Baldr da Thule 08 Settembre 2020
Non sono fatto per le genuflessioni,Il nemico interno e i suoi artifici: tra infiltrazione e gioco delle parti
Da quando frequentiamo la Messa “tridentina”, ci siamo spesso chiesti se, per alcuni, essa costituisca un’evasione dalla noia quotidiana, una sorta di contemplazione estetica, un poco farisaica, con cui si rifugge, almeno per una buona oretta, dai modi e dai meccanismi di una “civiltà” ormai putrescente (ma, sostanzialmente, accettata dalla sottospecie di “tradizionalisti” di cui andremo a discorrere brevemente: essi, soggetti del tutto trascurabili su di un piano intellettuale, non meritano in realtà che qualche breve nota, a lumeggiare certe tendenze operanti da tempo in questo ambiente).
Purtroppo, alcuni incontrovertibili dati ci confermano in questa nostra impressione; ne elenchiamo alcuni, senza alcuna pretesa di esaustività (1).
1) A margine, notiamo come la discussione possa essere considerata “parallela” (o, in qualche modo, convergente?) alla questione degli “accordi” – che parevano imminenti: sarebbe mancato solo “le tampon” di Bergoglio — tra Vaticano e FSSPX. Anche qui, la questione delle infiltrazioni (o del “tradimento” quale accomodamento “pragmatico”) non dovrebbe essere sottovalutata (da parte nostra, facciamo notare che i più che giustificati sospetti sul supposto ingresso della FSSPX nell’“ospedale da campo” diretto da Bergoglio verso il caos sono più o meno coevi alla celebrazione anglicana a S. Pietro, avvenuta il 13 marzo, anniversario della elezione di Bergoglio stesso: che evidentemente ha voluto festeggiare il per lui lieto evento; ma la comunione in sacris è tutto, fuorché una novità); inoltre, pare si stia zelantemente preparando una “riforma” del “novus ordo”, per renderlo ancor più appetibile ai protestanti, che ancora una volta partecipano benvenuti alle perpetue “riforme” liturgiche. Abolizione del sacrificio? Abominio della desolazione? Pure, in tema di “accordi” R. de Mattei mostra un atteggiamento particolare: sembrerebbe sfavorevole ad essi – che giungerebbero dopo estenuanti, quasi ventennali colloqui segreti tra le due parti: come se la FSSPX fosse mossa dall’insopprimibile esigenza di ricevere questo benedetto “tampon”, il timbro della burocrazia vaticana (che non è la Chiesa!) essendo quindi considerato più importante della dottrina di Cristo --, pur avendo egli abitualmente frequentato le riunioni del “Summorum Pontificum” (celebrate da chi gli accordi, “rientrando” nella chiesa, li sottoscrisse nel 1988). Sulle recenti evoluzioni inerenti agli accordi si può vedere qui; per una fotostoria commentata del terrificante pontificato bergogliano, aggiornata ad un paio di anni fa, si può far riferimento a questa pagina; per una perfetta, intelligente descrizione della “chiesa conciliare” v. qui. Un’ultima, anticristica perla: “Gesù si è fatto diavolo”.
2) Come si potrà vedere nel prosieguo dell’articolo, tutto quanto riportiamo è scrupolosamente documentato, e non vale come attacco ad homines, ma quale descrizione delle ipocrisie di un certo ambiente, totalmente organico al sistema, nonostante le apparenze. Per onestà, va tuttavia riconosciuto un certo mutamento nelle posizioni (“metapolitiche” ed “ecclesiali”) di de Mattei. Egli non è più il “pliniano di ferro” degli anni ’80; si notano senza dubbio certe “evoluzioni” nel suo pensiero (e quindi anche nella sua “azione”), alcune delle quali senza dubbio commendevoli, nell’ambito di una complessità che non è semplice ricondurre alle sue direttrici fondamentali: ad es., il recente accrescimento della potenza della Russia putiniana ha determinato una certa “riformulazione” di certi suoi atteggiamenti; molto probabilmente, pure, egli è sincero nell’approfondimento delle critiche al Concilio (di cui il suo Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Torino 2010, costituisce un eccellente esempio; ma v. le sue critiche, in sé non deprecabili, agli “accordi”: supra, n. 1); anche se non solo Rahner, ma anche J. Ratzinger (il sui nome è omesso da de Mattei, sul punto), volle che lo schema vaticanosecondista su Maria fosse assorbito in quello sulla Chiesa. Ci pare inoltre che l’“entrismo”, mutuato in radice da Plinio, si sia mantenuto costante (essendosi trasferito dal contesto politico a quello ecclesiale).
3) Interessante notare che G. Baum, sacerdote spretato ed eschimese dichiaratosi omosessuale fin dal 1964, è stato l’estensore della prima parte di Nostra Aetate: ad ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, delle fonti spurie di molti documenti del Vaticano II. Secondo i conciliari e secondo la stessa “chiesa”, Cristianesimo e Giudaismo sarebbero addirittura entrambi “cristiani”, come dimostra l’incredibile accorpamento della “Commissione Pontificia per i Rapporti Religiosi col Giudaismo” al “Segretariato per l’Unione dei Cristiani”.
4) Per approfondire su servilismo e ignoranza, con particolare riferimento alla ultima, geniale mossa di Trump, si può vedere qui; o anche “Viva Mark Zuckerberg!” (21/3/2018) ove la voglia di andare controcorrente (in realtà si è in piena corrente dissolutoria) sconfina nell’idiozia. Non avevamo mai sentito di una metapolitica liberale, il liberalismo essendo per essenza sprovvisto di una autentica “metafisica”.
5) Egli può essere considerato una sorta di pingue banderuola in diuturno servizio dei “poteri forti”: dove va il potere, lui va. Come, del resto più finemente, fanno gli stessi “neocon” statunitensi, rimasti sempre trotzkisti nell’animo (“rivoluzione permanente”).
6) https://twitter.com/lorcavalaglio (consultato il 24/01/2017). Il costante “twitteraggio” di Cavalaglio individua un autentico tipo antropologico: presente sui “social media”, frequentatore di settimane bianche a Gstaad, integralisticamente a favore dei vaccini (anche se Cavalaglio è certamente resistente ad un eventuale vaccino contro la coerenza: altro suo favorito è il dottor R. Burioni, amico e candidato [in potenza] di Renzi [Cavalaglio pare prediligere gli amici dell’insigne statista fiorentino: dimmi con chi vai…]) e di tutto ciò che propinano “comunità scientifica” ed “istituzioni” (ecco perché egli attacca gli anti-Renzi e perché è filo-euro), lettore e propagatore dei divertissements sionisti de “Il Foglio” (da lui presi sul serio: può far sempre comodo!), probabilmente frequentatore di aperitivi e apericene in Prati: con il sottofondo di una sorta di moderato, ben (?) dissimulato “tradizionalismo” chic.
7) Stranamente, certi “tradizionalisti”, sul tema, divengono repentinamente “conservatori conciliari” (v. sopra quanto riguarda de Mattei): oltre che a ragioni di “opportunità”, ciò è in radice connesso al carattere ideologicamente “reazionario” della loro militanza.
8) Il Papa loda Napolitano e Bonino: “Sono i grandi dell'Italia di oggi”. Anche su Napolitano Cavalaglio ha trovato l’ardire di usare parole devote.
9) Chissà se le frequentazioni con l’Avv. Prof. Andrea Zoppini, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Monti (poi dimessosi per aver ricevuto un avviso di garanzia per frode fiscale), amico di Giulio Napolitano e di Maria Elena Boschi e conferenziere alla PUL (il suo CV è stracolmo di significativi incarichi “politici”), dove Cavalaglio insegna, hanno fatto del bene alla carriera di quest’ultimo (che di Zoppini fu assistente a “Roma3”). Sui rapporti tra Zoppini e Napolitano jr v. qui. Si noti, da un lato, che Zoppini ha intrattenuto rapporti con il rinomato studio Tombari, di Firenze, ove si è fatta le ossa la Boschi (sui rapporti tra quest’ultima e Zoppini v. qui); dall’altro, che il suo maestro (e maestro del premier Conte, abbeveratosi anche al magistero cattomondialista del card. Silvestrini!) è G. Alpa (v. qui), che Cavalaglio definisce a sua volta “suo maestro”.
10) Queste nomine sono avvenute quando presidente di CI era il Card. O. Rodriguez. Maradiaga, vicinissimo a Bergoglio (che lo ha incaricato di “rifondare” la Curia romana) e avversario numero uno dei quattro cardinali dei “Dubia”: non certo un tradizionalista, quindi – come, a questo punto, non si può neppure ritenere Cavalaglio (se non per evasione domenicale).
11) Nel giorno del Natale di Roma, Cavalaglio annuncia invece la sua partecipazione, almeno morale, ai festeggiamenti (!?) del 25 aprile con la intoccabile e non contaminabile “Brigata Ebraica”, ossequiando l’articolo del noto tradizionalista P. Mieli.
12) L’A. dell’articolo, J. Horowitz, si era recentemente distinto per alcune sue rocambolesche esegesi metapolitiche. L’interesse di Cavalaglio per i carciofi alla giudia è confemato in suo retweet di un anno dopo. Non una parola sul piccolo Alfie, stranamente: sono più importanti, per un autentico cattolico, le immemoriali tradizioni culinarie eschimesi!
13) Di cui un altro lampante esempio si può vedere qui (da notare che tra gli aderenti al “boicottaggio” dei “boicottatori” di prodotti israeliani vi sono adamantine figure di cattolici tradizionalisti, tra cui M. Pannella e l’iperrenziano D. Nardella).
14) Evidentemente un modello di coerenza: la signora in questione, “di sinistra” però “liberista” (come quasi tutti qui), è stata, tra le altre cose, esponente della sinistra extraparlamentare, socialista, rutelliana, condannata per danno erariale, moglie di F. Bassanini (altro noto tradizionalista), amatiana, prodiana, dipietrista, montiana, veltroniana, esponente del “governo ombra” del PD, vicepresidente della Fondazione Italia-USA, consulente di J.P. Morgan ed infine, sacrosantamente, membro dell'”Executive Board” e “Ambassador” per l'Italia del “Women in Parliaments Global Forum”. Ultimamente, si è anche mostrata favorevole alle invasioni di “migranti”. Ah, le donne! In seguito alla fugace ma intensa esperienza con la formazione ossimorica “Con Monti per l’Italia”, la Lanzillotta è tornata, sicuramente dopo struggente tormento interiore, all’ovile del PD.
16) Altro modello del tradizionalista renziano Cavalaglio: come recita il suo account “twitter”, questo Galli – la cui giornata è evidentemente costituita da ben più di 24 ore – è milanese, bocconiano, ricercatore al Mit, economista alla Banca d'Italia, dg di Confindustria, docente di economia alla Luiss, consigliere del CNEL (quindi disinteressato agli esiti del referendum sulla “riforma” costituzionale) e, dulcis in fundo, deputato PD. Egli “blocc[a] chi insulta, demagoghi, populisti, disfattisti, no€, sovranisti”. Insomma, un vero tradizionalista, il meglio dell’Italia, un prestigioso critico di etichette create dalle stesse istituzioni per cui lavora. Cavalaglio è così: a lui piacciono i tipi efficienti. Non a caso lo slogan di Galli è “Insieme per un’Italia più efficiente”. Ci sarebbe da chiedersi, retoricamente: insieme a chi? E, soprattutto: per conto di chi?
17) Si notino le molteplici affinità tra il guitto fiorentino (supportato da Cavalaglio nel referendum per la “riforma costituzionale” e per il nuovo 2929-bis c.c, favorevole agli “investitori”, ossia alle banche: #Fate presto! Anche nell'immobiliare) e il ciarlatano di Buenos Aires, Bergoglio: nuovismo/giovanilismo/culto della “rottamazione” e dell’equivoco da siparietto; distruzione di quel poco di buono che resta dell’Italia e della Chiesa, mascherata da efficiente “riformismo”; miopia provinciale; autoritarismo; cocktail letale di malafede, malizia e furbesca, colpevole ignoranza; idolatria dell’attivismo e della velocità semplificatoria (cfr. i “tweets” di Cavalaglio); tendenza a provocare scissioni “interne” (dando poi la colpa ad altri) ed “esterne” (“divide et impera”: pena, però, la “rottamazione” di PD e Chiesa) e linguaggio inane, fondato sullo slogan o sull’equivocità (“neolingua”, uno dei principali strumenti della sovversione) e funzionale al culto della propria immagine. Entrambi i figuri in questione provengono da ambienti profondamente ambigui (Toscana ed Argentina); si tratta di patetici, detestabili distillatori di iperbolici granelli di mezze verità in un oceano di menzogne, espresse con modalità strategicamente fumose (ad esempio, Renzi promise di andarsene in caso di sconfitta al referendum costituzionale, e non se ne andò; di non dimettersi in caso di sconfitta alle politiche, e si è dimesso). D’altra parte, tutte le operazioni di “depistaggio”, costruite a tavolino, si fondano sulla commistione di elementi veri, verosimili e falsi.
18) L’antifascismo (in assenza di fascismo; così come l’antirazzismo, in assenza [teorica] di razze) è un imperativo morale, per chi vuol fare carriera: il fascista (?) essendo, nell’“inconscio collettivo”, una creatura da manicomio criminale. Questa lettura “immaginifica” (un poco interessata…) accomuna praticamente tutto l’arco parlamentare ed il circo mediatico-intellettuale.
19) Renzi, per i nostri amici “tradizionalisti”, è del tutto intercambiabile con Berlusconi (al riguardo, ricordiamo i trascorsi di de Mattei): da questi, effettivamente, il primo ha già ricevuto appoggio, costituendone una non radicale modificazione “antropopolitica” ad uso delle banche e dei M. Ledeen (casualmente, vicino se non organico al Mossad ed espulso dall’Italia negli anni ’90 ed amico intimo di M. Carrai, recentemente nominato console onorario dell’unica demonocrazia del “Medio Oriente” per Toscana, Emilia Romagna e Lombardia). Il banchiere G.R. Vitale, forse celiando, definì Renzi “l’unico uomo di sinistra che non ha letto Marx e per questo è da stimare”: tutto falso, non essendo Renzi né di sinistra, né da stimare; se egli ha letto Marx, non lo sappiamo (ma se anche l’avesse letto, certamente lo avrebbe usato pro domo sua); inoltre, dubitiamo del fatto che Renzi sia un uomo.
20) In parte, la maturazione di Cavalaglio è già avvenuta (lui ci mette tutta la sua buona volontà da conformista di servizio). Ricordiamo infatti che, nel 2009, egli scriveva lettere coraggiose, in cui giustamente affermava come il nuovo credo della “chiesa conciliare” fosse fondato sulla fede nell’“unico genocidio”, a sua volta “creatore dello Stato di Israele”. Se il Nostro oggi scrivesse cose di questo genere, siamo certi che la cattedra alla Lateranense se la sognerebbe; lui, comunque, per stare tranquillo, firma petizioni a favore della stessa entità (supra, n. 14) che solo qualche anno fa criticava (giustamente), e non fiata su Bergoglio e le sue malefatte. Alla fine, siamo costretti a rilevare come la fede in “Israele” accomuni molti tradizionalisti, o presunti tali (cfr. supra il caso di de Mattei).
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