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J’accuse!
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Come spesso mi è capitato di fare anche in altri articoli, purtroppo sono di nuovo costretto a costatare come l’asservimento della stampa e dei media sia pressoché totale nei confronti di un’oligarchia apolide e transnazionale. Quasi tutta la proprietà della grande stampa, ad ogni latitudine, è concentrata in mani «forti e sicure», ovvero quelle di grandissimi gruppi che hanno rilevato pian piano il controllo di ogni tipo di mezzo di comunicazione: dai giornali, alle riviste e periodici, ai grandi network audiovisivi mondiali e naturalmente non trascurando affatto le nuove piattaforme tecnologiche e social.

In questo scenario già abbastanza desolante, la stampa italiana ha sicuramente la maglia nera della classifica: è quella più insulsa, più becera, più allineata ed inquadrata alle direttive delle élites apolidi e mondialiste. Fino  a qualche anno fa ogni tanto rari trafiletti «informavano» su certe riunioni, su certi avvenimenti molto «particolari»: che so una riunione di altissimi manager internazionali a Venezia,  una seduta periodica del Bilderberg sul lago Maggiore; ma poi, col passar del tempo la censura più fitta e stretta è calata su tutte le notizie che vengono pubblicate: se si aprono le pagine dei quotidiani italiani quello che viene riportato è sempre costituito dallo stesso corpus di informazioni, addirittura i titoli si discostano appena l’uno dall’altro e, con tutta sincerità, si fa molta fatica a distinguere quale giornale si legga. Su argomenti cruciali quali l’Europa o la politica estera è l’appiattimento più desolante ed assoluto su posizioni filo americane e assolutamente lige alle «direttive» europee.

Facciamo un esempio eclatante: da poco si è votato per il rinnovo di quella specie di farsesco ectoplasma che è il parlamento europeo di Strasburgo. Nessuno, ripeto nessun quotidiano italiano, osa parlare delle trattative in atto tra EU e Stati Uniti per la creazione di un’area comune di mercato e di una moneta comune di scambio tra le due rive dell’Atlantico. Nessuno paventa quale pericolo questa trattativa rappresenti, non dico per i singoli Stati dell’Unione che sarebbe già abbastanza, ma per l’Unione stessa: per la sua continuità temporale, per il suo futuro politico. Nessuno mette in guardia i detentori della sovranità popolare del pericolo che incombe su di loro, del fatto che simile trattativa viene portata avanti in maniera segreta, dagli eurocrati di Bruxelles, quei Van Rompuy, Barroso che ricoprono incarichi di primissimo piano nella struttura politica europea senza che nessuno li abbia eletti e senza dover rendere conto a nessuno delle loro azioni e delle loro scelte. È il metodo Chuman e Monnet. Personaggi venuti dal nulla che vengono cooptati e dotati di poteri insindacabili che ricoprono queste posizioni soltanto grazie alle indicazioni dei veri signori della scena politica, di questa tragicomica entità, che avrebbe la pretesa di definirsi Unione sovranazionale rappresentativa di tutti i popoli del Continente, i cui desiderata diventano diktat vincolanti ed indiscutibili per ogni singolo stato ad essa aderente.

Se si vuol capire qualcosa di più e se si vogliono ottenere delle informazioni diverse ed a più ampio spettro, dobbiamo ricorrere a quella parte della stampa, soprattutto francese, che riesce ancora a mantenere un elevato grado di autonomia e di indipendenza davanti a questo molok che soffoca ogni dissenso, ogni afflato di libertà di pensiero e di coraggiosa capacità d’informazione. Ad onor del vero dobbiamo dire che anche oltralpe la maggior parte della grande  stampa – da Le Figaro a Le Monde a le Nouvelle Observateur al tanto decantato,  libertario ed controcorrente Libération – è controllata o asservita all’oligarchia economica apolide ed internazionalista. Ma almeno la stampa d’opposizione mantiene un elevato grado di autonomia e di libertà: testate come Présent o Pólemia contribuiscono a formare una diga, un vasto argine alla deriva imposta dall’oligarchia saldamente insediata nelle due rive dell’Atlantico.

Proprio un giornalista come Michel Geoffroy rilancia il guanto della sfida come a suo tempo fece Emile Zola con il famosissimo J’accuse scagliato contro chi aveva risolto, in un certo modo, il famoso caso Dreyfus, Oggi il J’accuse di Geoffroy è un potente schiaffo in faccia a quella Oligarchia lobbistica e camarillara che, ormai sicura della propria vittoria, non si nasconde nemmeno più, anzi se ne infischia altamente degli starnazzi di un popolo petulante e pretenzioso che cercherebbe d’impedire l’istaurazione finale della Grande Opera.

L’oligarchia mondialista è incapace di trovare soluzioni a qualsiasi tipo di crisi che sia presente sulla ribalta dell’attualità: sia essa l’emergenza disoccupazione, sia l’immigrazione, sia la denatalità o l’insicurezza. E tutto ciò perché essa ha sistematicamente applicato la pratica del ricorso allo choc brutale che era stato teorizzato dai neoliberali della scuola di Chicago negli anni ’70. Essi ritenevano tale metodologia il solo mezzo per imporre le riforme economiche e sociali anche contro la volontà dei popoli.

Parafrasando il famoso articolo di Ėmile Zola su l’Aurore in difesa di Dreyfus, Michel Geoffroy lancia su Polémia il suo J’accuse contro questo sistema oligarchico, marcio e assolutamente legato alle istanze dell’Alta Finanza internazionalista. Di seguito ne riporto alcuni estratti:

«Accuso l’oligarchia di incoraggiare il susseguirsi delle « crisi » con lo scopo di fiaccare la resistenza dei corpi sociali, di propagare così l’angoscia e di provocare uno stato di inebetimento presso coloro che ne sono vittime con il chiaro intento di inibire le capacità di reazione e di opposizione politica a questo stato di cose.

L’insicurezza induce i cittadini a ripiegarsi su sé stessi, cosa che contribuisce alla loro smobilitazione da un punto di vista politico e contemporaneamente anche alla delegittimazione degli Stati. Ed allo stesso tempo, permette anche una privatizzazione  rapida  delle funzioni inerenti alla sovranità degli Stati, affinché “il mercato” ne ricavi profitti sempre maggiori.

Il terrorismo permette di rinforzare i controlli sulla popolazione e specialmente su Internet e sulle nuove tecnologie comunicative.

L’immigrazione giova molto ai datori di lavoro e serve anche a demoralizzare gli europei, inculcando loro la sensazione di non sentirsi più a casa propria.

La disoccupazione aumenta l’inquietudine per l’avvenire ed anche rende docili i salariati nei confronti degli impiegati.

La crisi dei debiti sovrani permette di porre sotto la tutela la politica economica degli Stati e di promuovere sempre di più delle soluzioni “liberali” per “riequilibrare i conti pubblici”. Tali politiche “liberali di ritorno” smantellano le protezioni sociali aumentando l’isolamento e la dipendenza degli individui.

Accuso l’oligarchia di svuotare di qualsiasi tipo di senso la democrazia in Europa: facendo credere che la democrazia non sarà più il governo del popolo, attraverso il popolo, per il popolo, ma soltanto la sottomissione del popolo stesso agli ordini di una sola ideologia, quella del libero scambio e dei diritti dell’uomo; quella che serve da paravento al “progetto escatologico” dell’oligarchia medesima. E facendo altresì credere che solo una politica è possibile: quella che conduce, ineluttabilmente,  al Governo mondiale.

Non esiste democrazia senza sovranità popolare né tantomeno senza la presenza di uno Stato per garantirne l’esercizio all’interno dello spazio delimitato dalle frontiere. Per questo la democrazia mondialista sarà soltanto la maschera della tirannia. Il progetto dell’oligarchia che vuole la distruzione delle frontiere, degli Stati, della sovranità dei singoli popoli è la quintessenza dell’antidemocrazia.

Non c’è assolutamente forma democratica senza identità, né tantomeno senza preferenza nazionale che da sola permette di potersi intendere tra vicini: l’oligarchia, proprio per ciò, preconizza l’immigrazione come mezzo di ripopolamento e soprattutto il rimpiazzo degli Europei come mezzo per rendere la democrazia impossibile. Con questo preciso scopo  crea  una corsia preferenziale per gli immigrati stranieri in nome della “lotta contro le discriminazioni”.

Accuso l’oligarchia di voler imporre al mondo intero il sistema che ha creato in Europa».

La durezza, ma anche la lucidità di queste parole possono lasciare interdetti, o ferire coloro i quali, più o meno condizionati dalla propaganda martellante dei media, pensano con terrore che demolire questo sistema creato dall’oligarchia in Europa e  tornare ad una salutare convivenza e scambio pacifico sul Continente, possa rappresentare un pericolo enorme e possa causare la perdita di una specie di ombrello protettivo, di guscio, che la UE ha creato intorno agli Stati ad essa aderenti. Costoro, a torto, pensano che il contraccolpo che ne subiremmo sarebbe fatale per il nostro fragilissimo sistema economico e politico. Questi sono gli effetti più vistosi e deleteri che l’Alta Finanza internazionalista è riuscita a creare sconvolgendo le menti delle persone comuni e normali e avvinghiandole in una spirale di insicurezze e di sensi di colpa congiunti e legati tra loro. Evidentemente si è completamente perduta la memoria storica di come eravamo: e questo è un altro importante risultato ottenuto da questa subdola propaganda. Quello che non si vede e non si ricorda, non esiste!

Ed ancora sentite le analisi che sottendono i vari j’accuse che Geoffroy lancia pesanti come macigni:

«Accuso l’oligarchia di programmare la distruzione delle culture e dei patrimoni culturali e delle conoscenze.

Accuso l’oligarchia di lasciare che i sistemi di insegnamento pubblici si auto-degradino con questo specifica finalità.

Accuso l’oligarchia di far diventare bersagli tutti coloro che non condividano il suo progetto totalitario, tutti coloro che vogliono preservare la loro identità, la loro religione, le loro tradizioni i loro valori, il loro territorio o il modo di vivere e li addita come nemici del genere umano.

Accuso l’oligarchia di diffondere “culture del pentimento”, le quali hanno per funzione reale di fare in modo che soprattutto gli Europei rinneghino i loro antenati, rinneghino la realizzazione della loro civiltà e quindi rinneghino la loro identità.

Accuso l’oligarchia di preparare la guerra, che ha costituito sempre il mezzo attraverso il quale gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di diventare una superpotenza mondiale nel XX secolo e, naturalmente, l’oligarchia ha imparato bene la lezione.

Accuso l’oligarchia occidentale di complottare giorno per giorno contro la pace, contro l’identità e contro il diritto dei popoli favorendo la disposizione degli stessi contro la naturale diversità del mondo.

Accuso l’oligarchia di adoperare tutti i mezzi di coercizione possibile per arrivare ai suoi scopi: ricatto economico od esercitato sulle risorse naturali, corruzione delle élites, destabilizzazione dei Governi ritenuti ostili,  rivoluzioni colorate  manipolate, demonizzazione ed isolamento di quelle potenze che potrebbero costituire un ostacolo ai piani egemonici della superpotenza americana (come per esempio la Russia, o la Cina), di organizzare attentati ed assassinii, guerre civili o semplicemente guerre.

Accuso l’oligarchia di pianificare degli scontri tra civiltà».

L’odio costante ed aizzare tutte le genti a qualsiasi latitudine si trovino per provocare una guerra all’Islam, o peggio di far identificare l’islamismo con il terrorismo ha già reso possibile seminare odi, risvegliare rancori atavici, seminare il caos nei Paesi mussulmani. Ma, non facciamoci illusioni, presto l’oligarchia aprirà altri fronti: in Asia, in Africa, nel Pacifico, oppure contro la Russia o nella stessa Europa.

I segni ci sono tutti ed inequivocabili: libri “memorialisti” accusano più o meno giustamente intere classi dirigenti di aver provocato quei prodromi di disordine programmati dalle grandi centrali mondialiste, rivoluzioni e rivolte contro i Governi legittimi in Ucraina, disarticolazioni degli Stati nazionali attraverso i localismi regionali in Catalogna, in Veneto, in Belgio. Grandi manovre sotterranee sono in atto in India, Pakistan, in Iran, in Siria. Rivolte ed anarchia in Iraq, nei Paesi dell’Africa mediterranea come Tunisia, Egitto, Libia. Ogni giorno centinaia di droni compiono assassini ed atti criminali in ogni Continente, in modo impune ed asettico.

Tutto ciò ha per effetto la creazione di masse di migranti che arrivano in determinati Paesi e che vengono trasbordate soprattutto nel ventre molle del Mediterraneo, l’Italia, causando spese enormi, scompensi, problemi igienico sanitari  e di gestione di questi disperati. L’oligarchia occidentale complotta giorno dopo giorno contro la pace, contro l’identità e contro il diritto dei popoli favorendo la loro disposizione contro la naturale diversità del mondo, ma quel che è peggio coprendo questi atti criminali con il manto dei diritti umani conculcati, con i miti della guerra umanitaria, o di liberazione democratica dalle tirannie.

Bisogna combattere in tutti i modi questo assurdo, folle progetto escatologico e totalitario, concepito, nutrito, finanziato e perseguito con criminale pervicacia dall’oligarchia apolide e senza identità! Altro che difesa dei sacri princìpi dell’immortale civiltà occidentale contro la barbarie! Ribellarsi contro questa piccolissima minoranza arrogante che sta spingendo l’umanità sul baratro della regressione e del caos è un dovere morale, un imperativo che ci è richiesto dal Cielo!

Luciano Garofoli




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