealtà, la loro ben organizzata amministrazione e alquanto oculata spesa pubblica; ma lo fa scegliendo per noi un «tecnico» Monti e il suo governo di tecnici che, essendo italiani, fanno le cose all’italiana: non tagliano la spesa pubblica, non riformano alla radice lo Stato amministrativo che non solo è inefficiente, ma un vero ostacolo alla crescita del Paese, ma aumentano le tasse e tagliano i servizi.

Il governo tedesco per interposta persona non funziona. Allora occorre ripetere il sardonico invito del marchese De Sade. Lui, quando esplose la Rivoluzione e il Re di Francia fu detronizzato, proclamò: «Francesi, ancora un sforzo se volete essere davvero repubblicani», e raccomandò di portare la libertà conquistata all’ultimo esito logico: il diritto al Piacere, consistente nell’abolire tutti i divieti stabiliti da Dio (inesistente) e dal re (decapitato). Ossia in pratica: depenalizzare l’omicidio, la prostituzione, l’eutanasia, l’incesto, l’aborto (... da qui vedete che il «progressismo» di oggi non è che la realizzazione surrettizia e a tappe del sadismo).

Noi, più modestamente, raccomandiamo: «Italiani, ancora uno sforzo se dovete essere tedeschi».

Primo passo: abolite le leggi italiane e sostituitele in blocco con quelle tedesche. Notoriamente, il lavoro italiano è poco produttivo, come ci ripetono gli economisti liberisti. Ma che dire del sistema politico italiano, riempito di tre milioni di parassiti? È evidente che il parlamento italiano costa troppo; è poco competitivo. È poco produttivo. Ad essere precisi, produce un sacco di leggi (quelle vigenti sono 150 mila, un numero enorme che dà da campare al più affollato corpo di avvocati del mondo, e consente di aggirare qualunque legge, o di colpevolizzare qualunque atto onesto), ma di bassissima qualità.

Sono gli scarti di fabbrica legislativi, quelli che vanno assolutamente ridotti (3). Cancellare le 150 mila leggi e sostituirle con le 5 mila leggi vigenti tedesche, ci porterebbe molto vicini all’efficienza teutonica. Ovviamente, il parlamento italiano diventerebbe inutile. Abolirlo, e obbedire a quello tedesco, ci farebbe certamente un gran bene. Anche la presidenza delle repubblica che ci costa 4-5 volte la monarchia britannica, potrebbe essere cancellata con vantaggio immediato.

E non dite che così si calpesta la democrazia, si perde la libertà e si chiama lo straniero (4); perchè, di grazia, la democrazia esiste ancora in Italia? Non è già stata sospesa, dal Quirinale quando ci ha dato il tecnico Monti senza farci votare? E lo straniero, signori, già da un pezzo ci comanda: sui «mercati», da Wall Street e da Londra; in Europa, grazie al cosiddetto «Fondo Salva-Stati» (Ammazza-Stati), noi siamo presenti non come sovrani, ma in qualità di soci debitori. Almeno così tutto sarebbe più chiaro. E certamente migliore.

Per esempio. Il regolamento edilizio di Monaco di Baviera sembra funzionare benissimo: l’abusivismo vi è sconosciuto, e così le tangenti date ai politicanti locali per ottenere autorizzazioni e sanatorie. Farlo adottare a Palermo e a Catania, anzi a tutta la Sicilia, sarebbe una mano santa.

Però questo non basterebbe ancora. Le cose sarebbero più chiare, se dei governanti tedeschi venissero qui, in trasferta, a governare direttamente i Comuni e le Regioni. Uno dei nostri problemi italioti è la «autonomia» della spesa di queste entità, ed è la loro autonomia che ingigantisce il nostro debito pubblico. Potremmo invitare dei Burgmeister germanici – convincendoli con fior di emolumenti che in patria non si sognano (già li paghiamo, ai nostri incompetenti) – a mettere ordine in quelle finanze locali losche e disastrate. Magari, potremmo applicare loro lo stesso contratto che ha strappato Equitalia: questa SpA si ciuccia il 15% delle entrate fiscali che accerta? Diamo ai Bormgomastri il 15% dei risparmi che riusciranno a fare nei Comuni, o ancor meglio, diamo loro una percentuale sulla crescita economica che riusciranno ad innescare alleggerendo la macchina pubblica. Con carta bianca quanto ai metodi.

Vorrei vedere il Borgomastro di Napoli, come reagirebbe all’ammasso perenne di spazzatura, o il governatore tedesco della Calabria davanti agli 11 mila forestali, che sono il doppio delle guardie forestali del Canada. Già me l’immagino: sulla fronte di quel viso tedesco dall’occhio chiaro, le sopracciglia bionde, si gonfia una vena, e dalle labbra sottili scatta un ordine roco, tipo «Schnell! Schnell!». Ancora poco, e Napoli apparirebbero certi individui coi cappottoni verdi lunghi a sorvegliare gli spazzini assenteisti e camorristi.

Non oso pensare al dopo; ne godrei troppo. Qualcosa mi dice che nel «dopo», ci sarebbero anche volantini della Kommandantur, che ammoniscono gli sfaticati «Il Lavoro rende Liberi».

Basta, non voglio continuare: certi esperimenti mentali possono diventare sogni erotici. Ma gli esperimenti mentali sono utili, comunque. A Napoli, finirebbe con l’eroica sollevazione dei Lazzari contro il Todesco; le 50 Giornate di Napoli. E in Sicilia i nuovi Vespri, da celebrare poi nei secoli futuri come compenso alla miseria e corruzione ritrovata. Ma ho la sensazione invece che al Nord, invece, il governo tudèsch sarebbe accolto con un sospiro di sollievo, e di buon grado adottati i regolamenti e i metodi di amministrazione germanica.

E non c’è nulla di strano: sarebbe solo la dimostrazione che le Italie sono due, e che nè l’una nè l’altra meritano di autogovernarsi, non essendone capaci. La realtà, contro l’Illuminismo che fa gli Stati a tavolino.





1) La metafora di un «esercito europeo proveniente dalla fusione-acquisizione degli eserciti nazionali» fu usata da De Gaulle, che vi si oppose fieramente. Ma anche l’insospettabile Emmanuel Kant ha scritto pronunciò una condanna profetica questo genere di «fusione di Stati per mezzo di potere culminante in una monarchia universale. Le leggi che sono emanate per unarea troppo vasta perdono il loro vigore, e questo despotismo senzanima, una volta che ha svuotato il nocciolo di bene, finisce per collassare nellanarchia». Che è quel che sta accadendo nella UE.
2) Henry Kissinger, Diplomacy, New York 1994, pagina 137.
3) Allo stesso modo, la Volkwagen è riuscita a ridurre i difetti delle sue auto, mentre la Fiat continua a sfornare dalle catene di montaggio degli scarti.
4) John Laughland, The Tainted SourceThe undemocratic origins of European idea, Londra, 1997, pagina 152.


L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.   


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità