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Hersh: Cheney ha ordinato assassinii
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Una squadra americana per assassini mirati, che ha agito «all’interno (degli USA) in attività contro individui ritenuti nemici dello Stato» ha operato «durante gli anni di Bush, rispondendo direttamente al vice-presidente Dick Cheney».

Lo ha rivelato Seymour Hersh, uno dei massimi giornalisti investigativi, quasi lasciandoselo sfuggire, durante una conferenza all’Università del Minnesota, che teneva insiema a Walter Mondale, vicepresidente durante l’amministrazione Carter (1).

Il tema della conferenza, davanti a centinaia di studenti, era: «America’s Constitutional Crisis», e per gran parte è stata una rievocazione storica di fatti esemplificativi dello strapotere esecutivo, e di azioni coperte che esulano dai poteri presidenziali, durante passate presidenze, come quella Nixon.

Uno dei presenti ha chiesto al giornalista se, secondo lui, simili atti anti-costituzionali continuano anche oggi. Ed Hersh: «Sì... Non ne ho ancora scritto, ma dopo l’11 settembre la Central Intelligence Agency è stata coinvolta a fondo in attività interne contro gente che loro ritenevano nemici dello Stato. Senza alcuna autorità legale. Non sono ancora chiamati a rispondere... Avvengono, sì».

Di fronte ad altre domande sgomente, Hersh ha aggiunto: «Proprio oggi c’era un articolo sul New York Times (2) che, se lo leggete bene, allude a qualcosa noto come Joint Special Operations Command (JOSC). E’ un settore speciale delle «operazioni speciali» che è stato reso indipendente (3). Non rispondono a nessuno, solo che nei giorni di Bush-Cheney riferivano direttamente all’ufficio di Cheney. Non rispondevano al capo del joint chiefs of staff o a Robert Gates, il segretario della Difesa. Riferivano direttamente a lui…».

«Il Congresso non ha alcun potere di sorveglianza su questo. Essenzialmente, è un gruppo di assassinio in mano all’esecutivo, ed ha agito ripetutamente. Proprio oggi sul Times c’è l’articolo che dice che il suo capo, l’ammiraglio a tre stelle (William H.) McRaven, ha ordinato una fermata perchè c’erano troppe morti collaterali».

«Sotto l’autorità del presidente Bush, sono entrati in Paesi stranieri, senza dirlo all’ambasciatore nè al capostazione della CIA, a rintracciare gente su una lista e a liquidarla, per poi ripartire. Sì, questo è successo molte volte, a nome nostro».

«E’ una questione complessa… Sono giovani che si sono arruolati nelle forze speciali, Delta Forces, Navy Seals, molto specializzati. In molti casi, sono i migiori; non esagero. Ottimi ragazzi che si sono arruolati per fare il lavoro necessario per proteggere l’America, così credevano. E si sono trovati a torturare la gente... Qualcuno mi ha detto... cinque anni fa, uno mi ha detto: «Come lo chiami quando interroghi qualcuno, lo lasci sanguinante e non riceve alcuna cura medica, e dopo due giorni muore? E’ un omicidio? Cosa mi succede se mi portano davanti a una commissione? Ma non andranno mai davanti a una commissione».

«Secondo la legge, come la interpreta l’amministrazione Bush, le attività militari clandestine, diversamente dalle operazioni della CIA, non hanno bisogno di essere descritte in un «Finding»  (così si chiama il documento che il presidente deve emanare, anche se non rendere pubblico, per autorizzare operazioni coperte della CIA, ndr), perchè il presidente ha il diritto costituzionale di dare ordini alle forze di combattimento sul campo senza interferenza del Congresso».

Il giorno dopo, in uno scambio di e-mail con il redattore del MinnPost.com (il sito del Minnesota Post) Eric Black, Hersh ha risposto che quello «non è un argomento su cui volevo indugiare in pubblico»; che ci sta lavorando per farne un libro, ma che ci vorrà un anno o due per avere prove abbastanza solide «per convincere anche i più scettici».

Singolare l’atteggiamento dell’ex vice-presidente Walter Mondale. Lungi dal protestare che certe cose non succedono in UsìSA, ha commentato: «Nella Casa Bianca di Bush-Cheney il disprezzo per il Congresso era straordinario». Cheney e i suoi intimi «hanno gestito un governo dentro il governo».

Hersh, interviene dicendo: «Nove o dieci neoconservatori hanno preso possesso del Paese». E Mondale ha spiegato che gli abusi di potere del vicepresidente Cheney sono «un precedente», una sorta di legittimazione, «che resta come una pistola carica lasciata sul tavolo» a disposizione di futuri presidenti. Mondale ha ricordato, come uno dei suoi successi politici maggiori, la riforma dell’FBI e della CIA sotto Jimmy Carter, aveva proprio lo scopo di rimettere a posto le cose (dopo gli arbitrii sanguinosi delle operazioni speciali in Vietnam) «in modo che non avessimo più gli stessi problemi durante la vita... Ma ovviamente li abbiamo (di nuovo)».

Hersh ha commentato: «I maggiori giornali si sono arruolati nel team Bush. Direttori del massimo livello passavano ai reporter invbestigativi di «non fare le bucce» a ciò che Bush stava facendo.  Violazioni del Bill of Rights avvenivano sotto gli occhi del pubblico: e non solo fu tollerato, ma Bush fu rieletto».

Impossibile dire se queste rivelazioni avranno conseguenze, se saranno riprese o se i grandi giornali faranno, come al solito, finta di nulla. Di fatto, si infittiscono le richieste di vari gruppi pacifisti e attivisti di mettere sotto processo Bush e Cheney. Siccome Bush è atteso in Canada (a Calgary) il 17 marzo, dove dovrebbe parlare al Telus Convention center, l’avvocatessa Gail Davidson di Vancouver ha avanzato la richiesta al governo canadese di negare all’ex presidente l’entrata nel Paese: ricordando che chi abbia commesso crimini di guerra o contro l’umanità «non è ammesso in Canada» a forza di legge, e che Bush «è stato credibilmente accusato» di  aver ordinato la tortura a Guantanamo.




1) Eric Black, «Investigative reporter Seymour Hersh describes ‘executive assassination ring’ », MinnPost.com, 11 marzo 2009.
2) Mark Mazzetti, «U.S. Halted Some Raids in Afghanistan», New York Times, 9 marzo 2009.
3) Hersh ha già scavato diffusamente sulle attività del JOSC sul New Yorker, per il quale scrive:  vedere il suo «Preparing the battlefield», luglio 2008.


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