ISIS: sanguinosa finzione, e si sta sgretolando
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Il mio articolo In Guerra Italioti! LISIS è Qui. E lo Dice Rita Katz ha creato qualche equivoco. Colpa mia, non mi sono spiegato bene. Devo una risposta a chi, come il lettore Zazà, scrive:

«Apprezzo molto gli scritti di Blondet... però confesso che questo suo articolo non lo capisco. Provo a recapitolare: c’è questo Site che sarebbe il sito americano di monitoraggio del jihadismo in internet. Questo sito è gestito da tale Rita Katz, ebrea irachena esperta di terrorismo. Questo sito pubblica il famoso video coi ventuno poveretti decapitati in riva al mare. Siccome la Katz è ebrea e siccome l’ISIS è spuntato fuori dal nulla, come un fungo, a minacciare l’occidente, il buon Blondet ne deduce che la Katz mente e che il video e l’ISIS sono solo l’ennesima montatura creata dagli americani per indurre l’Europa in generale e l’Italia in particolare, a risolvere il casino in Libia al posto loro. Quindi ISIS=specchietto per allodole creato a bella posta per gabbare l’occidente e compattarlo contro i nemici dell’America. Questo è ciò che ho capito, correggetemi se sbaglio. A me tutte queste ricostruzioni sembrano un tantino azzardate. Può darsi che l’ISIS, come al solito, sia un altro mostro impazzito creato dagli americani, e uscito fuori controllo. Non è la prima volta che succede. Ma non credo che la loro minaccia, a questo punto, sia da considerarsi inesistente o peggio ancora una montatura. Così come non credo che quel video sia un falso creato a tavolino dalla CIA o da chi preferisce Blondet».

Non credo affatto che la minaccia del (cosiddetto) ISIS sia inesistente. Vedo bene che torme di decapitatori operano in Siria e Iraq; che ce ne sono in Libia, possibilissimo. Vedo che questa orribile pulsione omicida (autodistruttiva e nichilista) è insita nella religione islamica resa folle.

Voglio solo invitare a distinguere i fatti dall’alone mediatico-illusionistico – l’enorme «narrativa» – che gli è stato creato attorno. Ammetto che non è facile: ciascuno di noi vive alcune ore al giorno davanti alla tv, dalla tv «vede» il mondo e ciò che vi avviene (o crede che avvenga), vive cioè in una condizione dove i confini tra «reale» e apparente sono – a bella posta – confusi. Una situazione semi-onirica, molto simile al sogno ad occhi aperti. È questa la condizione di cui i creatori della narrativa approfittano per farci credere quel che vogliono loro.

Anzitutto bisogna esser consapevoli di questo: che in questa fase, lIllusione è un mezzo di guerra, è parte integrante della guerra quanto, anzi più, delle artiglierie, corazzati, degli F-6 e dei missili, e all’Illusione il Nemico dedica mezzi finanziari, ingegno, trucchi tecnologici e invenzioni avanzate almeno pari a quelle che destina all’armamento fisico.

«Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto».

Siamo stati avvertiti: state attenti. Identifichiamo i trucchi dietro i portenti della super-modernità. Può aiutarci il realismo, anche porre domande terra terra.

Abbiamo visto il video dove i neri decapitano i 21 copti. Sembra vero. Io dico di più: può benissimo essere vero: i nostri nemici sono capaci di decapitare e massacrare senza limiti. L’11 settembre, le Twin Tower caddero davvero; seppellirono 3500 cittadini americani. Il fatto non è dubbio. La domanda allora era: chi l’ha compiuto?

Se credete ancora alla storia dei 17 piloti musulmani della domenica agli ordini di Bin Laden, allora non avete speranza. Nemmeno di farvi le altre domande d’obbligo: Chi sono i mandanti? Con quali mezzi? Quanto costa una simile impresa? Chi l’ha pagata? A chi giova?

Adesso torniamo al video. Mettiamoci nei panni di uno dei tagliatori di teste. Sono un giovanottone nato in Libia che voglio arruolarmi (stavo per dire: farmi scritturare) nell’ISIS. Dove mi sono procurato la divisa nera con passamontagna? C’è un sarto che le fa a Derna? L’ho ordinata col Postal Market? Me l’ha spedita il Califffo da Mossul? Soprattutto: perché mai ho bisogno di una uniforme? Voglio dire: i guerriglieri di Hamas, i Fratelli Musulmani, i posatori di bombe ed attentatori suicidi in Afghanistan e Iraq, gli stessi membri delle bande armate o tribali libiche un’uniforme nera completa (o mimetica con accessori in tinta, come quelli che hanno bruciato vivo il pilota giordano) non l’hanno mai sfoggiata. Attentavano a moschee sciite, pugnalavano israeliani, ponevano bombe a lato strada, si facevano saltare, in t-shirt e scarpe da tennis, come capitava.

Adesso si vestono con cura per le telecamere. Ossia per mandare un messaggio a noi spettatori.

Il messaggio è: non siamo quattro scalzacani islamici. Siamo un vero esercito. Siamo un’armata formidabile, disciplinata, perfettamente armata ed equipaggiata, e stiamo conquistando il Medio Oriente. Abbattiamo regimi come fuscelli. Siamo atroci. Non vi vogliamo convertire, vi vogliamo solo uccidere. Nei modi più rivoltanti. Vi provochiamo: proclamiamo che saremo a Roma per ammazzarvi tutti, proclamiamo che vi manderemo milioni di clandestini della Libia fra cui i nostri terroristi che vi invaderanno...

Lo scopo è suscitare le più oscure paure collettive di noi italiani. Il calcolo è di risvegliare e consolidare in noi europei quel misto di odio e paura per l’arabo, di disprezzo e disgusto per il musulmano, e del sentimento di sentirsi circondati da una massa oscura ed irriducibilmente ostile che di colpo, senza ragione, può pugnalarti o spararti, farsi esplodere vicino a te... ossia precisamente lo stato d’animo collettivo che domina gli ebrei israeliani.

Immaginario Ebraico

La fantasia di un esercito nero con la nera bandiera del profeta scaturisce totalmente dalla «narrativa» ebraica, dal misto di paura, odio e falsa coscienza che viene quando occupi campi che non tu hai coltivato e terre altrui. Ogni volta che, a ritmi ricorrenti, gli israeliani distruggono Gaza con caccia e bombardieri, inceneriscono bambini, abbattono i poveri palazzi, bruciano col fosforo e mutilano con le bombe a frammentazione gli assediati, «devono» immaginare che stanno combattendo ad armi pari un esercito potente che vuole l’annichilimento dell’intera razza ebraica; devono immaginare che è una lotta per la vita e per la morte, dove loro sono le vittime, contro un nemico strapotente e sterminatore, per autorizzare la propria (falsa) coscienza ad usare i mezzi vietati dalle leggi di guerra che usano, le atrocità che compiono, le esecuzioni disumane, l’assenza di pietà che si concedono verso le loro vittime.

Vi ricordate che cosa gridano, quando incendiano Gaza? «Hamas ha sparato sul territorio israeliano duemila razzi! Tremila! Ventimila!», e giù bombe d’aereo da 500 chili. Al fosforo. A grappolo. E colpi alla nuca alle vecchiette cieche.

Il punto è che gli europei, anche i più servili e corrivi che voltano lo sguardo dall’altra parte, vedono che Tsahal sta maciullando dei poveri inermi che tiene chiusi e alla fame, sta spaccando le case di misera gente che non ha nessun esercito e che se si batte, lo fa con le scarpe da tennis e lacere t-shirts. Accade perfino che gli europei aiutino questi disgraziati a risollevarsi dopo la periodica passata di sterminio ebraico, che riconoscano — un governicchio palestinese come membro dell’ONU.

Bisogna dunque estendere la fantasia di terrore anche a loro, chiudere gli europei nello stesso incubo ebraico: no, non c’è convivenza possibile con i musulmani, dovete anche voi aver paura come noi. Ve li facciamo vedere come li vediamo noi: neri e disciplinati come SS, tantissimi, armatissimi, capacissimi di conquistare il mondo come proclamano, e tutti che provano godimento a sgozzare.

È sintomatico il modo in cui i sayanim che hanno in mano i media italiani, hanno dato manforte alla diffusione di questa narrativa. Il giorno dopo la comparsa del video dei 21 decapitati, Maurizio Molinari, corrispondente dal Medioriente per La Stampa, ebreo neocon, rilasciava queste sobrie dichiarazioni a Radio 24: «Abbiamo i barbari alle porte di casa. Sono dei jihadisti ideologicamente convinti nel credo nella violenza. Era dal tempo dei nazisti che l’Europa non aveva alle porte nemici di questo tipo. C’è un progetto militare ideologico di portare la jihad a Gerusalemme e a Roma. È un’ideologia totalizzante, per questo evocano i totalitarismi del secolo passato, nazismo e bolscevismo..». Furio Colombo: «ISIS, Dietro il terrore c’è il medio evo d’Europa».

Huffington Post italiano, che è ebreo d’onore: «In alcune lettere tra esponenti dello Stato islamico di cui è venuto a conoscenza il quotidiano The Telegraph, i jihadisti delineano il loro piano: “usare la Libia come una porta d’ingresso al sud dell’Europa”, favorendo l’infiltrazione di miliziani fedeli al califfo tra i migranti in fuga nel Mediterraneo. Barconi-bomba, in sostanza, con terroristi mimetizzati tra le centinaia di migranti... lo Stato islamico in Libia, l’ISIS vuole infiltrarsi sui barconi nel Mediterraneo e attaccare le “compagnie marittime e le navi dei Crociati”».

Dove la cosa notevole è il fatto che Londra – ossia i suoi servizi – intercetti «lettere fra esponenti dello Stato Islamico» (lettere fra jihadisti: e come, si scrivono lettere? E Londra le scopre?), e le dia al Telegraph: sembra proprio un altro SITE. Interessante perché, secondo i nostri servizi, che di Libia sanno qualcosa, sono gli stessi inglesi che gestiscono parte dell’allarmismo sull’ISIS «alle porte dell’Italia» per farci promuove un nuovo intervento NATO.

Il sayan Mentana al tg7: «Londra avverte: l’ISIS vuole arrivare in Italia coi barconi. E se lo dice anche Londra, allora la cosa è seria...». Anche Libero, per dire, cita “Londra”: «La sicurezza nel sud Europa è piena di falle, può entrare chiunque secondo uno studio britannico». E spiega: «L’allarme è partito da uno studio antiterroristico britannico della Quilliam Foundation e pubblicato dal quotidiano The Telegraph».

Quilliam Foundation: mai sentita. Che cos’è? Una breve scorsa sul web consente di appurare che è fondata da tale Maajid Nawaz, che si presenta come un islamista pentito (da ragazzo è stato in galera per teppismo), che dedica la sua attività alla riabilitazione di islamisti britannici facendoli diventare moderati, in parte finanziato dal Ministero dell’Interno (Home Office) e in passato importanti donazioni fino a 1 milione di sterline grazie ai suoi contatti con organizzazioni neocon inglesi; che viene descritto come «viscido e furbo» da chi lo conosce, e recentemente ha suscitato scalpore alleandosi a scopo elettorale con Tommy Robinson, già capo della English Defense League, formazione razzista di estrema destra nota per le aggressioni ai «pak». «Fin dalla sua fondazione, la Quillam è stata accusata di aver preparato liste nere segrete di cittadini e gruppi che a suo dire condividono l’ideologia dei terroristi.

E sarebbe questa la «fonte», anzi il trust di cervelli che ha fatto «lo studio» certificante che l’Italia sta per essere invasa da 200 mila clandestini spediti dall’ISIS? A me sembra qualcosa a metà far il SITE di Rita Katz e Magdi Allam, come sfruttamento opportunista dell’allarmismo anti-islamico, trasformandolo in business. Anche la Katz ha avuto un’attività di delatrice pagata dall’FBI per infiltrarsi in «gruppi terroristici» islamici, ed ha elevato accuse contro innocenti a cui ha rovinato la vita.

Il punto è che il trucco allarmistico-paranoico della «creazione dell’ISIS» e della sua «comunicazione» gestita dal SITE si sta sgretolando sotto i nostri occhi, e solo la menzogna totalitaria dei nostri media (diretti da sayanim) ritarda in Europa l’apertura degli occhi. Ecco alcuni fatti avvenuti nei Paesi arabi in queste ore:

Per protesta contro i bombardamenti egiziani sull’ISIS (o quel che è) a Derna, il Katar ha richiamato l’ambasciatore dal Cairo, accusando Al Sisi di azione unilaterale, senza consultazioni con la Lega Araba, una scusa miserevole. L’ambasciatore egiziano presso la Lega ha accusato il Katar, senza mezzi termini, di essere il finanziatore dell’ISIS.

Il Generale Wesley Clark, oggi a riposo – ma è stato il comandante in capo dell’intervento NATO in Kossovo – ha dichiarato alla CNN: «L’ISIS è nata dai finanziamenti dei nostri amici ed alleati per combattere a morte contro Hezbollah... Hanno reclutato zeloti e fondamentalisti... abbiamo suscitato un Frankenstein».

Qualche tv italiana ha mostrato il video della vecchietta sdentata che si affaccia al finestrino di un’auto guidata da militanti dell’ISIS e li chiama «diavoli», gli grida: «Niente di quel che fate è sulla via di Dio» e cita versi del Corano contro l’omicidio. Quel che i media nostrani hanno tagliato, è la frase in cui la vecchietta dice ai terroristi che «ricevono i soldi dagli americani». Il padre del pilota giordano ucciso («bruciato vivo», secondo il SITE) dai terroristi dell’ISIS ha detto di aver ricevuto una telefonata di condoglianze da Obama. Ed ha riferito di avergli risposto con questo rimprovero: «Lei parla in un modo e agisce in un altro».

Il presidente della Tunisia, Béji Caïd Essebsi, ha espulso platealmente dal palazzo presidenziale l’ambasciatore USA. Ciò, dopo che costui, di nome Jacon Walles, aveva chiesto una base militare in Tunisia. Il presidente tunisino ha 88 anni...: «Era così arrabbiato che non ha nemmeno risposto alla domanda di un colloquio telefonico con Obama».

Il presidente della Cecenia, Ramzan Kadirov, ha invitato pubblicamente Al-Baghdadi a «togliersi finalmente la maschera e dichiarare che è un agente della CIA, pagato». D’accordo, Kadirov è un avanzo di galera e filo-Putin; ma la sua sfida è stata pubblicata da tutti i media del mondo musulmano (io l’ho letta sul Moroccan Times), segno che riflette un’ampia consapevolezza in quel mondo della vera natura del «Califfato», e dei suoi mandanti.

Renzi cambia idea

Aggiunga il comportamento del Governo italiano: con Gentiloni e la ministra della difesa (come diavolo si chiama) che subito hanno risposto al video sulle 21 decapitazioni in Libia, firmato SITE, con il grido: «Alla guerra!», «invadiamo»! «Mandiamo 5 mila uomini!».

Poche ore dopo, Matteo Renzi gela i bollenti spiriti e il servilismo dei suoi ministri, fermando tutto. Deve aver avuto qualche imbeccata dai nostri servizi. Quale? C’è un blogger sul web, che si chiama Antonio de Martini. Non lo conosco, ma mi pare che abbia buone fonti proprio nella nostra intelligence che – almeno per quanto riguarda la Libia – è competente (mica per niente abbiamo l’ENI lì). Eco come legge i bombardamenti di Al Sisi sull’ISIS a Derna: «L’Inghilterra e gli USA che miravano a logorare tutti gli avversari grazie al generale Haidar Aftar (1) il solo dotato di forze aeree, si sono viste scavalcate ed hanno dato fiato ad una forsennata campagna di propaganda (col solito ISIS) mirante a prevenire l’operazione o almeno a trasformarla in una coalizione internazionale: di qui l’isteria collettiva che ha colto mezzo Governo e tutta la stampa italiana. (...) ... La Francia ha fornito all’egiziano, con inconsueta solennità, 24 aerei da combattimento Rafale, un modo per sottolineare l’approvazione e la disponibilità a sostituire gli F16 USA in caso di un nuovo embargo USA dopo quello seguito al Golpe anti Morsi. La posta in palio è molto importante: oltre alla Libia ed alle sue risorse, sono in gioco il controllo sull’Egitto (e il gas e il petrolio del bacino del Delta recentemente scoperti dal servizio geologico USA) e il canale di Suez». Ed eccola conclusione: «Dopo la Grecia, un altro paese mediterraneo sta muovendo i primi passi verso laffermazione autonoma dei propri interessi nazionali».

Sveglia, non siate gli ultimi a credere al Grande Illusionista.




1) Su questo personaggio, De Martini (voce dei servizi) dice che è un agente pensionato della CIA: «classe 1943, nato a Agedabbia (Cirenaica) nella tribù Firjan. In Accademia militare era un cappellone di Gheddafi, ossia di un corso più giovane. Partecipò al colpo di Stato militare di Gheddafi e lo comparò a un angelo», specie dopo la promozione a capitano. Seguì un corso di artiglieria in Egitto, partecipando alla guerra del Kippur. Ebbe il comando di Tobruch e della regione militare EST ( Cirenaica). Gheddafi un debole verso i compagni di Accademia, lo inviò in Tchad per cogliere i suoi allori dove infuriava la guerra contro i francesi. Accerchiato nell’Oasi di Uadi Doum viene catturato assieme ai suoi 400 uomini e Gheddafi capito di avere a che fare con un ambizioso senza capacità, lo buttò a mare rinnegandolo come si fa quando le guerre non sono dichiarate ufficialmente. Haftar se la legò al dito e decise di passare all’opposizione e fallisce un tentativo di putch anti Gheddafi nel 1993. Da allora si ritirò negli USA vivendo vicino a Langley in Virginia, a un tiro si sasso dalla sede della CIA. Prese la cittadinanza americana e si godette la pensione fino a che l’ambizione non riprese a roderlo. Dal 2013, pur disponendo anche di una forza aerea apparsa d’incanto, non riesce ad aver ragione nemmeno di uno dei gruppi armati che vagabondano per il paese. Motivo confidatomi da un conoscente libico installatosi in Italia e che parla sboccato come tutti i romani“sta sul cazzo a tutti, come Adolfo Urso in AN».



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