La moralità del “green pass”
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Prima parte

La Natura del “Green Pass”

Il «certificato COVID digitale dell’UE», volgarmente detto «Green pass» o «Certificazione verde», è un lasciapassare interoperabile dentro l’Unione Europea (sia in formato cartaceo, sia in formato digitale), il quale attesta che il possessore di esso è stato vaccinato contro il COVID/19 (Certificato di vaccinazione), oppure che ha fatto un tampone rinofaringeo e sia risultato negativo al COVID/19 nelle 48 ore precedenti (Certificato di tampone), oppure che sia “guarito” dal COVID/19 contratto (Certificato di guarigione).

Esso è gratuito e un codice QR consente di verificare l’autenticità del certificato e la sua validità.

Tecnicamente viene denominato «Certificato COVID digitale dell’UE» e in inglese il suo acronimo è: «EUDCC», ossia «EU Digital COVID Certificate».

In Italia è chiamato ufficialmente «Certificazione verde COVID/19» o più colloquialmente «Certificazione verde», ma i giornalisti lo chiamano, impropriamente, secondo la lingua inglese «Green pass» termine che, invece, si riferisce all’attestazione digitale israeliana che consente ai vaccinati di avere libero accesso alle attività pubbliche. Quindi, in senso stretto il «Green pass» non avrebbe nulla a che fare con il certificato dell’Unione Europea, ma si riferisce a una certificazione dello Stato d’Israele che non fa parte dell’UE.

Nel marzo del 2021, durante la sindrome da infezione virale causata dal virus SARS-CoV-2, la Commissione europea ha proposto l’introduzione di un certificato di avvenuta vaccinazione per contrastare la diffusione del COVID/19.

Allora questo certificato fu chiamato «Certificato verde». Nell’aprile del 2021 il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno concordato la proposta. Le disposizioni, contenute in due documenti, entrarono in vigore a partire dal 1° luglio 2021.

In Italia il «Certificato verde» è stato introdotto con il DPCM del 17 giugno 2021 ed è entrato in vigore ufficialmente il 6 agosto.

Il certificato COVID/19 dell’UE mirerebbe a facilitare i viaggi negli altri Paesi e a contribuire al ripristino della libera circolazione delle persone dopo le restrizioni degli spostamenti attuati a causa del COVID/19.

In teoria il titolare del «Certificato COVID/19» non dovrebbe essere soggetto a nessuna restrizione riguardo ai viaggi all’interno dell’UE, né dovrebbe essere sottoposto a quarantena al suo arrivo in un altro Paese dell’Unione

Seconda parte

La Moralità del “Green pass”

Innanzitutto, il governo - con il Decreto Legge n. 44 del 2021 - poi convertito in Legge detta dello “scudo penale”, si è esentato da ogni responsabilità per i danni eventualmente prodotti dal vaccino.

Molti giuristi hanno notato che con ciò lo Stato 1°) rifiuterebbe di assumersi la responsabilità per un vaccino, il quale 2°) non ha terminato la sua fase di sperimentazione, che dovrebbe durare circa 10 anni; mentre per il vaccino contro il COVID/19 è durata solo circa tre mesi, ma che 3°) lo Stato medesimo ha imposto; infatti, nel medesimo tempo, lo Stato a) cerca di costringere i cittadini a vaccinarsi, b) col ricatto di escluderli dal lavoro, dalla vita sociale, dal poter entrare in locali pubblici anche di prima necessità.

Questa situazione (come ha detto il filosofo Giorgio Agamben[1], audizione al Senato del 7 ottobre 2021) in primo luogo è giuridicamente e moralmente abnorme.

Abnormità giuridico/morale dell’imposizione del “lasciapassare”

Infatti, 1°) lo Stato, prima, accusa d’irresponsabilità chi rifiutasse di vaccinarsi; mentre 2°) il medesimo Stato, poi, declina, lui per primo, ogni responsabilità riguardo agli eventi avversi del vaccino in via di sperimentazione.

Non si risponda a quest’obiezione che, siccome il vaccino è stato inoculato a milioni di persone non è più sperimentale, ma già sperimentato. Infatti, molti medici hanno già fatto notare che la sperimentazione ha bisogno non solo della quantità (svariati milioni) dei pazienti per essere testato, ma anche di una lunghezza notevole di tempo (una decina di anni) per poter verificare gli effetti futuri (anche sui milioni di cavie).

In secondo luogo, secondo Agamben, vi è anche un problema politico/sociale che il vaccino e il cosiddetto “Green Pass” comportano.

Problematicità politico/sociale della medesima imposizione

Infatti, nel passato quasi tutti noi abbiamo ricevuto alcuni vaccini, però mai ci è stato chiesto di esibire un “Lasciapassare” per qualsiasi movimento pubblico o sociale (prendere un treno, un aereo, entrare in un negozio …).

“Green pass” come mezzo al vaccino come fine?

Molti scienziati hanno dichiarato che il cosiddetto “Green Pass” non ha, in sé stesso, nessun valore medico/scientifico. Esso serve solo a obbligare gli uomini a vaccinarsi come cavie non/volontarie ma obbligate o costrette col ricatto e - per ora - ancora non con la forza fisica, la quale pure è stata agitata come spauracchio da alcuni politici o militari affetti da sindrome napoleonica.

Vaccino come mezzo al lasciapassare come fine prossimo?

Il professor Agamben, dal canto suo, ribalta questa risposta e asserisce che il vaccino è un mezzo per costringere gli uomini ad avere un “Lasciapassare” come fine prossimo per controllare e tracciare i movimenti di quasi tutti gli uomini del mondo intero (fine ultimo), in un modo che non si è mai riscontrato sino a ora nella storia di tutta l’umanità.

Ora, tanto per fare un esempio, nell’Urss sotto Stalin era necessario esibire una “Propiska”, ossia né più e né meno che un “Lasciapassare” per ogni spostamento, ma solo da una regione dell’immensa Urss ad un’altra.

Invece, oggi in quasi tutto il mondo “liberal/democratico” tutti gli uomini sono obbligati a mostrare un “Lasciapassare” (detto più dolcemente “Green Pass”) per entrare in un ristorante, in un WC pubblico, in un museo, in un teatro, in una sala per conferenze…

Insomma, stiamo assistendo alla messa in atto, nel mondo intero, di una legislazione fortemente discriminatoria e autoritaria per non dire totalitaria, la quale con la scusa del vaccino (mezzo) traccerebbe ogni essere umano (fine prossimo), e lo discrimina se non acconsente a sottomettersi “liberamente” a una vaccinazione sperimentale che potrebbe avere effetti molto gravi per la salute.

Immoralità del vaccino anti “Covid/19”

Inoltre, non bisogna dimenticare che 1°) la vaccinazione “obbligatoriamente libera” comporta anche un problema etico, poiché il vaccino anti COVID/19 contiene dei feti abortiti, il che rende non moralmente lecita la inoculazione di esso e inoltre 2°) le nano particelle inoculate nel corpo umano sono state studiate per robotizzare l’uomo stesso, sempre con la scusa apparente della sua salute, in vista di un “Trans-umanesimo dal volto umano” in relazione al “Nuovo Ordine Mondiale” come è stato descritto a Davos da Klaus Schwab, che unirebbe il peggio del totalitarismo maoista al peggio dell’anarchismo liberista.

Giustamente il professor Agamben nota che questi Decreti Legge dal 2019 escono ogni mese e si susseguono l’uno dopo l’altro in una continuità di pensiero e di tempo, che potrebbe lasciar pensare che essi emanino quasi da una sola entità la quale è la medesima in tutto il mondo.

Ad esempio, se in Italia si sente un discorso pronunciato dal Presidente o dal Primo Ministro o dal Papa non si scorgono differenze sostanziali tra di essi, ma sembra che queste tre “entità” leggano un foglio prestampato emanato da una medesima Loggia.

Insomma, con la scusa della nostra salute corporale, la salvezza della nostra anima (assieme all’integrità della nostra mente ordinata al vero e alla libertà della nostra volontà finalizzata al bene) è messa fortemente in pericolo, poiché ci si lascia “liberi” (sotto pena di non lavorare né mangiare più) di ricevere un siero fatto a) di feti abortiti, b) finalizzato al dominio della nostra mente e, infine, c) gravemente pericoloso anche per la stessa salute del corpo.

Verso un «vecchio “Nuovo ordine mondiale”» millenario?

Questa trasformazione politica, giuridica, morale, intellettuale e spirituale del mondo intero non è qualcosa di passeggero, almeno nella mente dei nostri governanti (i quali, però, non hanno fatto i  conti con il loro “Governante”), ma dovrebbe essere eterno, millenario, immarcescibile, proprio come tuti i regni di questo mondo a partire dagli Assirobabilonesi ...

Per fortuna che “tutto passa, solo Dio resta” (S. Teresa d’Avila); infatti, come dicono i Certosini: “Stat beata Trinitas dum volvitur orbis!”.

d. Curzio Nitoglia
Velletri 15 ottobre 2021
Santa Teresa d’Avila



[1] Giorgio Agamben è nato a Roma il 22 aprile 1942 da una famiglia abruzzese, probabilmente di origine armena; si è laureato in giurisprudenza nel 1965 con una tesi sulla filosofa israelita Simone Weil. Negli anni Sessanta ha frequentato a Roma Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini (interpretando nel 1964 l’Apostolo San Filippo nel film Il Vangelo secondo Matteo diretto da Pasolini). Tra il 1966/68 ha partecipato ad alcuni seminari di filosofia promossi da Martin Heidegger su Eraclito ed Hegel. Nel 1974 si è trasferito a Parigi. Dal 1988 sino al 2003 ha insegnato all’Università di Macerata e di Verona; dal 2003 sino al 2009 a Venezia. Ha studiato soprattutto Walter Benjamin, Jacob Taubes, Michel Focault, Aby Warburg, Furio Jesi. La sua lotta contro le restrizioni post COVID/19 sono di natura liberale e libertaria, come quelle di Massimo Cacciari e Gianni Vattimo.