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La questione del Papa eretico
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Solfanelli di Chieti ha pubblicato lodevolmente, nel giugno del 2016, per la prima volta in lingua italiana la seconda parte del libro di Arnaldo X. Da Silveira, La Nouvelle Messe de Paul VI. Qu’en penser?, Chiré-en-Montreuil, DPF, 1975 (già apparso in forma ciclostilata in proprio nel 1970 in portoghese col titolo: Consideraçoes sobre o Ordo Missae de Paulo VI).

Il libro in questione esamina nella sua prima parte (già tradotta da diversi anni in italiano) la questione della difformità della Nuova Messa di Paolo VI dalla Messa di Tradizione apostolica codificata nel 1571 da San Pio V. La seconda parte del libro tratta la questione del Papa eretico.

Il libro è interessante e da studiarsi anche se bisogna fare attenzione a non trarne conclusioni teologiche certe e azzardate come si legge nella “Presentazione” a cura di Roberto De Mattei[1].

Inoltre De Mattei cambia il pensiero di Da Silveira quando scrive nella sua “Presentazione” al libro del pensatore brasiliano: “L’autore [Da Silveira] ritiene la sua tesi non solo intrinsecamente probabile, ma teologicamente certa” (R. De Mattei “Introduzione” a Arnaldo Xavier Da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, Chieti, Solfanelli, 2016 , p. 14), mentre il Da Silveira, che fa sua la tesi del Bellarmino, scrive a pagina 19 del medesimo libro (nelle “Nota dell’Autore” stilata in San Paolo del Brasile il gennaio del 2016): “Reputo che la quinta sentenza [esposta da S. Roberto Bellarmino] può essere considerata solo teologicamente probabile. Di conseguenza, nell’ordine dell’azione concreta, mi sembra che a nessuno sia lecito optare per una determinata posizione, volendo imporla agli altri. […]. Invito gli specialisti della materia a ristudiare la questione, in modo che si possa arrivare ad una unanimità morale che permetta di qualificare una determinata sentenza come teologicamente certa”.

In primis, occorre fare attenzione a certe tesi ipotetiche, perché qualche spirito privo di solida formazione filosofica e teologica scolastica potrebbe confondere la “possibilità” con la “probabilità” e con la “certezza” dell’eresia del Papa (v. nota n. 5).

In secundis perché la regola assoluta secondo cui la Prima Sede non può essere giudicata da nessuno in questa terra[2], poiché nessun potere umano è superiore a quello del Papa, che è il Vicario di Cristo ed è limitato nella sua autorità solo da quella divina, è relativizzata nella “Prefazione” del libro di Da Silveira secondo una dottrina teologicamente erronea risalente al IV secolo, per la quale il Papa può essere condannato giuridicamente e deposto in caso di eresia, che fu ripresa dal Decreto di Graziano (1140/1150) in senso conciliarista mitigato: il Papa poteva essere giudicato e deposto in caso di eresia, come se ci fosse un potere umano o ecclesiale superiore a quello del Papa[3].

Infatti l’origine remota del Conciliarismo si trova nel principio giuridico contenuto nel Decreto di Graziano, (dist. XL, c. 6) in cui l’autore riprende alcuni testi del IV secolo, secondo cui il Papa può essere giudicato dal Concilio ecumenico imperfetto (sine Papa) in caso di eresia; questa eccezione (solo in caso di eresia) è stata ripresa dal Conciliarismo mitigato. Perciò il problema del Papa eretico è strettamente connesso a quello della superiorità dell’Episcopato sul Papa (non in sé o assolutamente, ma in caso di eresia o eccezionalmente), ossia al Conciliarismo moderato.

L’ipotesi del Papa eretico è una pura possibilità, non è certa e nemmeno probabile


La questione del Papa eretico è solo un’ipotesi, un’opinione possibile, nemmeno probabile e per nulla certa. Quindi è inutile riprenderla oggi per ovviare alla situazione catastrofica nell’ambiente ecclesiale postconciliare, anche perché essa è inficiata di Conciliarismo mitigato, che è almeno teologicamente erroneo. Si rischia, quindi, con essa solo di aggravare la situazione già caotica nel seno dell’ambiente ecclesiale.

I Dottori della Chiesa, soprattutto nella controriforma, ne hanno discusso come pura possibilità teorica ipotetica (“ammesso e non concesso che il Papa possa cadere in eresia…”). Senza arrivare ad un accordo unanime e mai ad una probabilità e men che mai ad una certezza, ognuno ha espresso la sua ipotesi come possibile[4] al massimo poco probabile o molto improbabile, ma giammai come una tesi certa.

Riguardo alla possibilità che il Papa cada in eresia vi sono sostanzialmente quattro soluzioni.

La prima ipotesi (san Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, libro II, capitolo 30; Francisco Suarez, De fide, disputa X, sezione VI, n.° 11, p. 319; cardinal Louis Billot, De Ecclesia Christi, tomo I, pp. 609-610) sostiene che un Papa non può cadere in eresia dopo la sua elezione, ma analizza anche l’ipotesi puramente teorica (ritenuta solo possibile) di un Papa che può cadere in eresia. Come si vede questa ipotesi non è ritenuta per certa dal Bellarmino né dal Billot, ma solo speculativamente possibile.

La seconda ipotesi (che il Bellarmino qualifica come possibile, ma molto improbabile, ivi, p. 418) sostiene che il Papa può cadere in eresia notoria e mantenere il pontificato; essa è sostenuta solo dal canonista francese D. Bouix (†1870, Tractatus de Papa, tomo II, pp. 670-671), su ben 130 autori.

La terza ipotesi sostiene, ammesso come possibile e non concesso come certo che il Papa, il quale cade in eresia perde il pontificato solo dopo che i cardinali o i vescovi abbiano dichiarato la sua eresia (Cajetanus, De auctoritate Papae et concilii, capitolo XX-XXI): il Papa eretico non è deposto ipso facto, ma deve essere deposto (deponendus) da Cristo dopo che i cardinali hanno dichiarato la sua eresia manifesta ed ostinata.

Infine la quarta ipotesi sostiene che il Papa, se cade in eresia manifesta, perde ipso facto il pontificato (depositus). Essa è sostenuta dal Bellarmino (ut supra, p. 420) e dal Billot (idem, pp. 608-609) come solo possibile e meno probabile della prima ipotesi, ma più probabile della terza. Come si vede si tratta solo di ipotesi, di possibilità teoretiche, neppure di probabilità, e mai di certezze teologiche[5].

L’ipotesi del Papa eretico è di origine conciliarista e quindi ereticale

La teoria conciliarista mitigata riprese e diffuse l’opinione che in alcuni casi (ad esempio in caso di eresia) il Papa potesse essere sottomesso al giudizio dei suoi sudditi. Purtroppo nel Trecento, con le lotte tra Bonifacio VIII (†1303) e Filippo IV il Bello (†1314), il prestigio del Papato scemò e il vecchio principio semi-conciliarista ripreso da Graziano (1140/1150) fu arricchito: il Papa poteva essere giudicato e deposto non solo in caso di eresia, ma anche quando esorbitava nell’esercizio del suo potere.

Ora un errore o disordine pratico (il Papa cattivo, eretico o incapace che semina il caos nell’ambiente ecclesiale) non si corregge con un altro errore, e per di più ereticale: la superiorità del Concilio sul Papa per sé (Conciliarismo radicale ed eretico) o solo in caso di eresia (Conciliarismo mitigato ed erroneo teologicamente).

La via del Papa eretico coincide praticamente con il Conciliarismo mitigato

Costatare deposto il Papa eretico significa distruggere praticamente se non teoreticamente la costituzione divina della Chiesa come monarchia fondata da Gesù su uno solo come capo di Essa (Pietro e i suoi successori sino alla fine del mondo) e rimpiazzarla con una forma aristocratica in cui il Papa sarebbe come un re costituzionale, che può essere giudicato, corretto e rimosso non solo dall’Episcopato (riunito in Concilio o sparso nel mondo), che sarebbe superiore al Papa come il tutto è superiore ad una singola parte, ma dai teologi che constatano l’eresia del Papa. Quindi il Papa sarebbe sottomesso al Concilio e ai teologi e sarebbe pari ad essi[6].

Anche qui le analogie con certe asserzioni contemporanee sono impressionanti. Infatti la tesi dei conciliaristi è quella di convocare un Concilio o di ricorrere ai Cardinali e ai Vescovi sparsi nelle loro diocesi per rimettere la Chiesa in ordine per constatare l’eresia del Papa per dichiararlo decaduto.

Ora la via del Papa costatato eretico dai teologi o dai vescovi e dai cardinali, che non è più Papa a causa della sua eresia, equivale praticamente ad una forma di Conciliarismo moderato, la quale ritiene il Papa inferiore all’Episcopato in caso di eresia perché la teoria conciliarista riprese e diffuse l’opinione che in alcuni casi (ad esempio in caso di eresia) il Papa potesse essere sottomesso al giudizio dei suoi sudditi.

“Prima Sedes a nemine judicatur”


Secondo il Gaetano il Papa è proximus et immediatus Vicarius Christi (De Comparatione, ed. Pollet, 1936, cap. VIII, p. 52, n. 93)[7]. Quindi non c’è nessuna autorità sulla terra né eguale né tanto meno superiore a quella del Papa. Perciò il Papa ha il supremo potere sulla Chiesa universale ed è superiore al Concilio e ai Vescovi sparsi nel mondo.

Ne segue che il Papa non può essere giudicato da nessuna autorità terrena o ecclesiale avendo per superiore solo Gesù Cristo.

Quindi il sedevacantismo mitigato (Papa solo materialmente ma non formalmente) o la tesi del Papa eretico (De Mattei), che cessa di essere Papa sono un escamotage per evitare il Conciliarismo e constatare che il Papa non è più Papa poiché notoriamente eretico.

Ne segue anche che se si può nella società civile come extrema ratio rivoltarsi anche con le armi contro il tiranno temporale, non si può rivoltarsi neppure giuridicamente contro il Papa dichiarandolo decaduto. Infatti i Vescovi non ne hanno il potere, neppure il Concilio o i Cardinali (Cajetanus, Apologia De Comparata Auctoritate, cit., ed. Pollet, 1936, cap. VII, p. 234, n. 521; cap. XVI, p. 316, n. 795).

La Chiesa è stata istituita in totale dipendenza da Cristo e dopo la sua Ascensione in Cielo deve dipendere dal Vicario di Cristo. Di qui il detto “Prima Sede a nemine judicetur”.

Il Concilio senza il Papa rappresenterebbe solo le pecore senza il pastore. Ora Pietro è stato istituito da Cristo unico pastore a cui è affidato l’unico ovile che è la Chiesa (Cajetanus, De comparatione, cit., ed. Pollet, 1936, cap. VII, p. 49, n. 85). La Chiesa quindi non è al di sopra del Papa ma sotto il Papa come l’ovile e il gregge sono sotto il pastore. Se il Concilio, i teologi o i “neo-profeti”, invece, pretendessero di essere non gregge ma pastore almeno de facto, non sarebbero il pastore scelto da Cristo, che è Pietro, ma un pastore “abusivo” o un lupo travestito da pastore (Cajetanus, De Comparatione, cit., cap. VII, p. 49, n. 86).

La vera soluzione del problema


La conclusione è ovvia: “un errore non si corregge con un altro errore, altrimenti si hanno due errori e non più un solo errore”. La crisi del Papato non può essere corretta dal Conciliarismo, che pone l’Episcopato sopra il Papa e dichiara deposto il Papa eretico né tanto meno dalla tesi ipotetica (resa certezza) del Papa eretico che, constata l’eresia del Papa, lo dichiara decaduto.

Come scriveva il Gaetano (Apologia de comparata auctoritate Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed. Pollet, 1936, p. 112 ss.) il rimedio ad un male così grande come “un Papa scellerato” e la crisi nella Chiesa in tempi di caos è la preghiera e il ricorso all’onnipotente assistenza divina su Pietro, che Gesù ha promesso solennemente. Gaetano cita l’Angelico (De regimine principum, lib. I, cap. V-VI) in cui il Dottore Comune insegna che normalmente i più propensi a rivoltarsi contro il tiranno temporale sono i “discoli”, mentre le persone giudiziose riescono a pazientare finché è possibile e solo come extrema ratio ricorrono alla rivolta. Quindi ne conclude che se occorre aver molta pazienza con il tiranno temporale e solo eccezionalmente si può ricorrere alla rivolta armata e al tirannicidio, nel caso del Papa indegno o “criminale”[8] non solo non è mai lecito il “papicidio” e la rivolta armata, ma neppure la sua deposizione da parte del Concilio.

Oggi con il pontificato di Francesco I la situazione ecclesiale è arrivata ai minimi storici, come nelle epoche più burrascose sembra che Dio abbia abbandonato la sua Chiesa, così come sul Lago di Genezaret quando la barca in cui si trovavano gli Apostoli stava per essere inghiottita dalle onde e Gesù sembrava dormire…(Mt., VIII, 24).

San Beda il Venerabile commenta: «In questo passo del Vangelo di Marco (VI, 47-56) è scritto giustamente che la Nave (ossia la Chiesa) si trovava nel mezzo del mare, mentre Gesù stava da solo sulla terra ferma: poiché la Chiesa non solo è tormentata ed oppressa da tante persecuzioni da parte del mondo, ma talvolta è anche sporcata e contaminata di modo che, se fosse possibile, il suo Redentore, in queste circostanze, sembrerebbe averla abbandonata completamente». (San Beda, In Marcum, cap. VI, lib. II, cap. XXVIII, tomo 4).

Ricordiamoci sempre che «la Chiesa è simile a una nave che viene continuamente agitata dalle onde e dalle tempeste, ma non potrà mai naufragare perché il suo albero maestro è la Croce di Gesù, il suo timoniere è Dio Padre, il custode della sua prua lo Spirito Santo, i suoi rematori gli Apostoli» (Sant’Ambrogio, Liber de Salomone, c. 4).

d. Curzio Nitoglia



1) Infatti la via del “Papa eretico” rispolverata da De Mattei, che  rende certe le ipotesi puramente ipotetiche dei Dottori ecclesiastici citati dal Da Silveira sfocia in una forma pratica e implicita di Conciliarismo moderato perché, pur rifiutando la possibilità che il Papa sia giudicato dal Concilio a lui inferiore, fa un passaggio indebito (una sorta di “argomento ontologico”, che vorrebbe provare l’esistenza di Dio a partire dall’idea che di Lui si formano gli uomini) dalla possibilità ipotetica e teorica del Papa eretico (non solo come dottore privato, ma anche come Papa) alla sua eresia esistente certamente e realmente, ma “a posse ad esse non valet illatio / non è lecito il passaggio dalla possibilità all’essere reale” e dall’idea ipotetica del Papa eretico giunge alla conclusione certa e indebita del Papa non più Papa poiché ha perso l’autorità per l’eresia costatata.

2) Concilio Vaticano I, 18 luglio 1870, Denz.-H, 3063; CIC, 1917, can. 1556; CIC, 1983, can. 1404.

3) Cfr. S. Vacca, Prima Sedes a nemine judicatur. Genesi e sviluppo storico dell’assioma sino al decreto di Graziano, Roma, Gregoriana, 1993; V. Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, Arti Grafiche di Sicilia, 1965; C. Nitoglia, Il primato del Papa, Proceno di Viterbo, EFFEDIEFFE, 2016.

4) Possibilità significa non ripugnanza, per esempio è possibile che dal nulla Dio crei l’universo. Probabilità significa verosimiglianza, per esempio è probabile che quando il cielo è molto nuvoloso piova.  Certezza è la fermezza senza paura di sbagliarsi nel dare l’assenso ad un giudizio, per esempio è certo a) moralmente che la madre ami il figlio; b) fisicamente che il grave se lasciato nel vuoto cada; c) metafisicamente o assolutamente che il triangolo ha tre angoli o che il tutto è più grande della parte.

5) Cfr. A. X. Da Silveira, La Messe de Paul VI: Qu’en penser?, Chiré-en-Montreuil, DPF,1975, Hypotèse théologique d’un Pape hérétique, pp. 213-281; V. Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, Arti Grafiche di Sicilia, 1965, cap. V, Il Papa eretico e il Concilio, pp. 163-194.

6) Cfr. P. De Vooght, Le conciliarisme aux Conciles de Constance et de Bale, in “Le Concile et les Conciles”, Editions de Chevetogne, 1960, p. 146.

7) Cfr. M. Maccarrone, Vicarius Christi, Roma, Lateranum, 1952, p. 276, n. 181; V. Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, 1965, p. 116ss.

8) V. Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, Arti Grafiche di Sicilia, 1965, p. 65.


 
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