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Quando i “diritti dell’uomo” soppiantano i “diritti di dio” (5)
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QUINTA ED ULTIMA PARTE
Le qualità del buon governante

Il governante cristiano deve avere ben formate in sé le 4 Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza), che formano i 4 cardini su cui poggia e si muove il mondo morale individuale e sociale. Perciò deve esercitarle non solo come individuo o privatamente, ma anche come governante, ossia pubblicamente e politicamente, e perciò deve far leggi che siano fondate su queste 4 Virtù e non le contrastino.

Il governante ha bisogno ancor più del privato cittadino di avere una guida sicura, la quale lo aiuti a fissare costantemente il fine prossimo o immediato che deve conseguire alla luce del Fine ultimo a scegliere i mezzi non solo individuali, ma anche legislativi e sociali da mettere in opera per il bene comune dei suoi sudditi.

La Prudenza

Questa guida è la Prudenza, senza la quale anche il genio politico o militare (per esempio Napoleone) fa dei grandi passi e delle grandi imprese, ma fuori strada ossia nella direzione sbagliata. La Prudenza è l’auriga Virtutum, ossia il cocchiere che dirige i cavalli che trainano il cocchio delle altre Virtù cardinali, essa e le altre Virtù, come un cavallo indomito e imbizzarrito, trascinerebbero il cocchio fuori della retta strada. Certamente un cavallo imbizzarrito corre forte, può essere brillante, un campione, ma sbaglia la buona direzione.

Il governante deve avere non solo la Prudenza individuale, ma anche quella che Aristotele e poi S. Tommaso d’Aquino hanno chiamato la “Prudenza di governo o regale”, perché la parola “governo” viene dal latino gubernatio, cioè il “reggere il timone” che guida la nave nella giusta direzione e il termine “re” viene dal latino regere ossia condurre, guidare qualcosa al suo fine. Come si vede, la Prudenza politica, sociale, pubblica, regale o di governo è sommamente necessaria al governante per non condurre lo Stato verso il caos, l’anarchia, la tirannia, la catastrofe sociale ed economica.

Il buon governante deve essere un “ministro” di Dio, ossia deve dipendere da Lui per far eseguire le Sue Leggi per il bene comune della comunità sociale e non per i suoi interessi personali. In breve deve legiferare conformemente alla Legge divina e naturale.

Il Liberalismo e la Rivoluzione non concepiscono così il governo, ma, al contrario, come l’espressione del culto della falsa Libertà che è licenza per tutti e per tutto, cioè di fare anche il male e per i liberali radicali solo il male ad esclusione del bene. Invece la Prudenza insegna a dar la Libertà vera a tutti per tutto fuorché per il male, ad esempio, per la libertà dei falsi culti. Il buon governante deve dirigere ed illuminare e non seguire l’opinione pubblica, la moltitudine, altrimenti rischia di preferite Barabba a Cristo. Il senso comune o il buon senso naturale è in contrasto col sistema parlamentare quale fonte e principio di verità e di diritto. Il buon governante deve avere la ferma volontà di camminare e far camminare con lui la sua Nazione nella via della salvezza naturale subordinatamente a quella soprannaturale, anche andando contro la maggioranza, che non sempre ha ragione, come invece pretende il Liberalismo parlamentarista.

La Temperanza

La seconda Virtù che deve possedere personalmente e pubblicamente il buon governate è la Temperanza, che frena le passioni sregolate dell’uomo ferito dal peccato originale e impedisce alla Società civile (e a lui stesso[1]) di diventarne schiava e cadere nell’abisso dei vizi.

Il buon governante non deve diventare un “idolo” del popolo, governando per soddisfazione personale e ponendosi su un piedistallo di auto-esaltazione, concentrandosi per orgoglio sulla propria personalità, dimenticando che essa è al servizio di Dio per il bene comune della Nazione. Occorre che il governante (come tutti gli altri uomini) sia o soprannaturalmente in alto, nel Cielo, unito a Dio oppure umilmente a terra assieme agli altri uomini; se per disgrazia si monta la testa e si pone a mezz’aria, tra il Cielo e la terra, presto cadrà come tutti gli idoli.

Saper essere padrone del proprio corpo, dei propri istinti e passioni è indispensabile al governante, che deve dare il buon esempio ai suoi sudditi, altrimenti farà come i farisei del tempo di Gesù, che “dicevano, ma non facevano”, vivevano malamente e rendevano al popolo difficile la pratica delle Virtù. Se egli non ha l’ordine in sé e nella propria famiglia non può darlo alla Nazione (“nemo dat quod non habet / nessuno dà quel che non ha”).

La Fortezza

Il governante deve essere risoluto nel sopportare (sustinere) le avversità che la sua carica comporta e nel superare (aggredi) gli ostacoli che si parano davanti al suo governo. Siccome deve fare grandi cose per la sua Patria intera, essendo il Capo-Nazione, deve bandire da sé ogni timor mondano di dispiacere agli uomini e deve essere intrepido nell’azione senza cercare di piacere loro ad ogni costo, assecondandone i capricci.

La Giustizia

Per governare bene gli altri occorre dare a ciascun ciò che gli è dovuto: l’incoraggiamento e il premio così come il rimprovero e il castigo. Per far ciò non si può pretendere di mettersi al posto di Dio, come il Cesare pagano, e di confiscare i Suoi diritti attribuendoseli nel nome del “popolo sovrano” e del parlamentarismo, di cui il governante è l’espressione e l’incarnazione.

La ribellione contro Dio porta alla perdizione. Se la ribellione è dell’individuo il castigo sarà individuale e nell’aldilà, ma se è sociale e legalizzata allora il castigo riguarda la Nazione ed avviene nel tempo ossia nella vita terrena.

Il buon governante deve saper distruggere, se necessario, le leggi della Rivoluzione, che sono contrarie alla Legge naturale e divina, e promulgare delle leggi che siano una specificazione della Legge eterna. Questa è la lotta ad oltranza che la “Città di Dio” deve condurre contro la “Città di Satana”. Il buon governate deve essere pronto a sacrificare tutto per edificare la prima ed abbattere la seconda, senza atteggiamenti “teatrali” o demagogici, ma con la semplicità e la libertà dei figli di Dio.

La Giustizia esige che per difendere gli innocenti, gli onesti, coloro che sono ingiustamente aggrediti si colpisca, anche duramente, l’aggressore, proporzionatamente alla gravità del suo crimine.   Non si può far versare sangue e lacrime agli innocenti per esagerata “benevolenza” verso i colpevoli, che nell’era rivoluzionaria son garantiti più e meglio degli onesti cittadini. Il mondo moderno si lascia intenerire dalla sorte dei malviventi e non ha compassione delle loro vittime.

Liberalismo e peccato originale

L’uomo ferito dal peccato originale ha bisogno per essere risanato della grazia santificante sulla quale si innestano le Virtù o capacità di agire bene soprannaturalmente. Il governante se vuole veramente rigenerare il suo popolo, la sua Nazione e la sua Patria deve provvedere alla propria santificazione personale.

Obiezione liberale

I liberali pongono un’obiezione alla confessionalità dello Stato: siccome il mondo moderno crede più ai Diritti dell’Uomo che a quelli di Dio una Costituzione civile dello Stato esplicitamente e pubblicamente cristiana sarebbe occasione di guerra civile. Quindi occorre optare per il Liberalismo di Stato onde evitare un male maggiore.

Risposta cattolica

La Chiesa risponde che ammettere per principio la separazione tra Stato e Chiesa significa negare che Dio è il Creatore dell’uomo come animale sociale e quindi anche della Società civile, in breve negare la fede. Inoltre riconoscere la validità della tesi cattolica della subordinazione dello Stato alla Chiesa, ma negare assolutamente l’applicabilità pratica (l’ipotesi catto/liberale), significa accettare in teoria i 10 Comandamenti, però riconoscere che in pratica non possono essere osservati neppure con la grazia di Dio, e questo è Luteranesimo. Come “la fede senza le opere è morta”, così la Dottrina sociale non salva la Società civile se non la si mette in pratica, ma ci si limita a parlarne. Certamente le difficoltà di “Instaurare tutto in Cristo” sono grandi, ma non sono impossibili e insormontabili.

Cattolici sociali sino alla morte

Il Liberalismo si oppone con tutte le sue forze alla politica del Regno sociale di Cristo e, per impedire che esso venga instaurato realmente in una Nazione, è pronto a ricorrere alla sua madre ed ispiratrice che è la Massoneria, la setta segreta per eccellenza.

Il segreto della Massoneria è molto poco misterioso e abbastanza conosciuto perché la Chiesa lo ha svelato e spiegato in più di 600 Documenti magisteriali, il più completo dei quali è l’Enciclica di Leone XIII Humanum genus del 1884.

Il segreto massonico, svelato da papa Pecci, è l’unione stretta tra Massoneria e Satana, che la dirige nei suoi sforzi di distruggere il Regno di Dio su questa terra e, siccome Dio regna in terra tramite la Chiesa, la Massoneria - vera “Sinagoga di Satana” (Apoc., II, 9) - giura e fa giurare ai suoi adepti delle “alte logge” di distruggerla (se mai fosse possibile).

In questa lotta il Liberalismo e la Massoneria non parlano apertamente di combattere Gesù e la Sua Chiesa, ma il “Clericalismo”, parola non chiaramente evidente a tutti, e ciò per adescare i semplici che ancora mantengono lo spirito della fede cattolica e l’attaccamento alla Chiesa fondata da Gesù su Pietro e i suoi successori. Tuttavia Clericalismo e Cattolicesimo, per la Massoneria, fanno un tutt’uno. Per cui la Massoneria cercherà di eliminare, anche fisicamente se necessario, un governate che stia restaurando la sua Nazione sulle basi del Diritto naturale e divino (come fece, per esempio, con Garcia Moreno nel 1875 poiché aveva osato fare un Concordato, dottrinalmente ineccepibile, nel 1862 con la Chiesa, poi aveva scritto una Costituzione perfettamente in linea col Diritto Pubblico Ecclesiastico nel 1869 ed infine aveva consacrato l’Ecuador al S. Cuore di Gesù nel 1873[2]).

Gli uomini passano, le idee restano. “Dio non muore!”, disse Garcia Moreno quando fu pugnalato. Nonostante gli sforzi della Rivoluzione e della setta infernale le verità seminate dal Verbo Incarnato in questo mondo continuano a permanervi e a germogliare e, quando Dio reputa propizio il tempo, hanno il sopravvento sull’errore e sul vizio seminati come la zizzania dall’inimicus homo.

La collaborazione in subordinazione tra lo Stato e la Chiesa, tra la natura e la grazia, il corpo e l’anima è una di queste verità. Infatti separare natura e grazia, uomo e Dio, Società civile e Società soprannaturale significa andare contro la natura delle cose. Dio è l’Autore della natura e la parola definitiva spetta a Lui.

La Rivoluzione e il mondo contemporaneo, che ne è l’incarnazione parossistica, corrono orgogliosamente incontro alla loro rovina poiché corrono contro Dio e la natura creata da Lui. Il Novecento è iniziato con la tragedia del transatlantico Titanic sul quale era stato ampollosamente scritto: “Nemmeno Dio mi affonderà!”. Purtroppo nel viaggio inaugurale (1912) andò a schiantarsi contro un iceberg e la maggior parte dei suoi passeggeri fu inghiottita dalle acque gelide dell’oceano anche perché nella presunzione della sua inaffondabilità il Titanic non era stato fornito di sufficienti scialuppe di salvataggio.

La buona soluzione è quella di rispettare l’ordine della natura e Dio Autore della natura, sia in privato che socialmente o pubblicamente. Riconoscere che l’uomo non è un Titano, ma una creatura fatta “per conoscere, amare e servire Dio e mediante questo salvarsi l’anima”.

d. Curzio Nitoglia

  


1) Solo per fare un esempio, si pensi a quanto abbia nuociuto, anche politicamente e storicamente, una vita non ordinata a Mussolini o a Berlusconi e si potrebbero fare numerosissimi altri nomi.

2) Un altro martire della Massoneria è stato monsignor Joseph Tiso, Capo di Stato della Slovacchia, impiccato il 18 aprile del 1947

 
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