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Dalla Siria alla terza guerra mondiale?
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Giulietto Chiesa[1] nel suo libro intitolato Putin fobia ha scritto che “nell’ottobre del 2015 l’intervento in Siria della Russia di Putin ha modificato tutto il quadro internazionale  ed ha mostrato anche all’uomo della strada l’evidenza di una Russia protagonista della guerra contro il terrorismo internazionale” (op. cit., p. 176).

“Il rovesciamento del Presidente siriano Bashar al-Assad, obiettivo principale degli stati Uniti, di Israele e dell’Arabia Saudita, è stato impedito [da Putin, ndr]” (p. 159).

L’Autore prevede che con la fine della presidenza di Obama [novembre 2016, ndr] il mondo si troverà sull’orlo di una Terza guerra mondiale” (p. 177).

Oramai si è capito che “quasi tutta la coalizione occidentale (sicuramente gli Usa, la Turchia, l’Arabia Saudita e Israele) è stata direttamente coinvolta nel sostegno, nel finanziamento e nella creazione dello Stato islamico (Isis), […] che ha cominciato ad arretrare solo quando è stato colpito pesantemente dai bombardamenti russi” (p. 179).

Siccome la Russia di Putin si oppone alla costruzione del Nuovo Ordine Mondiale a guida israelo/statunitense “due alti esponenti del governo statunitense annunciano l’intenzione di un’escalation in Siria che prevede l’intervento diretto degli Usa, forse insieme alla Turchia, all’interno del territorio siriano. I famosi ‘scarponi sul terreno’. Il primo a farlo è stato il vicepresidente Joe Biden […], il secondo Ashton Carter, capo del Pentagono. […]. Obama non è più il solo che decide, i neocon […] vogliono lo scontro con la Russia e con la Cina” (p. 184).

La Russia è un ostacolo per l’Occidente atlantico, che va dall’America del nord sino ad Israele passando per la vecchia Europa, anzi secondo il generale Mark Milley (il capo di Stato maggiore dell’esercito Usa in un’audizione al Senato) la Russia è addirittura “una minaccia esistenziale, in quanto è l’unico Paese al mondo con una capacità nucleare in grado di distruggere gli Usa. Quindi la Russia così come è deve essere tolta di mezzo il più velocemente possibile” (p. 35).

A partire dal 1998, con l’elezione di George Bush jr., il “Manifesto neocon”, denominato “Project for the New American Century / Progetto per il nuovo secolo americano”, asserisce esplicitamente che “il XXI secolo dovrà essere il secolo americano” e poiché gli estensori del documento prevedevano che la Cina attorno al 2017 sarebbe diventata “la minaccia principale per la sicurezza degli Usa, secondo la logica del generale Mark Milley, occorre impedirglielo, intervenendo prima che si compia. Ma ancor prima che si compia quel momento, si dovrà cancellare l’ostacolo Russia” (p. 37).

Anche oggi “a Washington si continua a ragionare nell’ottica della dottrina Wolfowitz, secondo cui gli Usa avrebbero considerato nemico qualunque avversario potenziale, che avesse anche solo osato tentare di ridurre la distanza tra sé e l’Impero americano. […] anche con il ‘buon’ presidente nero, democratico, insignito del premio Nobel per la pace restavano dominanti le idee della ‘insostituibilità’ dell’America” (p. 169-170).

La nostra è un’epoca di transizione, ossia segna la fine dell’èra moderna e contemporanea e l’inizio di un’altra èra. L’Occidente atlantico non ha più il monopolio reale della forza. La Russia di Putin lo ha dimostrato in Siria. L’unica produzione dell’Occidente che cresce è quella dell’immagine virtuale e del cogito cartesiano. Gli Usa a partire dagli anni Sessanta hanno conquistato le menti, i sogni, i desideri, i sentimenti delle masse di mezzo mondo mediante la propaganda hollywoodiana. Ma ora non riescono più a conquistare economicamente e militarmente altri Mercati ed altri Continenti[2].

“Uno sviluppo infinito è impossibile. La Terra è un sistema finito di risorse: lo sviluppo infinito è incompatibile con esso. Lo sviluppo infinito è il sistema economico-finanziario che regge l’Occidente. Questo sistema è incompatibile con la natura” (p. 162). Ora il “sogno americano” - nipote delle allucinazioni cartesiane, kantiane ed hegeliane - è proprio quello di svilupparsi all’infinito, ma a partire dalla crisi finanziaria del 2008 sino allo smacco bellico in Siria del 2015 l’America del nord ha toccato con mano la realtà delle cose che segna la fine del suo delirio di espandersi all’infinito nel tempo e nello spazio.

Purtroppo il delirio di onnipotenza occidentale/atlantico (come quello degli zeloti israeliti del 70 d. C.) non conosce limiti cognitivi e non accetta la realtà oggettiva. “Attendersi una qualche resipiscenza razionale è altamente improbabile. […]. Sarà sufficiente la stupidità di una parte per provocare il disastro” (p. 167). Quindi “le possibilità di evitare la catastrofe [lo scontro con la Russia, ndr] sono tremendamente piccole” (p. 163).

Ultim’ora: “Nato, 4 battaglioni nell’est Europa. Un chiaro segnale alla Russia. […]. I leader della Nato hanno deciso di dispiegare reparti militari nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) e nella Polonia orientale. Si tratta di 4 mila soldati, che a rotazione difenderanno il confine nord-orientale dell’Alleanza” (la Repubblica, 9 luglio 2016, p. 9).

“Il vertice di Varsavia. […]. Sarà il dossier più importante che il prossimo presidente Usa dovrà affrontare. Nel 1939 le potenze democratiche dell’Occidente decisero di fermare Hitler. Oggi la Nato […] vuol convincere Putin della determinazione occidentale a morire se necessario per Varsavia, per Vilnius, per Riga, per Tallinn. […]. Schiera 4 mila soldati dell’Alleanza nei Paesi più esposti. […]. Cresce la possibilità di incidenti militari tra le parti o di provocazioni: potrebbe essere l’inizio di una escalation incontrollabile” (Corriere della Sera, 9 luglio 2016, p. 24).

Come si vede lo scontro frontale tra Russia e Usa si avvicina purtroppo sempre più.

d. Curzio Nitoglia



1) Corrispondente da Mosca per il quotidiano del PCI L’Unità e per La Stampa di Torino; ha scritto numerosi libri di geopolitica. Io mi limito a riprendere e commentare le sue valide analisi sulla questione americana negli ultimi atti della guerra contro la Siria di Assad e la Russia di Putin. Ciò non significa che io condivida tutte le sue posizioni. Qualcuno potrebbe dire che son diventato stalinista…

2) Cfr. L. Canfora, 1914, Palermo, Sellerio, 2014; G. Sharp, Come abbattere un regime, Milano, Chiare lettere, 2011; G. Vidal, Impero, Roma, Fazi, 2002.

 
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