E Lieberman disse: armiamo il PKK
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Feroci attentati stanno insanguinando la Turchia: i curdi del PKK dimostrano una del tutto nuova capacità di colpire con frequenza e intensità mai viste.

Varrà la pena di ricordare che l’11 settembre scorso il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman aveva minacciato: «Israele punirà la Turchia».tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt

Così suonava il titolo apparso sul giornale ebraico Yedioth Ahronoth, che inoltre aggiungeva: «Lieberman sta pensando di organizzare incontri con capi del PKK in Europa. È sua intenzione collaborare con lorganizzazione terrorista e di rafforzarla in ogni possibile area. Durante gli incontri, il PKK può chiedere aiuti da Israele in forma di armamento e addestramento».

Inoltre, spiegava il giornale, Lieberman sta mettendo a punto tutta una serie di piani diplomatici per ostacolare Ankara in tutte le sedi possibili, financo alleandosi con la lobby armena in America, onde premere sul Congresso con sforzi congiunti.

Avigdor Lieberman
  Avigdor Lieberman
Il motivo della ritorsione è noto: il governo turco ha ridotto al livello minimo le relazioni con Israele, a causa del rifiuto israeliano di scusarsi per il massacro di nove cittadini turchi a bordo della nave Mavi Marmara, assaltata in acque internazionali dai commandos giudaici mentre era in rotta per portare aiuti a Gaza. (Lieberman's dangerous PKK plan)

Israele è lo Stato della Promessa, l’Eletto e il Messia: dunque non deve mai chiedere scusa. Non chiede scusa nemmeno per i cinque poliziotti che i suoi militari hanno trucidato, dopo aver sconfinato nel Sinai alla caccia di non si sa bene quali terroristi (per l’atto terroristico, del resto, aveva già punito Gaza massacrando un paio di bambini con i droni).

L’atto, e il rifiuto di scuse, ha provocato i disordini al Cairo, dove una folla inferocita ha attaccato l’ambasciata di Israele. Ovviamente, le deplorazioni dei media e delle diplomazie occidentali sono state tutte riservate esclusivamente agli egiziani.

Fatto sta che la promessa di Lieberman di armare i curdi è stata presa sul serio dal regime curdo dell’Iraq, che è notoriamente aiutato da Israele: un comunicato di quel regime separatista ha dovuto annunciare che, loro, non sono «armi in vendita» per nessuno.

Dopo le rivelazioni di Yedioth Ahronoth, il ministero degli Esteri israeliano ha emesso una smentita che non smentuiva nulla: «Il primo ministro e il governo hanno discusso le diverse possibilità teoriche nel caso che la situazione (con Ankara) debba intensificarsi. Ma una decisione sarà presa solo se e quando occorra».

Sedat Laciner
  Sedat Laciner
A proposito degli ultimi attentati in Turchia, Sedat Laciner, capo di un think-tank turco, ha dichiarato che i servizi di Ankara sono al corrente di questo fatto: agenti del Mossad ed ex militari israeliani hanno addestrato militanti del PKK. Il terrorismo in Turchia è attribuito, come voce popolare, a «spie della CIA e del Mossad con laiuto dei loro amici negli alti gradi militari in Turchia»: un’allusione ai dumnmeh incistati nelle forze armate e al gruppo clandestino Ergenekon, formato nelle alte sfere militari, accusato di aver tentato un colpo di Stato contro l’attuale governo turco. (MOSSAD BOMBS ANKARA?)

Per non dover mai chiedere scusa, il santo Israele s’è giocato un alleato potente (la Turchia) e un Paese importante come l’Egitto, con cui ha un trattato di pace firmato. Ora affronta da par suo, da Messia Realizzato, anche la minaccia dei palestinesi di chiedere all’ONU di essere riconosciuti come Stato, il che ostacolerebbe un poco la continua persecuzione, furto di terre, uccisioni e massacri dei palestinesi nei territori occupati. «Un voto allONU sulla richiesta di riconoscimento di uno Stato», ha dichiarato Lieberman dopo un incontro con la capintesta della diplomazia europea, Catherine Ashton, «sarebbe destinato ad avere conseguenze gravi e durature da parte dIsraele».


Avigdor Lieberman con Ashton


E che cosa intenda Israele, è stato subito chiaro: ha richiamato i riservisti del glorioso Tsahal, ed ha distribuito armi ai coloni fanatici e messianici che occupano le terre altrui.

Per intanto, Lieberman e il ministro delle Finanze Yuval Steinitz hanno allo studio una serie di misure per punire i palestinesi colpevoli di volere essere Stato: prima fra tutte, Israele si terrà gli introiti dei dazi doganali (un centinaio di milioni di euro al mese) che lo Stato ebraico raccoglie per conto dell’Autorità Palestinese, in base agli accordi di Oslo.

Intanto, spinge la servile diplomazia americana e le diplomazie europe ad operazioni umilianti per impedire ai palestinesi di porre la loro richiesta all’ONU: gli USA opporranno il veto (ma il riconoscimento verrà sicuramente dall’Assemblea Generale), il nostro ministro Frattini (j) ha pietosamente appoggiato la proposta del Quartetto (quello di Tony Blair) per rilanciare i colloqui di pace, sempre sabotati con successo dal Sacro Israele. Secondo Frattini, bisogna anzitutto «evitare che la UE dia la sensazione di non comprendere le fortissime attese che vengono da Israele».

Perchè Israele è sensibile, ha la pelle delicata. È la sola democrazia del Medio Oriente. Lo Stato che adotta il sacro terrorismo come unica arma contro i vicini. Merita tutta la nostra comprensione.



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