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Un leader per gli italiani
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Quale dovrebbe essere un programma elettorale che risponda realmente all’interesse del popolo italiano [e che, se adeguatamente divulgato ed illustrato, probabilmente sbancherebbe nei consensi dall’estrema destra all’estrema sinistra, salvo che presso i complici dei «poteri forti internazionali», tali per ignoranza, condizionamento mentale, paura, ambizione, interesse ed avidità]?

Questi, in ipotesi, i punti/obiettivi salienti:

1) Recupero della piena sovranità politica e diplomatica dell’Italia, perduta a favore degli Stati Uniti e dei «poteri forti internazionali» che li controllano; divieto di operare, nel nostro Paese, per le società cosiddette segrete [Massonerie varie, Bildelberg, CFR, Trilateral, etc. e dei loro «luoghi di pesca» (Rotary, Lion’s ed altri)].

2) Revisione del Trattato di Maastricht, per impedire ai governatori della Banca Centrale Europea di imporre al governo italiano la politica economica e sociale.

3) Recupero della sovranità monetaria (la moneta è emessa dallo Stato).

Il raggiungimento del terzo obiettivo (lo Stato emette moneta e ne garantisce con la sua autorevolezza la circolazione) e che ha come premessa la realizzazione dei primi due obiettivi, rende realistica la concretizzazione di altri traguardi che richiedono ingenti risorse economiche
e cioè:

4) Creazione di posti di lavoro qualificati anche attraverso la rinazionalizzazione delle imprese strategiche [quelle, per inciso svendute, per quattro soldi, dai complici nostrani prezzolati [annidati in buona parte nel «nuovo» partito di Veltroni (1) ed oggi debitamente messi in soffitta per la campagna elettorale] ai «poteri forti internazionali» con le «privatizzazioni». C’è qualche giudice che si degni di scovare le tangenti dei «privatizzatori», certamente migliaia di miliardi?

5) Ripresa della costruzione di infrastrutture e di opere pubbliche.

6) Creazione di una Banca Nazionale (vera) che eroghi mutui, a tasso zero, agli italiani che non hanno la casa di proprietà e finanziamenti, a tasso zero, agli italiani indigenti o a chi voglia iniziare o voglia potenziare attività imprenditoriali che creino lavoro e benessere.
Ciò concorrerebbe anche a disarticolare l’attuale sistema usurario delle banche.

7) Sanità e scuola gratuite per tutti gli italiani.

8) Riduzione del prelievo fiscale ad un massimo complessivo del 10% per i privati e del 20% per le imprese [rimuovendo il mantra della sinistra: «Dove trovare i soldi per ridurre le tasse?»; la domanda corretta dovrebbe essere invece: «Dove non trovare i soldi» per ridurre le tasse, perchè i soldi sono dei cittadini e non proprietà dei famelici politici].

9) Costruzione di centrali nucleari per liberare il Paese dalla schiavitù energetica e drastica riduzione del prezzo del carburante, in prevalenza composto da tasse [quasi il 70% del prezzo pagato dal consumatore].

10) Politica di incremento demografico con sostegno economico alle famiglie per ogni figlio.

11) Ripopolamento delle aree agricole attraverso incentivi.

12)
Costituente, abolizione della presidenza della repubblica, abolizione della Corte Costituzionale, premierato.

13)
Riduzione del numero dei deputati ad un massimo di 150, che si riuniscono solo quando c’è da legiferare e retribuiti solo a gettone di presenza.

14) Abolizione del Senato a favore di un organismo rappresentativo delle categorie produttive e sociali.

15) Abolizione delle Regioni, delle Province e dei consigli di zona.

16) Blocco totale dell’immigrazione ed espulsione degli elementi delinquenziali.

17) Lotta senza quartiere alla delinquenza organizzata e non.

18) Epurazione nella magistratura degli elementi politicizzati, risultato di una cinquantennale e scientifica infiltrazione da parte delle forze di sinistra, separazione delle carriere, carriere per merito e non per anzianità di servizio, punibilità del giudice che sbaglia.

19) Fusione, in un’unica arma, scremata dagli elementi massonici e antinazionali, di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Servizi Segreti, sotto la guida dei Carabinieri.

Per quello che riguarda la questione morale il programma prevederebbe il:

20) Ripristino della centralità della Chiesa cattolica apostolica romana, «senza la quale non si fa nulla».

21) Abolizione del divorzio per chi sceglie di contrarre il matrimonio; nessun diritto civile e sociale per le coppie che decidono invece di convivere.

22) Penalizzazione dell’aborto.

23) Penalizzazione di ogni tipo di droghe e della pornografia.

24) Penalizzazione dell’omosessualità, se ostentata, e riduzione di essa ad un fatto privato, clandestino, oggetto però della riprovazione da parte dello Stato.

Siamo ovviamente in una dimensione onirica in quanto non esiste un leader con tali obiettivi, ciò ancora per ignoranza, condizionamento mentale, paura, ambizione, interesse ed avidità.

Il summenzionato programma è realmente antagonista a quelli, quasi simili sulle questioni nodali, dei due attuali competitori (2) Berlusconi e Veltroni (oggi Franceschini, ndr), quest’ultimo con le orride appendici di Di Pietro/Mercedes (3), dei radicali e della sinistra arcobaleno.

Vediamo perché, partendo dalla sinistra.

Scrivevamo, (scusate l’autocitazione) prima delle elezioni dell’aprile 2006 (il 9 aprile 2006, per la precisione): «Per l’Ulivo lo scontro è epocale; la vastissima clientela di nullafacenti [si calcola in circa 5 milioni di persone: parte dei dipendenti pubblici, alti dirigenti delle istituzioni, sindacalisti, imprenditori (la prima fila di Confindustria e imprenditori che vivono di sussidi e ‘favori’ statali) funzionari di partito, ‘artisti’ di regime (attori, cantanti, registi, produttori, scrittori, etc.)] abituata, dal dopoguerra, a vivere alle spalle di chi lavora veramente, non può reggere altri 5 anni di opposizione, pena il doversi trovare un lavoro vero».

Meno di 2 anni di regime ulivista, ora mascherato dal «nuovo» Partito Democratico, hanno saziato solo in parte la fame di chi, come dice Blondet, i soldi dallo Stato li prende; è certo che, come ha sostenuto Prodi, «hanno risanato i conti»… però i loro; in queste ultime settimane prima del voto stanno scappando razziando anche la cancelleria.

La deriva liberal liberista e filousraeliana della sinistra si mostra oggi in tutta la sua evidenza come esito coerente di una ideologia che aveva preso come pretesto, per ottenere il disfacimento morale della società, il dramma dello sfruttamento dei lavoratori (4); come ha infatti ben evidenziato Marcello Veneziani, nel suo libro sul Sessantotto, le conquiste di quella vera e propria rivoluzione non sono state certo sociali, ma sono state il divorzio, l’aborto, la libertà sessuale, l’omosessualità, la pornografia, la droga, tutte frutto dell’ateismo di base del marxismo-leninismo.

Quanti ingenui (dando per autentica la buonafede) nel mondo cattolico, con in testa i cosiddetti «preti operai», i «teologi della liberazione», i vari Dossetti, don Milani, David Turoldo, tutta la sinistra DC, si rammaricavano che nel comunismo ci fosse anche l’aspetto del materialismo dialettico!?

Nelle fabbriche la sensibilità nei confronti di vizi borghesi (in passato aristocratici) quali il divorzio, l’aborto, la libertà sessuale, l’omosessualità, la pornografia, la droga, è sempre stata piuttosto scarsa, così come lo è sempre stata in ambito popolare; chi deve pensare a lavorare per far vivere sé e la propria famiglia non ha mai avuto tempo per queste oscenità.
Con siffatte forze, prima molto scarse, oggi forse maggioranza, non si sarebbe potuta fare la rivoluzione comunista che ha comportato, è bene ricordarlo sempre, oltre 200 milioni di vittime per avere non un «paradiso in terra», una società giusta, opulenta, idilliaca, ma fame come nemmeno è stata patita in periodi di carestia presso popoli dell’Africa subsahariana.
Un buon numero di leader del Partito Democratico ha condiviso questa ideologia, abbandonata prontamente una volta caduta la protezione della casa madre URSS.

Per quanto riguarda Berlusconi e il suo partito condividiamo le perplessità di Blondet, «ma anche» (alla Veltroni…) l’opinione di gran parte dei lettori che ritiene non si possa essere neutrali; [uno per tutti Antonio A., di Trieste: «Sono d’accordo sull’analisi, non sulla soluzione. L’astensionismo, la scheda bianca o il voto nullo non sono mai serviti a niente. Chi viene eletto da chi vota se ne frega altamente del non voto. Tutt’al più se il fenomeno del non voto è imponente compare qualche analisi dei vari sociologi sulla grande stampa e in TV e poi tutto torna come prima… Non insistere sull’astensionismo ma indicare un possibile voto alternativo, comunque mai collegato con Beppe Grillo, uomo legato ai Servizi in doppia corda»; da un altro lettore, FT, Grillo è definito «un comico sul libro paga di Soros»].

Nulla cambierà, in caso di eventuale vittoria del centro destra, per quanto riguarda i drammi di divorzio, aborto, omosessualità, droga, etc. (la difesa dei cosiddetti valori morali); ciò per la stretta dipendenza dai cosiddetti «poteri forti internazionali»; il centro-destra non differisce in nulla dal centro sinistra, anzi probabilmente è peggio.

Berlusconi è la prima vittima, in termini di consenso elettorale, del suo network informativo (le televisioni, la stampa quotidiana e periodica, le case editrici): c’è una stretta relazione tra l’operato dei vari Ferrara, Mentana, Rossella, Costanzo, De Filippi, Cecchi Paone, Platinette e l’incremento del voto per l’Ulivo. Le sue televisioni hanno devastato e devastano moralmente la società.

Ha inoltre per alleati o compagni di partito, i mandatari dei «poteri forti internazionali»: Fini, Alemanno, Gasparri, Bondi, Frattini, Nirenstein, etc,, che comunque paralizzerebbero ogni azione volta a perseguire l’interesse nazionale. Anche Berlusconi ha inoltre la sua «castina», non ancora casta a pieno titolo per incapacità e scarsa pratica (con l’importante eccezione del potere coagulato, soprattutto in Lombardia, attorno alla Compagnia delle Opere, casta che non teme confronti con nessun gruppo di potere). Si è liberato, ed è un punto a suo favore, del banalissimo ed infido Casini, le cui parole d’ordine sono mutuate dai cartigli dei Baci Perugina (il moderatismo è la tomba della Verità). Uomini validi e - almeno all’apparenza - onesti come Castelli e Tremonti sono osteggiati da Fini.

La differenza abissale tra i due schieramenti riguarda però l’economia: il centro sinistra pensa che la società sia al servizio dello Stato mentre Berlusconi (meno i suoi alleati) pensa che lo Stato sia al servizio della società. Se vincerà Berlusconi (e non è affatto sicuro perché il gruppo di potere e di interessi attorno al Partito Democratico è fortissimo) cesserà una persecuzione fiscale degna della rivoluzione culturale maoista, tornerà fiducia, un po’ di entusiasmo e quindi di voglia di intraprendere.

Tornerà la libertà di vivere (banalmente anche di costruirsi un box-doccia in casa senza chiedere il permesso alla sinistra, che si ritiene padrona anche nelle case dei cittadini). Ma soprattutto, e scusate la banalità - non sono tempi per sottilizzare -, potremo almeno mangiare (sempre più difficile con la sinistra al governo).

Fabio de Fina  



1) L’uomo nuovo Veltroni ha una ultratrentennale carriera politica iniziata nel PCI, che poi ha seguito in tutti i cambiamenti di nome; come la gran parte dei membri della «Casta» (D’Alema, Fassino, Rutelli, Pannella, Casini, Fini, Alemanno, Gasparri, Bossi, etc.) non ha mai fatto mezz’ora di lavoro vero, a differenza di Berlusconi che ha iniziato a lavorare a vent’anni.
2) Dopo il miracolo della caduta del governo Prodi, e il penoso tentativo di Napolitano [Berlusconi dal 1994 si è oltre tutto sempre confrontato con presidenti della repubblica dell’altra parte, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, come sappiamo molto longevi] dobbiamo rendere gloria eterna a Mastella, a cui andrebbe perdonato tutto quello che gli è imputato (se ha arraffato soldi pubblici lo ha però fatto in una misura infinitesimale rispetto a Prodi e soci).
3) Quello che fece fuori l’intera classe dirigente del passato, fermandosi però al PCI, come se quest’ultimo non fosse stato, dal dopoguerra, parte integrante del regime consociativo (i comunisti hanno votato il 90% circa delle leggi di spesa dal dopoguerra ad oggi) in più foraggiati dall’URSS con miliardi di dollari dagli anni ‘20, e dal losco business delle COOP.
4) Col ‘68 c’è stato l’apice della dialettizzazione della società, certamente di ispirazione diabolica  (il diavolo fomenta e poi acuisce i contrasti): operai contro imprenditori, poveri contro ricchi, giovani contro vecchi, studenti contro professori, donne contro uomini, etc., etc.
 



 
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