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Fatima e Medjugorje - Religione e religiosità
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Il suolo di Medjugorje, luogo delle apparizioni

Per la religione vera il bene umano è rivelato dal Creatore, che solo conosce il fine ultimo e perciò il bene della sua creatura.
Ma l’uomo moderno crede di aver dedotto da sé, con la sua  scienza e il suo umanesimo, il proprio bene, affidando pertanto la l’attivazione del bene nella società ai nuovi enti umanitaristi, governi, partiti, ONU e ultimamente URI (United religions
initiative), progetto ecumenista per unire le religioni.
Tale impresa, tra altre, si poggia sull’idea rivoluzionaria per cui le religioni, ritenendosi ciascuna vera, dividono; la religiosità,
invece, comune a tutti gli uomini in ogni tempo e luogo, unisce.
Diceva Plutarco: «Viaggiando potrai trovare città senza mura e senza lettere, senza re e senza case, senza ricchezze e senza l’uso della moneta, prive di teatri e di ginnasi. Ma una città senza templi e senza dei, che non pratichi né preghiere, né giuramenti, né divinazione, né sacrifici per impetrare i beni e deplorare i mali, nessuno l’ha mai vista, né mai la vedrà» (Adv. Col. 31).
Basterebbe considerare il corso degli eventi umani nel complesso sviluppo delle civiltà per riconoscere che la vera storia è segnata da un carattere soprannaturale.
Da Chi?

Il pensiero filosofico autentico non può scartare ma deve studiare la questione e la filosofia della storia considera i fatti storici per arrivare ad una comprensione ultima dell’essere umano e del suo destino, avendo per oggetto quanto va oltre la natura materiale, come fu inteso in ogni epoca e da ogni popolo.
Il complesso di «tensioni» in cui si presenta l’essere dell’uomo nella sua peculiarità di «essere storico» sono universali: «individuo e società», «libertà e necessità», «contingenza e inevitabilità», «religione e politica», «tempo ed eternità», ma principalmente, in merito al «giudizio di valore» della storia dell’umanità, il problema essenziale è quello della «presenza del male»: la «lotta» che il male muove al bene.
Come si vede si tratta di questioni che vanno oltre la natura materiale, e percepite in tutte le epoche e da ogni società, anche se non proprio nel campo della storia.
Infatti, nel pensiero dell’antichità classica mancava una filosofia della storia fino a che è mancata una rivelazione universale sulla persona umana.
Perciò la civiltà classica si occupò principalmente della storia di città, di regni e di imperi, relegando l’origine dell’umanità alla sfera del mito e sacrificando la libertà dei singoli all’inevitabilità di un evento cosmico, di un «alternarsi ciclico» secondo la
formula mitica dell’«eterno ritorno», ripresa nel delirio di Nietzsche, il filosofo terminale del pensiero moderno, anche riguardo alla storia; anzi, proprio riguardo alla storia, poiché il pensiero terminale della filosofia non potendo essere altro che il destino umano, porta o alla disperazione di non poterlo conoscere attraverso nessuna iniziazione umana, o a riconoscerlo nella profezia divina, ascoltata «come un bambino», come insegna il Vangelo.
Nella Rivelazione cristiana la storia è presentata secondo un disegno di «salvezza» del suo oggetto - la persona umana - la cui natura, origine e fine sono indicate per risolvere i problemi delle sue «tensioni», evitando ogni dualismo manicheo, che antepone il bene al male come se ciò costituisse un’opposizione gnostica.

I suoi capisaldi sono:
1) la creazione universale ex nihilo, che elimina ogni dualismo ed afferma il dominio assoluto di Dio sul mondo spirituale, ma
anche materiale, e perciò sulla storia soprannaturale e anche
naturale;
2) la caduta dell’uomo che, con l’abuso della sua libertà, rimase preda del gioco delle passioni personali e ribellioni collettive,
della contrapposizione originale e perenne che scatena guerre e rivoluzioni;
3) il piano della salvezza mediante la tensione tra delitti e castighi ma soprattutto con la promessa fatta al genere umano attraverso il «popolo eletto» dell’invio del Messia Salvatore che è il Verbo di Dio;
4) il compimento della promessa messianica: Gesù Cristo, il Messia annunziato dai profeti, dimostra con i miracoli e con la sua Risurrezione d’essere il Figlio di Dio che instaura nella storia il regno di Dio;
5) l’avvento del Regno di Dio nella storia, che diviene il tempo della Chiesa e delle nazioni guidate da un vicario dell’autorità
divina, prescelto dallo Spirito Santo per giudicare, in vista della vita eterna;
6) il compimento del regno di Dio con il giudizio alla fine del mondo, quando Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, giudicherà la storia compiuta con lo stabilirsi definitivo del regno divino.
Riferendosi a questa rivelazione «si può veramente parlare di una ‘storia universale’ (e di un Weltgeschichte) che abbracci il divenire di tutto il genere umano secondo un piano di struttura temporale», come riconobbe Goethe affermando che l’unico tema, quello proprio e più profondo della storia del mondo e dell’umanità, al quale tutti gli altri sono subordinati, è il conflitto della fede e dell’incredulità.
L’unica storia allora che ha rilevanza per l’uomo è la «storia sacra» che rivendica per sé il compimento definitivo e la salvezza dell’essere dell’uomo: il cristianesimo si presenta come l’unico erede legittimo delle promesse divine fatte ad Israele, ed abbraccia la storia di tutta l’umanità nei secoli senza le barriere nazionali e razziali del giudaismo.
Il suo fulcro è la Persona e l’opera di Cristo Salvatore, Figlio di Dio fatto Uomo.
Il suo oggetto è la persona umana, ad immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino.
Il giudaismo, avendo rifiutato il Messia spirituale, si è volto ad un messianismo materiale (vedi l’opera del reverendo Denis Fahey).
L’alienazione umana finale è quella ecumenista.

Il progetto ecumenista per unire le religioni poggia sull’idea rivoluzionaria per cui le religioni, ritenendosi ciascuna vera, dividono; la religiosità invece unisce.
Allora i cristiani dovrebbero tenere per sé tutte quelle verità su citate, che sono i capisaldi per conoscere la condizione umana, la creazione, la caduta, la salvezza, il Regno di Dio presso gli uomini, non dei soli cristiani, ma di tutta l’umanità; ciò per favorire l’iniziativa ecumenista.
A questo punto, per tornare al problema iniziale - religione vera e religiosità, rifacciamoci alla Weltgeschichte riconosciuta da Goethe: l’unico tema, quello proprio e più profondo della storia del mondo e dell’umanità, al quale tutti gli altri sono subordinati, è il conflitto della fede e dell’incredulità.
Ora, la religiosità senza religione è incredulità.
E questo è il grande piano preternaturale per il nostro tempo, implementato da quella superba mente nemica di Dio e degli uomini.
Abbiamo, quindi, da una parte l’intervento mariano nella storia del mondo moderno, culminante nell’evento di Fatima, che, non essendo stato compreso né accolto, è seguito da uno spaventoso vuoto religioso.
Dall’altra parte l’avanzata di una religiosità sparsa, che anima moltitudini senza storia né dogmi, ma solo vaghi sentimenti
religiosi.
Dicevamo nel nostro ultimo articolo su EFFEDIEFFE «La visione profetica dei Papi e l’apparizionismo»: «Molti si Lasciano ingannare, anche buoni cattolici: vedono nel fermento ecumenista una rinascita della fede cristiana. I messaggi di Medjugorje incidono in questa direzione: tutte le religioni sono buone, sono gli uomini a dividersi».
Quali sono esattamente le parole a Medjugorje: ad un veggente che le chiede se tutte le religioni sono buone, la Madonna risponde: «In tutte le religioni c’è del buono, ma non è la stessa cosa professare una religione o un’altra. Lo Spirito Santo non agisce con uguale potenza in tutte le comunità religiose». (Messaggio del 25 febbraio 1982)
Ma allora agisce solo con meno potenza in altre comunità religiose?
Dunque, esse sarebbero buone, anche se meno attrezzate per la salvezza?
Il 20 Maggio 1982: «Sulla terra voi siete divisi, ma siete tutti figli miei. Musulmani, ortodossi, cattolici, tutti siete uguali davanti a mio figlio e a me. Siete tutti figli miei! Ciò non significa che tutte le religioni sono uguali davanti a Dio, ma gli uomini si».
Il messaggio del 23 febbraio 1982: ad una veggente che le chiede come mai ogni religione ha un suo Dio, la Vergine risponde: «C’è un solo Dio e in Dio non esiste divisione. Siete voi nel mondo che avete creato le divisioni religiose. E tra Dio e gli uomini c’è un unico mediatore di salvezza: Gesù Cristo. Abbiate fede in Lui!».

C’è un unico mediatore di salvezza: Gesù Cristo; ma di fronte a Lui, tutti quanti, se credono a Lui o non credono sarebbero uguali.
Ecco la religione - religiosità e la redenzione universale, anche per quanti non credono («Redemptor hominis» di Giovanni Paolo II).
Si può negare che Medjugorje si adatti alle nuove dottrine conciliari?
Adesso cercheremo di far vedere come il progetto indicato sia intrinseco al fumo del Vaticano II, assecondato dai messaggi di Medjugorje.
Ciò è evidente, in primis, nei pensieri e nelle  iniziative ecumeniste dei suoi araldi.
Giovanni XXIII ha lanciato la «dottrina» che si deve cercare prima quanto unisce in rapporto a quanto divide (Gesù Cristo e la Trinità divina).
Paolo VI vedeva l’ultima speranza dell’umanità nell’ONU e nella sua libertà religiosa, in vista anche del culto dell’uomo che si fà Dio.
Giovanni Paolo II ha appoggiato i progetti anche dell’UNESCO e dell’URI e oltre la «dottrina» della redenzione universale ha calcato sull’idea del Dio unico delle tre religioni monoteistiche.
Per queste illuminazioni è onorato nell’apparizione di Medjugorje col bacio sul suo ritratto, un «culto personale» inedito nelle manifestazioni divine!
Poiché i rilievi da fare sono tantissimi, limitiamoci ora alla questione del Dio unico, «dottrina» che va di moda, ma è del tutto invertita riguardo alla verità della fede.
Dio è certamente uno e unico.
Lo è nel mondo delle stelle come delle pietre, nel mondo degli animali come degli uomini.
E’ uno per i deisti come Voltaire, come per gli agnostici come Huxley.
E’ uno per gli atei come per i budhisti.
E’ uno per i mussulmani, come per gli ebrei, come per noi che Lo crediamo Uno e Trino.
La religione, il clero e il Papa non esistono per proclamare l’ovvio ululante dalle pietre; esistono per ripetere come Lui si è rivelato agli uomini.
E questa Rivelazione è unica.
Però, sarebbe quella che divide e perciò dovrebbe essere accantonata.
La spaventosa realtà del nostro tempo è che ciò viene implicito nella religione conciliarista per dare una mano al nuovo ordine mondiale, che assicura, non essere contro le religioni, anzi le accetta tutte: promuove la religiosità che non discrimina, l’animismo, il vodù, etc; che applica al sacro quanto vuole per i cittadini: libertà, uguaglianza, fraternità.
Non si può forse definire così, dalle sue stesse iniziative, la fede di Giovanni Paolo, che per coerenza non potrà che mettere tali intenzione nella sua predica del suo rosario?

All’ammiratore di Medjugorge, che ci qualifica catto-talebani, anzi catto-farisei, dobbiamo ricordare innanzitutto che è la chiesa conciliare che giustifica perfino i farisei nel suo catechismo del catto...
Inoltre, non abbiamo bisogno di rispondere né a lui né ad altri apparizionisti sentimentali perché lo hanno già fatto i «catto»-vescovi di Mostar, il secondo perfino meglio del primo, che già aveva condannate le apparizioni; e penso d’accordo con Ratzinger.
Notiamo solo che, per correttezza, dato che il primo vescovo cita Garabandal (1) in senso negativo, forse perchè non bene informato, bisognerebbe notare che per queste apparizioni, a differenza di quelle di Mostar i vescovi locali ivi succedutisi, non hanno emesso un verdetto chiaramente negativo, anzi l’ultimo amministratore apostolico locale sembrava piuttosto favorevole.
In ogni caso, l’approfondito e serio studio della questione, inizialmente mancato, non è affatto concluso e comunque secondo la prassi tradizionale della Chiesa è al vescovo spagnolo del luogo che spetta di darne un giudizio definitivo.
Molti autori hanno trattato la vicenda e di conseguenza di materiale ce n’è fin troppo.
Tra tanti c’è ad esempio un libro del defunto professor Michel Davies completo e aggiornato al 2002 leggibile/scaricabile dal sito mdaviesonmedj.com e, in italiano, don Luigi Villa, di Chiesa Viva, che ha trattato l’argomento più volte.
Nei tempi degli ariani tutti andavano alla stessa buona Messa e avrebbero detto insieme il Rosario se ci fosse stato già.
Eppure la Chiesa insegna che fu di fronte alla fede, integra e pura (talebana solo nel livore di miseri modernisti) che furono giudicati o rifiutati da Dio.
Come il fanatismo, il sentimentalismo sprovveduto rischia di paramentare la cavalcatura del demonio.
E’ difficile credere che il diavolo faccia venire voglia di recitare il rosario e faccia nascere gruppi di preghiera.
Sembrerebbe una contraddizione evangelica riguardo ai «frutti buoni da riconoscere».
Ma se i frutti sono di una religiosità indifferenziata, ecumenista, sono sicuramente alieni alla fede rivelata e definita dai dogmi divini per la cui diffusione fu istituita la Chiesa e il Papa.

La separazione tra vero e falso è l’unica via per condurre una vita dignitosa in questo mondo e giustificata nell’altro.
Quest’insegnamento rivelato agli uomini è la vera ragione per la manifestazione dell’unico Dio in terra, che per la missione di rappresentare la Sua autorità ha istituito il Papato.
La mancanza di una guida universale per la distinzione della vera dottrina da quelle false, che con i loro errori e le loro ideologie presto o tardi causano i peggiori mali ed ingiustizie, sarebbe un fatto disastroso.
Ma ancor peggio di questa mancanza, più devastante di molte guerre e rivoluzioni, sarebbe lo stabilirsi di un potere religioso che in nome di Dio favorisse la menzogna (confronta 2Ts 2), di un falso maestro sulla cattedra del Vicario di Cristo che accogliesse le religioni a Lui contrarie.
Cos’altro potrebbe oggi manifestare più pienamente il profetizzato «abominio della desolazione» nel Luogo Santo?

Arai Daniele


Note
1) San Sebastiano de Garabandal è una piccola localita situata nei monti Cantabrici della Spagna nord occidentale dove la Beata Vergine Maria è apparsa ripetutamente a quattro fanciulle dal 1961 al 1965.



 
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