Chiesa «nuova» ed Emanuel Swedenborg
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Emanuel Swedenborg (1688-1772) scienziato svedese, appassionato di filosofia, fu definito (o si autodefinì) mistico cristiano. All’età di 56 anni ebbe una sorta di illuminazione a seguito della quale ebbe un risveglio spirituale connotato da sogni e visioni, da cui sorsero poi le ispirazioni per una nuova e definitiva rivelazione cristiana.

Emanuel Swedenborg
   Emanuel Swedenborg
Swedenborg nasce in seno alla chiesa luterana svedese, da cui fu, tra l’altro, anche ufficialmente condannato per eresia.

Frutto del suo lavoro spirituale fu la pubblicazione di circa 18 trattati teologici, nei quali pochissimo resta della visione cristiana della vita. Le convinzioni si Swedenborg sono così riassumibili:

- Dio non è un essere soltanto spirituale; ma è fatto, come l’uomo, di corpo ed anima;

- La Santissima Trinità deve intendersi come una modalità di spiegazione (modalismo?) dell’Essere Divino: il Padre ha un corpo (Gesù Cristo) ed un’anima, che agisce per impulso verso il bene (lo Spirito Santo): ma è una sola Persona, non tre!;

- Conseguentemente Gesù è l’unico Dio, con anima soltanto divina e senza distinzione alcuna con il Padre né con lo Spirito;

- Non c’è differenza tra creature angeliche e uomini: gli uomini diventano angeli al momento della morte, scegliendo dove destinarsi per l’eternità (cielo o inferno);

- La Sacra Scrittura va letta ed interpretata alla luce della Rivelazione (definita terzo testamento) fatta a Swedenborg;

- La salvezza è subordinata essenzialmente al retto comportamento e, pur richiedendo fede, prescinde dall’adesione alla vera Fede rivelata.

Le esperienze mistiche di questo svedese furono prese in considerazione da ambienti teosofici e, si ritiene da taluno, anche da parte della psicoanalisi junghiana. Sorsero inoltre alcuni movimenti (ormai diffusi dall’Inghilterra al Sud America, agli Stati Uniti), che ne mutuarono le idee.

Tra queste, possiamo menzionare la cosiddetta Nuova Chiesa. Si tratta di un movimento internazionale, che pretende di restaurare, alla luce delle rivelazioni di Swedenborg, la Chiesa primitiva, il suo spirito e le sue credenze, le quali sarebbero state artatamente modificate a seguito dei primi concili ecumenici (in particolare di Nicea).

Ebbene, cosa c’è che non quadra: pretendere una nuova fondazione per ripristinare la genuinità delle origini costituisce un grave peccato di sfiducia nei confronti della Provvidenza ed una mancanza di fede nella Scrittura. Se Questa è, come crediamo, divinamente ispirata nella sua redazione, come non potrà esserlo, perennemente, nella sua interpretazione?

Vecchio errore gnostico passato al protestantesimo. Si crede alla Bibbia, ma soltanto nell’origine dell’ispirazione, escludendosi ogni continuità nella custodia di tale deposito.

Ebbene: pensare che Dio faccia le pentole e poi non faccia i coperchi (perché nel caso di ispirazione soltanto all’atto dello scrivere, il credente di ogni tempo non avrebbe la giusta chiave interpretativa necessaria alla conoscenza della verità che lo salva!), significa ridurre l’operato divino a qualcosa di inferiore al medesimo operare umano: è puerile e poco rispettoso.

Gli esiti sono presto dimostrati: il proliferare incontrollato delle diverse confessioni protestanti, sette e settucole, ispirate all’incontestabile ipse dixit di un chicchessia qualunque che si dice ispirato o prescelto. In ambito cristiano è sempre avvenuto così: chiunque si rese maestro della verità, contestando l’autorità di Chiesa e Papato, si ridusse poi a raccogliere le briciole delle infinite dispersioni del suo piatto indebitamente sottratto all’ecumene ecclesiastico (al quale tuttavia nulla si può togliere in essenza, essendo Dio stesso, in Cristo, Capo ed autore della Chiesa una e santa).

Guardarsi quindi da chi sostiene: è qui,  è là, perché nessuno conosce il giorno e l’ora, ma di una cosa siamo certi: Resterò con voi fino alla fine dei tempi!

Stefano Maria Chiari



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