Enzo Erra a Dio!
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Era nato a Napoli nel 1927, in tempo per aderire alla RSI ed arruolarsi nella Guardia Nazionale Repubblicana. Scampato fortunosamente ai massacri della primavera del 1945, rientrò clandestinamente a Napoli per organizzare i locali nuclei dei Fasci d’Azione Rivoluzionaria. Nel dicembre del 1946 fu presente all’incontro per la fondazione del MSI e nel 1947 si trasferì a Roma, per dedicarsi anima e corpo all’attività politica. Nel 1948 fu fondatore e direttore della rivista La sfida, prima di una serie di sue pubblicazioni che hanno contribuito alla rifondazione e all’aggiornamento della cultura del Novecento italiano.

Nel 1949, insieme con Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Silvio Vitale, Paolo Andriani, Silvio Adorni, Giano Accame, Roberto Melchionda, Fausto Belfiori e Fabio De Felice costituì la corrente dei cosiddetti figli del sole. Nel 1950 fondò Imperium, la più importante e prestigiosa rivista dell’area neofascista e laboratorio in cui si formarono i più brillanti studiosi dell’area. Nelle pagine di Imperium Erra pubblicò un articolo, Stile, che ai nostri giorni si legge come la profezia dell’umiliante fallimento a destra:

«Abbiamo dovuto affrontare lunico, vero pericolo, che potesse minacciare la vita della nostra Idea. La guerra perduta, le stragi, le persecuzioni non hanno nulla potuto contro di essa. Nulla potrebbero se si ripetessero in futuro, anche aggravandosi fino a stroncare fisicamente tutti i suoi assertori. Il pericolo, lunico, il vero, era ed è nel tradimento interno; nel tradimento sottile, ammantato di retorica e di apologia, rivestito di parole scintillanti e di splendidi gesti. Un tradimento che può spingere il suo pugnale fin dove la spada del nemico non potrà mai giungere: nello spirito della rivoluzione».

Erra alludeva al circolo dei retori che, prima di mandare avanti un Gianfranco Fini, avversarono Erra e i suoi collaboratori, costringendoli a rinunciare a una promettente attività politica. L’emarginazione di Erra e l’emigrazione dei figli del sole fu un beneficio per la cultura neofascista, un danno irreparabile per la politica missina, che avvizzì appollaiata sui rami secchi della retorica e del velleitarismo.

Di Enzo Erra rimangono, a futura memoria, gli scritti conservati nelle collezioni delle sue riviste. E i suoi libri: Italia luci e ombre, Napoli 1943: le quattro giornate che non ci furono, Linganno europeo, Il cappotto di Napoleone, Le radici del fascismo, La Patria che visse due volte, La sindrome di Fiuggi. Opere dalle quali si può e si deve ricominciare il cammino.

A Dio, Enzo. Sit tibi terra levis.

Piero Vassallo


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