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L’Artico ribolle. Di vulcani
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Vulcani subacquei a «decine» a 4 mila metri sotto il fondo marino, che vomitano magma rovente; «getti o fontane di materiali caldissimi proiettati uno o due chilometri sotto il ghiaccio»; misture di «lava e gas» sparate alla velocità di 500 metri al secondo, mescolandosi con l’acqua gelata, formano «grandi nuvole sottomarine» di particolato vulcanico che ricadono sul fondo, creando uno spesso tappeto di particolati vetrosi di tipo piroclastico «esteso per chilometri».

Questa è la scena descritta da una spedizione scientifica finanziata dalla NASA e la US National Science Foundation, che per la prima volta ha inviato sottomarini-robot con telecamere per esplorare l’oceano sotto i ghiacci eterni dell’Artico.



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L’enorme e inattesa attività geotermica ha sorpreso i geofisici della «Arctic Gakkel Vents Expedition» (AGAVE), che hanno descritto i loro risultati sulla rivista «Nature». Sono stati i primi esseri umani a vedere coi loro occhi (attraverso le telecamere dei robot) il «Crinale di Gakkel», una inesplorata catena che attraversa per 1.800 chilometri il fondo dell’oceano artico e che è in realtà la faglia dove due placche tettoniche si incontrano e sono sollevate dal magma primario sottostante.  Più precisamente, la spedizione aveva il compito di indagare la causa di uno sciame di maremoti subacquei avvenuti nel 1999, e originati in una porzione del Gakkel Ridge lunga una trentina di chilometri. E lì, nell’avvallamento dove le due placche continentali si allontanano di una dozzina di chilometri, hanno trovato le decine di vulcani con i segni dell’eruzione recente del ‘99. (Fire Under Arctic Ice: Volcanoes Have Been Blowing Their Tops In The Deep Ocean)



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A detailed bathymetric map shows the shape of the seafloor along the Gakkel Ridge in the Arctic Ocean



gakkel_4.jpg«La scala e la grandezza dell’attività esplosiva che abbiamo visto fa scomparire al confronto qualunque altro evento constatato nelle altre faglie sub-oceaniche esplorate», ha dichiarato Rob Reves Sohn, il geofisico della Woods Hole Oceanographic Institution, che ha capeggiato la spedizione e i 22 scienziati di quattro Paesi che vi hanno partecipato.

«Il volume di gas e lava che pare essere uscito in modo esplosivo dai vulcani di Gakkel è molto, molto più grande di qualunque altro evento noto».

In particolare, la spedizione ha notato i vasti depositi di materiale che testimoniano una immane attività piroclastica (la densa nube ardente a 400 gradi che, scendendo dal Vesuvio a velocità straordinaria, annullò istantaneamente ogni forma di vita nell’antica Pompei), un fenomeno che si riteneva impossibile a quella profondità. L’accumulo di energia, vapori e biossido di carbonio emesso da un vulcano non può raggiungere una tale forza da vincere la tremenda pressione della colonna d’acqua di 4 chilometri che gli grava sopra, tanto da manifestarsi come una nube piroclastica sottomarina.

Così almeno si credeva. Oggi si è capito che nella faglia di Gakkel ciò è avvenuto: il che significa «l’accumulo di volume e di pressione del CO2 nel magma dev’essere stato dieci volte quel che si vede nei vulcani in superficie», ai quali occorre molto meno energia per produrre la nube ardente, dice Sohn.

«Una titanica spuma ardente di magma gonfiato di gas deve essersi proiettata fino a due, tre chilometri di altezza sott’acqua».

O forse di più, visto che la spedizione ha visto e ripreso con le telecamere ad alta definizione certe formazioni rocciose infitte verticalmente nello strato di lava da poco solidificato; simili formazioni verticali, sulla terraferma, sono interpretate come spezzoni di roccia proiettati in alto e poi ricaduti; quelli visti possono essere stati proiettati addirittura fuori dall’acqua. In pratica l’eruzione del 1999 deve essere stato un supervulcano, i cui effetti – apocalittici se il fenomeno si fosse verificato in superficie – sono stati attutiti dalla profondità e dalla pressione idrostatica dei 4 mila metri d’acqua sovrastante.



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Approximately 10 centimeters of pyroclastic deposits cover high-standing pillow lavas, indicating that the material was ejected from the volcano and settled through the water column onto the seafloor



Ma può questa enorme esplosione dar conto dello scioglimento dei ghiacciai artici in corso (1), di cui tanto volentieri si dà la colpa all’industria umana, e che proprio in questi giorni il raduno ecologico di Copenhagen sta decidendo come ridurre a forza? Non può il riscaldamento globale essere prodotto da una così immane causa naturale?

L’argomento è esplosivo geologicamente e soprattutto politicamente: ogni scienziato sa che sostenere una ipotesi alternativa al «global warming antropogenico» rischia di chiudergli le pubblicazioni sulle più autorevoli riviste del settore. Sicchè il professor Sohn ci tiene ad «escludere» che il calore emesso dal supervulcano subacqueo abbia qualcosa a che fare con lo scioglimento dei ghiacci sovrastanti dell’Artico. Però ammette che l’eruzione a quattromila metri di profondità, con gli enormi volumi di CO2 che ha emesso, deve aver contribuito all’aumento della concentrazione di gas-serra nell’atmosfera. «Di quanto però non posso dire», conclude prudentemente. (Study finds Arctic seabed afire with lava-spewing volcanoes)

gakkel.jpgResta il fatto che, anche se nella faglia di Gakkel la spedizione non ha visto vulcani in attività esplosiva come dev’essere avvenuto nel 1999, «tutta l’area centrale vulcanica emana fluidi caldi», dice la dottoressa Henrietta Edmonds, dell’università del Texas, che nella spedizione si è occupata di studiare queste «fontane calde» e i «fumaioli neri sgorganti» che emettono acqua sui 200 gradi a pressione.

Questi sifoni idrotermali, spesso incrostati da colonie di microrganismi termòfili, ossia che «amano» quel calore estremo ed anzi ne usano l’energia per manteners in vita, in ambienti dove la mancanza di luce rende impossibile la fotosintesi clorofilliana, vengono scoperti con sempre più frequenza sui «tranquilli» fondali degli abissi, là dove il mantello della terra (litosfera) è più sottile e dunque più vicino al nucleo magmatico sottostante. Recentemente uno di questi sifoni termali è stato ossservato tra la Groenlandia e la Norvegia: è alto come un palazzo di quattro piani e lancia di continuo il suo getto d’acqua calda nell’acqua fredda circostante. (Boiling Hot Water Found in Frigid Arctic Sea)

Dunque un colossale fornello s’è acceso sotto i ghiacciai dell’Artico, una fonte di energia (o se vogliamo di «inquinamento») infinitamente più potente di tutta l’industria umana del ventunesimo secolo. E’ così probabile che il riscaldamento globale sia dovuto a fenomeni cosmici in corso, di fronte ai quali le misure che si prendono a Copenhagen, il «tetto alle emissioni», lo scambio di «diritti di emissione di CO2» trasformati in titoli finanziari, passerà alla storia – se avremo ancora una storia – come la più vacua e ridicola manifestazione di presunzione dell’Occidente secolarizzato e terminale.

Il che non significa che l’uomo non sia responsabile, e non possa farci niente. Perchè, per quanto ripugni mescolare un’informazione scientifica con l’evocazione di antichissimi miti, mi tocca pur dirlo: da sempre e dovunque, l’antica umanità ha creduto che il disordine cosmico fosse il riflesso del disordine spirituale, più precisamente del tradimento collettivo dei fini spirituali dell’umanità, o di una specifica civiltà. O anche di una persona: in Cina, i cataclismi naturali venivano un tempo attribuiti a colpe dell’imperatore, che – per trascuratezza nel compiere i riti, o per essersi come persona privata macchiato di colpe, venendo meno all’altezza della sua impersonale funzione di asse cosmico – aveva «perso il favore del Cielo».

A Roma, è nota la dipendenza dello «jus» dal «fas»: tutti i rapporti e contratti umani andavano regolati dal diritto (jus) perchè dovevano essere un riflesso del «fas», l’indicibile e mistico «fondamento» dell’ordine soprannaturale. «Fas» infatti, come ha dimostrato Dumézil, viene dalla radice indoeuropea «dhe*» (col senso di punto d’appoggio, fondamento) che si ritrova nel vedico «dharma»: insieme «ordine del mondo», e «legge della natura propria». Lo stesso rapporto che a Roma c’era tra «fas» e «jus», nell’India vedica era fra «dharma» e «rta», il rito: il rito – e specie il decennale sacrificio del cavallo, Ashmaveda – manteneva l’ordine cosmico, allo stesso modo in cui – ancora nel Medio Evo – «giustizia» si identificava con «verità».

Venir meno alla verità, alla propria profonda missione, è dunque sempre stato sentito come la causa dei cataclismi epocali cosmici.

Il macrocosmo, il mondo, è costituito perchè il microcosmo, l’uomo, si liberi dalla natura zoologica e si elevi alla sovrannatura cui è chiamato (vocatus, da cui vocazione); se viene meno a questo destino, l’umanità diventa inutile, e la Divinità chiude, arrotolandolo, il gran libro dell’universo.

Lo dice la Scrittura ebraica, nel Genesi (6):

«Cerano i giganti sulla terra a quei tempi, ed anche dopo, quando i figli di Dio si accostarono alle fgliole degli uomini e queste partorirono loro dei figli (...). Allora il Signore vide che la malvagità delluomo era grande sulla terra e che ogni pensiero concepito dal suo cuore non era altro che rivolto al male tutto il giorno. Di conseguenza il signore si addolorò in cuor suo (e) disse: ‘Voglio cancellare dalla faccia della terra luomo che ho creato, uomo e bestiame e rettilii e uccelli del cielo, perchè mi spiace di averli creati».

«Ora la terra era corrotta al cospetto di Dio e piena di violenza. Dio mirò la terra ed ecco, era corrotta; poichè ogni carne aveva corrotto la propria condotta sopra la terra. Allora Dio disse a Noè: Mi son deciso; la fine di tutti i mortali è arrivata, poichè la terra per causa loro è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Tu fatti un’arca di legno resinoso…»
.

Allo stesso modo Platone nel Crizia attribuisce la fine di Atlantide alla perversione dei suoi abitanti:

«Durante molte generazioni, finchè prevalse in essi la natura divina, furono ossequenti alle leggi (ecco  il rapporto tra ‘jus’ e ‘fas’, ndr) e devoti all’elemento divino congenito in loro. Coltivavano infatti pensieri veraci (...) erano miti e savii nei loro rapporti scambievoli (...) ben poco conto facevano dei beni che possedevano (...) e non perdevano per la ricchezza il dominio di se stessi».

«Ma quando l’elemento divino, mescolandosi spesso con molta natura mortale (zoologica, ndr) si estinse in loro (...) allora, incapaci di sopportare la prosperità presente, degenerarono: e mentre a chi era in grado di vedere apparvero turpi, avendo perduto i più belli tra i beni più preziosi, agli occhi invece di quelli che sono inetti a scorgere qual genere di vita dia davvero la felicità, allora soprattutto apparvero bellissimi e felicissimi, gonfi com’erano di ingiusta avidità e potenza. Ma Zeus, che governa secondo leggi, avendo come chi sa discernere queste cose intuito che questa stirpe, già buona, degenerava miserabilmente, volendo imporre loro un castigo (...) convocò tutti gli dei...».


Non è la nostra generazione quella che viene qui descritta? Il testo del Crizia s’interrompe a questo punto. Ma l’epilogo è nel Timeo:

«... avvenuti dei terremoti e cataclismi, nello spazio di appena un giorno e una notte tremendi (...) l’isola di Atlantide sinabissò nel mare e scomparve».

Mai più un diluvio eliminerà l’umanità, fu promesso. Però Seneca (nelle Naturales Quaestiones) afferma che, se il Diluvio d’Acqua avvenne quando i pianeti si trovavano allineati in Capricorno,  simbolicamente nel solstizio d’inverno, il cataclisma futuro avverrà quando i pianeti saranno allineati nel Cancro, ossia nel solstizio estivo dell’anno cosmico: perciò sarà calore, conflagrazione, Diluvio di Fuoco.

Forse, contro il global warming, c’è qualcosa di più efficace da fare che comprare e vendere titoli di Kyoto, per arricchire finanzieri «gonfi d’ingiusta avidità e potenza», esseri «turpi» che però proprio oggi appaiono «bellissimi e felicissimi» agli occhi di chi non sa vedere la verità. Forse è indicata la penitenza e il pentimento. Perchè Dio è misericordia:

«Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2 ‘Alzati, va a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò’. 3 Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. 4 Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: ‘Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta’. 5 I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. 6 Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7 Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: ‘Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8 Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9 Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?’. 10 Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece».




1) In realtà, secondo un «minority report» scientifico, lo strato di ghiaccio dell’Artico starebbe diventando addirittura più spesso: «Ice in the Arctic is often twice as thick as expected, report surprised scientists who returned last week from a major scientific expedition. The scientists - a 20 -member contingent from Canada, the U.S., Germany, and Italy - spent one month exploring the North Pole as well as never-before measured regions of the Arctic. Among their findings: Rather than finding newly formed ice to be two metres thick, ‘we measured ice thickness up to four metres’, stated a spokesperson for the Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research of the Helmholtz Association, Germany's largest scientific organization».
http://network.nationalpost.com/np/blogs/fpcomment/archive/2009/05/04/lawrence-solomon-deep-arctic-ice-surprises-scientific-expedition.aspx


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