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Immigrazione selvaggia: come reagire
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La costruzione del “Nuovo Ordine Mondiale” richiede la fine della “Vecchia Europa”

A partire dalla collocazione nel 1990 della prima pietra, da parte di Bush senior, per la costruzione definitiva del “Nuovo Ordine Mondiale”, che prevedeva l’invasione americana dell’Iraq di Saddam Hussein (1990/2003), sino al tentativo di Barak Obama di occupare anche la Siria di Assad (2011-2015), passando per le “primavere arabe” (Egitto, Tunisia e Libia), milioni di immigrati soprattutto islamisti hanno lasciato l’Africa Mediterranea, il Vicino e Medio Oriente per installarsi in Europa e in primis in Italia attraverso il Mediterraneo o nel nord Europa e specialmente in Germania passando attraverso i Balcani.

Perciò, negli ultimi 5 anni, non solo le nostre metropoli sono state invase dagli islamisti, ma anche nelle cittadine e nei paesetti oramai si sente parlare sempre più raramente l’italiano e si ascoltano le varie “melodie” della lingua araba. Negli anni Ottanta l’Italia subì l’irruzione dei Polacchi, grazie a Giovanni Paolo II, poi venne la volta degli Albanesi e dei Rumeni, ora tocca agli Arabi e agli Africani, molto ben voluti da Francesco I, uno dei grandi architetti della costruzione finale del “Nuovo Ordine Mondiale”.

Che fare?

Di fronte a quest’invasione attuale da parte di varie popolazioni di confessione islamista, che ci sono ostili per motivi culturali e religiosi cosa si può fare dal punto di vista umano, sociale e politico? Ammesso e non concesso che si possa fare ancora qualcosa.

Per rispondere a questi quesiti pratici, dai quali dipende il nostro futuro, che si presenta all’orizzonte molto simile a quello della Siria ricca e ben ordinata al suo interno sino al 2010 per vedersi sprofondata l’anno successivo in una guerra sanguinosa e crudele che dura da 5 lunghi anni, occorre porsi delle domande: quest’invasione proprio in quest’epoca di decadenza per l’Europa è pilotata, voluta da qualcuno, per un fine ben determinato o è un fenomeno che si è creato spontaneamente?

La destabilizzazione del Vicino e Medio Oriente


Questa destabilizzazione è iniziata nel lontano 1917/1948 con la cessione (1917/1922) da parte dell’Inghilterra al Sionismo della Palestina e la sua successiva invasione (1947/1948) da parte de sionisti. A partire dal Vicino Oriente la destabilizzazione si è propagata negli anni Ottanta nel Medio Oriente con la guerra tra Iraq e Iran finanziata dagli Usa e nel 1990 (con la prima guerra dell’America di Bush senjor contro l’Iraq), quindi è stata ripresa nel 2003  con la distruzione dell’ordine che regnava in quella Nazione grazie alla “guerra preventiva per esportare la Democrazia” dichiarata da Bush junior, teorizzata nel 1947 da Karl Popper e pianificata dai suoi allievi neoconservatori statunitensi e sionisti detti i “Chicago Boy’s” (Mises, Hayek, Milton Friedman e discepoli…), per poi espandersi nell’Africa bianca e specialmente in Tunisia, Egitto e Libia. Infine nel 2011 si è tentato l’assalto finale alla Siria, la quale rappresenta l’ultimo antemurale, che aprirebbe le porte agli Usa per l’invasione dell’Iran e della Russia e per il dominio del mondo. Ma il fermo intervento di Putin ha bloccato l’avanzata mondialista e globalizzatrice.

Occorre precisare che, se, dopo l’auto-attentato israelo/americano dell’11 settembre del 2001 per iniziare la seconda guerra dei Bush contro l’Iraq (2003), il nemico principale del mondo “libero” (ossia l’Occidente, che va dagli Usa sino ad Israele passando per la “Nuova Europa” rivista e corretta secondo il “Piano Kalergi(1))  era Al-Qaeda di Osama Bin-Laden molto legato alla famiglia Bush, nell’attuale guerra americanista contro la Siria si è creato un nuovo nemico, bene addestrato dall’Amministrazione Obama e finanziato soprattutto dall’Arabia saudita e dal Qatar, nemico che si chiama “Isis o Daech”, il quale è stato ridimensionato solo dalla Russia di Putin, mentre all’inizio godeva dell’appoggio anche aperto degli Usa, che poi gli hanno dovuto muovere una “mezza guerra” d’apparenza per non perdere la faccia, ma senza indebolirlo sostanzialmente. Inoltre esso ha goduto della complicità attiva della Turchia(2), che è un Paese di 80 milioni di persone, fortemente militarizzato e divenuto sotto la Presidenza di Erdogan filo-islamista, ma anche membro della Nato e candidato all’entrata nell’UE… per riempirla, così, di altri 80 milioni di islamisti oltre i 20 milioni già presenti in loco…

Tuttavia l’Europa (come previsto dal “Piano Kalergi”) e in primis l’Italia hanno sofferto dell’emigrazione dal Vicino Oriente e dall’Africa (non solo Mediterranea), la quale come un esercito di cavallette, che ci ricorda le piaghe d’Egitto ai tempi di Mosè, ha invaso l’Europa, che solo in parte ha iniziato a difendersi (GB, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia).

I responsabili del caos che ora regna in Europa sono stati soprattutto la GB con l’appoggio dato alla nascita di Israele (1917/1948), poi degli Usa che hanno distrutto l’Iraq (1990/2003) e hanno fomentato le rivolte in Egitto e Tunisia (2010), infine di nuovo della GB e anche della Francia, che hanno portato la rivoluzione in Libia (2010), la quale è diventata il principale “trampolino di lancio” degli islamisti verso l’Italia e l’Europa.

Una domanda non può non porsi: come mai questi “emigranti” che partono senza nulla hanno, invece, qualche migliaio di dollari o euro (dai 5 ai 7 mila) a testa da versare ai loro traghettatori? Si sa, ma non è “politicamente e teologicamente corretto” dirlo, che son finanziati dai wahabiti dell’Arabia Saudita e del Qatar per invadere pacificamente, a mo’ di “Cavallo di Troia” dalla pancia bene aperta e con i guerrieri non più nascosti al suo interno, ma bene in vista, l’Europa e poi sottometterla con la scimitarra alla sharia o legge islamica. Il piano è talmente semplice che solo i prezzolati e i venduti al nemico possono negarlo. Far venire milioni di islamisti in Europa, che debbono ingrossare le fila dei circa 20 milioni appartenenti alla “quinta colonna” musulmana già vivente in essa, è un delirio, anche perché loro stessi ci ripetono apertamente il loro adagio: “grazie alle vostre leggi liberal/democratiche entreremo da voi e grazie alla nostra legge coranica vi sottometteremo”.

Solo pochi prelati coraggiosi hanno messo in guardia l’Europa contro tale pericolo, il cardinale Giacomo Biffi di Bologna con due belle Lettere pastorali alla Diocesi di Bologna nel 2000 ed oggi Monsignor Athanasius Schneider e il cardinal Raymond Burke.

Lo stato comatoso dell’Europa odierna

La rivoluzione “culturale” del Sessantotto (il Novus Ordo Saeculorum) ha ferito assai gravemente la civiltà europea avendole tolto la logica razionale e la legge naturale, e, contemporaneamente - a livello spirituale - il Concilio Vaticano II ed il Novus Ordo Missae hanno scristianizzato l’Europa e le hanno tolto quasi completamente l’anima.

Dopo la seconda guerra mondiale in un’Europa americanizzata si sono smarriti l’identità nazionale e l’amor della Patria, rimpiazzati da un vago pacifismo apolide e mondialista, senza passato né futuro e senza storia, dalla “gomma americana”, dalla “Coca-Cola”, dal “rock” e dal “bughi-bughi”. L’individualismo esasperato liberal/liberista anglo/americano ha portato immancabilmente l’uomo nuovo disincarnato, una volta europeo e ora “cittadino del mondo”, verso il mondialismo. D’altronde l’uomo dei nostri tristi giorni non ha più le difese sociali e spirituali di una volta: la famiglia è stata dissolta, la scuola non insegna più, o meglio, diseduca, la Patria è considerata sorpassata e viene vilipesa, la religione è stata mischiata con “gli dei falsi e bugiardi” dal nuovo Sinedrio nel Tempio Universale di Assisi (1986/2016), in attesa della ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme. Solo Dio può porre rimedio a tanto male, ma, “aiutati che Dio ti aiuta”… Monsignor Henry Delassus ci insegna: “mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete (L’americanismo e la congiura anticristiana, EFFEDIEFFE, 2015).

Quindi è normale che oggi si accettino facilmente gli slogan superficiali e sentimentalistici dell’avversario ripresi e amplificati dai politicanti e dai mass media politicamente corretti(3) che governano l’Europa: il multiculturalismo, l’interconfessionalismo, la multietnicità. Così facendo non ci si deve stupire se si sono spalancate le porte alle orde che ci hanno invaso e continuano a farlo (solo in Italia ne arrivano oramai dai 3 mila ai 7 mila al giorno), imponendoci l’estraneo linguaggio “afro/americano”, i loro costumi, le loro tradizioni alle quali gli invasori sono molto legati a differenza dell’europeo, che già vi ha rinunziato per i nuovi “valori” importati dalla democrazia americana a suon di bombe (anche atomiche): la droga, il rock, la discoteca, lo sballo, l’omosessualismo, l’alcolismo, l’ultra/footballismo, il nudismo, eccetera. Questi sono gli “ideali” del nuovo uomo europeo, gli unici per i quali è disposto a morire di overdose, di aids, di schianti automobilistici, di cirrosi epatica e di coltellate dei tifosi/ultrà. È evidente che questi “valori” deboli post-popperiani sono perdenti di fronte all’islamismo fanaticamente aggressivo. L’islam è la spada di cui si servirà Dio per castigare l’apostasia dell’Europa oramai totalmente secolarizzata, americanizzata, immanentistica e che di europeo non ha più nulla tranne la sua posizione geografica(4), la quale ci pone come un vaso di coccio in mezzo a due vasi di ferro: da una parte l’americanismo giudaico/protestantico/massonico dell’Occidente atlantico e dall’altra l’islamismo fanatico dell’Oriente (Vicino e Medio) pieno di odio verso la cultura classica mesopotamica, greco/romana e la fede cristiana, con le quali rifiuta ogni assimilazione e integrazione.

Il pericolo americanista

Monsignor Henri Delassus ha scritto un intero libro sull’americanismo (L’Américanisme et la Conjuration antichrétienne, Lilla-Parigi, Desclée De Brouwer, 1899, tr. it., L’americanismo e la congiura anticristiana, Proceno di Viterbo, EFFEDIEFFE, 2015). Secondo lui l’aspetto più preoccupante dell’americanismo è quello dei “suoi rapporti con le speranze e i progetti del giudaismo, specialmente con le tendenze anticristiane delle leggi del mondo moderno e della società americana, che aspira a possedere il monopolio del pensiero rivoluzionario” (L’Americanismo e la congiura anticristiana, cit., p. 7).

Infatti “esiste una congiura anticristiana che lavora, tramite rivoluzioni e guerre, ad indebolire e, se fosse possibile, ad annichilire le nazioni cattoliche, per dare l’egemonia a quelle protestanti, come l’America, la Germania e la Gran Bretagna” (nota n. 1, p. 7). Uno degli «elementi distintivi della “Missione americana” è il ritorno all’unità di tutte le religioni, tramite la distruzione delle barriere e delle differenze» (p. 124). L’indifferentismo o la tolleranza per principio, cui tende l’americanismo, consiste nell’equiparare “tutte le religioni, come egualmente buone” (p. 85).

“La cospirazione anticattolica penetra dappertutto, per distruggere – se fosse possibile – la Chiesa romana ed innalzare al suo posto l’israelitismo liberale e umanitario” (p. 89). “Tale cospirazione è diventata universale” (p. 90). “Tra spirito ebraico e americanista c’è un punto di contatto nei princìpi del 1789” (p. 91). “La presunzione o confidenza eccessiva in sé stessi è la caratteristica specifica dell’americanismo… e gli ebrei sperano di farne uscire l’israelitismo liberale e filantropico” (pp. 92-93), cioè la neo-religiosità dell’èra nuova. Purtroppo l’ideale religioso e geopolitico americanista (circa cinquanta/settanta anni dopo la condanna di Leone XIII) si è realizzato 1°) spiritualmente - inizialmente e in maniera latente - nel Concilio Vaticano II e poi - compiutamente ed apertamente - ad Assisi nel 1986/2016 ed infine - parossisticamente - con Francesco I e 2°) temporalmente con il teo-conservatorismo statunitense (dei repubblicani conservatori Reagan, Bush padre e figlio) che è stato continuato in politica estera anche dal democratico progressista Barak Obama giungendo al suo completamento radicale. Infatti «gli americanisti dicono che le idee ebraico/americane sono quelle che Dio vuole per tutti i popoli del nostro tempo. Ebraismo e americanismo credono di aver ricevuto una “missione divina” sul mondo intero. Purtroppo l’influenza dell’America con il suo spirito di libertà assoluta, si estende sempre di più tra le Nazioni, di modo che l’America dominerà le altre Nazioni» (pp. 187-188).

L’America sembra essere la “Nazione dell’Avvenire” (p. 190). Tuttavia – commenta il prelato francese – “se tale avvenire sarà quello dello sviluppo industriale e commerciale, sociale e politico, secondo i princìpi del 1789, ossia il progresso materiale e l'indipendenza assoluta dell'uomo da ogni autorità, anche divina; l’èra che vedremo sarà la più disastrosa mai conosciuta. In essa l’America distruggerà le tradizioni nazionali europee, per fonderle nell’unità o pax americana” (pp. 191-192). La base, o il minimo denominatore comune, di tale mistura di religioni, popoli, culture, è un moralismo sentimentale o “una vaga morale” (p. 192), soggettiva ed autonoma kantiana, “indipendente dal dogma, ove ognuno è libero d’interpretarla a modo suo” (p. 130).

“Il movimento neo-cristiano o americanista, tende a liberarsi dal dogma per fondarsi sulla bellezza dell’etica” (p. 60), “a rimpiazzare la fede con una cultura o una sensibilità di morale autonoma e indipendente, in una vaga religiosità superiore a tutte le altre religioni positive” (p. 76). Secondo la dottrina cattolica “la fede senza le opere è morta” (San Giacomo), ma “senza la fede non si può piacere a Dio” (San Paolo). Quindi non bisogna disprezzare la morale, ma neppure ridurre la religione alla sola moralità, senza tener più conto dell’integrità dogmatica.

Monsignor Delassuss si spiega ancor meglio scrivendo che “Vi è un’intesa tra ebraismo e americanismo, per sostituire la religione cattolica con questa Chiesa ecumenista o mondialista, questa pseudo religione democratica, di cui l’Alleanza Israelita Universale prepara l’avvento” (p. 193). L’americanismo è lo strumento del giudaismo liberale e filantropico-umanitario, il quale ha rimpiazzato la “fede” del giudaismo ortodosso (in un Messia personale e militante, che avrebbe ridato ad Israele il dominio sul mondo, con la “credenza umana” dell’ebraismo liberale (in un “messia idea”, ossia il mondo moderno, nato dall’Umanesimo, Protestantesimo e Illuminismo rivoluzionario, inglese, americano e francese, che farà cadere il mondo nel relativismo e nell’irenismo, i quali eroderanno il Credo cattolico e quel che resta ancora della Cristianità europea) “per condurre l’umanità, dolcemente, verso la Nuova Gerusalemme” (p. 195).  Lo spirito del “Mondo Nuovo” o dell’americanismo è caratterizzato (secondo il Delassus) dai princìpi dell’89, che sono “l’indipendenza dell’uomo da ogni potere umano e anche divino” (p. 196), vale a dire i diritti (o il culto) dell’uomo e lo spodestamento di Dio e della sua Chiesa.

L’americanismo ha un duplice aspetto

Dal punto di vista politico
è caratterizzato da un certo cosmopolitismo, che porta al mondialismo ed alla globalizzazione, i quali infiltrandosi in ogni Nazione la corrompono per dominarla. Tale “Repubblica universale” è il sogno dell’Alleanza Israelita Universale, “centro, focolaio e vincolo della congiura anticristiana, alla quale l’americanismo porta un appoggio considerevole” (p.15). Il giudaismo talmudico si basa sulla lettura materiale (più che letterale) delle profezie del Vecchio Testamento. Delassus scrive: “Leggete queste profezie nel significato materiale-terreno e vi troverete la risposta all’enigma, la spiegazione dell’attività febbrile giudaica, il sogno dell’ebraismo. Esso si crede, ancor oggi, il popolo destinato da Dio a dominare, materialmente e temporalmente, su tutte le Nazioni… tramite la finanza, le banche, la stampa e i mezzi di comunicazione di massa” (pp. 20-21).

Purtroppo, continua il prelato francese, “due fenomeni sono sotto i nostri occhi: la preponderanza crescente del popolo ebraico e la tristissima crisi della Cristianità” (p. 24). Il punto d’incontro tra giudaismo e americanismo, va ricercato nei princìpi rivoluzionari del 1789, e particolarmente in due tesi: “1°) che tutte le Nazioni rinuncino all’amor di Patria e si fondino in una Repubblica universale; 2°) che gli uomini rinuncino, egualmente, ad ogni particolarità religiosa, per confondersi in una stessa vaga religiosità” (p. 25). Questi ideali sono portati avanti dall’Alleanza Israelitica Universale, fondata nel 1860 dall’ebreo e massone Adolfo Crémieux, gran maestro del Grande Oriente di Francia. L’A.I.U. “non era soltanto un’internazionale ebraica; essa mirava più in alto: essere un’associazione aperta a tutti gli uomini, senza distinzione di nazionalità, né di religione, sotto l’alta direzione d’Israele… Essa vuol penetrare in tutte le religioni, come è già penetrata in tutti i Paesi e far cadere le barriere, che separano ciò che un giorno dovrà essere unito in una comune indifferenza” (pp. 26-27).

Il prelato si domanda: “Cosa significa penetrare in una religione?”. E risponde: “Soprattutto introdurvi le proprie idee. Il giudaismo cerca d’infiltrare le sue idee nella Chiesa cattolica? Sì, i suoi rappresentanti lo asseriscono” (p. 28). Le forze politiche di cui si serve il giudaismo liberale, filantropico e massonico sono: la democrazia, la libertà come valore assoluto, il cambiamento radicale (cfr., p. 153). Questo cambiamento radicale riguarda anche la vita spirituale, prefiggendosi il primato dell’azione sulla contemplazione, l’esaltazione dell’iniziativa individuale (propria del liberismo puritano americano) con un’eccessiva fiducia in sé stessi (cfr., pp. 154-155), il Benessere fisico e corporale come “trasfigurazione del corpo” (p. 159), il “sensismo empirista inglese, come radicale antimetafisica ed anticristianesimo” (p. 161). Il prelato costata che oramai i nuovi cristiani americanisti (che sono i nostri “teo/con”), assieme agli ebrei liberali e umanitari, “aspirano ad un Messia che non è Gesù Cristo e neppure il messia militante personale dell’ebraismo ortodosso, ma un’idea di Benessere materiale e corporale che renderà l’uomo felice e ricco su questa terra” (pp. 164-165). Tale Benessere (con la maiuscola), consiste non nel possedere il necessario o il conveniente, ma nel “superfluo” (p. 166). I fedeli di questa nuova religiosità non vanno contrariati, bisogna dar loro sempre ragione, seguire la corrente, dir loro ciò che piace ed appaga i sensi (cfr., p. 167).

Dal punto di vista religioso l’americanismo si serve dell’esoterismo, del massonismo e dell’ecumenismo per infiltrare la religione cattolica e – se fosse possibile – distruggerla.  “La massoneria ha le stesse pretese e le esprime con le stesse parole” (p. 29). Il giudaismo liberale è ancora più chiaro, quando dice che bisogna tendere verso “una nuova Gerusalemme, la quale deve sostituire RomaLa stirpe ebraica vuole stabilire il suo regno sul mondo intero, nell’ordine temporale e in quello spirituale” (p. 30). Anche l’americanismo si serve delle società segrete per ottenere i suoi scopi (cfr., p. 31), per rovinare le Patrie e la religione. La nuova “Repubblica Universale sarà governata dal popolo ebraico, unica vera genìa cosmopolita, apòlide ed universale” (p. 33) ed infine “dall’Anticristo, supremo dittatore divenuto l’unica deità di questo nuovo mondo” (p. 42). Gli Stati Uniti hanno il triste “privilegio di distruggere le tradizioni e le specificità nazionali e religiose europee per fonderle nell’unità americana” (p. 44). L’americanismo vuol sostituire la polemica (polemikòs = attinente alla disputa dottrinale) con l’irenica (eirenikòs = che riguarda il pacifismo, la tolleranza e la conciliazione ad oltranza). L’americanismo è “assolutamente convinto che gli Stati Uniti sono predestinati a produrre uno stato sociale, superiore a quello che si è vissuto sino ad ora” (p. 130). Un altro caposaldo dell’americanismo è l’evoluzionismo religioso (cfr. pp. 101-108), secondo cui il dogma evolve o cambia radicalmente, sostanzialmente, in maniera eterogenea e non omogenea; ossia si passa da una verità ad un’altra, secondo il bisogno e le esigenze dei tempi (cfr., p. 109), dacché la verità non è più la “conformità del pensiero alla realtà” (Aristotele), ma “l’adeguarsi del pensiero ai bisogni dei tempi e delle necessità dell’uomo moderno” (Herbert Spencer). Altro pilastro su cui si basa l’americanismo è l’ecumenismo.

Il Delassus concludendo il suo studio sull’americanismo lo definisce con poche ma efficaci espressioni: Compromesso con l’incredulità, concessioni all’errore, mutilazione del dogma, attenuazione del soprannaturale e facilismo di ogni specie” (p. 226). Egli propone quindi il rimedio a tanto male: “Evitare lo scoraggiamento, come attitudine di coloro che sanno e conoscono la realtà, ma non hanno il coraggio di reagire [è il male che paralizza molti cattolici oggi]. (…) Dunque mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete (…). Occorre essere circospetti per non prestare, neppure involontariamente, aiuto al giudeo-americanismo. Quindi, non predicare il Benessere come fine ultimo, … il successo in questo mondo, … la trasfigurazione del corpo umano, … la preoccupazione disordinata degli interessi umani, … l’abolizione delle barriere tra religioni e culture, … la cessazione della polemica per sostituirle l’irenica, … l’annacquamento del dogma a favore di una moralità soggettiva, … la conciliazione tra lo spirito di Cristo e quello del mondo” (pp. 262-265).

L’importanza del linguaggio

Il cambiamento del linguaggio (che esprime le idee, le quali conoscono veramente la sostanza della realtà) ha favorito questa invasione e l’ha resa accettabile agli europei, che solo ora sembrano rendersi conto della gravità della situazione. Infatti l’immigrato irregolare, il clandestino e quindi il fuori-legge lo si è chiamato “rifugiato”, “richiedente asilo”, “privo di documenti”. Ora non si può non accogliere un richiedente asilo, che cerca rifugio per sfuggire una situazione di guerra dopo aver fatto un viaggio in cui molti perdono continuamente la vita inghiottiti dal mare. Certamente se un’imbarcazione di clandestini si trova in alto mare e sta per affondare bisogna soccorrerla, ma poi si debbono riportare i clandestini nel loro Paese ed eventualmente aiutare (con  la sana evangelizzazione e la cristiana colonizzazione(5), che non è schiavismo) questo Paese a risolvere da sé i propri problemi e a sfamare i propri cittadini. Infatti tra i clandestini ve ne sono molti che non vengono da Paesi in guerra o sudditi di regimi tirannici.

L’opinione pubblica è stata sinora manipolata dai politicanti e dai chierici modernisti, entrambi costruttori del “Tempio” e della “Repubblica Universale” del “Nuovo Ordine Mondiale”. Per esempio, prima (sino a 20 anni fa) ci è stato detto (manipolandoci) che occorreva limitare le nascite perché si sarebbe andati verso un mondo troppo piccolo per ospitare tutti i nascituri, ora (dal 2000) ci si dice (giustamente) che l’Europa è diventata un continente di vecchi, ove i giovani non hanno lavoro e i bambini non nascono più, ma si omette di dire (scorrettamente) che gli aiuti alle famiglie europee sono inesistenti, mentre quelle extra-comunitarie godono di ogni genere di favori. La conclusione sofistica che ne segue è che l’Europa “ha bisogno” (mentre è stata “ridotta ad aver bisogno”) di mano d’opera straniera. Quindi occorre far entrare il maggior numero di clandestini islamisti per il bene dell’Europa…

L’Occidente atlantico, che ha inglobato l’Europa, la quale sino al 1945 era ben distinta da esso, ci ha rubato i valori dell’antica civiltà greco/romana e cristiana. Siam diventati come un guscio vuoto, che presto sarà schiacciato o riempito da una “religiosità” e inciviltà che nulla hanno a che fare con noi.

Le frontiere esterne europee sono sguarnite o peggio invitano gli invasori a venire a conquistarci, le frontiere interne sono state abolite dal Trattato di Schengen (1985/1990) e così coloro che arrivano in Italia o in Grecia attraverso il Mediterraneo o in Germania attraverso i Balcani possono facilmente spostarsi da una parte all’altra dell’Europa.

Tuttavia qualcosa ha cominciato a muoversi sia in Europa (GB, Ungheria, Slovacchia, Cechia, Polonia) sia in America (v. il “fenomeno Trump”, che sembra andare in una direzione contraria a quella sinora seguita dal mondialismo).

L’Europa può reagire per salvare sé stessa?


Forse è troppo tardi, forse le forze sono ìmpari, forse non c’è la materia con cui lavorare(6), l’uomo post-moderno è stato ridotto a una larva. Ma “tentar non nuoce”. Certamente di fronte ad un male così profondo, ampio e multisecolarmente antico, che parte dal Nominalismo di Occam (XIV sec.) e dall’Umanesimo cabalistico e neo/pagano (XV sec.) solo Dio può porre un rimedio totalmente efficace. Tuttavia “aiutati che Dio ti aiuta”.

Innanzitutto occorrerebbe uscire dall’Euro, che ha dimezzato (soprattutto grazie a Ciampi e Prodi) la ricchezza degli italiani ed ha impoverito anzitutto il ceto medio, essendo stata valutato l’euro 2 mila lire e non mille lire come realmente valeva.

Ne consegue l’uscita (come ha fatto inaspettatamente l’Inghilterra il 23 giugno 2016) dall’UE, che, non contenta di averci fatto derubare della “Lira” ci ha derubato anche della ricchezza morale, intellettuale e spirituale e ci sta riempiendo di islamisti per farci uccidere. L’attuale inaspettata e imprevista elezione di Trump, con tutti i suoi limiti e difetti, il quale vuole l’alleanza con Putin e Assad per quanto riguarda la Siria e la fine vera e totale dell’Isis; la fine del predominio delle Banche sul popolo, che non è la massa (Pio XII); la fine dell’ingerenza americana negli affari delle altre Nazioni quale “Gendarme universale” ed infine l’abbandono della protezione opprimente dell’Europa da parte dell’America ci lascia sperare, senza farci eccessive illusioni, di potere umanamente far qualcosa per arrestare la valanga dirompente del movimento mondialista, che non cessa di avanzare vorticosamente a partire dal 1990. La speranza non muore mai. Dobbiamo prendere esempio dal piccolo David che “in funda, in lapide et in Nomine Domini” abbatté il gigante Golia. Il suo esempio ci insegna che occorre soprattutto confidare nell’aiuto di Dio, ma non bisogna trascurare un’azione di legittima difesa (la fionda e la pietra) e che pur essendo noi ìmpari di fronte al gigante mondialista, “tutto possiamo in Colui che ci dà forza”.

Ristabilire le frontiere
esterne dell’Europa e interne delle Nazioni europee per impedire l’invasione selvaggia degli islamisti e la loro libera ed incontrollata circolazione all’interno dell’Europa. Certamente resta da sorvegliare lo spinoso problema degli islamisti di terza generazione che, pur essendo nati e educati in Europa, son restati legati più dei loro avi all’islam radicale e possono trasformarsi in kamikaze difficilmente arrestabili.

Evitare che l’immigrato provvisorio divenga un immigrato definitivo, con la riunione familiare, ma senza l’accettazione della cultura e della religione della nostra Nazione, anche se la nostra Patria pubblicamente ha apostatato da Cristo. Quindi il vero problema è quello del nostro ritorno sincero a Dio, altrimenti tutti questi sforzi umani saranno vani: “la fionda e la pietra” di David non avrebbero potuto abbattere Golia senza “l’aiuto del Signore”.

Espellere gli extracomunitari che si macchiano di reati penali. Purtroppo dobbiamo constatare che Francesco I (ma aveva iniziato già Giovanni Paolo II) è diventato la prima forza di sovversione della nostra identità europea e rema in direzione diametralmente opposta a quella del buon senso, dichiarando non solo il dovere di accogliere i clandestini, ossia i fuorilegge, ma chiedendo spesso un’amnistia generale e addirittura di aprire tutte le carceri...

Abolire tutti gli aiuti economici dati agli extracomunitari e negati ai nostri pensionati e ai nostri giovani che non trovano lavoro, anche se bisogna ammettere che i nostri giovani nella maggior parte non vogliono lavorare, ma oziare e vivere negli stravizi.

Come si vede si potrebbe far qualcosa, ma il problema vero è se c’è la capacità di farlo. Infatti abbiamo abbandonato Dio e non abbiamo le capacità dei nostri avi. Tuttavia se ritorniamo sinceramente a Dio, Egli ci aiuterà a uscire da questo caos in una maniera meno indolore di quella che altrimenti ci aspetta.

d. Curzio Nitoglia



1) Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi (1894 - 1972) fondò a Vienna nel 1922 il “Movimento Paneuropeo”. Egli aveva cominciato ad interessarsi al progetto del Mondialismo e della Globalizzazione a guida Statunitense sin dal 1919 e nel primo dopo guerra (1946) ha iniziato a metterlo in pratica con l’appoggio dei leader europei. I nomi di coloro che a partire dal 1950 hanno ricevuto il “Premio Kalergi” parlano chiaro: 2016 – papa Francesco I; 2015 – Martin Schulz; 2014 – Herman Van Rompuy; 2013 – Dalia Grybauskaitė; 2012 – Wolfgang Schäuble; 2011 – Jean-Claude Trichet; 2010 – Donald Tusk; 2009 – Andrea Riccardi e la Comunità di Sant’Egidio; 2008 – Angela Merkel; 2007 – Javier Solana Madariaga; 2006 – Jean-Claude Juncker; 2005 – Carlo Azeglio Ciampi; 2004 – Pat Cox a papa Giovanni Paolo II; 2003 – Valéry Giscard d’Estaing; 2002 – l’Euro; 2001 – György Konrád; 2000 – Bill Clinton; 1999 – Tony Blair; 1998 – Bronisław Geremek; 1997 – Roman Herzog; 1996 – Regina Beatrice dei Paesi Bassi; 1995 – Franz Vranitzky; 1994 – Gro Harlem Brundtland; 1993 – Felipe González Márquez; 1992 – Jacques Delors; 1991 – Václav Havel; 1990 – Gyula Horn; 1989 – Frère Roger Schutz di Taizé; 1988 – François Mitterrand ed Helmut Kohl; 1987 – Henry Kissinger; 1986 – il popolo del Lussemburgo; 1984 – Karl Carstens; 1982 – Re Juan Carlos I di Spagna; 1981 – Simone Veil; 1979 – Emilio Colombo; 1978 – Konstantinos Karamanlis; 1977 – Walter Scheel; 1976 – Leo Tindemans; 1973 – Salvador de Madariaga; 1972 – Roy Jenkins; 1970 – François Seydoux de Clausonne; 1969 – Commissione delle Comunità europee; 1967 – Joseph Luns; 1966 – Jens Otto Krag; 1964 – Antonio Segni; 1963 – Edward Richard George Heath; 1961 – Walter Hallstein; 1960 – Joseph Bech; 1959 – George Marshall; 1958 – Robert Schuman; 1957 – Paul-Henri Spaak; 1956 – Winston Churchill; 1954 – Konrad Adenauer; 1953 – Jean Monnet; 1952 – Alcide de Gasperi; 1951 – Hendrik Brugmans; 1950 – Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi.

2) Il governo turco ha favorito il passaggio dei militanti dell’Isis in Siria e in Iraq ed anche verso i Balcani per farli penetrare in Europa. Inoltre ha represso i Curdi, unici alleati dei Cristiani d’Oriente e che sono stati i primi, dopo le truppe regolari siriane, ad imbracciare le armi contro l’Isis

3) Dopo la vittoria di Donald Trump non prevista da nessun grande quotidiano americano, i media governativi del mondo intero sottomesso al mondialismo giudaico/massonico hanno apertamente accusato Internet di aver male informato gli americani, che oramai non comprano più i giornali governativi e non ascoltano la TV, ma si “lasciano irretire” dai siti (liberi) di Internet, alcuni dei quali son fatti molto bene e son diretti da persone di alta qualità intellettuale, anche se ve ne sono alcuni deliranti e fuorvianti. Tuttavia sta al lettore intelligente scegliere quali siti seguire e non spetta ai giornalisti prezzolati dal potere dell’alta finanza e del mondialismo mettere un bavaglio alla libera informazione alternativa, di cui oggi c’è più bisogno che mai. È probabile che il mondialismo cerchi di zittire Internet per evitare che il “morbo Trump” si diffonda nel mondo “libero”. Per esempio si teme che oggi in Italia, dopo il “fenomeno Trump”, si voti “no” al Referendum che darebbe a Renzi un potere quasi illimitato e che poi altri Paesi europei possano ricorrere al referendum per tentare la loro “Brexit”. È una possibilità, non dico che è una certezza, ma “aiutati che Dio ti aiuta”, sperando (senza illudersi di poter far qualcosa di buono in questo “pazzo, pazzo, pazzo mondo”) con l’aiuto del Signore, “sine Quo nihil possumus facere”.

4) «Oggi [esiste] un’altra Europa che […] abita tra America, Gran Bretagna e Israele […], l’Europa-civiltà non è solo l’Europa-continente, esiste la Magna Europa» (M. Respinti, Domenicale, 27 agosto 2005, p. 1).

5) Non dobbiamo dimenticare che l’Africa Mediterranea, il Vicino e il Medio Oriente son state la culla della civiltà e del Cristianesimo e quindi possiamo e dobbiamo sperare nella loro ri-cristianizzazione.

6) Un proverbio inglese dice che “Per fare i mattoni ci vuole la paglia”, ossia il materiale umano, mi sembra che oggi non solo manchi la paglia ma anche l’argilla. Inoltre un uomo politico italiano, che non si può nominare, diceva: “con questa argilla (l’uomo moderno), anche Michelangelo farebbe solo vasetti da notte”. Ora di fronte all’uomo post-moderno temo che Michelangelo non potrebbe più produrre neppure il “contenitore” ma solo il “contenuto”... Kyrie, eleison!


 
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