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NAZIMALISMO 1.0
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Confiteor

Se c’è un articolo che ha fatto arrbiare molti lettori, qualche mese fa, è quello sull’Orsa Daniza. Ebbene, mi rendo conto che il mio carnivorismo fondamentalista – in parte dovuto al fatto che credo nella Santa Eucarestia – possa aver urtato qualcuno. Non mi interesso di coloro che predicano, per lo più inconsciamente, quell’eco-paganesimo in cui è caduta tanta destra scristianizzata; mi dispiace certo per coloro che invece non mangiano carne, più che per principio, per sensibilità.

Costoro mi devono scusare se farò qui una confessione. A capodanno sono stato nella bella e nevosa Lubiana, dove, in un caldo ristorantino, ho ordinato del Medvedov pršut: del prosciutto d’orso. Poco oltre confine, in quella che per un biennio fu pure città italiana capoluogo della regione fascista della Carnia, si può. Da noi credo che un locale che serve un simile affettato verrebbe dato alle fiamme in seduta stante. Devo dire che mi è piaciuto tanto. Più del coccodrillo, più del canguro, che ho rimangiato volentieri anche la settimana scorsa, diciamo che è al livello del prosciutto di cinghiale. Ebbene, mi rendo conto di essere, agli occhi di certuni, un mostro. A coloro che così mi vedono, dò una buona notizia.

Leggi di uno Stato illuminato

Vi è uno Stato che, in anticipo assoluto sui tempi, ha varato leggi che mi manderebbero in campo di concentramento per direttissima. «1) È proibito tormentare o maltrattare rudemente un animale senza necessità. 2) Si tormenta un animale quando gli si causano ripetutamente o continuamente sensibili sofferenze o dolori. Il tormento non è necessario quando non serve ad un proposito razionale giustificabile. Si maltratta un animale quando gli si causa sensibile dolore; il maltrattamento è rude quando è connesso con uno insensibile stato della mente».

Non che quel Governo straniero davvero abbia avuto il coraggio di abolire la caccia ed istituire il vegetarianesimo di Stato. La strada però era quella. Al punto che una regione, per via sperimentale, è stata dapprima mandata avanti verso l’orizzonte animalista al punto da proibire i test sugli animali: «la vivisezione degli animali di qualsiasi tipo è proibita. [il presidente e ministro] ha richiesto che i ministri competenti preparino una legge per cui la vivisezione sia punita con una pena grave. Finché la legge non andrà in vigore, le persone che, contrariamente a questa proibizione, ordinino, partecipino od eseguano vivisezioni sugli animali di qualsiasi tipo saranno deportati nei campi di concentramento».

Per le orecchie degli attivisti dei diritti animali questa è vera musica, una sinfonia di civiltà ancora impensabile per i Governi occidentali. Eppure, tutto questo è realtà. Queste leggi furono firmate dal potere e lanciate su un civilissimo popolo europeo.

Sveliamo: la legge citata è la Tierschutgesetz («Legge sulla protezione degli animali»). La firmò il cancelliere Adolf Hitler il 24 novembre 1933. La regione dove fu proibita – pena il lager – la vivisezione è la Prussia, dove comandava come Presidente e Ministro Hermann Goering. Era l’agosto dello stesso anno: fu il test-drive dell’animalismo di stato programmato dal potere nazista.

Vale la pena di citare un bel pezzo di come alla legge reagì il giornale nazista Die Weisse Fahne («la bandiera bianca»), che titolò festante «Abolita la vivisezione in Prussia!»:

«La Nuova Germania guida tutte le nazioni nell’area della protezione degli animali! Il famoso nazionalsocialista Graf E. Reventkow ha pubblicato nel Reichswart, periodico ufficiale della “Unione dei patrioti europei”, l’articolo “Protezione e diritti degli animali”. Il Socialismo Nazionale, egli scrive, ha per la prima volta in Germania cominciato a mostrare ai tedeschi l’importanza dei doveri verso gli animali. Molti tedeschi sono stati cresciuti con l’idea che gli animali sono stati creati da Dio per l’uso e il beneficio dell’uomo. La Chiesa ha ripreso questa idea dalla tradizione giudaica. Noi abbiamo incontrato non pochi chierici che difendono questa posizione con assoluta fermezza e vigore, si potrebbe dire quasi brutalmente. Di solito essi difendono la loro posizione con il fermo intento di approfondire ed allargare l’abisso tra l’uomo che ha l’anima e gli animali senza anima (come fanno a sapere questo?). L’amico degli animali riconosce l’esistenza inesprimibile di una mutua comprensione tra gli uomini e gli animali e sa che dei sentimenti di solidarietà possono essere sviluppati. Ci sono molti amici degli animali in Germania, e molti che non possono accettare la tortura degli animali al di là delle semplici ragioni umanitarie. In generale, tuttavia, noi ci troviamo ancora in un deserto di insensibilità e di brutalità, fino al sadismo. Molto ancora deve esser fatto e noi vogliamo occuparci prima di tutto della vivisezione, per la quale le parole “vergogna culturale” non sono sufficienti; infatti deve essere vista come una attività criminale. Graf Reventkow presenta numerosi esempi dei crimini della vivisezione degli animali e afferma alla fine, citando le ferme posizioni antivivisezioniste di Adolf Hitler, che una volta per tutte abbia termine questo sfruttamento degli animali. Noi tedeschi amici degli animali e antivivisezionisti abbiamo posto le nostre speranze nel cancelliere del Reich e nei suoi camerati, che, noi sappiamo, sono amici degli animali. La nostra fiducia non è stata tradita! La Nuova Germania testimonia di essere portatrice di una nuova, più alta, più raffinata cultura: la vivisezione, la vergogna culturale dell'intero mondo civilizzato, contro cui i migliori in tutti gli Stati hanno combattuto invano per decadi, sarà bandita nella Nuova Germania! (...) Tra le nazioni civilizzate, la Germania è la prima che pone fine alla vergogna culturale della vivisezione! La Nuova Germania non solo libera l’uomo dalla maledizione del materialismo, del sadismo e del bolscevismo culturale, ma dà agli animali, finora crudelmente perseguitati, torturati e senza difesa, i loro diritti! Gli amici degli animali e gli antivivisezionisti di tutti gli Stati accolgono con gioia questa iniziativa del Governo Nazionale Socialista della Nuova Germania! Ciò che il cancelliere del Reich Adolf Hitler e il presidente-ministro Göring hanno fatto e continueranno a fare per la protezione degli animali segnerà il cammino di tutte le nazioni civilizzate! Ciò porterà alla Nuova Germania innumerevoli nuovi entusiasti amici in tutte le nazioni. Milioni di amici degli animali e antivivisezionisti di tutte le nazioni civilizzate ringraziano con tutto il cuore i due capi per questa testimonianza esemplare di civiltà! Budda, il grande spirito dell’Oriente, dice: “Colui che ama con il cuore gli animali, sarà protetto dal cielo”. Possa questa benedizione proteggere fino alla fine i capi della Nuova Germania, che hanno fatto grandi cose per gli animali. Possa la mano benedicente del fato proteggere questi portatori del Nuovo Spirito, finché la loro missione, diretta dal cuore, sia compiuta!».

Avete letto; dentro c’è tutto: il disprezzo per la Chiesa, l’esaltazione della religione orientale, l’antropomorfizzazione degli animali «torturati e perseguitati». Un capolavoro di «diritto animale», che qualsiasi animalista sottoscriverebbe oggi di corsa.

I nazisti, pur tempestati dalle pressioni di uno sconvolto popolo cannibale e di una aristocrazia che desiderava continuare a cacciare, mica si fermarono lì. Il primo luglio definirono la  Reichsnaturschutzgesetz («Legge per la protezione della natura»), e cioè la protezione del paesaggio. Con tale provvedimento si limitava lo sviluppo economico nelle campagne. I celebri «vincoli paesaggistici» ed «ambientali» che oggi forma il grosso del misterioso, orrendo programma anti-sviluppista ONU Agenda 21 (oltre che, sottotraccia, di innumeri enti che vanno dall’UNESCO alle sovraintendenze varie, tutte in qualche modo penetrate dal lavoro di lobbying di Agenda 21).

I gerarchi del futuro vegetariano



Aveva ragione il regista Hans Juergen Syberberg nel suo visionario e fluviale film (9 ore!) Hitler ein film aus Deutschland: Adolf ha inventato il futuro.

Il nazismo ha anticipato i nostri tempi in moltissimi campi: tra cui, ça va sans dire, l’innalzamento della bestia e dell’ambiente a nuovi idoli, nuovi oggetti d’amore della civiltà post-umana.

Anna Bromwell, professoressa oxoniana, ha scritto il compendio History of Ecology in the XX Century. Vi è spiegato a chiare lettere come i nazisti furono i primi «ambientalisti radicali ad ottenere cariche di Stato». Infatti, «l’élite nazionalsociasta supportava idee ecologiche soprattutto se incorporavano l’attitudine di Hitler ed Himmler riguardo al vegetarianismo e ai diritti animali (...) La Germania nazista fu il primo Paese in Europa a creare parchi naturali (...) Su insistenza di Himmler, furono votate leggi anti-vivisezione. L’addestramento delle SS includeva un rispetto della vita animale di proporzioni quasi buddiste».

Tale élite – che nel caso di Himmler era pure sedicente buddista – non si limitava a teorizzare. Metteva in pratica. Nelle Conversazioni a tavola, si legge come  l’11 novembre 1941 Hitler sostenne che «si può rimpiangere di vivere in un periodo nel quale è impossibile formarsi una idea della forma che il mondo del futuro assumerà. Ma c’è una cosa che posso predire ai mangiatori di carne: il mondo del futuro sarà vegetariano». È noto come Adolfo fosse un veggie. Lo divenne, dice la vulgata che va per la maggiore, dopo la morte dell’amata nipotina Geli, con la quale – sempre secondo il pensiero storico dominante – aveva un rapporto possessivo e incestuoso. Non mangiava carne, come abbiamo potuto capire, nemmeno il feldmaresciallo Hermann Göring, il supposto  numero due del Terzo Reich giustiziato a Norimberga. Göring fu il gerarca nazista più attivo sul fronte dei diritti animali: ricorda il biografo Erich Gritzbach che «Göring è un fanatico amico degli animali. Egli dice: chiunque torturi gli animali viola gli istinti del popolo germanico (...) rinchiuderò in campi di concentramento tutti coloro che sono convinti di poter continuare a trattare gli animali come un oggetto di proprietà». Un discorso, quello del diritto animale di non essere proprietà, che anticipa alla lettera quello dell’odierno filosofo teorico dei diritti animali Gary L. Francione come illustrato nel volume Animals as Persons: «Ogni essere senziente dovrebbe avere almeno un diritto — il diritto a non essere trattato come proprietà».

Era vegetariano Heinrich Himmler, potentissimo Reichsführer delle Schutzestaffeln, “drogato” da fumisterie buddiste e misteriche (si riteneva la reincarnazione di Enrico l’Uccellatore) che arrivò a produrre un menù cruelty-free per gli aderenti alle SS. Il finnico Felix Kersten, suo medico personale, annota un fervore pro-animale in tutto identico a quello dei comunicati di attuali movimenti di animalismo estremista come la PETA o l’ALF, il Fronte di Liberazione Animale: «come puoi, tu, dottor Kersten, gioire sparando, da un riparo, a delle creature indifese, che vagano per la foresta, incapaci di proteggere se stesse e prive di ogni sospetto? È un vero delitto. La natura è tremendamente bella ed ogni animale ha il diritto di vivere». Ecco il nazi-romanticismo transpecista, mancava. Erbivoro, pure lui può darsi per questioni esoteriche, il delfino di Hitler Rudolph Hess.

Divenne vegetariano perfino il più scaltro del gruppo, il ministro della propaganda Goebbels. Il 26 aprile 1942 annotò nei suoi puntualissimi diari la salda convinzione del Führer riguardo al fatto che mangiare la carne è davvero sbagliato: se non vennero impartiti ordini in merito è perché, scrive Goebbels, Hitler considerava realisticamente che cambiare l’industria alimentare sarebbe stata un’impresa dispendiosa impossibile da intraprendere mentre si combatteva una guerra. Leni Riefenstahl nelle sue memorie dice la stessa cosa riguardo alla religione: Hitler odiava il cristianesimo, ma si rendeva conto di non poter disintegrare la Chiesa.

Da Darwin a Peter Singer

Ernst Haeckel
  Ernst Haeckel
Difficile non accorgersi come l’animalismo hitlerista sia scaturigine del concetto antiumano della Lebensunwertes Leben, «vita indegna di essere vissuta», che faceva il paio con l’utopia nazista riguardo la creazione di una supposta razza pura. L’antropologia nazista fu, come noto, fondata dallo zoologo Ernst Haeckel, il divulgatore tedesco delle teorie darwiniane che sosteneva come durante lo sviluppo embrionale («ontogenesi») la creatura ripercorra lo sviluppo biologico della propria specie («filogenesi»). È grazie a Haeckel infatti se ancora oggi qualcuno chiama «mongoloidi» gli affetti dalla Sindrome di Down: secondo una concezione del darwinista germanico subito adottata dai concittadini nazionalsocialisti, gli orientali costituivano uno stadio evolutivo precedente (naso non pronunciato, pochi peli) rispetto al ceppo ariano, così come era evidente l’inferiorità della razza negra dai «capelli lanosi» ritenuta «incapace di una vera cultura interiore e di uno sviluppo mentale superiore». «La differenza fra la ragione di un Goethe, di un Kant, di un Lamarck o di un Darwin, e quella del selvaggio più basso è molto maggiore della differenza di grado esistente fra la ragione di quest’ultimo e quella dei mammiferi “più razionali”, le scimmie antropoidi».

A pensare, senza sapere del genio di Haeckel,che gli orientali siano inferiori, e che Naomi Campbell sia una scimmia, c’è ancora tutto un filone di razzisti da bar, tra cui la first lady Clio Napolitano, che apostrofò in modo simile la negra modella inglese incrociata durante una vacanza alle Eolie. Ma a noi, più che il razzismo di popolo, interessa qui un’altra eco: quella teoria del filosofo animalista australiano Peter Singer, che insegna che uno scimpanzé dotato di autonomia e buone capacità cognitive vale più di un bambino o di un essere umano «marginale» (termine con cui oggi l’attuale gergo animalista, non diversamente dai nazisti tedeschi, definisce un handicappato, un ritardato, etc.).

Peter Singer
  Peter Singer
A queste razze indegne, «gli europei civilizzati, dovrebbero assegnare un valore del tutto diverso alla loro vita»: Singer, nella sua lotta per l’infanticidio e l’eutanasia, sta lavorando per la ridefinizione della dignità umana, con una disinvoltura non dissimile a quella del proto-nazista Haeckel, che stabilì i primi fondamenti per definire la vita «indegna di essere vissuta». Come ideologo del nazinimalismo 1.0, Haeckel inevitabilmente attaccò frontalmente la Cristianità, in quanto essa pone l’uomo sopra l’animale e alla natura, contribuendo «non solo ad un nocivo isolamento dalla nostra gloriosa madre natura, ma anche a uno spiacevole disprezzo per tutti gli altri organismi». L’idea alla base – e la spiegazione in contesto nazista dove era divenuto possibile dichiarare all’anagrafe di essere heide, «pagano» – è quella di mistico panteismo rimosso dalle terre nordiche dalla malevola introduzione del Cristianesimo. Haeckel d’altronde si segnala per il coinvolgimento nella Teosofia, mentre è certa la sua influenza sull’antroposofo Rudolf Steiner. Lo zoologo razzista, insomma, ebbe chiari sconfinamenti nell’esoterismo dalle tinte più anticristiane, e la cosa non ci stupisce molto.

A questo punto rammentiamo al mondo che Haeckel fu l’inventore della parola «ecologia», da lui usata per la prima volta nel 1866.

La storica dell’ecologia Bromwell descrive questa paternità nazista dell’ecologismo anche nei suoi rivoli più estremi: «Le streghe femministe PAN (Pagans Against Nuke) [Pagani contro l’Atomica, ndr] adoravano le stesse pietre pagane dei pagani del Terzo Reich (...) La Cultura verde oggi spazia dalle Campagne per il disarmo nucleare alla Nouvelle Droite», ossia il milieu culturale parigino destroide (oggi in grande spolvero con il montare dei consensi per il partito dei Le Pen) la cui cifra neonazista non è sempre criptatissima.

Il nostro futuro econazista

Hitler e Göring in fondo era dei bambini, se guardiamo a quello che qui si prepara. Nei Parlamenti di tutto il mondo si discute di proposte sulla proibizione del consumo di carne (in Italia c’è già stato qualche deputato del M5S ad occuparsene)  e robuste proposte di legge per l’equiparazione di cittadini animali e cittadini umani (Nuova Zelanda, Spagna, in Confederazione Elvetica, Germania). La «fine dell’era della carne» è già stata decretata da soloni della decrescita come l’economista americano Jeremy Rifkin, che considera il consumo di proteine animali come causa di un prossimo collasso del pianeta. Scrive in Ecocidio. Ascesa e caduta della cultura della carne: «I nostri pronipoti troveranno barbara l’usanza di nutrirsi di animali. Nei prossimi anni milioni di persone sceglieranno di mangiare a un gradino più basso della catena alimentare, così da permettere che milioni di altri possano ottenere quanto occorre per sopravvivere. Se ciò succederà, aumenterà il livello di salute globale – nostra, del Sud del mondo, del pianeta».

Rifkin non è un solitario, emarginato teppistello animal-liberazionista: è un membro del Club di Roma – casamatta dei «limiti dello sviluppo» ergo dell’odio antiumano – nonché è consulente pagato profumatamente perfino da varie Amministrazioni italiane, per esempio la Regione Puglia guidata dall’eco-comunista (cioè, ecofascista) Nichi Vendola.

Ciò che è ancora più preoccupante è che l’ecologia odierna scimmiotta il protoverde Hitler non solo per leggi e menù. Essa comincia ad attingere sempre più apertamente a quell’eugenetica che fu brama principale del nazional-socialismo. Professori universitari sognano di creare in laboratorio esseri umani eco-compatibili. Il professore di bioetica della New York University Matthew Liao propone letteralmente di rimpicciolire la specie umana per diminuirne i consumi: «come possiamo realizzare una riduzione dell’altezza? Si potrebbe considerare un trattamento ormonale per modificare i livelli di ormone della crescita (...) Una possibilità è usare la diagnosi genetica pre-impianto per selezionare bambini più bassi».

Un mondo popolato di una umanità naniforme creata in vitro, un pianeta di hobbit-Frankenstein con bollino verde. La vita creata, modulata e permessa solo sulla base delle astrazioni ideali dell’ecologia. Una condizione di coercizione assoluta, dove il proprio asservimento allo Stato ed alle sue leggi è preordinato tecnologicamente sin dal concepimento. Sì: siamo ben oltre Himmler e soci, siamo in un oscuro fantasy bioingegneristico che farebbe impallidire Il mondo nuovo Aldous Huxley.

Mengele, profeta del nostro tempo

L’ecofascismo, questo nuovo totalitarismo che è oramai alle porte, vorrà infliggere all’uomo la sua balorda dieta non-animale e magari la sua pazzia bioingegneristica. Senza dubbio saranno istituiti lager per la rieducazione o l’eliminazione per quanti si opporranno: molta letteratura animalista già lo teorizza. Magari nemmeno si opterà più per gli eco-lager: l’utilitarismo anti-umano potrebbe spingere verso l’uso degli oppositori come soggetti della «sperimentazione umana».

Proibita la sperimentazione animale, essendo le simulazioni informatiche per forza troppo inaffidabili, sarà inevitabile la reintroduzione dei test scientifici sugli esseri umani.

Non sarebbe una novità: anni addietro, questa era la regola della ricerca medica. Nel 1796 il pioniere dei vaccini Edward Jenner inoculò il vaiolo ad un bambino di otto anni. Ora ha interi viali che celebrano il suo nome. Nel 1898 il dermatologo tedesco Albert Neisser iniettò a delle prostitute – inconsapevoli dell’esperimento – un siero contenente sifilide. Lo scopo era di immunizzarle, ne cagionò invece l’infezione. Si scatenò uno scandalo nell’opinione pubblica, che domandò dallo Stato prussiano leggi che ponessero fine a questa barbarie medica. La Prussia, dove i nazimalisti al potere erano di là da venire, legiferò di conseguenza.

Non ci volle poi molto. La Germania, di lì a pochi anni, avrebbe avuto la sua Umwertung aller Werte, trasmutazione di tutti i valori: diritti agli animali e, logica conseguenza, mano libera ai medici per la ricerca sugli esseri umani considerati “inferiori”. I casi sono noti, e riassunti nell’agghiacciante librone dello psichiatra americano Robert Jay Lifton Medici Nazisti: nei lager i camici bianchi con la svastica poterono tranquillamente iniettare sostanze caustiche nella vagina delle donne detenute per testare una avveniristica tecnica di sterilizzazione per iniezione; la sterilizzazione per irradiazione fu invece testata su prigionieri maschi, i cui genitali venivano bombardati da raggi X e poi asportati per poter essere sezionati; prigionieri furono infettati con tifo per studiare le dinamiche di contagio. In questa cronaca brilla il radioso lavoro di Mengel sui gemelli omozigoti, sogno inconfessato di tanti medici ricercatori ancora oggi.

Scoperti tali orrori, al processo di Norimberga nacque quello che si chiama il «Codice di Norimberga», un pronunciamento giuridico che divenne poi a livello internazionale la cornice per la protezione della vita umana negli esperimenti. Riassorbita la follia del nichilismo animalista hitleriano, i giudici del dopoguerra stabilirono che ogni esperimento su esseri umani dovesse essere preceduto dalla sperimentazione animale.

Al punto terzo del documento leggiamo: «L’esperimento dovrà essere impostato e basato sui risultati della sperimentazioni su animali e sulla conoscenza della storia naturale del morbo o di altri problemi allo studio, cosicché risultati antecedenti giustifichino lo svolgersi dell'esperimento».

Credo sia inutile farvi notare, ora come nel Terzo Reich, come vacilli questa gerarchia naturale per cui l’uomo viene prima dell’animale. Con l’animalismo delle varie Maria Vittoria Brambilla & Co. si prepara l’abrogazione del Codice di Norimberga: anche in questo, la dottrina nazista e quella animalista mostrano la loro natura gemellare. Stesso impulso distruttivo, stessa ossessione della purezza, stessa volontà di sterminio.

Tutto questo non deve stupire. Nazismo e animalismo hanno la stessa medesime radice: l’impulso di morte. Entrambi, sono frutto di un nichilismo distruttore nemico del genere umano. Mengele, di quest’era democratica dominata dalla Cultura della Morte quanto e più lo fu il Terzo Reich, è lucido profeta.

Ogni utopia demoniaca tende al medesimo orizzonte: lo sterminio umano. Lo sterminio nazianimalista 2.0, se non facciamo nulla per fermarlo, busserà presto alla nostra porta.

A questo credo fermamente, ed è il motivo per cui mangio volentieri questo piatto di prosciutto d’orso. Prima che sia l’orso a mangiare me.

Guten Apetit.

Roberto dal Bosco



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