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Quarto Segreto di Fatima o dilemma lacerante di suor Lucia?
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Suor Lucia di Fatima, deceduta due anni fa, avrebbe compiuto cento anni il 22 marzo 2007.
Per onorare le virtù eroiche di Lucia [manifestatesi finché la morsa di un malinteso senso d'«ubbidienza assoluta» non l'ha costretta a sopportare fino in fondo la gravosa testimonianza profetica affidatale dal cielo] si deve rimanere fedeli a
tutta la verità, poiché molte grandi questioni riguardanti la profezia di Fatima sono rimaste esposte a gravi confusioni.
Ora che si parla di un quarto segreto e che il padre Kondor, postulatore della causa di canonizzazione dei pastorelli di Fatima, si appresta a confutare pubblicamente tale ipotesi, devo sollevare le vere questioni pendenti sulla testimonianza di Lucia e il «terzo segreto», ricordando il vero senso delle profezie.
Per l'esegesi cattolica le profezie sono date per la fede e non per la visione del futuro, anzi, il futuro è condizionato dalla libertà umana, di modo che quando si compie una profezia si capisca Chi l'ha data, conoscendo bisogni e risvolti della vita umana.
Il profeta Giona, inviato a predicare la distruzione di Ninive, prima è scappato, finendo nel ventre di un cetaceo, poi l'ha fatto, per finalmente arrabbiarsi perché la profezia non s'è avverata a causa della conversione del re, che guidò il popolo al pentimento e alla penitenza.
Poiché la profezia di Fatima non ha suscitato le conversioni previste, anzi, nel frattempo lo stesso Occidente s'è scristianizzato, si dovrebbe verificare in che modo la visione del segreto, cioè l'eccidio del Papa insieme ai vertici della Città mezza rovinata, si sia avverata.

L'essenza del segreto di Fatima

Perché il «segreto» sia vero, come crediamo, esso dev'essere legato alla storia del nostro tempo, che a sua volta segue la storia umana iniziata con gli eventi primordiali della Genesi e avviata al suo esito nell'Apocalisse.
Per capire uno si deve capire l'essenza dell'altra nella Rivelazione divina, che racconta la storia di esseri creati liberi ma divenuti ribelli proprio di fronte al Creatore.
Ciò perché la libertà ingenera anche la cupidigia e l'orgoglio, cause nella sfera  angelica della rivolta che ha coinvolto anche la sfera umana.
Leggenda?
Niente è più accertato nella storia che le conseguenze del peccato originale.
Il decorso della ribellione a Dio, d'ordine spirituale, assunse l'aspetto di un'insidia condizionante tutta la storia.
Si tratta della «cospirazione» del male, che è essenzialmente ribellione al bene.
Per superarla s'è manifestata e continua a farlo l'ammirevole intervento della misericordia divina.
Il segreto di Fatima e le sue visioni, dell'inferno e dell'attentato al capo della Chiesa, il Papa, rappresentante dell'autorità di Dio in terra, sarebbe così segno della storia di tale cospirazione satanica e dell'intervento divino, indicandone un'ora cruciale.
Ma poiché la visione dell'attentato al Papa col suo seguito non si rifà ad un fatto storico, essa andrebbe considerata piuttosto nel senso simbolico, da comprendere nel piano virtuale delle coscienze.
In tal senso la curiosa e chiarificante nozione di coscienza del cardinal Newman potrebbe aiutare nella sua comprensione: «La coscienza è il vero vicario di Cristo nell'anima; un profeta per quello che informa; un monarca per la sua decisione; un sacerdote per le sue benedizioni o anatemi, secondo la ubbidiamo o no».
Infatti, la missione dell'autorità del vicario di Cristo deriva dal bisogno di confermare la giusta interpretazione della Legge divina nelle coscienze, per, come esclama l'Apostolo: «essere conosciuti da voi anche davanti alle vostre coscienze» (2 Cor 5, 11).
Sotto questa luce, la visione dell'attentato mortale contro il vicario di Cristo non andrebbe visto come un letale assalto alla coscienza cattolica?
Ebbene, il significato della terza parte del messaggio di Fatima è legato ad un estremo paradosso poiché interessa a molti, ma non sembra inteso da nessuno, riflette un attentato terminale al vicario di Cristo col suo seguito fedele, d'indicibile violenza, ma non risulta che inquieti i cattolici.
Tutto come se un tale massacro fosse rinviato all'ambito profondo e misterioso delle coscienze.
Se ciò non incide sul mondo clericale vuol dire che esso vive un'ora paradossale e che la profezia di Fatima sia per ora diretta, non a chierici, ma a quei pochi che si ricordano essere proprio il processo intimo delle coscienze, il punto di partenza degli atti umani e perciò della religione e della storia.
Storia, poiché la profezia vera, una volta svelata, riflette una realtà storica, come la 2ª Guerra mondiale del 1939, profetizzata nella seconda parte del segreto di Fatima del 1917.

In tal senso, la terza parte del Segreto che, come Suor Lucia ha affermato al cardinale Ottaviani, doveva essere più chiara nel 1960, dovrebbe avere il suo significato ormai riconosciuto nella storia presente.
E a questo punto non si dovrebbe parlare di mistero, ma della «terza realtà di Fatima».
Se invece si preferisce immaginare un quarto segreto, ciò può solo derivare dalla difficoltà di afferrare la piena drammaticità della realtà presente.
Eppure, tutto sta ad indicare che proprio la gravità di questo momento storico ha determinato il dilemma reale di suor Lucia, trapelato in alcune sue palesi contraddizioni.
Esse, allora, dimostrano di essere una chiave per addentrarsi nell'intero senso del segreto, dato che per giungere al suo pieno intendimento non si può fare a meno di considerare l'effetto del Segreto di Fatima sulla coscienza della sua messaggera Lucia.
Approfondendo questa realtà si può avere la conferma della natura oggettiva del messaggio che, se autentico come pensiamo, non può essere condizionato da lacune e timori riverenziali della veggente.
Lucia restava libera di rifuggire da quanto aveva trasmesso e pure di danneggiare la comprensione del segreto.
Ma esso, una volta trasmesso, non poteva essere inficiato nemmeno dalla sua messaggera.
Anzi, proprio i suoi dubbi e tentennamenti riguardo il segreto dimostrano che esso non era frutto dell'immaginazione di Lucia, la cui coscienza era posta di fronte al lacerante dilemma di rivelarlo o meno.
Sulla riluttanza di Lucia davanti all'ordine del suo vescovo di scrivere la terza parte del messaggio di Fatima, rimasta segreta, il più informato esperto di Fatima, il fratello Michel de la Sainte Trinité, ha formulato la sua ipotesi sul contenuto del «terzo segreto»: l'apostasia generale causata da un'abissale apertura al mondo dei nuovi pastori conciliari; un collasso iniziato con la «rimozione dell'ostacolo», cioè del «kathecon», ovvero la roccia pontificale.
Non è forse questo il segno dell'avvento dell'Anticristo secondo l'apostolo (2Ts 2, 3-7)?
Per tale avvento non era necessario prima operare la virtuale eliminazione del Papa cattolico nella scia della letale crisi della coscienza cattolica, ovvero della profetizzata grande apostasia?

Inutile dire che la piena comprensione delle straordinarie visioni date dal cielo oltrepassa le limitate visioni delle creature; limiti di cui non sono esentate le depositarie dei gran segreti, in speciale quelli riguardanti l'ora più cruciale per l'umanità: l'avvento dell'Anticristo; l'evento profetizzato in modo ricorrente che deve aver fatto trepidare la portatrice di tale visione, come lo dovrebbe fare con  ogni fedele in questi tempi.
Già nella montagna di La Salette, in Francia, nel 1846 la Madonna aveva profetizzato per i nostri tempi: «Roma perderà la fede e diverrà la sede dell'Anticristo».
E la veggente Melanie Calvat, depositaria di questo messaggio apocalittico, ha conosciuto tante tribolazioni per averlo rivelarlo.
Poteva la veggente di Fatima, testimone della visione che, con l'eccidio del Papa aggiorna il segreto di La Salette, essere esente da simili affanni?
Non per altro, in vista di una testimonianza tanto impegnativa, Lucia ha ricevuto grazie eccezionali, come la visione nel 13 giugno del 1929 della mirabile teofania della Santissima Trinità.
E si deve ricordare che tali grazie non corrispondono a meriti, ma a sostegni per una missione eccezionale anch'essa, che sottomette ad una prova eroica la coscienza del prescelto.
Suor Lucia fu sottoposta più volte a questa prova, tanto gravosa da farla svelare che la Madonna è dovuta venire il 2 gennaio 1944 per confermare l'ordine del suo vescovo - dell'ottobre '43 - affinché scrivesse la terza parte del segreto, ordine che lei penosamente stentava ad eseguire.
La coscienza di Lucia fu sottomessa, quindi, a una prova estrema nel senso di discernere se i disegni del Signore si accordavano agli ordini venuti dai suoi «ministri»; discernimento che riguardava non solo la conformità alla missione affidatale, ma la legittimità dell'ordine impartito.
La ragione di questo sospetto attribuito ad una semplice suora può sembrare strano solo ignorando che il Segreto di cui essa era portatrice verteva sul «mistero dell'iniquità», cioè la «cospirazione» il cui apice virtuale è la strage del Papa insieme ad un intero elenco di vescovi, preti e capi cattolici.
Se ciò ha ancora un aspetto misterioso, non si può dire lo stesso riguardo al momento storico vissuto dalla cristianità, avvolta da un fumo d'inganno letale che oscura sia la realtà presente, sia i segni di questo mistero finale.

L'identikit dell'Anticristo

E' interessante scrivere qui dell'intuito profetico del pensatore russo Soloviev, che operò per il ritorno degli «ortodossi» al primato di Roma riconoscendo il pericolo dell'ingannevole cristianesimo umanitario di Tolstoj, per cui Cristo si riduce ad un simbolo dell'umanità divinizzata, un idolo rappresentato da un suo «uomo notevole».
Lo ha ricordato tempo fa il cardinale Biffi, citando in un ritiro l'identikit dell'Anticristo descritto da Soloviev: asceta e filantropo, sintesi del pensatore spiritualista e ecumenista.
Costui arriva al seggio supremo e convoca un «concilio» che mira ad una religione divenuta la sintesi di tutte, secondo il «nuovo ordine»: «Il Cristo è stato il riformatore dell'umanità, predicando e manifestando il bene morale nella sua vita; io, invece, sono chiamato ad essere il benefattore di questa umanità, in parte emendata e in parte incorreggibile. Il Cristo, come moralista, ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò coi benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi».
Ecco la seduzione della Chiesa aperta alla pace e alla prosperità universale... che abbraccia e vuole accordare la religione di Dio fatto uomo con la religione dell'uomo che si fa Dio.
Ecco il «Padrone del mondo» descritto nel suo omonimo libro anche da padre Robert Benson, che in un racconto apocalittico descrive l'Anticristo «maestro» delle falsità, illusioni ed errori di stampo modernistico, che relativizza la religione rivelata e si appropria dell'autorità cattolica per sedurre tutte le genti.
Per capire il «segreto» si deve perciò rammentare il gran pericolo previsto nell'ultimo secolo dai Papi e ultimamente da Pio XII, allarmi coincidenti con quanto la Madonna ha fatto sapere in quel periodo a suor Lucia.
Il fatto che su questi gridi d'allarme sia sceso il veto della censura vaticana, con la «conseguente» auto censura della suora, può cambiare i fatti o piuttosto conferma la gravità e la dimensione della sedizione interna alla Chiesa?
Ciò dimostra o no un attentato alla coscienza cattolica?
Esso, avvertito in modo chiaro dai Papi, s'è avverato in modo subdolo nel presente.
Ricordiamo, allora, quanto ripeteva Pio XII sulla situazione della fede e sul rovinoso avvicinarsi dell'umanità ad un punto di non ritorno per quanto concerne l'integrità spirituale dell'uomo, come Dio lo ha creato.

Il Papa descriveva l'abissale «inimicizia» tra lo spirito imperante e quello cristiano (Discorso all'Azione Cattolica Italiana, 12/10/52): «Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l'autorità; talvolta l'autorità senza la libertà. E' un nemico divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo a additare come i principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: una economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il 'nemico' si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle università, nella scuola, nella famiglia, nell'amministrazione della giustizia, nell'attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l'amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra».
Pio XII vedeva, già allora, il processo così avanzato da ritenere vano «di andargli incontro per fermarlo e impedirgli di seminare la rovina e la morte», ma che si doveva «vigilare... affinché il lupo non finisca col penetrare nell'ovile per rapire e disperdere il gregge».
In quel periodo Lucia testimoniava come poteva i pericoli confermati da Maria.
Il 18 ottobre 1953, il gesuita Riccardo Lombardi, denominato il «microfono di Dio» per quanto era legato a Pio XII, riuscì ad avere un colloquio con la veggente di Fatima nel parlatorio del convento di Coimbra.
Padre Lombardi domandò allora alla suora, malata e febbrile: «mi dica se il 'Movimento per un Mondo Migliore' [conosciuto dalla suora], può essere la risposta della Chiesa alle parole della Madonna a lei affidate».
Lucia rispose che certamente Dio vuole che si intraprenda un lavoro di grande rinnovamento: «Si cominci dalla riforma del clero; il popolo lo seguirebbe. Si dice che mancano le vocazioni. Non è così. Non è che ci sono pochi preti, è che non sono come devono essere; come il popolo seguirebbe il clero, così questo seguirebbe una riforma di Roma. Nel fare i vescovi, dovrebbero badare più a sceglierli santi che dotti».
La suora disse a Lombardi: «La rinnovazione stabile che lei predica è necessaria: altrimenti, considerando lo stato dell'umanità, solo una piccola parte del genero umano si salverà».
Il Padre insistette: «Lei crede veramente che molti si perdono? Personalmente, spero che Dio salvi un gran numero di anime e a questo proposito ho scritto il libro 'La salvezza di chi non ha fede'».
«No padre, si salvano in pochi», risponde la suora.
«E' vero che il mondo è un abisso di vizi... tuttavia c'è sempre speranza di salvezza».
«Padre, molti, molti si dannano. Anche anime consacrate, molte».

Padre Lombardi ricordò, allora, le parole della piccola Giacinta che aveva visto l'inferno e che parlava spesso delle sue visioni; delle molte anime che nel corso delle guerre si perdono, cadendo nell'inferno come la neve sui campi.
Perciò la bambina ardeva di pietà per salvarle, invocando preghiera e sacrificio.
Non fu concesso a padre Lombardi sapere se queste visioni appartenessero al terzo segreto, ma egli tornò a Roma in tal modo depresso che molti ne furono allarmati, immaginando che avesse preso conoscenza dei castighi incombenti contenuti nel messaggio di Fatima.
A Roma risuonava allora l'allerta di Pio XII che l'8 dicembre '53, in un radiomessaggio diretto all'Azione Cattolica italiana, diceva: «I pericoli, che gravano sul genere umano, sono tali che Noi non dobbiamo cessare mai - si può dire - di gettare il nostro grido di risveglio. Vi è il 'nemico', che preme alle porte della Chiesa, che minaccia le anime. Ed ecco un altro aspetto - presentissimo - di Maria: la sua forza nel combattimento».
Quel che il Papa diceva della situazione del mondo negli anni Cinquanta concordava con quel che Lucia udiva dalla Madonna in quel periodo.
Cosa si dovrebbe dedurre allora se gli allarmi sui rischi di quel momento storico, ricorrenti pure nel messaggio di Fatima, fossero completamente oscurati in seguito?
Cosa dovrebbe pensare un cattolico se qualcuno venisse a dire che questi pericoli sociali e quello dell'inferno non sono altro che profezie di disgrazie da scartare? Sono forse venute meno, con la morte di Pio XII, le ragioni d'allarme sulla situazione spirituale dell'uomo in questo mondo, o al contrario, esse si sono aggravate a dismisura?
Ecco il dilemma che non poteva non presentarsi in modo lacerante alla coscienza di Lucia, che certamente conosceva la gravità di tale minaccia, sempre più evidente. Lo ha espresso quando ha incontrato padre Fuentes, prima dello scatenarsi di tanti strani e devastanti cambiamenti.

Il «caso» di padre Fuentes

Il padre messicano Agostino Fuentes, indicato come postulatore della causa di beatificazione dei pastorelli Francisco e Jacinta, frequentava il convento di clausura di Coimbra, dove viveva suor Lucia da quando era divenuta carmelitana scalza.
Lì, il 26 dicembre 1957, pochi mesi prima della morte di Pio XII, Lucia aveva svelato a padre Fuentes il dolore di Maria santissima di fronte ai rischi incombenti sulle anime e sulla Chiesa.
Egli racconta che suor Lucia era molto triste, magra e afflitta quando l'ha ricevuto, facendolo partecipe delle sue meditate preoccupazioni: «La Madonna è molto triste perché non si è fatto caso al suo messaggio del 1917… Lo dica! Padre, che il
demonio sta attaccando la battaglia decisiva contro la Madonna…Bisogna dire alle persone che non devono stare ad attendere un richiamo alla penitenza e alla preghiera, né dal sommo Pontefice, né dai vescovi, né dai parroci, né dai superiori generali; è già tempo che ognuno di sua iniziativa compia opere sante e riformi la sua vita secondo i richiami della Madonna. Il demonio vuole impadronirsi di anime consacrate; lavora per corromperle, per indurre molti all'impenitenza finale; usa tutte le astuzie perfino suggerendo di aggiornare la vita religiosa… La Madonna ha detto espressamente: 'Ci avviciniamo agli ultimi tempi'… Quanto manca per il 1960 e che succederà allora?... Il demonio  ha ingaggiato una lotta decisiva, cioè finale, dalla quale uno dei due uscirà vittorioso o sconfitto: o siamo con Dio o siamo col demonio». (vedi appendice)
Padre Fuentes riferì subito queste parole di tenore apocalittico al vescovo di Leiria-Fatima per sapere cosa doveva fare.
Il vescovo Venancio non esitò ad approvare la sua diffusione.
Tornando in Messico, il sacerdote in una conferenza del 22 maggio '58 raccontò la sua intervista con Lucia di Fatima, poi pubblicata nella rivista spagnola «La Immaculada», del gennaio-febbraio 59.
Il messaggio fu pubblicato e diffuso nelle versioni inglese e spagnola con l'approvazione del suo arcivescovo in Messico.

Nel frattempo Angelo Roncalli fu eletto al soglio di Pietro; amico di molti massoni, volle, da subito, prendere distanza dai «profeti di sventure».
Così, in poco tempo il vescovado di Coimbra è intervenuto sul «caso del padre Fuentes» con una dichiarazione ufficiale che condannava la «campagna di profezie che scatenano una tempesta di ridicolo», a cui si aggiungeva la smentita pubblica di Lucia, che dichiarava ignorare la minaccia di castighi incombenti falsamente a lei attribuiti, con riferimento esplicito all'intervista a padre Fuentes.
La deduzione che sia stato il Vaticano di Giovanni XXIII ad imporre la ritrattazione a Lucia, attraverso il vescovo di Coimbra, si poggia sul fatto che la dichiarazione è stata pubblicata a Roma dalla «Civiltà cattolica», che esprime in modo ufficioso la posizione vaticana.
Inoltre, la preoccupazione di Giovanni XXIII riguardo il messaggio di Fatima è stata espressa in modo ricorrente.
In particolare si può citare le sue parole registrate dal nuovo ambasciatore del Portogallo presso il Vaticano, Antonio de Farias nel 1961: il Pontefice «mi ha parlato di Fatima alludendo alla convenienza che non si tentasse di far dire a suor Lucia più di quanto essa non fosse in condizione di dire (a proposito dei riferimenti fatti alla Russia e la menzione del 1960), materia molto delicata che esige ogni prudenza» ('Historia', Lisbona, ottobre 2000, pagina 25).
Padre Alonso, che era il principale esperto designato sugli eventi di Fatima, la cui opera in venti volumi, è ancora in corso di pubblicazione in edizione postuma, riguardo l'intervista di Lucia nota nel suo libro «Segredo de Fátima, fatos e lenda»: «Ciò che padre Fuentes dice nel testo originale della sua conferenza in Messico corrisponde, senza dubbio, all' essenza di quanto ha sentito nel corso delle sue visite a suor Lucia, poiché, anche se nel rapporto i testi siano stati stilisticamente migliorati con mezzi oratori e altre risorse letterarie, essi non dicono niente che la veggente non abbia già detto nei suoi numerosi scritti resi pubblici. Forse il solo sbaglio sia stato di aver classificato come messaggio al mondo quanto aveva sentito».
Fatto sta che a padre Fuentes venne tolto l'incarico di postulatore della causa di beatificazione di Giacinta e Francisco e, tornato in Messico, dopo un periodo di umiliazioni e afflizioni, morì.
Tuttavia, in quel momento della storia della Chiesa, cioè dopo la morte di Pio XII e la convocazione del Vaticano II, non era il solo testo di padre Fuentes ad essere censurato, ma la storia della Chiesa e, naturalmente, il terzo segreto di Fatima.
Emblematicamente a queste censure corrispondeva proprio quanto è avvenuto nel periodo in cui il «terzo segreto sarebbe divenuto più chiaro», conforme a quello che la veggente Lucia aveva affermato al cardinale Ottaviani.

L'insofferenza per l'intervista di padre Fuentes a Lucia non era quindi una questione isolata, ma legata all'avversione per il segreto stesso e tanti segni cristiani.
Perfino il «segno» visto nel cielo dall'imperatore Costantino, che aprì l'Impero alla cristianità, passò ad essere visto con disprezzo, perché inaugurò la «Chiesa costantiniana» di cui, insieme ai «profeti di sventura» si voleva prendere le distanze.
Era la mossa dell'«aggiornamento» dell'ordine cristiano alla modernità: l'idea gnostica e massonica che i Papi cattolici rifiutano come perversa, ma che i nuovi pastori predicano.
Mentre i Papi agirono per portare l'umanità sul binario dell'ordine cristiano, si passò ad operare per dirottare la Chiesa sul binario del nuovo ordine mondiale.
E il Concilio indetto da Giovanni XXIII doveva liberare la dottrina cattolica dal «sospetto di discriminazione», calando le difese della Chiesa, causa del livore del mondo contro di essa.
Di fronte alla rampante scristianizzazione la nuova gerarchia ha risposto proclamando la necessità dell'«allineamento» ecumenista al nuovo ordine mondiale e isolando i «profeti di sciagure».
Tra questi ci sono evidentemente i Papi e i santi del passato, per non dire la Madonna e lo stesso Signore.
Basta considerare il modo come fu da allora trattato il segreto di Fatima e le parole trasmesse a padre Fuentes, per capire la sorda censura, in rottura con gli allarmi precedenti, silenzio che richiedeva anche l'ubbidiente compiacenza della stessa
Lucia di Fatima.
Dopo il «caso» del padre Fuentes, il criterio applicato per selezionare i collaboratori nei lavori riguardanti Fatima passò ad essere il rifiuto di quell'intervista sconfessata, come lo attesta lo stesso padre Alonso che, se all'inizio l'aveva messa in dubbio, poi ha capito e scritto sulla sua validità.
Essa passò a rappresentare da allora un segno di contraddizione e rottura.
Questa rottura si è dimostrata una realtà poco visibile ma drammatica per il mondo, per ogni cattolico e per la stessa suor Lucia.
Per la sua coscienza di portatrice del messaggio doveva apparire sconvolgente che il vertice religioso giudicasse questi allarmi della Madonna ridicole paure infantili.
Sarebbe avvenuto in modo impercettibile l'avvento del nemico predetto a La Salette: «Roma perderà la fede e diverrà la sede dell'Anticristo»?
Il pericolo era divenuto reale con l'avvento della nuova gerarchia?
O Lucia sarebbe stata illusa da visioni troppo allarmistiche?
Il fatto è che, se lei riconoscesse il legame tra i due «segreti», ciò implicherebbe annunciare un tempo «apocalittico»; compito smisurato per la povera suora!
Lei non lo ha fatto.
Perciò si può dire che c'è una suor Lucia di prima del 1959 e un'altra.

Dopo aver ubbidito all'ordine di smentire quell'intervista contenente le parole della Madonna, avvenuta nel mese di luglio del 1959, altri laceranti dilemmi si sono presentati di continuo.
Per quanto riguarda Fatima basterebbe citarne alcuni: la censura del «Terzo Segreto» da parte di Giovanni XXIII nello stesso '59; il rifiuto di Paolo VI a Fatima (13 maggio 1967) di udire le richieste divine; il «diktat» vaticano del 1988 che imponeva il riconoscimento dell'avvenuta consacrazione della Russia, che sarebbe stata compiuta nel 1984; l'incontro privato a Fatima (13 maggio 1991) in cui Lucia è stata incantata con la favola della conversione di Gorbacev (e della Russia) da Giovanni Paolo II, che poi ha fatto richiedere la sua smentita.
La suora avrebbe dovuto smentire allora quanto detto in un'intervista a dei cardinali e poi reso pubblico, proprio per esaltare il potere di Maria santissima! Un'informazione proveniente dalla somma autorità!
E poi, la pubblicazione sotto controllo vaticano dei suoi «appelli», dai quali mancavano, però, proprio gli appelli della Madre di Dio, la cui «mediazione universale» è stranamente ridotta (da lei stessa o da altri?): «come intercessori supplicati abbiamo Maria, i santi, e lo possiamo essere tutti»! (pagina 270)
Si poteva attendere la reazione di una suora di clausura alle manovre di mutazione operate nella Chiesa da una nuova gerarchia?
Forse.
Ma ad esse si erano aggiunte queste manovre radicalmente contrarie al disegno divino affidato a suor Lucia.
Eppure, lei sapeva che per lanciare il nuovo corso, tale gerarchia non esitò a condizionare la coscienza dei cattolici e la sua, in nome dell'«assoluta fedeltà al Papa», perfino riguardo alla santa Messa.
Citiamo a proposito e per brevità solo le recenti parole di Antonio Socci (Libero, 11.10.06) sulla indegna mutazione della Messa cattolica: «la millenaria liturgia della Chiesa vergognosamente proibita dopo il Concilio dall'inquisizione progressista».

Il Concilio dell'inquisizione progressista

Durante il Vaticano II vi fu l'azione del Coetus Internationalis Patrum che riuniva centinaia di prelati, cardinali e vescovi di tutto il mondo per difendere la fede «alla luce della dottrina tradizionale della Chiesa e gli insegnamenti dei sovrani Pontefici».
Tali iniziative ostacolarono l'avanzata dei liberali, come riconobbe uno di essi, il padre Ratzinger.
Ma Paolo VI favorì i cambiamenti («Le Rhin se jette dans le Tibre Le Concile Inconnu», Edition du Cedre, 1973).
Ci sono state allora diverse prese di posizione di fronte agli inganni che si sono voluti introdurre nella dottrina cattolica da parte di molti prelati progressisti.
Pure il laicato cattolico ha reagito con diverse pubblicazioni.
C'è stato anche il caso di un manifesto della reazione laica alla svolta nella Chiesa, quando, alla fine del Vaticano II, fu adottata la dichiarazione «Nostra Aetate», riguardante la nuova posizione di fronte alle altre religioni e agli ebrei, che implicava una vera inversione della dottrina e missione cattoliche.
Questa azione dimenticata risulta, per esempio, nel voluminoso «Diario del Concilio» di Henri Fesquet, entusiasta del nuovo corso e «indignato» per la reazione definita «antisemita».
Eppure, negli anni che seguirono divenne chiaro che tale libello d'accusa dello spirito del Vaticano II come avversario della fede cattolica, era più che fondato.
Il Signore è venuto per convertire i popoli, prima di tutti il popolo eletto a riceverLo.
Si pensi che nel nuovo catechismo conciliare, ispirato alla Nostra Aetate, c'è non solo l'apologia dei farisei, ma al numero 840 si arriva a dire che: «quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell'Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa della venuta (o del ritorno) del Messia».
La fede nella venuta di Cristo e quella del suo rifiuto avrebbero fini analoghi! Quindi la conversione degli ebrei non farebbe parte della dottrina di Cristo!
E oggi, di fronte ad alti prelati conciliari che proclamano apertamente che gli ebrei non hanno bisogno né di convertirsi a Cristo né del Suo battesimo per salvarsi, si deve riconoscere che quelle centinaia di prelati, cardinali, vescovi e tanti laici resistenti avevano ragione.
Mancarono, però, nel non aver dato seguito a quell'accusa legittima.
Come mai?
I problemi che riguardavano la fede furono superati?
Trattandosi della presenza di nemici che avrebbero deviato la vita cristiana dalla retta via, un danno tanto grande non richiedeva una difesa proporzionata?
Mancavano forse alla Chiesa gli strumenti per impedire ai suoi demolitori di agire?
No di certo, le leggi non possono mancare nella società perfetta che è la Chiesa.
Perché allora questa testimonianza del pericolo che incombeva sulla Chiesa non ebbe seguito, ma causò la divisione completa della testimonianza cattolica?
E' mancata allora alla coscienza cattolica la volontà d'unione per operare secondo la legge divina della Chiesa.
E la reazione adeguata a tanto inganno non avvenne fino ad ora, quasi la Chiesa sia privata di un diritto per difendersi né di grazie per ricorrervi, come promesso nella profezia di Fatima.
Dopo il Vaticano II, a devastazione compiuta, la resistenza s'è ridotta ad un pugno d'irriducibili.
In mezzo a tale crollo generale come situare la testimonianza di Lucia?

Il mistero delle contraddizioni di Lucia

Il silenzio di Lucia su tale «trapasso» può essere spiegato in modo semplice, anche se dilacerante: per quarant'anni la suora si è sottomessa ed ha accettato, in nome dell'ubbidienza all'autorità ecclesiastica, mutazioni che «plagiano» inevitabilmente le coscienze.
L'analisi dei fatti rivela che ciò è avvenuto in rapporto a suor Lucia almeno nei casi citati riguardanti il segreto di Fatima.
Lucia ha scelto di adeguarvisi, anche incorrendo in contraddizioni riguardo a quanto detto in precedenza.
Così è stato per la presunta consacrazione della Russia, che sarebbe stata compiuta da Giovanni Paolo II, senza che sia mai stato pronunciato il nome di quella nazione.
Eppure, lei stessa aveva negato il valore delle iniziative in quel senso almeno fino al 1988, ragion per cui il Vaticano ha dovuto imporre le sue istruzioni a tutti, affinché la «consacrazione» del 1984 fosse accettata come quella richiesta dal cielo!
Le contraddizioni di suor Lucia in rapporto al messaggio di cui è stata portatrice, che sono alla vista di tutti, possono, però, svelare l'oscura macchinazione contro la fede, a tal punto coperta dall'inganno che è stato necessario un messaggio straordinario perché i fedeli potessero capire che solo con la morte virtuale del Papa cattolico ciò sarebbe potuto succedere!
Ricordiamoci che il «mistero d'iniquità» non ha per causa primaria i nemici della Chiesa, ma l'abbandono delle sue difese.
Già san Paolo insegnava: «Prima del mistero d'iniquità deve venire l'apostasia».

La scellerata avversione ai segni divini


L'avversione al «terzo segreto» può essere attestata, dunque, da una serie di trame intorno a suor Lucia, implicanti contraddizioni oggettive: parlare di «segni dei tempi», oscurando il tempo a cui si riferisce la visione del Segreto.
Menzionare il punto culminante della storia moderna, per riferirlo, non a quanto concerne la fede, ma all'immagine di Giovanni Paolo II.
Concepire la richiesta di consacrazione della Russia come un atto vago di una devozione personalizzata; alla misura di Giovanni Paolo II.
Oscurare il segreto apocalittico, che, censurato nel 1960 da Giovanni XXIII, ora è abusato attraverso un'interpretazione strumentale.
Da tutte queste trame ne deriva una dolorosa questione: come si conciliano tali contraddizioni con l'idea che la Madonna sarebbe stata sempre in contatto con la suora per approvarle?
Perché ciò è parte della testimonianza televisiva (febbraio 2005) del cardinale Tarcisio Bertone, che riferisce le parole di Lucia, in speciale riguardo all'anno 1984, cioè della presunta consacrazione della Russia!
A questo punto si presenta un grave dilemma: come potrebbe Lucia, depositaria del segreto che tocca l'«avvento dell'Anticristo», aver evitato ogni testimonianza in questo senso negli anni successivi al 1959?
E' vero che in certe occasioni lei ha ammesso che il «segreto» è nell'Apocalisse (fatto ammesso anche dal cardinale Ratzinger nella sua intervista a Vittorio Messori) e parlò delle presenti «deviazioni diaboliche», ma evitando ogni riferimento preciso di azioni nefaste nell'ora presente, che pur sono evidenti.
Quindi, l'avvento dell'Anticristo come motivo centrale del segreto di Fatima sarebbe stato evitato da suor Lucia dopo il 1958, il che suscita l'altra grave questione: se a trascurare il contenuto apocalittico di tale messaggio è la stessa portatrice, cosa può essere ritenuto più credibile: che tale contenuto sia estraneo al segreto o piuttosto che sia evitato perché configura la spaventosa minaccia che fa rabbrividire qualsiasi credente?

Suor Lucia ancora alla prova

Le interviste di suor Lucia del 1992 al cardinale Padiyara (e ad altri) e quella successiva del 1993, al cardinale Vidal, che conferma la prima, sono tornate ad essere pubblicate nel mese di marzo del 1998, ma questa volta con gran rilievo in Portogallo, Spagna, Italia e in tanti altri Paesi dove si segue con interesse le questioni di Fatima e del Vaticano.
Probabilmente molte confusioni sono accadute a causa della malizia di alcuni Giornalisti, che fecero passare quelle parole come se fossero recenti, adeguandole per i grandi titoli di un Gorbaciov convertito da Giovanni Paolo II che ferma la terza grande guerra mondiale; tutto come conviene ai grossi «scoop».
Ma veniamo ai fatti degli ultimi anni.
Il 13 maggio del 1991 Giovanni Paolo II è andato a Fatima e ha avuto un incontro privato durato circa mezz'ora con suor Lucia.
Quanto si sono detti è emerso poi dalle interviste del 92/93 coi cardinali.
Perciò la smentita del portavoce vaticano, Navarro Valls, sul pentimento del leader della «perestroika» in occasione del suo incontro con Wojtyla il 1 dicembre 1989, si tinge di giallo.
Chi può aver detto quelle cose alla vecchia suora, e perché?
Il portavoce di Giovanni Paolo II dice: «Il gesto che viene attribuito al signor Gorbaciov non è né vero né verosimile»; esso risulterebbe da una presunta intervista di suor Lucia, la novantunenne veggente di Fatima ad un cardinale (Avvenire 3.3.98).
Si erano dimenticati dell'intervista ricevuta, registrata perfino in un video, il cui testo ha avuto l'avallo dei due porporati.
La questione non è dunque quella della notizia sul pentimento di Gorbaciov: essa fu riferita sicuramente da suor Lucia di Fatima.
La vera questione è di sapere chi, tra la veggente che ha visto la Madonna e la persona che è al vertice del Vaticano, l'ha inventata e perché.
E si capisce che il riferimento ai novantuno anni della suora non era casuale ma serviva ad insinuare la sua senilità, per cui Lucia può aver ricamato su quanto ha sentito da Wojtyla.
Certo però è che la notizia di una tale conversione è questione troppo seria perché lei lo inventasse.
Il dilemma è: o suor Lucia ha parlato a vanvera di quella conversione o ha ripetuto quanto sentito da Giovanni Paolo II.
Ma se non l'ha inventato la suora, esso può essere dovuto solo all'estro del suo sommo interlocutore.
Nel primo caso il sospetto va alla testimone di Fatima che, avendo potuto fantasticare su altre questioni di quell'evento e del suo messaggio, li renderebbe dubbi.
Nel secondo caso il sospetto di una arrière-pensée va a chi allora ha detto una cosa che poi fa smentire.
Per quale ragione?
Ora si capisce che la ragione era l'«esproprio» del segreto a favore della propria immagine.

L'esproprio della Profezia di Fatima

Intervista immaginaria?
Non si può più parlare di una falsa intervista della suora, che con i suoi 91 anni, sarebbe stata vittima di allucinazioni o di inganni.
Il suo pensiero è stato chiaramente registrato in incisioni meticolosamente analizzate e autenticate da un professore al di sopra di ogni sospetto, il cattedratico della facoltà di Lettere di Coimbra, il canonico dottor José Geraldes Freire, allora in funzione di cappellano del Carmelo dove era suor Lucia, che presenta il libro di Carlos Evaristo, «Duas Entrevistas com a Irmã Lúcia» («Due interviste con suor Lucia») Regina Mundi Press ICHR, 1998, Fátima.
Non si tratta dunque di un sentire parlare, o di probabili ma immaginarie descrizioni della suora di quanto ha appreso direttamente da Giovanni Paolo II a parenti e alle consorelle; si tratta di testi ormai resi pubblici.
Dobbiamo quindi risalire ad una storia misteriosa, come è la sostanza del dialogo in quel loro incontro del '91 che può solo riguardare il segreto, proprio perché riservato tra suor Lucia e Giovanni Paolo II.
Egli di fronte alla veggente, che sa di aver avuto il messaggio dal cielo, non può che riconoscere la sua impressionante dimensione apocalittica.
Qui c'è posto per tutti i prodigi politici che avrebbe operato e la «conversione» della Russia in nome di Fatima.
Resta la questione che contrasta in modo impressionante coi prodigi appena descritti; la gravissima crisi della Chiesa, per cui ci deve essere una causa.
Quale?
Divisioni conseguenti alla demolizione dell'autorità, che sarebbe la materia centrale del terzo segreto?
Tutto ciò deve aver suscitato in Lucia il gran timore di rivelare al mondo problemi che andrebbero, a causa della loro gravità, coperti da un rigoroso riserbo.
Se tale è stato il tenore del dialogo tra loro, come è più che plausibile credere, Giovanni Paolo II con molto tatto deve aver chiesto la collaborazione di suor Lucia in forma di consiglio: se fosse lecito rivelare un segreto sulle rotture riguardanti l'autorità ecclesiale.
La suora, allora, atterrita dalla responsabilità di testimoniare tale realtà non avrebbe voluto altro che «consigliare» Giovanni Paolo II di non rivelarlo.
Quali sarebbero gli indizi di questo dialogo e del fatto che suor Lucia era allora in preda alla paura che il segreto fosse rivelato?
Essi si trovano in quell'intervista dell'ottobre 1992, confermata in un video nel 1993, in cui dice: «La Madonna non ha mai detto che quella parte del messaggio doveva essere resa pubblica, ma che si destinava solo al Papa».
«Il Papa può rivelare il segreto, se vuole. Ma io lo consiglio di non farlo. Se decidesse di farlo, consiglio molta prudenza».
Si badi bene, se non fosse stato lui stesso a chiedere alla povera suora un consiglio, sarebbe stato impensabile che lei si fosse permessa di dire pubblicamente di averlo dato.
Inoltre, la suora si contraddice in rapporto a quanto lei stessa ha detto e scritto prima, come si può costatare dai testi che trattano del segreto e anche da quanto ha detto al cardinale Ottaviani in proposito.

L'inganno dell'«ubbidienza assoluta»

Tale ubbidienza alienata dal vero si è pure palesata in occasione della divulgazione della terza parte del «segreto» della Madonna, quando Lucia ha dovuto dichiarare, per non far crollare la tesi montata dal Vaticano, di aver messo lei stessa la data del 1960 per l'apertura della terza parte del segreto.
Per attestare l'esistenza della data del 1960 riguardante il segreto ci sono tante lettere e testimonianze, tra cui quelle dei canonici Galambra e Barthas e dei cardinali Cerejeira e Ottaviani, oltre che del vescovo João Pereira Venâncio, successore di monsignor José nella diocesi di Leiria-Fatima, che è arrivato al punto di proporre a tutti i vescovi del mondo un giorno di preghiera e penitenza in data 13 ottobre 1960, affinché tutti i cattolici potessero sentire e onorare il messaggio della Madre di Dio.
Il 7 settembre 1946, alla chiusura del Congresso Mariano di Campinas in Brasile, il cardinale Cerejeira dichiarò che la terza parte del segreto fu scritta e messa in una busta sigillata che sarebbe stata aperta nel 1960.
Nei suoi incontri con suor Lucia, nei giorni 17 e 18 ottobre 1946 (pubblicati nel 1952), il canonico Barthas le domandò quando la terza parte del segreto sarebbe stata rivelata.
La risposta senza esitazioni né commenti, confermata anche dall'assenso del vescovo di Leiria, che era presente, fu: «Nel 1960».
Continua il padre. «Quando arrivai al punto di osare la domanda del perché si sarebbe dovuto attendere fino ad allora, ricevetti la stessa risposta dalla suora e dal vescovo: perché la Santissima Vergine così lo vuole».
E si vorrebbe che il segreto riguardi un evento passato e concluso con l'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, le cui cause non furono mai chiarite, ma che il 1960 non sia una data cruciale riguardo la chiara demolizione della Chiesa, che è conforme alla profezia di Fatima.
In una lettera del 24.6.87, che ho ricevuto da suor Lucia, lei ripete la mia domanda: «L'anno 1960, cruciale nella vita della Chiesa e del mondo, dovuto a molti fatti tuttora invisibili, era previsto come momento per la conoscenza del segreto, ma come la Misericordia divina ha fatto conoscere a suor Lucia questa data?».
Risposta: «Il come ho avuto conoscenza di questa data non sono autorizzata a spiegarlo qui, ma teniamo presente che, l'autorizzazione data affinché la Chiesa potesse aprire la mia lettera, non era un ordine perché la pubblicasse».
Pare impossibile accordare le due cose.
Se è stata la stessa veggente a stabilire l'anno 1960 per l'apertura del terzo segreto, come ha potuto lei stessa riferirsi alla data di un'autorizzazione per la stessa Chiesa?
Mistero!

Ignorare questa volontà nel 1960 non significava che i «censori» del segreto erano disturbati dall'effetto che poteva provocare quella profezia alla vigilia di quel periodo di grandi cambiamenti e la volevano sopprimere?
Poiché difendere la Chiesa è volontà di Dio, o se vogliamo, diritto divino, il cattolico che non la difende, professando pubblicamente la sua fede quando essa è in grave pericolo, si avvia, se non all'apostasia, a convivere, volente o nolente, con la gran massa che popola l'altra città, quella che vegeta nella ribellione alla splendente «Città di Dio».
Tutti questi fatti, che implicano contraddizioni e sviamenti, hanno un denominatore comune: si riferiscono diretti o indiretti ad un inganno riguardante il Papato. Del resto, è esplicito che la figura del Papa è centrale in questo messaggio mariano, come si è visto a più riprese.
Per questa ragione le ipotesi sul segreto, che vogliono veramente approfondire la questione, non possono eludere quella più sconvolgente: una grave crisi nella vita del Papato.
Soltanto una questione di tale gravità può spiegare, non solo la dimensione del segno apocalittico del miracolo del sole che avallò la sua origine divina, e nelle Sacre Scritture il sole simboleggia il potere spirituale, ma anche la paura «metafisica» che avvolge quanti sono a contatto col segreto che mostra un eccidio papale.
Si deve costatare, quindi, che suor Lucia voleva ignorare, con la scusa della «santa ubbidienza», che chi alterava questioni riguardanti disegni divini non poteva essere da Dio.
Ecco perché il segreto di Lucia è tremendo: lei rappresenta una generazione che, se non ha apostatato dalla fede nella sua forma esteriore, ha ammesso, nel fondo della propria coscienza, come veri, quei falsi profeti che hanno operato per cambiare la fede, suscitando la generale apostasia.
Questi sono i fatti e ai fedeli non spetta cancellarli, come fanno gli gnostici con i grandi misteri della vita, ma riconoscere dove si colloca il segreto nella storia sacra che plasma la fede.
Ora, l'evento del «pastore colpito», che nei tempi avanzati dell'era cristiana sarà «tolto di mezzo», è presente nelle Sacre Scritture; è la Passione del Verbo Incarnato che continua nella Sua Chiesa.
A questo punto la visione simbolica della terza parte del segreto di Fatima, cioè dell'eccidio del Papa col suo seguito, rappresenta, anche nella sua semplicità, l'evento profetizzato da sempre.

Si tratta della rimozione di quella voce, di quell'ostacolo voluto da Dio per frenare la scelleratezza umana, di quel «kathécon» misterioso descritto da san Pao-lo (II Tessalonicesi), la cui «scomparsa» apre la strada al nemico che s'insedia nel luogo di Dio per sostituire il culto di Dio col culto dell'uomo (ibidem).
Lucia sarebbe dunque portatrice di un segreto spaventoso riguardante l'avvento dell'Anticristo a Roma, fatto preannunciato settanta anni prima dalla Madonna a La Salette.
L'interpretazione della visione della terza parte del segreto di Fatima come evento che prelude all'avvento dell'Anticristo sarebbe azzardata solo se non vi fosse una profusione di fatti storici a suffragarlo.
A quale altra causa si può imputare, però, il cambiamento devastante nella Chiesa di Dio dopo la morte di Pio XII?
Una metamorfosi operata proprio a partire dalla sede suprema, perciò da uno spirito nemico che avendo rimosso l'ostacolo, occupa il trono di Dio (confronta II Tessalonicesi)?
Resta che l'ubbidienza aliena alla manifestazione della verità, sia di Suor Lucia, sia di quelli che la giustificano, non è virtù.
Non si può accettare senza colpa la gerarchia che cambia la fede per avere il consenso del mondo.
Chi lo fa disdegna la parola divina: «Guai a voi quando tutti diranno bene di voi, perché i loro padri trattavano così i falsi profeti» (Luca 6. 26).
Quel che richiede virtù eroiche è testimoniare oggi che l'autorità di un Concilio che, come il Vaticano II, non si fonda sulla verità evangelica, non rispetta le coscienze fedeli alla tradizione ed è indifferente alla diffusione dell'ordine cristiano nel mondo, non è certamente da Dio.
Poteva il segreto di Fatima essere alieno a tale opera di demolizione della Chiesa?

Appendice


L'intervista di suor Lucia a padre Fuentes è stata diffusa nel recente libro di Antonio Socci, «Il Quarto Segreto di Fatima» (Rizzoli, 2006).
Essa è nel mio libro «Entre Fátima e o Abismo» (T.A.Queiroz, S.Paulo. 1988), consegnato in mano e letto da suor Lucia, che ha voluto allora rispondermi attraverso sua nipote Maria do Fetal.
Lei, che già mi aveva risposto prima con una lettera, ora lo faceva con un messaggio in cui mi invitava a non essere polemico.
Dunque non contestava quanto scritto dell'intervista a padre Fuentes, ma voleva che la sua posizione di affidare ogni decisione alle autorità ecclesiastiche fosse seguita da tutti.
E così accettava anche le loro interpretazioni dei fatti concernenti Fatima, come sia conservare chiuso il «terzo segreto».
Sulla consacrazione della Russia, Maria do Fetal riferiva allora che per suor Lucia essa andava ancora compiuta, ma che la Russia già si stava convertendo e un nuovo spirito di pace e di concordia avanzava nel mondo!
 
«Padre, la Madonna è molto triste perché non si è fatto caso al suo Messaggio del 1917.
Né i buoni né i cattivi vi hanno fatto attenzione.
I buoni vanno per la loro strada senza preoccuparsi con le norme celestiali; i cattivi, seguono nella via larga della perdizione, non tenendo in nessun conto i castighi che li minacciano.
Mi creda, padre, il Signore castigherà il mondo molto presto.
Il castigo è imminente.
Quanto manca per il 1960 e che succederà allora?
Verrà presto un castigo materiale; il Padre può immaginare quante anime andranno all'inferno e ciò perché non si prega e non si fa penitenza.
Questa è la causa della tristezza della Madonna.
Padre, lo dica a tutti che la Madonna me lo ha detto tante volte: molte nazioni spariranno dalla faccia della terra.
Nazioni senza Dio saranno il flagello scelto da Dio per castigare l'umanità se noi, per mezzo dell'orazione e dei santi sacramenti, non otterremo la grazia della loro conversione.
Lo dica! Padre, che il demonio sta attaccando la battaglia decisiva contro la Madonna, perché quello che affligge il Cuore Immacolato di Maria e di Gesù,  è la caduta delle anime religiose e sacerdotali.
Egli sa che i religiosi e i sacerdoti, abbandonata la loro eccelsa vocazione, trascinano molte anime nell'inferno.
Noi siamo appena in tempo per trattenere il castigo del Cielo.
Abbiamo a nostra disposizione due mezzi efficacissimi: l'orazione ed il Sacrificio. Ma il demonio fa di tutto per distrarci e toglierci il gusto della preghiera: ci salveremo o ci danneremo insieme.
Però bisogna dire alle persone che non devono stare ad attendere un richiamo alla penitenza e alla preghiera, né dal sommo Pontefice, né dai vescovi, né dai parroci, né dai superiori generali; è già tempo che ognuno di sua iniziativa compia opere sante e riformi la sua vita secondo i richiami della Madonna.
Il demonio vuole impadronirsi di anime consacrate; lavora per corromperle, per indurre molti all'impenitenza finale.

Usa tutte le astuzie perfino suggerendo di aggiornare la vita religiosa.
Ne proviene sterilità alla vita interiore e freddezza nei secolari, circa la rinuncia ai piaceri e la totale immolazione a Dio.
Padre, furono due cose a santificare Giacinta e Francesco: l'afflizione della Madonna e la visione dell'inferno...
La Madonna si trova come tra due spade: da una parte vede l'umanità ostinata ed indifferente davanti ai castighi minacciati, dall'altra vede noi che calpestiamo i Sacramenti e disprezziamo l'avviso del castigo che si avvicina rimanendo increduli, sensuali e materialisti.
La Madonna ha detto espressamente: 'Ci avviciniamo agli ultimi tempi'; me lo ha detto tre volte.
Prima affermò che il demonio ha ingaggiato una lotta decisiva, cioè finale, dalla quale uno dei due uscirà vittorioso o sconfitto: o siamo con Dio o siamo col demonio.
La seconda volta mi ha ripetuto che i rimedi ultimi dati al mondo sono: il santo rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria.
La terza volta mi disse che, esauriti  gli altri mezzi disprezzati dagli uomini, ci offre con tremore l'ultima ancora di salvezza: la Santissima Vergine in persona, Sue numerose apparizioni, lacrime, messaggi di veggenti ovunque nel mondo; che, se non l'ascoltiamo e continueremo l'offesa, non saremo più perdonati, perché sarà come rifiutare coscientemente la salvezza che ci viene offerta, e ciò nel Vangelo è denominato peccato contro lo Spirito Santo.
Non si vuole spaventare le anime, ma è urgente, padre, richiamarle perché ci si renda conto della terribile realtà».

Daniele Arai




1) Fratel Michel è autore di un quarto volume su fatima, il cui primo capitolo ha per titolo: «Le drame de 1960: Comment l' 'obstacle'à l'apostasie a ete ecarte». Ma questo lavoro non è stato mai pubblicato per qualche ragione oscura, e l'autore
entrò in convento.
2) In quell'occasione Paolo VI non solo si è rifiutato di sentire la suora ma, di fronte alla sua insistenza, l'ha pure sgridata, come ha attestato il vescovo di Tacua, Ecuador, Alfonso Zapiana, che era nelle vicinanze e ne è rimasto esterrefatto.
3) Il «Diario del Concilio» del progressista Henri Fesquet («Tutto il Concilio giorno per giorno», 16 ottobre 1965, pagina 966) scrive sulla definitiva adozione da parte del Concilio della Dichiarazione «Nostra Aetate», il cui voto mise fine
«a un numero incredibile di pressioni, di passi, di visite, di lettere, di pamphlet, di trattati che hanno assalito il Segretariato per l'unità dei cristiani per più di tre anni. Quando saranno conosciuti nei particolari questi vari tentativi per fare abortire o rendere insignificante la dichiarazione conciliare, si resterà confusi davanti a tanta passione, aberrazione, odio, e per dire tutto, ignoranza e bestialità (!?). D'altro lato, parecchi lamenteranno a buon diritto che l'ultima versione del testo presentata dal Segretariato per l'unità abbia perduto un poco del suo mordente.
E' soprattutto peccato che le vere ragioni per cui sono state fatte queste modifiche siano state più o meno nascoste dietro dei pii motivi. La diplomazia romana è prevalsa su una franchezza assoluta. Ma bisogna riconoscere che la dichiarazione, come è stata votata, ha salvato l'essenziale. Gli osservatori che durante l'intersessione avevano fatto correre le voci più allarmanti hanno sbagliato di grosso. Il Vaticano II ha realizzato, grosso modo, la volontà di Giovanni XXIII biasimando severamente l'antisemitismo.
La Chiesa ha riconosciuto implicitamente le sue colpe passate in tale materia, che sono pesanti, durevoli e numerose. La nuova mentalità ecumenica ha vinto i pregiudizi di un tempo. A questo riguardo, il voto di venerdì inaugura una pagina bianca nella storia dei rapporti tra Roma e gli ebrei. Fino all'ultimo giorno gli antisemiti cattolici si sono coalizzati per cercare di imbavagliate il Concilio. Abbiamo già segnalato il pamphlet italiano di don Zaga. Un altro è di Leon de Poncins, che accusa i vescovi che hanno approvato il testo dell'anno scorso d''incoscienza'».
«Una dichiarazione degna di un antipapa» (ibidem, pagina 967): Ma bisogna Soprattutto ricordare il libello di 4 pagine ricevuto dai vescovi. E' preceduto da questo titolo lungo e curioso: 'Nessun Concilio e nessun Papa possono condannare Gesù, la Chiesa cattolica, apostolica e romana, i suoi Pontefici' (Il libello enumera 15 Papi 'antisemiti', da Nicola I, IX secolo,  fino a Leone XIII) e i Concili più illustri. Ora la dichiarazione sugli ebrei comporta implicitamente una tale condanna, e, per questa eminente ragione deve essere respinta».
«Nel testo si leggono queste spaventose parole: 'Gli ebrei desiderano ora spingere la Chiesa a condannarsi tacitamente e a mutar parere davanti a tutto il mondo. E' evidente che solo un antipapa o un conciliabolo (sic) potrebbero approvare una dichiarazione di questo genere. Ed è quello che pensano con noi un numero sempre crescente di cattolici sparsi nel mondo i quali sono decisi ad operare nel modo che sarà necessario per salvare la Chiesa da una simile ignominia'. Che firme vi sono in fondo al pamphlet? Trentun movimenti cattolici tra i quali per la Francia le riviste 'Itinéraires, Nouvelles de chrétienté', la 'Cité catholique' la cui rivista 'Verbe' (che si chiama ora 'Permanences'), è ben nota, l' 'Action Fatima-la-Salette', e il 'Movimento tradizionalista cattolico».
«Ecco il numero degli altri movimenti classificati per nazionalità: USA (3), Italia (3), Messico (3), Spagna (2), Argentina (2), Portogallo (2), Cile (2), Germania (1), Austria (1), Brasile (1), Ecuador (1), Venezuela (1), Giordania (1). La Francia - come si vede - con cinque movimenti, ha il triste privilegio di essere in testa. Aggiungiamo che è difficilissimo interpretare i voti negativi di cui abbiamo parlato sopra: 10 astensioni più 250 non placet. Hanno votato contro lo schema in una proporzione sconosciuta i vescovi dei Paesi arabi, i vescovi di estrema destra, e alcuni vescovi malcontenti che il testo attuale fosse meno preciso e meno forte di quello adottato nel 1964».


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