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L’attacco finale
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Anzitutto i fatti. Che cosa ha detto padre Cantalamessa in San Pietro?

«Ho ricevuto in questi giorni  la lettera di un amico ebreo e, con il suo permesso, ne condivido qui una parte. Dice: ‘Sto seguendo con disgusto l’attacco violento e concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli da parte del mondo intero. L’uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo. Desidero pertanto esprimere a lei personalmente, al Papa e a tutta la Chiesa la mia solidarietà di ebreo del dialogo e di tutti coloro che nel mondo ebraico (e sono molti) condividono questi sentimenti di fratellanza’».

E’ questa la frase che ha suscitato il più indegno e incredibile linciaggio che io possa ricordare in 40 anni di giornalismo. Una canea internazionale, con una firma ben precisa. Dal Corriere:

Stephan Kramer
   Stephan Kramer
«La citazione, che ha presto fatto il giro del mondo, non è però piaciuta a diversi gruppi ebraici che considerano inaccettabile il paragone con le vittime dell’Olocausto. “E’ ripugnante, osceno e soprattutto offensivo nei confronti di tutte le vittime degli abusi così come nei confronti di tutte le vittime del’olocausto – ha commentato con l’Associated Press il segretario generale del consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Stephan Kramer –. Sinora non ho visto San Pietro bruciare né ci sono stati scoppi di violenza contro preti cattolici. Sono senza parole. Il Vaticano sta tentando di trasformare i persecutori in vittime”».

Gary Greenebaum
   Gary Greenebaum
Il rabbino statunitense Gary Greenebaum, responsabile delle relazioni interreligiose per l’American Jewish Committee, ha invece bollato le affermazioni di Cantalamessa come «un uso sfortunato del linguaggio. La violenza collettiva contro gli ebrei – ha detto – ha avuto come effetto la morte di sei milioni di persone, mentre la violenza collettiva di cui si parla qui non ha condotto a uccisioni o distruzioni».

Il sermone di Cantalamessa ha conquistato, tra le altre, le home page di Haaretz e del Jerusalem Post in Israele, del sito della BBC e del New York Times.

Il rabbino della Comunità di Roma, Riccardo Di Segni, ha sorriso quando gli è stato chiesto un commento sul sermone e ha pregato Dio che «illumini i loro cuori» nel giorno in cui «loro pregano che il Signore illumini i nostri affinchè riconosciamo Gesù», con riferimento alla preghiera per la conversione degli ebrei prevista proprio dal cerimoniale della messa del venerdì santo.


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Rev. Raniero Cantalamessa delivers the Good Friday homily during a service celebrated by Pope Benedict XVI in St. Peter's Basilica at the Vatican, Friday, April 2, 2010



Naturalmente, i media hanno obbedito all’ordine. Con uno speciale accanimento dei media anglo-americani. Evidente il tentativo di fare del Papa Benedetto il colpevole diretto degli atti pedofili. Un Papa che, nel suo ultimo discorso da cardinale, accusò in modo così impressionante «la sporcizia nella Chiesa».

E’ esattamente «il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva» di cui ha parlato Cantalamessa.

«Papa Benedetto XVI ha deliberatamente nascosto gli abusi sessuali commessi da preti cattolici?», ha chiesto Fox New (di Murdoch) in uno di quei falsi sondaggi che fanno le TV: falsi sul piano statistico-scientifico, perchè non viene identificato un campione rappresentativo della popolazione, ma risponde chi vuole telefonando a un numero. Naturalmente, 76 su cento hanno risposto sì, il Papa ha nascosto deliberatamente.

«Metti il Papa sul banco d’accusa», titola il Guardian: «L’immunità legale non regge. Il Vaticano deve subire la piena forza del diritto internazionale». (Put the pope in the dock – Legal immunity cannot hold. The Vatican should feel the full weight of international law). Non piace che il Papa non possa essere chiamato in giudizio in America o Inghilterra come colpevole e mandante dei fatti commessi dai preti pedofili, in quanto capo di Stato estero.

Stanno creando a Papa Benedetto l’immagine che hanno creato ad Ahmadinejad. America, Israele  e Inghilterra che hanno legalizzato la tortura, che hanno invaso sotto falsi pretesti due Paesi, che continuano a massacrare da un decennio donne e bambini di quei Paesi, che tengono centinaia di persone in galera senza processo, vogliono che il Papa, personalmente, «senta addosso a sè tutta la forza del diritto internazionale». Loro che il diritto internazionale l’hanno calpestato sotto i nostri occhi.

La colpa cattolica, se c’è, è proprio di non aver denunciato abbastanza queste violazioni che avvengono oggi, davanti a noi, e non settant’anni fa.

L’assurdità di questa pretesa dovrebbe saltare agli occhi di chiunque: ma l’incitamento delle opinioni pubbliche funziona benissimo, e acceca davanti alla verità. Una vittima predestinata, troppo mite, mansueta, che non fa paura perchè non ha forza armata nè appoggi potenti, viene trasformata – insisto: sotto i nostri occhi – nel Colpevole Collettivo, nel Male Assoluto che il mondo è chiamato a cancellare.

E’ fin troppo chiaro che  il linciaggio mediatico prepara il linciaggio fisico: la satanizzazione e disumanizzazione prelude a un imminente domani (forse già oggi) in cui ogni prete potrà essere sbattuto in prigione (o pestato) non per quel che ha fatto personalmente, ma in quanto parte di una organizzazione «che deliberatamente copre i preti pedofili». Non c’è posto per loro nel mondo.

Il Papa come Ahmadinejad: vi sembra un’esagerazione? Leggete questo titolo dell’Independent: «Il Papa deve riconsiderare la sua visita di Stato in Gran Bretagna», strilla in un «leading article». La visita prevista nel prossimo autunno, il Papa «sarebbe accolto dalla regina e acclamato dal primo ministro», è ormai intollerabile: l’alta moralità della razza superiore britannica non lo lo consente. Il Papa «è mancato al suo compito come Pontefice». All’atterraggio a Londra può essere arrestato, come fu arrestato l’ex capo di Stato Pinochet. La razza anglo-americana è la suprema autorità e l’esecutrice del diritto internazionale.

«Ci vuole un’Inquisizione per il Papa?», domanda Maureen Dowd sul New York Times. (Should There Be an Inquisition for the Pope?).

Deride la giornalista autorizzata: «Con tanto di immagine di corona di spine, la chiesa (minuscolo) ha cominciato il suo blitz di pubbliche relazioni di Pasqua difendendo un papa (minuscolo) corrivo con la perversa cultura di proteggere i molestatori e la reputazione della chiesa invece dei bambini violentati, e a volte handicappati... la chiesa continua a nascondersi dietro la sua mistica».

Ecco fatto: che bisogno c’è di accertare le colpe personali? La colpa è collettiva, è il risultato di «una mistica» dietro cui «ci si nasconde». Non occorre un processo, sarebbe una perdita di tempo: la causa è decisa, il colpevole è trovato. Quel che occorre è solo un’Inquisizione che esegua la condanna (a Guantanamo).

Newsweek, BBC e Washington Post già cominciano a porre la domanda: «Il Papa deve dare le dimissioni?». La risposta è implicita: deve darle. L’ostacolo è nel diritto canonico, che non prevede il caso. E’ la solita mistica dietro cui si nascondono. Bisogna cambiare Papa, dice Libération (dei Rotschild). (A pope resign? Mind-boggling but soul-healing )

Fate la prova: postate su Google le parole «pope» e «resign». Infiniti blog, i Testimoni di Geova, e varie personalità (da noi, Franca Rame!) invocano, pretendono, le dimissioni del Papa. Infiniti giornali pubblicano lettere di lettori cattolici che dicono: «Che vergogna! Il Papa deve dimettersi». Un vescovo anglicano scrive agli anglicani che stanno per rientrare nella Chiesa: è il caso? Non fatelo!

Non so quale rappresentante  della Chiesa cattolica americana (l’ho sentito a RAI3, m’è sfuggito il nome) sostiene che la Chiesa ha bisogno di una «riforma», e che il modello di tale riforma è il metodo con cui la Chiesa cattolica USA ha trattato la questione dei suoi preti pedofili. La Chiesa cattolica USA che non ha mai avuto un martire, e per quanto se ne sa non un solo santo; che negli anni ‘80 postava inserzioni del tipo «Avete mai pensato di farvi sacerdoti?», su  pubblicazioni come «Playboy», il posto giusto per cercare vocazioni auentiche: buono stipendio, pochi obblighi, si vive in comunità, tanti bambini... Questa è la Chiesa da cui deve imparare il Vaticano. Al dunque, fra la religione del Cristo flagellato e la religione civile americana, i cattolici americani scelgono l’americanismo.

E’ l’attacco finale che comincia. A leggere l’Apocalisse, si conosce il seguito: i testimoni di verità squartati sulla pubblica piazza e tutto il resto.

«Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni.

(Apocalisse, 11, 7) E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà (8). I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso (9). Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro (10). Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra».

Due, o magari duecento, magari duecentomila. Ma sappiamo anche come finirà:

«(11) Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli (12). Allora udirono un grido possente dal cielo: ‘Salite quassùe salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici».

Alziamo gli occhi a quel giorno.


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